SETTICEMlA (dal gr. σηπτικός "settico" e αἷμα "sangue")
Malattia sostenuta da un'infezione generale del sangue, che ne costituisce l'elemento essenziale. Quando l'infezione ematica s'accompagna a localizzazioni suppurative multiple, si parla più propriamente di "pioemia". Più comprensivamente, l'una e l'altra forma, vengono anche designate come "setticopioemie". La presenza di microbî nel sangue, indipendentemente dalle conseguenze che ne possono derivare, si dice "batteriemia".
Il malato di setticemia acuta ha febbre elevata e irregolare, spesso con brividi, il polso è frequente e molle, il sensorio ottuso con stato di grave prostrazione (stato "tifoso"), spesso v'è diarrea, ingrossamento della milza, segni di endocardite, itterizia, eruzioni ed emorragie cutanee, albuminuria. Tutti gli organi e tessuti mostrano all'autopsia segni di gravi alterazioni tossiche; abbondano piccole emorragie. La durata è di pochi giorni o settimane. La mortalità è molto elevata.
Tale quadro morboso era noto agli antichi; lo si vedeva tener dietro talora a ferite suppuranti o putride, onde il nome di "setticemia" perché si riteneva dipendesse da putrefazione dei secreti delle ferite e di costituenti dell'organismo. Forma in tutto simile può comparire in puerperio per infezione della mucosa uterina (febbre puerperale) e, quando non si conosceva l'asepsi, poteva assumere andamento epidemico negli ospedali con mortalità elevatissima. Ma lo stesso quadro morboso può avere come punto di partenza una qualsiasi infezione locale, come angine, otiti o mastoiditi, infezioni dentarie o dei seni ossei (sinusiti), foruncoli, scottature, erisipele, infezioni genitourinarie, o broncopolmonari, od ossee. Talora, infine, non si trova nessun punto di partenza della setticemia, la quale allora si dice essenziale o "criptogenetica".
Gli studî batteriologici hanno dimostrato che gli agenti più comuni e più temibili della setticemia sono lo streptococco piogene, nonché lo stafilococco, che producono un quadro morboso tipico e gravissimo. Ma molti altri microbi possono essere responsabili (lo pneumococco, il gonococco, il colibacillo, i bacilli del tifo, del carbonchio, della peste) e secondo la loro natura possono creare quadri morbosi diversi da quelli tipici suddescritti, ma in genere sempre gravi. La sepsis lenta, o endocardite lenta, è una setticemia prodotta da una varietà di streptococco (s. viridans) con punto di partenza per lo più dai denti o dalle tonsille, con costante localizzazione sulle valvole cardiache già lese da malattie pregresse, di durata assai lunga (alcuni mesi) e quasi costantemente mortale. La febbre ondulante (f. maltese) si può considerare come una setticemia dovuta a uno speciale germe (Brucella). Ma il decorso della malattia è assai diverso da quello delle tipiche setticemie, avendosi tra l'altro bassissima mortalità. Lo stesso si può dire per la setticemia da Spirocheti (febbre ricorrente). Similmente nel caso di varie malattie infettive si possono avere transitoriamente delle fasi setticemiche che non implicano necessariamente una maggiore gravità del male. Così nel periodo secondario della sifilide gli spirocheti irrompono nel sangue e dànno manifestazioni generali (eruzioni, ecc.). Nel tifo e nella polmonite si hanno quasi di regola fasi di batteriemia che si possono considerare come stati setticemici transitorî.
Le ragioni per cui un microbo, da un'infezione circoscritta, talora di minima gravità, riesce a penetrare nel sangue vincendone le resistenze che sono fortissime, e a dare una setticemia spesso mortale, vanno ricercate tanto nei caratteri del microbo, che può essere straordinariamente aggressivo ("virulento" - come succede, per es., nelle epidemie ospedaliere, con i passaggi da individuo a individuo - quanto nella diminuita resistenza dell'organismo, come succede dopo malattie, o per intossicazioni da veleni esterni o interni (diabete), o per qualsiasi altro stato di sofferenza.
La cura delle setticemie, specie se da piogeni, dà scarsi successi. Si tenta spesso la sieroterapia e la proteinoterapia, e, nelle forme miti o di lunga durata, la vaccinoterapia.
