Sesso
di Sheldon J. Segal, Kurt Loewit, Vincenzo Cappelletti
SESSO
Biologia del sesso, di Sheldon J. Segal
Sessualità umana, di Kurt Loewit
Sessualità: la costruzione del concetto, di Vincenzo Cappelletti
Biologia del sesso
di Sheldon J. Segal
sommario: 1. Introduzione. 2. Determinazione del sesso. 3. Differenziazione sessuale primaria. 4. Differenziazione sessuale secondaria. 5. Controllo dei caratteri sessuali secondari nell'adulto. 6. Cicli sessuali: influenze neurologiche sulla sessualità. 7. Riproduzione sessuale. 8. Controllo delle nascite. 9. Prospettive future delle ricerche sul controllo delle nascite. 10. Considerazioni conclusive. □ Bibliografia.
1. Introduzione
La riproduzione sessuale richiede il differenziamento di cellule germinali specializzate, geneticamente distinte da tutte le altre cellule del corpo. Queste cellule sono dette gameti: uovo quello femminile e spermatozoo quello maschile. Essenzialmente il sesso potrebbe essere definito come la capacità di un organismo di formare uova o spermi; la situazione è tuttavia molto più complessa, in quanto comprende un insieme di caratteristiche genetiche, anatomiche, fisiologiche e comportamentali che noi riconosciamo come mascolinità e femminilità. È il sesso che non solo determina la produzione da parte di un individuo di uova o di spermatozoi attraverso le gonadi, ma determina anche il differenziamento della gonade stessa a partire da una struttura embrionale, indifferenziata e bipotenziale, come pure la successiva differenziazione del tratto genitale e influenza in pratica ogni aspetto delle funzioni e della forma del corpo. Possiamo infatti parlare di configurazione scheletro-muscolare maschile o di uno schema di distribuzione del grasso di tipo femminile; perfino la chimica del sangue è strettamente legata al sesso. In parte queste caratteristiche somatiche sono influenzate dall'azione di ormoni prodotti dalle gonadi maschili e femminili, ma le differenze hanno un fondamento più profondo. Un individuo sviluppa la sua sessualità in un processo graduale, che inizia con lo stabilirsi del sesso genetico alla fecondazione, prosegue col differenziamento del tratto genitale e di altri caratteri sessuali secondari ben noti e infine coinvolge in pratica tutto l'organismo, incluso il cervello. Di conseguenza, lo sviluppo della sessualità influenza atteggiamenti, reazioni e altri aspetti del comportamento.
In molte forme di animali inferiori le uova e gli spermatozoi possono essere prodotti dallo stesso individuo: questi organismi sono noti come ermafroditi. In organismi che sono naturalmente ermafroditi la sessualità è, quindi, legata a caratteristiche genetiche del gamete, dal momento che non sono riscontrabili altre differenze somatiche tra gli individui.
2. Determinazione del sesso
Il sesso genetico è stabilito al momento della fecondazione e, fino al differenziamento delle gonadi durante lo sviluppo embrionale, l'assetto cromosomico può essere considerato la sola manifestazione del sesso. Il termine ‛determinazione del sesso' è spesso usato per indicare lo stabilirsi dell'assetto cromosomico nel momento in cui si ha la fusione dell'uovo con lo spermatozoo. Poiché ogni gamete presenta un assetto cromosomico aploide, il processo di fusione gametica, cioè la fecondazione, ristabilisce il numero cromosomico diploide caratteristico della specie e presente nel nucleo di ogni cellula somatica.
Nell'uomo, per esempio, l'assetto diploide è di 46 cromosomi. Sia nel maschio che nella femmina, 44 di questi cromosomi possono essere classificati in 22 coppie e sono detti autosomi; gli altri cromosomi femminili sono anch'essi accoppiati e sono noti come cromosomi sessuali, indicati con XX. I maschi, invece, hanno cromosomi sessuali morfologicamente distinguibili: uno è di aspetto simile al cromosoma X della femmina, mentre l'altro, il cromosoma Y, è molto più piccolo. La costituzione cromosomica sessuale del maschio è dunque XY e il sesso maschile viene detto eterogametico. Di conseguenza, quando nel processo di formazione dello sperma (spermatogenesi) si ha la riduzione dei cromosomi al numero aploide, metà degli spermatozoi sono forniti di un corredo di autosomi e di un cromosoma X, mentre l'altra metà presenta 22 autosomi e un cromosoma Y. I primi sono detti ginospermi e i secondi androspermi. È ovvio che la femmina produce un solo tipo di uovo, contenente il cromosoma X; il sesso femminile è pertanto detto omogametico (v. genetica: Citogenetica).
