Giurista romano (sec. 2º d. C.); svolse la sua attività dall'età di Adriano fino ai primi anni di Marco Aurelio e di Lucio Vero. Non si distinse per profondità di pensiero e coerenza sistematica; piuttosto anticipò il programma, che fu poi di Ulpiano e di Paolo, di esporre in commentarî tutto il diritto del tempo. Per la probità e la chiarezza, doti precipue della sua vastissima opera, P. fu largamente sfruttato dai giuristi posteriori e nel Digesto di Giustiniano. Espose il diritto civile in 36 o 35 libri ex Sabino (basati su tre di Masurio Sabino) e in 39 libri ad Quintum Mucium (sui 18 libri di Quinto Mucio Scevola) e il diritto pretorio in un commento di (forse) 150 libri. Compose inoltre Variae lectiones (almeno 41 libri) e 7 libri ex Plautio, opere sul cui contenuto si è incerti, le Epistolae (20 libri), un libro di Regulae e due Enchiridia.