Sesso
(XXXI, p. 481; App. II, ii, p. 813; III, ii, p. 719; IV, iii, p.314; V, iv, p. 728)
di Roberta Tatafiore
Il termine sesso rimanda per noi occidentali a significati molteplici che oltrepassano il campo delle scienze empiriche e rinviano all'antropologia, alla psicoanalisi, alla sessuologia, all'etica, alla politica. È avvenuto inoltre, nel tardo Novecento, un ulteriore slittamento nell'uso scritto e parlato di questo termine. Parlare di sesso, pensare al sesso, indagare il sesso, cercare sesso, fare sesso sono altrettanti modi, con sfumature più o meno vernacolari, per marcare da un lato la sovrapposizione del termine sesso al termine sessualità, dall'altro l'attenzione da parte della letteratura e della pubblicistica, nonché del senso comune, ai rapporti sessuali come soddisfazione individuale o di coppia, slegata dalla procreazione. Invece un'espressione come sesso in provetta indica comunemente i progressi scientifici nel campo della riproduzione, e quelle come sesso commerciale, sesso tecnologico o sesso virtuale rispecchiano mutamenti di costume nella fruizione di rapporti sessuali mercificati o di consumo. Ancora, in campo sociologico e filosofico, la parola sesso abbinata o contrapposta alla parola genere dà conto delle ultime ricerche sulla sessualità umana e sul rapporto tra i s., attribuendo a sesso un puro significato biologico e a genere la significazione più complessa di identità e ruolo, maschile o femminile, storicamente costruiti. Infine, i termini trans-sesso e trans-genere indicano l'emergere di pratiche e teorie sulla possibilità di discostarsi dall'attribuzione sessuata genitale, e dal ruolo di genere a essa connesso, per superare la polarizzazione tra s. maschile e s. femminile, mettendo in discussione i tradizionali capisaldi etico-biologici della differenza sessuale.
Il Novecento è il secolo in cui il termine sesso assume una discorsività pubblica particolare, sotto l'impulso della fondazione della psicoanalisi e degli sviluppi della sessuologia, ma anche per il verificarsi di eventi scientifici (per es., la scoperta della pillola anticoncezionale femminile), e di temperie politiche, come il biennio 1968-69 della contestazione giovanile e poi del femminismo, che hanno modificato irreversibilmente i comportamenti sessuali di uomini e donne. Tuttavia, all'inizio del 21° secolo, non è facile tracciare un bilancio compiuto, sia per la mancanza di analisi storiche adeguate, e quindi di fonti, sia per il continuo mutare dei comportamenti sessuali.
Le scoperte del Novecento nel campo della biologia, della genetica, dell'endocrinologia, della neurologia sono state fondamentali per conoscere il meccanismo che presiede la determinazione del s. nella specie umana. Le conoscenze acquisite sulle differenze sessuali hanno giocato e giocano un ruolo decisivo sia nel campo delle applicazioni mediche e chirurgiche, sia in quello della riflessione culturale e politica. Esse consentono infatti una serie di interventi di ingegneria genetica per curare le malattie prenatali e per forzare, tramite l'intervento umano, la determinazione del s., possibilità questa che desta non pochi problemi sul piano etico (v. bioetica, in questa Appendice). Ma soprattutto, la precisione binaria con cui, a livello scientifico, è stata definita la differenza sessuale biologica ha consentito di conoscere con altrettanta precisione le disforie sessuali o di genere, il cui studio e la cui catalogazione hanno portato a una definizione più ampia e complessa dell'identità sessuale. Imperfezioni sessuali di origine genetica che possono portare a configurazioni e funzionalità alterate degli organi sessuali sono risolvibili attraverso l'intervento clinico, supportato - a seconda dei casi - dall'intervento psicoterapeutico. Parimenti, disforie specificamente psicosessuali, come l'omosessualità, il travestitismo, il transessualismo, vengono ormai trattate dalla medicina e dalla psicologia contemporanee, nonché dalla sessuologia clinica, con la considerazione sociale e il rispetto che si deve a necessità di comportamento sessuale, il cui percorso non viene contrastato, ma semmai agevolato. Per quanto riguarda l'omosessualità, va ricordato che essa non è più considerata una malattia psicosessuale: è stata cancellata dal DSM-iii (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders, Third edition) nel 1974 e viene oggi considerata "un modo di essere al mondo" (Consegnati 1997).
Il centro mondiale della ricerca e dell'intervento nel campo delle disforie sessuali e/o di genere ha sede negli Stati Uniti, nella Johns Hopkins Gender Identity Clinic di Baltimora, che opera dal 1966 come clinica specialistica conosciuta a livello mondiale. Tra i fondatori, J. Money è tra i maggiori esponenti di quella corrente della sessuologia che fonda le sue radici nella biologia, ampliandone però la prospettiva. Nel 1955 Money è stato l'inventore del termine genere che tanta fortuna ha avuto nel dibattito politico culturale statunitense e, successivamente, in Europa (Money 1955). Questo termine permette di definire il divenire uomo o donna non solo come l'acquisizione di una determinata configurazione sessuale, ma come un processo di apprendimento dei ruoli di genere, intesi come quei comportamenti storicamente attribuiti all'uno o all'altro s. dalla società e dalla cultura. Il processo di apprendimento dell'identità di genere viene così definito non solo come qualcosa di determinato dall'esterno, dalla società e dalla cultura, ma come un percorso di accettazione intrapsichica da parte del soggetto (Baldaro Verde 1997).
