settore pubblico allargato
Concetto ormai desueto, ma che fino all’inizio del terzo millennio era importante per il controllo dei flussi della finanza pubblica. Il s. p. a. comprendeva l’insieme dei soggetti della pubblica amministrazione (➔ p) direttamente controllati dallo Stato; la nozione era stata introdotta dalla legislazione in materia di contabilità pubblica per la predisposizione del bilancio pubblico (l. 468/1978, art. 25, modificata con la l. 362/1988, e poi con la l. 208/1999). Il s. p. a. era composto da due aggregati principali: la pubblica amministrazione (PA) in senso stretto e gli enti esterni alla PA, che ricadevano tuttavia sotto il controllo dello Stato. ● La PA comprendeva le amministrazioni pubbliche centrali, ovvero lo Stato, l’ANAS, gli enti di previdenza, gli altri enti dell’amministrazione centrale ed Equitalia, nonché le amministrazioni pubbliche locali, le Regioni e le Province autonome, gli enti dipendenti dalle Regioni, le ASL, gli ospedali e l’IRCSS, le Province e le città metropolitane, le comunità montane e altre unioni di enti locali, le Camere di commercio, industria e artigianato, le università, gli enti dipendenti da amministrazioni locali, le autorità e gli enti portuali, i parchi nazionali.
Gli enti esterni alla PA erano a loro volta classificabili in due gruppi: le imprese pubbliche nazionali (tra cui l’Azienda dei monopoli di Stato, la Cassa depositi e prestiti, L’ENEL, le Poste italiane S.p.a., le Ferrovie dello Stato, L’ENI, l’ACI, le aziende ex IRI, L’ENAV, il Gestore servizi elettrici, la Terna rete elettrica nazionale, l’Italia lavoro, la Società gestione impianti idrici, la Società gestione impianti nucleari, l’Invitalia, la Società italiana per le imprese all’estero) e le imprese pubbliche locali, tra cui oltre 3000 enti costituiti da consorzi, aziende e società controllate da amministrazioni di livello locale.