setta religiosa
Con questo termine si indicano, spesso con intenti polemici, gruppi che si separano dalla comunità religiosa originaria per dissenso su questioni dottrinali o disciplinari. Tuttavia il concetto di s.r. non implica necessariamente il distacco da una comunità religiosa preesistente, ma si riferisce semplicemente a un gruppo che segue una determinata dottrina o modo di vivere; la scelta di un indirizzo particolare di vita religiosa può staccare un gruppo di persone dalle normali forme di vita della società: in questo senso ogni religione fondata ha le sue origini in una setta. Anche i primi cristiani furono considerati una s.r. rispetto all’intera società giudaica, alla pari di altri gruppi di particolari religiosità come i sadducei, farisei, nazirei ecc.; e così nella formazione del buddhismo il momento essenziale non è stato quello del distacco dal brahmanesimo, religione di tutta la comunità indiana, ma quello dell’adesione alla particolare predicazione del Buddha. Poiché però anche nel seno di comunità religiose così formate si presentano spesso tendenze eterodosse che portano alla formazione di ulteriori comunità particolari, nell’uso comune oggi prevale il concetto della s.r. come prodotto di uno scisma religioso. In questo senso però il concetto non è chiaramente definibile; esso è, infatti, inseparabile da una circostanza puramente esteriore e contingente, quale la consistenza numerica dei seguaci, di modo che non si usa chiamare s.r. bensì Chiesa, una comunità religiosa che, pur distaccandosi da un’altra, ha acquistato larga adesione (per es., la Chiesa luterana), mentre si chiamano sette le comunità separate minori, anche se esse stesse si considerano Chiese (per es., i mormoni). A complicare la questione, interviene anche il fatto che in numerosi casi la s.r. si forma con il preciso programma di ritornare sulla via originaria della comunità dalla quale questa (e non i seguaci della nuova s.r.) si sarebbe staccata, di modo che la s.r. si considera come diretta continuatrice delle istanze originarie, attribuendo carattere di setta alla comunità maggiore. Infine, il termine setta viene spesso applicato a correnti e comunità religiose originate spontaneamente sul suolo della stessa dottrina, ma senza alcun proposito di distacco: così alle varie forme del primo buddhismo cinese, che non soltanto non erano in opposizione a una Chiesa, ma rappresentavano i germi della Chiesa buddhista cinese. Non sono del tutto netti i limiti tra il concetto di setta e quello di società segrete, ma queste ultime si costituiscono anche nell’ambito di religioni cosiddette primitive e di tipo nazionale, e quindi prive di un apparato amministrativo e di una dottrina cui un gruppo possa contrapporsi. Sette intese come correnti religiose particolari si possono osservare nell’ambito di tutte le società culturalmente articolate. Anche nell’induismo, per es., in cui vige la massima tolleranza dottrinale e pratica, si distinguono, in questo senso, s.r. come gli shaiva, gli shakta, i vaishnava, a seconda del predominio del culto di Shiva, della Shakti e di Vishnu. In questo senso si potrebbe definire come setta anche l’orfismo greco che, pur non opponendosi ad alcuna struttura religiosa preesistente, aveva dottrine proprie e prescriveva una maniera particolare di comportamento religioso. Formazioni simili, cioè prive di un’opposizione programmatica, possono costituirsi perfino nell’ambito di una comunità dottrinalmente ben definita. Questo è il caso, per es., delle sette buddhistiche; la tradizione indiana del 4°-5° sec. d.C. parla di 18 sette esistenti, benché le notizie relative siano oscure; ma le tre sette buddhistiche di Ceylon, senza differenziazioni dottrinali, mostrano come indirizzi e pratiche particolari possano convivere con notevole indipendenza nel seno di una stessa comunità. Anche nel buddhismo giapponese si distinguevano nel 19° sec. 12 s.r. che si differenziavano non solo per segni esteriori e per particolari dottrine, ma anche per organizzazione autonoma, senza tuttavia alcun contrasto tra di loro. Diverso è il caso, quando tra la s.r. e l’originaria comunità vi è un contrasto esplicito. Il giudaismo, oltre agli indirizzi già segnalati che solo nel caso del cristianesimo condussero a un distacco dalla religione comune, conobbe s.r. che si differenziavano, per dottrina e per leggi, dalla comunità: oltre a quelle che si orientavano solo nel senso di un maggiore rigorismo (per es., i rechabiti) o che si affermavano per una particolare azione politica (chassidim, zeloti ecc.), bisogna ricordare soprattutto i samaritani, esplicitamente ripudiati dal giudaismo ortodosso. S.r. vere e proprie, con dottrine e norme di vita particolari erano anche quelle degli esseni e degli zadokiti. Alla formazione di s.r. davano occasione soprattutto divergenze dottrinali sulle questioni della risurrezione, del calendario, del sacrificio cruento, del secondo matrimonio, del battesimo ecc. Quanto all’islamismo, è convenzione usare il termine sette; tale uso è tuttavia improprio, poiché una tradizione diffusa, anche se apocrifa, sostiene che Maometto avesse predetto la formazione di 73 «divisioni» (firaq) all’interno della comunità islamica. Le prime scissioni, avvenute già nel primo secolo dopo Maometto e rimaste fondamentali, ebbero la loro radice in considerazioni e fatti che dal punto di vista occidentale sarebbero di ordine politico, riguardando il problema del modo di provvedere al califfato e d’intenderlo. Successivamente si aggiunsero divergenze nel campo dogmatico, trasformando le antiche divisioni in s. religiose. Anche lo zoroastrismo si scindeva in sette, tra cui lo zurvanismo, il gayomartismo e la saisamiya; quest’ultima, che combatteva il matrimonio tra cugini e la consumazione del vino e sorse nell’8° sec. d.C., probabilmente rappresenta una forma di sincretismo mazdeo-islamico. Infatti la tendenza sincretistica è una delle fonti della formazione di sette. Il manicheismo sorge da un sincretismo mazdeo-cristiano; nella religione giapponese si hanno s. shinto-buddhistiche; s.r. moderne nell’India si formano in base a un sincretismo tra induismo e cristianesimo; il movimento messianico giudaico di Shabbetay Sebi trasse le origini da una tendenza sincretistica giudeo-musulmana.