SETE (fr. soif; sp. sed; ted. Durst; ingl. thirst)
Sensazione interna o viscerale che ci avverte del bisogno di un alimento acquoso o liquido; questo bisogno si manifesta come un senso più o meno chiaro di secchezza e ardore (sete ardente) nella cavità della bocca e della faringe, ma più specialmente nella radice della lingua e nelle fauci; la mucosa corrispondente a tali regioni è allora più asciutta del normale. Anche la secchezza di queste parti dovuta a motivi locali, come la diminuzione della secrezione salivare, la masticazione e deglutizione di cibi secchi, il parlare a lungo, risvegliano il desiderio di bere, senza che l'organismo sia perciò impoverito di acqua.
Si chiama polidipsia il frequente bisogno di bere; questo stato si osserva spesso nel caso di sudori profusi, di esercizî fisici violenti, di emorragie abbondanti, per l'alta temperatura ambiente, per l'uso di bevande salate, per la diarrea, nel diabete, ecc.; tutte queste circostanze fanno diminuire la quantità d'acqua del sangue e più ancora quella dei tessuti. In questi casi la sete è parallela, nella sua intensità, all'innalzamento della pressione osmotica del sangue (A. Mayer). Il sangue ipertonico stimolando i nervi sensitivi dei vasi, risveglierebbe in via riflessa il senso della sete. Invece secondo W. B. Cannon è la continua sottrazione di acqua ai tessuti da parte del sangue, che tende a mantenere costante la sua pressione osmotica, il motivo della sensazione crescente della sete; anche per N. Wittendorff l'alterazione della pressione osmotica del sangue sarebbe un fatto tardivo.
Quando il bisogno del liquido si fa imperioso, esso può essere calmato per breve tempo semplicemente con l'inumidire la mucosa buccale, ma poi diviene violento perché accompagnato da senso molesto di secchezza, da malessere generale, da ipereccitazione nervosa e da uno stato angoscioso più intollerabile di quello della fame. Si ha nello stesso tempo aumentata frequenza del polso e del respiro, delirio con allucinazioni e infine un coma mortale. Le sofferenze della sete costituiscono uno dei supplizî più atroci fra i popoli dell'Oriente e dell'Africa. La privazione dei liquidi porta a morte più rapidamente che non quella di alimenti solidi, e per l'uomo può essere sufficiente la mancanza completa di liquidi durante 3 o 4 giorni, per determinare l'esito letale. La sete intensa si calma immediatamente non solo con il bere acqua o liquidi acquosi, ma anche con enteroclismi e con iniezione di acqua nelle vene (fleboclisi), come si nota nei colerosi.
I nervi della cavità buccale e faringea (trigemino, glossofaringeo e vago) sono particolarmente sensibili al disseccamento delle mucose rispettive; ciò non vuol dire che la sensazione della sete risieda esclusivamente nello stato di eccitamento dei rami buccali e faringei di quei nervi. Infatti F. A. Longet con la sezione di essi non vide mitigarsi la sensazione della sete; si può dire dunque che questa non ha la sua sede unica nella mucosa del primo tratto dell'apparato digerente. Esiste infatti una sensazione locale della sete (di origine periferica) e una generale (di origine centrale) che seguono l'una all'altra a misura che il bisogno di liquido aumenta. Però secondo W.B. Cannon il disseccamento delle mucose buccale e faringea ha la parte preponderante nella sensazione della sete, come dimostra anche il fatto che, rendendo insensibili quelle regioni con cocaina, cessa la sensazione della sete (A. Valenti). La sete emozionale, tale quella che colpisce l'oratore novello, è probabilmente dovuta alla secchezza della bocca per arresto della secrezione salivare. Si chiama adipsia la diminuzione, fino alla scomparsa, del senso della sete, indizio di uno stato molto grave di depressione dei centri nervosi.
I centri encefalici immediati della sete sono localizzati nel tratto bulbo-protuberanziale; cioè un centro della sete esisterebbe anche nel tuber cinereum, nel cervello.