sete
Sensazione del bisogno di ingerire acqua che si manifesta con un senso di secchezza delle mucose del cavo faringeo.
La s. è dovuta a uno stato di disidratazione (➔) a livello del compartimento extracellulare, o di quello intracellulare, o di entrambi. In condizioni di normalità, la s. compare a causa della disidratazione legata alle perdite di acqua fisiologiche che si verificano principalmente attraverso rene, cute, e apparato respiratorio. La s. è sotto il controllo di strutture cerebrali sottocorticali, che regolano direttamente le funzioni viscerali; fra queste, un ruolo particolare è svolto dall’ipotalamo, come si riscontra anche nel caso di lesioni di precise parti di questa struttura, che diminuiscono o aboliscono l’introduzione di liquidi, talvolta senza modificare l’introduzione di alimenti, mentre l’effetto opposto è prodotto dalla stimolazione elettrica dell’ipotalamo. L’ingestione di acqua è regolata dalla pressione osmotica del plasma e dal volume del liquido extracellulare (LEC), sostanzialmente con lo stesso meccanismo renale su cui agisce la vasopressina, l’ormone antidiuretico. L’ingestione di acqua è accresciuta dall’aumento della pressione osmotica del plasma, dalla diminuzione del volume del LEC, come pure da fattori psicologici o di altra natura, che possono modificare l’attivazione o la percezione degli stimoli fisiologici. L’effetto sulla s. di una deplezione di volume del LEC è mediato in parte dal sistema renina-angiotensina. La secrezione di renina è aumentata dall’ipovolemia, che a sua volta fa aumentare l’angiotensina II circolante. Questa agisce sull’organo sottofornicale e sull’organo vascolare della lamina terminale, aree recettrici specializzate del diencefalo che stimolano le aree nervose implicate nella sete.
Possono essere distinte due forme cliniche di s.: sintomatica, espressione di uno stato di disidratazione, dovuta a situazioni socioambientali o secondaria ad altre patologie (s. da vomito, da diarrea, da emorragie, da diabete insipido, da sudorazioni profuse, ecc.) e patologica, espressione di meccanismi che si attivano in assenza di disidratazione (polidipsia primitiva, polidipsia psicogena, scompenso cardiaco congestizio, ecc.). Ogniqualvolta la sensazione di s. è ridotta, o per lesioni dirette del cervello, o per uno stato di coscienza depresso oppure alterato, i pazienti non bevono a sufficienza; ne consegue disidratazione se non si applicano opportuni provvedimenti, che siano atti a mantenere corretto il bilancio di acqua e soluti. Quando vi è elevata introduzione di proteine, i prodotti del loro metabolismo inducono una diuresi osmotica, cioè la necessità di allontanare soluti dal corpo al fine di conservare la concentrazione entro i limiti fisiologici, facendo quindi aumentare la quantità di acqua necessaria per mantenere l’equilibrio idrico. La maggior parte dei casi di ipernatriemia (eccesso di ioni sodio nel sangue) è dovuta effettivamente a semplice disidratazione, in pazienti che, in seguito a psicosi o malattie cerebrali, non cercano, o non sono capaci, di bere a sufficienza quando il loro meccanismo della s. è stimolato. L’ingestione di acqua può variare anche per fattori psicologici o di altra natura, che possono modificare la percezione degli stimoli sensoriali fisiologici.