Il DSM-iv utilizza dal 1994 (4ª edizione) il sintagma disforie di genere per indicare come patologiche quelle identificazioni forti e persistenti che consistono nel voler assumere un'identità sessuale differente da quella genetica. Si tratta del transessualismo e del travestitismo, che pongono l'individuo al di fuori della polarizzazione maschile/femminile. Considerate dalla diagnostica anomalie del dimorfismo sessuale, esse vengono trattate dalla sessuologia clinica come differenze che non devono essere ricondotte necessariamente nei binari del dimorfismo sessuale (Money, Tucker 1975).
Ritenuto un progressista, favorevole anche se critico nei confronti dei movimenti di liberazione sessuale e dei gruppi che difendono la pluralità dei comportamenti sessuali, Money è stato ampiamente superato dalle teorie politiche e dalle pratiche transgender, ovvero 'oltre il genere', sviluppatesi negli Stati Uniti nell'ultimo decennio del Novecento. Esponente di spicco di questa corrente estrema di riflessione sul s. è M. Rothblatt, transessuale M/F (da maschio a femmina), vicepresidente del Bioethics Subcommittee of International Bar Association e membro del Progetto Genoma (v. in questa Appendice). Rothblatt ascrive le teorie vigenti sul dimorfismo sessuale a un pregiudizio ideologico inscritto nella cultura occidentale con lo scopo di gerarchizzare, ai fini giuridici e sociali, le differenze sessuali umane; sostiene che l'identità sessuale è completamente sganciata dalla determinazione del s. biologico e perora la teoria del 'continuum sessuale', come gamma di comportamenti classificabili esclusivamente in base alle inclinazioni e alle scelte di ciascun individuo. Rothblatt ha redatto la Carta internazionale dei diritti di genere, che ha lo scopo di abolire "l'apartheid del sesso", ovvero la gerarchizzazione sociale degli individui in base al s. biologico e la ghettizzazione di coloro che esulano dai ruoli di genere maschili e femminili (Rothblatt 1995).
Secondo R. Porto, membro della European Federation of Sexuology di Marsiglia, la sessuologia per il terzo millennio dovrà porre nel proprio programma terapeutico le seguenti tematiche emergenti: l'educazione sessuale, l'orgasmo femminile, l'amore tra esseri umani, la solitudine, la riproduzione e il tempo da dedicare all'attività sessuale (Porto 1998). Il campo di ricerca e di intervento della sessuologia, fin dalla sua affermazione come disciplina indipendente dalla medicina intorno alla metà del 19° secolo, è la sessualità. Ma se dai pionieri della sessuologia della seconda metà dell'Ottocento e del primo Novecento, i "protosessuologi" (Béjin in Sexualités occidentales, 1982), l'indagine sulla sessualità era vista come descrizione delle patologie sessuali, catalogazione dei comportamenti sessuali aberranti e criminali e classificazione degli effetti delle malattie veneree, alla fine degli anni Novanta il campo di ricerca e di intervento della sessuologia si presenta come un territorio non tanto di patologia quanto di esercizio di cura. Tale territorio è assai ampio e complesso ed è attraversato da una serie di 'emergenze' strettamente collegate al contesto ambientale. Non c'è dubbio infatti che i temi enunciati da Porto siano di stretta attualità: l'educazione sessuale, per giovani e adulti, si pone come necessità di difesa soggettiva e sociale di fronte all'acuirsi delle malattie sessualmente trasmissibili, in particolare l'AIDS (v. immunodeficienza acquisita, sindrome da, in questa Appendice); l'orgasmo femminile, come problematica a sé stante, non ha avuto nella ricerca sessuologica la stessa attenzione riservata all'orgasmo maschile, tanto dal punto di vista descrittivo quanto da quello terapeutico, cosicché gli interventi terapeutici, clinici e farmacologici sono in larga misura destinati alla cura delle disfunzioni sessuali maschili; l'amore come dinamica affettiva fondante dell'identità individuale, della coppia e della famiglia, guadagna il suo spazio di attenzione dopo decenni di 'materializzazione' dei rapporti sessuali dovuta all'evolversi rapido e contraddittorio dei costumi; la solitudine sessuale e affettiva è il risultato di una società sempre più individualistica per via dell'avanzare delle nuove tecnologie della comunicazione, della progressiva disgregazione del legame sociale, dell'allungamento della vita; la denatalità da un lato e, dall'altro, le tecniche di fecondazione artificiale nei paesi ricchi nord-occidentali hanno cambiato lo statuto della riproduzione umana e si accompagnano al fenomeno nuovo dell'aumento dell'infertilità maschile; il tempo, infine, liberato dalla tecnologizzazione del lavoro, è un elemento da tener ben presente in una disciplina che persegue il benessere nelle attività sessuali umane. Negli ultimi anni del secolo i sessuologi clinici hanno dovuto poi affrontare un nuovo tipo di disturbo segnalato dalla domanda di cura in tutti i paesi occidentali: la caduta del desiderio, ovvero la scarsa propensione a intraprendere, o portare a termine, un atto o una relazione sessuale. Secondo alcuni autori si tratta di un disturbo prevalentemente psicologico, presente più negli uomini che nelle donne, dovuto soprattutto ai profondi cambiamenti avvenuti nella sfera socioculturale, cambiamenti che hanno messo in discussione i rigidi modelli tradizionali di mascolinità e femminilità e la cultura profondamente androcentrica delle nostre società (Fabrizi, Matteucci, Marciante 1997).
