SESSO (XXXI, p. 481)
Le ricerche dell'ultimo decennio hanno sostanzialmente confermato e ampliato la teoria della sessualità esposta nella voce citata e hanno recato alcuni nuovi contributi.
Generalizzando si può dire che è ormai chiaro che la determinazione del sesso può essere affidata a due ordini di cause: cause esterne, ambientali (fenotipiche) come nel caso Bonellia, oppure genetiche, come negli Insetti o nei Mammiferi. È certo che la determinazione genetica può essere deviata o soverchiata da stimoli fisiologici adeguati (v. sesso: Intersessualità da cause fisiologiche, XXXI, p. 482), con facilità maggiore o minore a seconda degli organismi. E questa maggiore o minore facilità sono indici rispettivamente di una minore o maggiore precisione e fermezza del determinismo genetico. È supponibile che, almeno in alcuni gruppi di organismi, questo si sia venuto evolvendo da una primitiva condizione di maggiore labilità, e sia venuto acquistando gradualmente quei caratteri di precisione e di irrevocabilità che lo rendono largamente indipendente dai fattori esterni. La presenza di cromosomi sessuali morfologicamente individuati può concepirsi come l'ultimo gradino di tale evoluzione e la definitiva affermazione del meccanismo genetico, nella sua forma più perfezionata (cfr. C.D. Darlington). È dimostrato che, nella grande maggioranza degli organismi con determinazione sessuale genetica, non una sola coppia di geni, ma parecchie sono in gioco e su questa base si possono interpretare in modo soddisfacente i fenomeni di intersessualità da cause genetiche (XXXI, p. 485) e altri analoghi in cui il meccanismo genetico risulta squilibrato.
Per quanto riguarda la determinazionc fenotipica e i numerosi casi di ermafroditismo, i pareri sono ancora discordi. Alcuni autori (p. es. M. Hartmann) ritengono che non vi siano qui geni della sessualità, che gli organismi siano, dal punto di vista genetico, completamente indifferenziati e la determinazione del sesso sia perciò interamente devoluta alle cause esterne. Altri, invece, suppongono con buon fondamento che anche in questi organismi si trovino numerosi geni della sessualità, i quali, nella grande maggioranza degli individui, costituiscono un genotipo in cui la somma dei geni M ed F è bilanciata quasi perfettamente, mentre in taluni individui (secondo le regole genetiche della polimeria), la prevalenza degli M sugli F, o viceversa, dà luogo a una più o meno labile determinazione genetica (es. C. Kosswig sui pesci, G. Montalenti e G. Bacci sui Molluschi). Tutto il problema della genetica del sesso nelle forme ermafrodite e in quelle unisessuate a determinazione fenotipica, attende però più precise indagini.
Fra le ricerche più notevoli eseguite in questi ultimi anni sui problemi della sessualità, sono da ricordare anzitutto quelle della scuola di M. Hartmann, che hanno confermato il concetto di sessualità relativa (XXXI, p. 489) su varie alghe unicellulari, e quelle della stessa e d altre scuole che hanno molto ampliato le conoscenze biochimiche sui gamoni (v. fecondazione, in questa App.). F. Moewus è riuscito a dimostrare in Chlamydomonas che sostanze chimicamente ben definite, i dimetilesteri della cis- e della trans-crocetina, sono responsabili della reazione di fecondazione, e che la proporzione cis/trans elaborata da un dato ceppo è quella che determina la "polarità" e la "valenza" sessuale del ceppo stesso. Ha inoltre riconosciuto la base genetica di questi fenomeni, individuando alcuni geni che presiedono alla formazione delle suddette sostanze, attraverso varî prodotti intermedî. In questo caso, dunque, l'analisi genetica e biochimica del sesso è stata condotta ad un notevole grado di profondità.
Ad E. Padoa si deve un'accurata analisi dell'azione degli ormoni sessuali sulla realizzazione del sesso negli Anfibî, e l'interpretazione dell'"effetto paradossale" da lui precedentemente constatato. Trattando girini di rana con ormoni sessuali si può ottenere l'inversione di quello che è il loro sesso genetico: mascolinizzazione delle femmine con somministrazione di ormone maschile, e viceversa con ormone femminile. L'azione di quest'ultimo è però diversa secondo la dose: con dosi basse si ha l'azione femminilizzante sui maschi, con dosi alte si determina un'azione "paradossale" di mascolinizzazione delle femmine. Questo fatto conduce a sollevare un problema di notevole interesse. Se, come sembra giustificato ammettere, la realizzazione del sesso negli embrioni è dovuta a sostanze simili o identiche agli ormoni, la cui elaborazione deve essere controllata dai geni, ci si può domandare se invece di trattarsi di due sostanze diverse - che si indicano con i consueti simboli M ed F - non vi sia la produzione di un'unica sostanza la quale avrebbe effetto opposto, M o F, a dosi diverse. Alcuni recenti risultati del Padoa, inoltre, si inquadrano assai bene nello schema quantitativo dell'azione dei geni sessuali dovuto a R. Goldschmidt, recando quindi una conferma di tale teoria.
A G. Reverberi e collaboratori si devono numerose, importanti ricerche sulla "castrazione parassitaria" e sulla sessualità di alcuni Crostacei (Bopiridi) in cui è stata dimostrata una determinazione completamente fenotipica, di tipo Bonellia, con possibilità di invertirla completamente, trasformando i maschi in femmine.
Nuovi casi di intersessualità nell'uomo e una interpretazione genetica di questo fenomeno sono stati descritti da E. Witschi, il quale, con i suoi collaboratori, ha ulteriormente sviluppato le proprie teorie, con nuovi dati di fatto, e ha largamente contribuito anche allo studio dell'azione degli ormoni sui caratteri sessuali secondarî.
Per la chimica degli ormoni sessuali: v. ormoni, in questa Appendice.
Bibl.: E. Allen e coll., Sex and internal secretions, 2ª ed., Baltimora 1939; C.D. Darlington, The evolution of genetic systems, Cambridge 1939; G. Montalenti, Elementi di Genetica, Bologna 1939; J. Hämmerling e M. Hartmann, Riproduzione e sessualità nelle piante e negli animali (trad. di C. Barigozzi), Milano 1943; E. Padoa, Storia naturale del Sesso, Torino 1948.