sette salmi penitenziali
Volgarizzamento dei salmi penitenziali, tramandato in vari manoscritti (per es. il Barberiniano lat. 4000 e l'Urbinate lat. 687 della bibl. Vaticana) e attribuito senza alcun fondamento a D. anche da una stampa del sec. XV alla quale fece riferimento il Quadrio, oltre che nel tomo VII della sua storia letteraria (p. 120), nell'edizione milanese dei Salmi del 1752, fatta per incitamento di T.A. Trivulzio: stampa che diffuse di nuovo la conoscenza del componimento. Il Quadrio ammise di compiere l'edizione non su manoscritti ma semplicemente sulla stampa quattrocentesca, corretta e ridotta a moderna ortografia.
L'editore non avanzava dubbi sulla sicurezza dell'attribuzione a D., soffermandosi tuttavia a osservare che certamente il poeta si era servito di uno stile comico ancor più dimesso che non in altre opere, ma che ciò nondimeno gl'intenditori avrebbero pur sempre, leggendo il componimento, compreso che si trattava di opera dantesca; che la traduzione della preghiera non era certo letterale, ma che ciò era giustificabile dal fatto di esser D. un libero genio e di aver egli voluto accomodare l'antico testo alla poesia italiana: mentre la genesi dei Salmi, come del Credo, sarebbe da ravvisare nella forte religiosità dell'autore. P. Fraticelli ripubblicò i Salmi in aggiunta al Canzoniere senza porre il problema dell'autenticità.
I s. salmi sono in terzine (metro che può aver aiutato l'attribuzione a D. o esser stato scelto per dar credito a questa attribuzione), e hanno come caratteristica precipua la prolissità, anch'essa sviluppata evidentemente dal fatto che da ogni versetto l'autore ritiene di dover ricavare una terzina (o addirittura più terzine): ad es. il Salmo primo " Domine, ne in furore tuo arguas me: neque in ira tua corripias me " vien tradotto " Signor, non mi riprender con furore, / e non voler correggermi con ira, / ma con dolcezza e con perfetto amore ". Se evidenti sono gli echi lessicali e stilistici di origine con ogni probabilità dantesca (ad es. " velie ", " rogna ", " da spino punto ", " a quel si volge e guarda ") e soprattutto gli echi dalle preghiere purgatoriali (principalmente il Pater noster di Pg XI 1-24, ma anche le preghiere di II 46-48, V 22-24, VII 82-83, VIII 13-18, ecc.) che hanno dato l'idea germinale per siffatte contraffazioni (" Signor caro "), occorre osservare che non manca in complesso anche un ricordo delle rime religiose o di pentimento petrarchesche.
Bibl. - E. Lamma, Studi sul Canzoniere di D.: il " Credo " e i " Salmi ", in " Il Propugnatore " XIX 1 (1887) 184 ss.; D.A., Opere minori, a c. di G.L. Passerini, Firenze s.d. [ma 1912] (recens. di R. Altrocchi, in " Bull. " XXI [1914] 147).