Oltre a occuparsi di tali problematiche, la sessuologia continua, seppure in termini nuovi rispetto al passato, a essere interrogata sul limite tra normalità e devianza, sia come questione relativa alla legittimazione o al ripudio di determinati comportamenti sessuali, sia come declinazione metaforica fondativa del concetto di bene o male per il singolo soggetto, per la comunità e per il destino della specie umana (v. sessuologia, App. V).
Nel senso comune e nella pubblicistica la modernizzazione dei costumi e la liberalizzazione degli atteggiamenti rispetto al s. in tutti i paesi occidentali, e nel nostro paese la legislazione degli anni Settanta sul divorzio e sull'aborto, la liberalizzazione degli anticoncezionali femminili, la trasformazione della coppia e della famiglia sancita anche dal nuovo diritto di famiglia approvato nel 1975; nonché l'abuso del consumismo sessuale, la crisi della famiglia, l'aumento della mercificazione del s., la caduta delle nascite, vengono fatti discendere dalla rivolta giovanile del 'Sessantotto', quando il movimento di protesta diede avvio a un progetto di rivoluzione sessuale e politica. In quel breve periodo di acuta contestazione sociale, s. e politica hanno rappresentato un 'binomio eversivo'. Più per i risultati ottenuti dalla lotta contro la repressione sessuale e l'autoritarismo che per quelli derivati dalle lotte contro il potere politico, il Sessantotto viene oggi considerato una vera cesura storica dagli effetti duraturi. La 'rivoluzione sessuale' ha cambiato infatti modi di essere dell'individuo e modalità di rapporti sociali che ormai sono irreversibilmente incardinati nelle società occidentali avanzate. Definibile come insieme diffuso di comportamenti sessuali improntati alla disobbedienza nei confronti dell'autorità dei genitori, della Chiesa, della Legge, la rivoluzione sessuale dei tardi anni Sessanta è stata praticata più che teorizzata. Se si guarda infatti al patrimonio teorico che l'ha ispirata, ci si accorge che esso risale a parecchi anni prima. W. Reich, E. Fromm, H. Marcuse sono gli autori principali ai quali si può attribuire la paternità del pensiero antiautoritario e antirepressivo sulla sessualità. Va sottolineato, tuttavia, che i loro testi, com'è noto, non sono coevi al Sessantotto, ma risalgono agli anni Venti e Trenta (all'epoca della Repubblica di Weimar) e, dopo la tragica parentesi del nazionalsocialismo, agli anni Cinquanta e ai primi anni Sessanta. Il clima culturale del Sessantotto e degli anni immediatamente precedenti ha dato alle opere di Reich, Fromm e Marcuse una nuova e inedita risonanza, sia tra i contestatori sia tra gli intellettuali.
A fine secolo, la rivoluzione sessuale del Sessantotto, come etichetta e come corpus teorico, è un mito scaduto, proprio perché è stata consumata e archiviata dal corpo sociale. Ma anche perché è un evento che si è mosso nell'alveo di un pensiero ormai inattuale. Si tratta della disputa tra marxismo e freudismo che tanto peso aveva avuto nella sinistra tedesca degli anni Venti e Trenta e che negli autori citati è stata oggetto di tentativi di sintesi accolte dai protagonisti del Sessantotto come conferma inconfutabile delle proprie pratiche. Tale disputa è ormai obsoleta: il marxismo e il freudismo, pur rimanendo punti di riferimento 'classici', in quei termini non potrebbero oggi infondere una nuova influenza. Il filo che lega il costrutto teorico della rivoluzione sessuale appare comunque, fin dalle origini, alquanto monocorde, basato com'è sulla logora dicotomia repressione/liberazione.