Setticemie negli animali. - Con questa denominazione s'intendono quelle forme morbose nelle quali i germi patogeni entrano nel sangue e vi si sviluppano. Vi sono agenti morbosi che possono vivere e vegetare in focolai circoscritti, nella compagine di determinati organi, e indifferentemente possono da questi passare nel sangue determinando il quadro tipico della setticemia. Simile comportamento possono avere i cocchi piogeni, il B. coli, i bacilli del gruppo paratifo B-enterite, alcune specie di protei, il B. piocianeo, ecc. Tali forme setticemiche sono più frequenti negli equini che nelle altre specie domestiche; esse conseguono a soluzioni di continuo dei tessuti, a suppurazioni localizzate, a flemmoni, a necrosi circoscritte, a endometriti settiche, a pleuropolmoniti, a enteriti, o rappresentano la complicanza di malattie infettive specifiche.
A lato di queste setticemie accidentali (setticemie non specifiche), ve ne sono di quelle causate da germi specifici che abitualmente determinano forme setticemiche, in quanto nel sangue trovano le condizioni più adatte per la loro moltiplicazione (setticemie specifiche). Appartengono a questo gruppo il carbonchio ematico degli animali, il mal rosso, le setticemie emorragiche. Le setticemie non specifiche sono generalmente secondarie, mentre quelle specifiche sono primitive. Alla sintomatologia delle setticemie non specifiche si sovrappone quella della malattia primitiva. Facendo astrazione da questa, tali forme sono caratterizzate da fatti generali (febbre, depressione della sensibilità generale e speciale, debolezza, celerità e frequenza del polso) e da manifestazioni locali derivanti dall'attacco della maggior parte dei parenchimi. È tuttavia sempre difficile, specie nelle setticemie non chirurgiche, sceverare la parte spettante alla forma setticemica da quella della malattia primitiva. Le lesioni necroscopiche consistono essenzialmente in degenerazioni parenchimali, in emorragie, sotto forma di petecchie, sulle sierose, sulle mucose, nei ganglî linfatici. La determinazione della natura causale spetta alle indagini di laboratorio.
La prognosi è sempre grave. La terapia mira a combattere l'intossicazione (lassativi, alcalini, diuretici, ecc.), l'infezione (chemioterapia, proteinoterapia, vaccinoterapia, ascesso di fissazione, ecc.) e le manifestazioni sintomatiche.
La descrizione delle setticemie specifiche è rimandata alle voci corrispondenti alle malattie con cui vengono identificate.
Setticemie emorragiche. - In questo gruppo vengono comprese le malattie sostenute da varietà del B. ovoide o B. bipolarisepticus o Pasteurella, caratterizzate da spandimenti emorragici sulle mucose e sulle sierose e da infiammazione degli organi interni. Tale coccobatterio è lungo μ 1-1,5, colorabile più intensamente ai poli (bipolare), aerobio, immobile, asporulato, gramnegativo; cresce in brodo, su gelatina e agar, non si sviluppa invece su patata acida. La sua resistenza verso tutti gli agenti battericidi è lieve. Il B. bipolare non è patogeno obbligato; è straordinariamente diffuso nell'ambiente, sulle mucose dell'apparato respiratorio e digerente di animali perfettamente sani, dove conduce vita saprofitica. Per spiegare azione patogena sono necessarie condizioni capaci di debilitare le resistenze degli organismi o di rendere virulento il germe comunemente inoffensivo; per questo i primi casi di infezione insorgono spesso in modo autoctono. I bacilli che hanno acquistato proprietà parassitarie possono ridiventare saprofiti, ma spesse volte sono in grado di infettare altri animali senza l'intervento di cause debilitanti.
Il reperto del B. bipolare in organismi ammalati di malattie infettive e contagiose va interpretato agli effetti eziologici con molta circospezione, perché, se in circostanze speciali tale germe è da considerare come il vero elemento causale, in varî altri casi esso non rappresenta che un elemento d'irruzione secondaria, che interviene a complicare il quadro morboso provocato da altri germi che gli hanno in primo tempo preparato il terreno. Tale è il caso del cimurro del cane, della peste suina, dell'influenza pettorale del cavallo, dell'agalassia contagiosa, ecc. Nelle inoculazioni sperimentali il germe presenta notevoli differenze a seconda dell'origine e della specie animale da cui proviene. La massima virulenza viene spiegata verso la specie da cui deriva, perciò nelle condizioni naturali i contagi restano generalmente limitati a una sola specie animale. Tanto questo rilievo, quanto i risultati di indagini sperimentali, stanno a dimostrare che esistono parecchie varietà di B. bipolare, ognuna delle quali per condizioni di adattamento o per speciale composizione chimica del protoplasma batterico, s'è resa particolarmente patogena per una determinata specie animale. Le varietà patogene del B. bipolare e le malattie da esso causate sono le seguenti:
Avisepticus, agente del colera dei polli; bovisepticus, della setticemia emorragica dei bovini; vitulisepticus, della pleuropolmonite settica del vitello; ovisepticus della setticemia emorragica della pecora e capra; bufalisepticus, del barbone bufalino; cuniculisepticus della setticemia emorragica del coniglio, felisepticus della setticemia del gatto; canisepticus del cane.