Una posizione fortemente critica di tali teorie e dei movimenti che a esse si rifacevano è stata espressa da M. Foucault nella sua ricerca sulla storia della sessualità (Foucault 1976-84). Sulla base della ricostruzione dei dispositivi di controllo della sessualità nella storia occidentale, Foucault nega l'esistenza stessa di un continuum di repressione sessuale (così caro ai 'freudisti-marxisti') attraverso tutte le forme di civilizzazione storicamente date. Sostiene invece che nella stessa discorsività sul s., e nella pretesa liberazione del discorso sul s., sia incardinato il meccanismo del suo controllo. I movimenti di liberazione sessuale rimangono a suo parere intrappolati in una visione monolitica del potere repressivo che nella realtà non è mai esistita. Le uniche mosse eversive contro il reticolo del potere sono quelle flessibili contenute nelle pratiche del piacere che sanno restare estranee alla logica binaria della repressione/liberazione. Tra questi discorsi innovatori, Foucault annovera il discorso del neofemminismo (Foucault e il divenire donna, 1997). Anche il primo neofemminismo, infatti, che ha preceduto e seguito il biennio del Sessantotto, ha criticato alla radice la rivoluzione sessuale, in quanto fondata sia sul modello della sessualità maschile, sia su uno psicobiologismo di stampo freudiano-reichiano che assegna alla donna e alla sua sessualità un ruolo complementare e secondario rispetto all'uomo.
In nessun paese occidentale, né in quelli in cui vige il diritto romano né in quelli in cui vige il diritto consuetudinario, esiste un codice del s. e, storicamente, il terreno di coltura delle norme relative alla sessualità è stato quello penale. I codici penali individuano e definiscono i reati di natura sessuale e così, indirettamente, garantiscono la tutela giuridica della libertà sessuale.
L'Italia è un paese esemplare per quanto attiene alla progressiva modificazione della definizione giuridica dei reati sessuali, poiché nuove formulazioni dei reati sono state via via introdotte nel codice penale vigente senza riformare l'impianto complessivo del codice stesso. Nell'impianto originario che caratterizza il codice Rocco, la libertà sessuale viene vista non come un bene legato all'integrità della persona e alla sfera della libertà personale, ma come un requisito che deve armonizzarsi alla morale dello Stato. Nel cinquantennio repubblicano proprio i reati sessuali sono stati assai spesso oggetto di riforme, secondo una tecnica legislativa aggiuntiva. Tali riforme hanno modificato, specialmente negli ultimi tre decenni del Novecento, la prospettiva con cui tali reati erano stati codificati. In quest'opera, il legislatore è stato incalzato dall'opinione pubblica, che ha chiesto una maggiore e più precisa tutela dalle condotte sessuali lesive della dignità e della libertà della persona.
Nel codice Rocco i delitti contro la libertà sessuale e le offese all'onore e al pudore sessuale erano posti sotto il titolo ix Dei delitti contro la moralità pubblica e il buon costume del libro 2°. La modifica più rilevante è avvenuta nel 1996 con l'approvazione della l. 15 febbr. 1996 nr. 66 contro la violenza sessuale, che ha abrogato completamente il titolo ix ponendo le nuove norme sotto il titolo xii Dei delitti contro la persona, che classifica una serie di capi e di sezioni sotto i quali vengono rubricati i reati che vanno dall'omicidio all'ingiuria, alla violazione del segreto di corrispondenza. Attualmente le norme contro la violenza sessuale sono poste sotto la sezione ii (Dei delitti contro la libertà personale) del Capo iii (Dei delitti contro la libertà individuale) del titolo xii. Dopo quasi 15 anni di dibattito sia culturale sia parlamentare, gli effetti di tale spostamento lasciano alquanto perplessi alcuni commentatori perché, pur dettati dalla necessità di lasciare inalterato l'impianto del codice, ne sbilanciano la struttura logica (Padovani 1996; Virgilio 1997). Del resto il codice Rocco - almeno nella parte dei titoli che attengono alla sessualità, all'ordinamento familiare, all'aborto e alla prostituzione - si presenta alquanto disarticolato, per via delle abrogazioni e delle innovazioni effettuate negli anni, anche a seguito di sentenze della Corte costituzionale. Basti ricordare la l. 20 febbr. 1958 nr. 75 contro lo sfruttamento della prostituzione altrui (detta comunemente Legge Merlin), che ha abolito la disciplina legale delle case di tolleranza; le sentenze della Corte costituzionale sull'adulterio e sul concubinato che hanno parificato la responsabilità di marito e moglie; l'abrogazione, con l. 22 maggio 1978 nr. 194, dell'intero titolo x sui delitti contro l'integrità e la sanità della stirpe; la sentenza della Corte costituzionale del 1975, che ha aperto la strada alla legalizzazione dell'aborto.
L'ultima modificazione di rilievo è quella che riguarda la nuova legge per combattere lo sfruttamento sessuale dei minorenni. Approvata a larga maggioranza dal Parlamento, la nuova legge è rubricata sotto la sezione i del Capo iii che enumera i delitti contro la personalità individuale, quali la riduzione in schiavitù, la tratta e il commercio di schiavi, l'alienazione e l'acquisto di schiavi e il plagio. La legge, nata per far fronte all'allarme sociale causato dal diffondersi, non solo in Italia, di delitti sessuali nei confronti di minorenni, intende combattere le nuove forme di riduzione in schiavitù ravvisate nell'uso di minorenni nella prostituzione, nella pornografia e nel turismo sessuale. Viene così data una grande enfasi al bene protetto, la libertà sessuale del minore, e, per la prima volta, viene punito anche il consumatore di pornografia nella quale siano rappresentati soggetti minorenni. La legge si allinea così con la tendenza europea volta a prevedere pene non solo per chi sfrutta i minorenni a fini sessuali ma anche per chi, sia pure indirettamente, fruisce dello sfruttamento altrui.
Le forme di sessualità basate su compenso, dal dono alla tariffa, non sono astoriche, e riguardano non solo i soggetti che praticano la mercificazione della propria sessualità, ma anche i soggetti che ne fruiscono all'interno di un rapporto di scambio (Tabet 1986). Pertanto, visto l'attuale proliferare delle forme di scambio sessuale contro denaro, il termine prostituzione non copre tutti i tipi di relazioni sessuali mediate dallo scambio mercantile; si deve semmai parlare di prostituzioni, per indicare la varietà delle forme presenti nelle società occidentali, in contesti di costumi sessuali relativamente permissivi e di relativa tolleranza nei confronti del s. commerciale (Laino 1985). La locuzione sesso commerciale per indicare la varietà delle modalità di scambio sessuale contro denaro e quella industria sessuale per indicare il settore merceologico in cui si incontrano l'offerta e la domanda di s. a pagamento, sono state introdotte di recente da parte di quei soggetti politici che, negli Stati Uniti degli anni Settanta, hanno posto la questione della libertà di commercio sessuale e del riconoscimento dei diritti civili di chi si prostituisce (donne e uomini, travestiti e transessuali, omosessuali e ulteriori identità), delle pornoattrici e dei pornoattori (Sexwork, 1987). Da allora, sia pure soprattutto tra gli 'addetti ai lavori' delle questioni relative alla prostituzione, la locuzione sesso commerciale ha preso piede con una duplice valenza: definire la prostituzione come un lavoro di servizio sessuale da parte delle persone che la esercitano, unificare i lavoratori e le lavoratrici dell'industria sessuale in una battaglia comune per il riconoscimento del proprio status professionale. Complesse vicissitudini politiche e relazionali, non ultimo il difficile rapporto tra i movimenti per i diritti civili delle persone che si prostituiscono e i movimenti femminili e femministi (Millett 1971; Tatafiore 1986, 1994), l'inasprirsi del dibattito sulla pornografia, nonché i mutamenti strutturali all'interno del mercato sessuale, non hanno portato a una piena integrazione del s. commerciale tra i commerci sociali legittimati. Tuttavia, la concettualizzazione della prostituzione come lavoro, nel millenario controverso evolversi degli atteggiamenti etici e regolativi nei confronti di chi svolge un tipo di commercio di volta in volta più o meno stigmatizzato ma anche più o meno accettato socialmente, ha aperto una prospettiva nuova, che nel lungo periodo non mancherà di avere riflessi sulla regolazione legislativa della prostituzione degli anni futuri (Tatafiore 1998).
Attualmente, la situazione di mercato del s. commerciale, nei paesi occidentali economicamente avanzati, si presenta trasformata da quattro indicatori (The sex business, 1998). In primo luogo, l'aumento del fatturato in tutti quei settori che si possono definire immateriali perché non prevedono una soluzione relazionale all'eccitazione sessuale provocata. Si tratta della pornografia, in video, carta stampata e via Internet, degli spettacoli dal vivo, dei peep shows (spettacoli fruibili da apposite cabine riservate), dei telefoni erotici. In secondo luogo, la stagnazione o addirittura la contrazione, dovute all'aumento dell'offerta e alla stagnazione della domanda, dei prezzi delle prestazioni 'materiali' che si consumano nei sex clubs, negli Eros centers, nei quartieri a luci rosse o, dove questi non esistono, semplicemente per strada. In terzo luogo, l'immissione nel mercato sessuale di un'enorme quantità di 'merce' derivante dall'emigrazione di donne (ma anche di ragazzi) dai paesi economicamente svantaggiati o in decollo (Sud del mondo, paesi dell'Est europeo) verso i paesi ricchi. Infine, l'aumento del turismo sessuale dai paesi ricchi verso quelli più poveri, accompagnato dall'inquietante fenomeno della domanda e dell'offerta di prostituzione minorile. Accanto a questi fenomeni è in atto da un paio di decenni una vera e propria mutazione antropologica sia nella domanda sia nell'offerta di s. commerciale: la comparsa in gran numero di soggetti 'maschili' (omosessuali, travestiti, transessuali) che hanno soppiantato, non tanto numericamente quanto nell'immaginario collettivo, la tradizionale figura femminile della prostituta, e la tendenza manifesta di clienti maschi non omosessuali a rivolgersi a essi (Baldaro Verde, Graziottin 1991).