La malattia insorge in un allevamento per l'introduzione di animali infetti o per esaltazione della virulenza dei germi ubiquitarî viventi sulle mucose degli organismi. Quando l'infezione è insorta si può diffondere con rapidità a gran parte o a tutti gli animali sensibili (eventualità facile nel colera dei polli) o può restare limitata a quelli più recettivi. Il virus viene eliminato con le escrezioni e con gli espettorati degli animali infettí, con sangue o residui di animali uccisi o morti. Negli allevamenti già infetti, l'infezione viene assunta dalle vie digerenti per mezzo dei cibi e delle bevande inquinate o attraverso soluzioni di continuo della cute o, secondo taluni, per opera di ectoparassiti ematofagi o, infine, per il tramite delle vie respiratorie, in quanto negli ambienti molto umidi il virus eliminato con la tosse rimane per un certo tempo sospeso nell'aria. Il periodo d'incubazione varia da 1 a 3 giorni. Nelle condizioni naturali i germi in parola manifestano azione patogena diversa a seconda del loro grado di virulenza, a seconda della recettività dell'animale. Nelle condizioni più favorevoli per lo sviluppo della malattia, si manifesta il quadro tipico della setticemia emorragica a decorso iperacuto con temperatura elevatissima, con manifestazioni generali imponenti e morte in 12-24-36 ore. Alla necroscopia si rinvengono multiple emorragie sulle sierose, sulle mucose e nei parenchimi, mentre i ganglî linfatici sono sede d'intumidimento acuto. Nelle infezioni non iperacute, il bacillo ha spiccata tendenza a localizzarsi alle sierose viscerali, articolari e tendinee, e ai polmoni, perciò se l'infezione è meno violenta, la malattia, pur avendo carattere setticemico, può decorrere in parecchi giorni con infiammazione sierofibrinosa delle sierose, emorragica delle mucose, con fatti di artrite, di sinovite, di polmonite crupale. Come nella precedente forma d'infezione, al tavolo anatomico risultano sempre le emorragie diffuse e la tumefazione dei ganglî linfatici. Se, infine, il contagio è dotato di virulenza ancora più lieve, si ha lo sviluppo di una malattia a decorso cronico, con febbre intermittente, dimagramento, manifestazioni di artrite e di polmonite catarrale. Specie in queste forme a decorso cronico è facile il reperto di focolai purulenti e necrotici nei luoghi ove si ha accumulo di batterî, perché dal dissolvimento dei corpi bacillari si sprigionano endotossine ad azione necrotica. È anche probabile la produzione di esotossine e di aggressine. Negli animali già infetti la prognosi è generalmente sfavorevole; però, intervenendo alle prime manifestazioni cliniche dell'infezione (ipertermia) con forti dosi di siero specifico, si può modificare beneficamente il decorso della malattia. Negli allevamenti sani l'infezione si previene non trascurando le comuni norme igieniche relative ai ricoveri, all'alimentazione, all'allevamento degli animali in generale e non introducendo nessun animale di nuovo acquisto senz'avergli fatto subire un opportuno periodo di osservazione. È necessario tener presente che anche i residui di animali uccisi o morti di setticemia emorragica possono diffondere l'infezione. Negli allevamenti già infetti, quando per ragioni particolari non è indicato un intervento curativo, si deve ricorrere all'abbattimento urgente degli animali ammalati distruggendo e denaturando le carogne infette.
I soggetti ancora sani vanno possibilmente allontanati dal ricovero infetto e sottoposti alla pratica della vaccinazione o della sierovaccinazione secondo la specie animale colpita. Sono soggetti a denuncia e alle comuni disposizioni di polizia sanitaria il colera dei polli, il barbone bufalino, la setticemia emorragica dei bovini e dei suini (art. 47, 68, 69, 72, 73 del reg. di pol. veterin.).