In questo quadro strutturale, accompagnato dal rinfocolarsi dei pericoli delle malattie sessualmente trasmissibili e dall'emergere di problemi di ordine pubblico anche in quei paesi che fino alla metà degli anni Ottanta godevano di un assetto prostituzionale stabile ed equilibrato, si pongono al legislatore nuovi e seri problemi. La tendenza europea è quella di un ritorno a forme di regolamentazione della prostituzione, sia per contenere i pericoli di infezioni veneree sia per isolare e distogliere dal commercio sessuale i soggetti immigrati e clandestini, i quali, assai spesso, vengono introdotti nel mercato attraverso organizzazioni criminali (Brussa 1998). La tratta degli esseri umani ai fini di sfruttamento sessuale è tornata a essere una tematica attuale, soggetta sia a ridefinizione giuridica sia al rinnovato impegno degli organismi della cooperazione internazionale. D'altra parte, però, si fa strada la tendenza alla legalizzazione (ovvero all'equiparazione dello status del soggetto che presta il proprio corpo per servizi sessuali allo status di lavoratore), per coloro che si prostituiscono e che sono maggiorenni e autoctoni.
L'esempio di punta in Europa del perseguimento di questo tipo di politica sono i Paesi Bassi, dove da un lato è in discussione la prima legge del mondo che dichiari legali i proventi da attività di s. commerciale, con tutte le conseguenze che ne possono derivare, sia per il sistema delle licenze per l'apertura di esercizi di s. commerciale, sia per l'ingaggio dei lavoratori; dall'altro si sperimentano 'zone franche', strettamente sorvegliate ma dotate di opportuni servizi per gli utenti e per chi vi lavora, dove si consente l'esercizio del commercio illegale. Al doppio regime perseguito dai Paesi Bassi fa riscontro, sempre in Europa, l'assetto, inaugurato dall'Austria, basato sul modello delle vecchie 'case di tolleranza' e sul controllo fiscale e sanitario di coloro che vi lavorano, accompagnato dalla proibizione di tutte le altre forme di prostituzione. Esiste tuttavia anche il sistema di depenalizzazione introdotto in Spagna, basato sulla tolleranza assoluta delle forme private del commercio sessuale, senza ingerenza di controlli da parte dello Stato. Infine la Svezia, con primato mondiale, ha varato una legge che punisce il cliente, al fine di scoraggiare l'esercizio del s. commerciale. In questo quadro di tendenze, come si vede assai diversificato, l'Italia, fino a oggi, mantiene intatta la legge Merlin del 1958, che ha abolito le case di tolleranza e che si limita a punire lo sfruttamento della prostituzione altrui, in tutte le sue forme. A giudicare dalla reiterata messa in discussione di questa legge sia da parte dell'opinione pubblica sia da parte di alcuni movimenti organizzati per la sua abrogazione, e dalla presenza in Parlamento di una serie di progetti di legge di modifica, i tempi per un cambiamento legislativo sembrano essere maturi.
Oltre alle questioni legislative collegate all'esercizio della prostituzione vi sono quelle che concernono la pornografia. Una vera e propria offensiva per la messa al bando della pornografia si è sviluppata negli Stati Uniti agli inizi degli anni Ottanta. A promuoverla sono stati vasti settori del movimento femminista riuniti nelle Leghe contro la pornografia. Il loro punto di vista, basato sull'analisi del testo pornografico come espressione della denigrazione delle donne, poneva l'equazione tra pornografia e violenza sessuale. Tali posizioni hanno suscitato però reazioni in altri settori dello stesso movimento femminista, organizzati in Leghe di donne contro la censura (Staderini 1986), che hanno tentato non solo di ostacolare le proposte di legge di messa al bando della pornografia, ma anche di affermare la funzione pedagogica della pornografia come espressione della sessualità umana (Faust 1980). Il dibattito sulla censura della pornografia non si è limitato all'ambito femminile e femminista, ma è sfociato in un confronto più ampio intorno alla libertà d'espressione e alla legittimità e opportunità della censura (Wolgast 1987; Posner 1992; Strossen 1995; Coetzee 1996; Staderini 1998). Attualmente, negli USA, solo lo Stato dell'Illinois ha accolto una legge che censura il consumo della pornografia. La questione è diventata scottante con la diffusione di Internet e, al suo interno, dei siti pornografici. Nel 1996, sempre negli Stati Uniti, è stato promulgato il Communication Decency Act, che proibisce la presenza di materiale osceno su Internet, e che ha scatenato una campagna ostile, detta dei blue ribbon, in difesa della libertà d'espressione (Adamo 1996). Nel 1997 la Corte suprema ha dichiarato incostituzionale il Decency Act, proprio in base al primato della libertà d'espressione sancita dalla Costituzione.
L'aggettivo virtuale specifica in prima istanza che si tratta di s. non realmente vissuto, ma immaginato come potenzialità, possibilità, evenienza. In ambito virtuale, il consumo di s. perde quegli elementi di sensorialità, tattilità, fisicità che sono finora riconosciuti propri della sessualità umana. D'altra parte, però, molti studiosi del cybersex, espressione che indica il s. agito nello spazio cibernetico situato nel punto di interfaccia tra l'individuo e la macchina comunicativa, sostengono che proprio l'elemento virtuale può aggiungere alla sessualità una nuova dimensione di esplorazione, dovuta alla capacità di evocazione insita nelle nuove tecnologie comunicative (Velena 1995). Il mercato sessuale via tecnologie ha assunto alla fine degli anni Novanta una dimensione di tutto rispetto. Esso si articola attraverso tre strumenti: la televisione, che nelle ore notturne reclamizza attraverso immagini erotiche le linee telefoniche dedicate allo scambio sessuale via etere; le agenzie, che forniscono servizi sessuali in voce; la rete Internet, nella quale i siti in cui si trasmettono immagini e informazioni sul s., commerciale e non, rappresentano un terzo della rete. L'accesso a questi strumenti non è gratuito: le trasmissioni pubblicitarie in TV rappresentano un invito al consumo a pagamento; le agenzie dei telefoni erotici prevedono forme di pagamento tramite abbonamenti o scatti telefonici; i siti web di Internet dedicati al s., oltre a una serie di immagini che vengono offerte gratuitamente agli ospiti per invogliarli a ulteriori ricerche, prevedono abbonamenti specifici per entrare nelle gamme più sofisticate dei servizi offerti. Da questo punto di vista, il s. virtuale deve essere considerato un settore del s. commerciale. Studiando l'attività quotidiana di una comunità di operatrici di telefono erotico, A.R. Stone, direttrice dell'Interactive Multimedia Laboratory della University of Texas ad Austin, ha notato come queste lavoratrici del s. trasformino un insieme di comportamenti complessi atti a suscitare eccitazione sessuale nell'interlocutore in un'unica modalità sensoriale compressa nelle bande vocali che trasmettono il messaggio (Stone 1997). Il loro lavoro è simile a quello di un tecnico del suono altamente specializzato che si sostituisce al corpo fisico immaginato dall'altro capo del filo del telefono.
Ma se le conversazioni telefoniche riescono ancora a segnalare l'identità degli individui coinvolti per quanto attiene al s., all'età, spesso anche alla razza, negli incontri via Internet tali informazioni, essenziali per fissare l'identità personale, vengono perdute perché la comunicazione in video permette a ciascun utente di trasmigrare dalla propria identità e dal proprio ruolo di genere. Si realizza così lo slittamento e il camuffamento del corpo dal territorio identitario, biologico e culturale, al territorio dell'immaginario. In questo senso gli effetti della comunicazione metasessuale attraverso le tecnologie sono collegati alla nascita del fenomeno politico-culturale del 'transgenderismo', inteso come la rivendicazione di "un'identità della non identità, o meglio una rivendicazione del sé che nasce dal non sentirsi parte di una situazione definita e/o definitiva, ma al contrario in transito, in trasformazione, in relazione, in flusso" (Velena 1995, p. 60). Se da un lato i rapporti tra tecnologia, identità e genere sessuale nelle società avanzate propongono un processo di ulteriore liberalizzazione sessuale giocato tra indifferenza sessuale e trasgressione, dall'altro essi contribuiscono a porre la sessualità umana a rischio di perdita di quei connotati emotivi e relazionali sui quali si sono basate le scienze umane e i discorsi etici sul s. nell'intero corso del Novecento (Peirce 1997).
W. Reich, Die Funktion des Orgasmus, Leipzig 1927 (trad. it. Milano 1968).W. Reich, Die Sexualität in Kulturkampf, Kopenhagen 1936 (trad. it. parziale La rivoluzione sessuale, Milano 1963; versione integrale, a cura di E. Albites-Coen e R. Massari, Roma 1992).
H. Marcuse, Eros and civilization, Boston 1955 (trad. it. Torino 1964, 1968²).
J. Money, Hermaphroditism, gender and precocity in hyperadrenocoticism: psycological findings, in Bulletin of the Johns Hopkins Hospital, 1955, 96.
W. Reich, Selected writings, an introduction to orgonomy, New York 1960, 1968².
La problematica della sessualità, a cura di P. Ricoeur, Torino 1963, 1966⁴.
W.H. Masters, V.E. Johnson, L'atto sessuale nell'uomo e nella donna, Milano 1967.
R. Reich, S. Bernfeld, E. Fromm, Dialektische Materialismus und Psychoanalyse, Berlin 1968 (trad. it. Catania-Ragusa 1972).
R.Y. Stoller, Sex and gender, London 1968.
S. Bernfeld, E. Fromm, J. Leunbach, W. Reich, Marxismus, Psychoanalyse, Sexpol, Frankfurt am Main 1970 (trad. it. Sexpol, marxismo e rivoluzione sessuale, a cura di H.P. Gente, Bologna 1971).
G. Fabris, R. Davis, Il mito del sesso, Milano 1971.
K. Millet, Prostitution. A quartet for female voices, in Woman in sexist society, ed. V. Gormick, B.K. Moran, New York 1971 (trad. it. Torino 1975).
C. Lonzi, La donna clitoridea e la donna vaginale, Milano 1974.
The American Psychiatric Association, Diagnostic and statistical manual of mental disorders, Third edition, Washington 1974.
J. Money, P. Tucker, Sexual signatures, Boston 1975 (trad. it. Essere uomo, essere donna, Milano 1980).
M. Focault, Histoire de la sexualité, Paris 1976-84 (trad. it., 3 voll., Milano 1978-84).
S. Hite, The Hite report: a nationalwide study of female sexuality, New York 1976.
G. Abraham, R. Porto, Psychanalyse et thérapies sexologiques, Paris 1978 (trad. it Milano 1979).
K. Barry, Female sexual slavery, Englewood Cliffs (N.J.) 1979.
B. Faust, Woman, sex and pornography, New York 1980 (trad. it. Torino 1988).
A. Dworkin, Pornography, New York 1981.
Sexualités occidentales, éd. Ph. Ariès, A. Béjin, Paris 1982 (trad. it. I comportamenti sessuali. Dall'antica Roma a oggi, Torino 1983, in partic. A. Béjin, Crepuscolo degli psicoanalisti, mattino dei sessuologi).
G. Laino, Il cavallo di Napoli. I quartieri spagnoli, Milano 1985.
M. Staderini, L'immagine pornografica della prostituta, in Memoria, 1986, 17, pp. 59-71.
P. Tabet, Dal dono alla tariffa: le relazioni sessuali implicanti compenso, in DWF (Donna Woman Femme), 1986, 1, pp. 101-31.
R. Tatafiore, Le prostitute e le altre, in Memoria, 1986, 17, pp. 101-17.
Sexwork, writings by women in the sex industry, ed. P. Alexander, San Francisco 1987.
E. Wolgast, The grammar of justice, London 1987 (trad. it. Roma 1991).
J. Baldaro Verde, A. Graziottin, L'enigma dell'identità, il transessualismo, Torino 1991.
R. Posner, Sex and reason, Cambridge (Mass.) 1992 (trad. it. Milano 1995).
R. Tatafiore, Sesso al lavoro, da prostitute a sex workers, miti e realtà dell'eros commerciale, Milano 1994.
The American Psychiatrical Association, Diagnostic and statistical manual of mental disorders, Fourth edition, Washington 1994.
M. Rothblatt, The apartheid of sex. A manifesto on the freedom of gender, New York 1995 (trad. it. Milano 1997).
N. Strossen, Defending pornography, New York 1995 (trad. it. Roma 1996).
H. Velena, Dal cybersex al transgender, Roma 1995.
P. Adamo, La pornografia e i suoi nemici, Milano 1996.
J.M. Coetzee, Pornografia e censura, Roma 1996.
T. Padovani, Commentario all'art. 2, in Commentario delle 'Norme contro la violenza sessuale', a cura di A. Cadoppi, Padova 1996.
A. Fabrizi, P. Matteucci, N. Marciante, Disturbo del desiderio e differenza di genere: rassegna della letteratura, in Rivista di sessuologia clinica, 1997, 1, pp. 31-45.
Foucault e il divenire donna, a cura di S. Vaccaro, M. Coglitore (in appendice: Quattro interventi di M. Foucault sulla sessualità), Milano 1997.
G. Peirce, Chat e sesso in www, in Legendaria, 1997, 6, pp. 34-35.
A.R. Stone, Desiderio e tecnologia. Il problema dell'identità nell'era di Internet, Milano 1997.
M. Virgilio, Violenza sessuale e norma, Ancona 1997.
Sessualità e terzo millennio, a cura di C. Simonelli, F. Petruccelli, V. Vizzari, 2 voll., Milano 1997-98 (in partic.: J. Baldaro Verde, L'identità sessuale ottimale come probabilità, 1° vol.; M.R. Consegnati, Omosessualità, devianza, famiglia, 1° vol.; S. Hite, The female orgasm and women today, 2° vol.; R. Porto, A proposito della sessualità nel terzo millennio, 2° vol.).
L. Brussa, I sistemi applicati alla prostituzione e alle politiche prostituzionali, in Manuale di intervento sociale nella prostituzione di strada, a cura dell'Associazione on the road, Capodarco di Fermo 1998.
M. Staderini, Pornografie. Movimento femminista e immaginario sessuale, Roma 1998.
R. Tatafiore, Le politiche sociali a livello nazionale e locale. Genesi, risultati e problemi, in Manuale di intervento sociale nella prostituzione di strada, Capodarco di Fermo 1998.
The sex business, in The Economist, April 20, 1998.