I tentativi di manipolare il rapporto tra i sessi nei Mammiferi si sono basati sulla separazione degli androspermi dai ginospermi. La possibilità più studiata è stata quella di separare fisicamente gli spermatozoi con il cromosoma X da quelli con il cromosoma Y, in modo tale che la fecondazione artificiale con l'una o con l'altra frazione dell'eiaculato avrebbe portato alla nascita di organismi di un determinato sesso. Questo tipo di ricerca si fonda sulla presunta esistenza di differenze chimico-fisiche tra gli spermatozoi con differenti costituzioni cromosomiche. Si è cercato di ottenere questa separazione tramite elettroforesi, centrifugazione in controcorrente e sedimentazione differenziale. Si è trovato che il rapporto maschi/femmine nei vitelli risultava aumentato quando le mucche venivano fecondate con spermatozoi che erano stati separati mediante centrifugazione; tuttavia, i casi studiati erano pochi e poichè un gran numero di spermatozoi risultava danneggiato, questo metodo non è mai stato approfondito.
L'elettroforesi degli spermatozoi è stata tentata da numerosi ricercatori. Gli spermatozoi di coniglio, ad esempio, se posti in un campo elettrico, presentano una diversa mobilità elettroforetica: alcuni migrano all'anodo, altri al catodo e altri ancora rimangono dove si trovano. Tale tecnica è basata sul principio che piccole differenze di carica elettrica sulla superficie delle cellule danno luogo a comportamenti differenti in un campo elettrico. Nel 1933 alcuni scienziati sovietici affermarono che gli spermatozoi che migravano all'anodo portavano preferenzialmente il cromosoma X. Circa 20 anni dopo si riaccese negli Stati Uniti un certo interesse per questa possibilità, e secondo un lavoro su questo argomento il rapporto tra i sessi era alterato in maniera prevedibile se lo sperma di coniglio usato per la fecondazione artificiale era sottoposto a elettroforesi. Tale conclusione era basata, come le precedenti, su un piccolo numero di casi e su piccoli squilibri nel rapporto tra i sessi e pertanto la sua validità non può essere valutata. Di tanto in tanto vengono annunciati nuovi successi, ma quando questi annunci vengono sottoposti a un numero sufficientemente elevato di prove e a un'adeguata procedura sperimentale si dimostrano eccessivamente ottimistici.
Un secondo tentativo di determinare il sesso è basato sull'eliminazione selettiva, chimica o immunologica, degli spermatozoi che portano il cromosoma X o quello Y. Durante gli anni trenta alcuni medici consigliavano lavande vaginali acide o alcaline per influenzare la determinazione del sesso. La procedura era basata sull'assunto di un medico tedesco che sosteneva che l'alcalinità della vagina danneggiava o distruggeva selettivamente i ginospermi, così che la fecondazione in un ambiente di questo tipo determinava la nascita di un maschio. Tale assunto non si basava su alcun fatto concreto e, quando fu sottoposto a vaglio sperimentale, non si dimostrò attendibile. Allo stesso modo, l'inattivazione immunologica selettiva degli spermatozoi che portano il cromosoma X o quello Y non si è ancora dimostrata un valido metodo per la determinazione del sesso, anche se la base teorica su cui è fondato è accettabile.
Si è dimostrato che la struttura cromosomica può essere rilevata colorando la cromatina con derivati dall'acridina (v. Casperson, 1970). Il preparato antimalarico dicloridrato di chinacrina provoca la fluorescenza del cromosoma Y quando viene osservato mediante un microscopio con una sorgente luminosa a vapori di mercurio. È possibile, ad esempio, studiare un campione di sperma umano colorando gli spermatozoi e stabilire quali di questi portino il cromosoma X e quali quello Y. Tale tecnica dovrebbe stimolare le ricerche sulla separazione degli androspermi dai ginospermi; prima che questo metodo fosse disponibile, per separare con qualche successo i cromosomi X da quelli Y in un campione sottoposto a prova era necessario ricorrere alla fecondazione artificiale per determinare il rapporto tra i sessi della progenie. Ciò richiedeva, quindi, un elevato numero di inseminazioni, al di là dello scopo e della possibilità sperimentale, prima di poter giudicare se era stato ottenuto un qualche successo seppur minimo nell'alterazione del rapporto tra cromosomi X e Y di un campione di sperma. Così, a meno di non aver la fortuna di un notevole successo al primo tentativo di separazione, il ricercatore non poteva sapere neanche se il lavoro procedeva nella direzione giusta. Attualmente, con l'applicazione della tecnica di fluorescenza alla chinacrina, il rapporto tra spermatozoi con cromosoma X e spermatozoi con cromosoma Y in campioni di sperma può essere stabilito all'esame visivo.
Il meccanismo biochimico o cellulare mediante il quale è espressa la costituzione genetica del sesso non è stato ancora chiarito. Secondo una delle teorie il sesso è determinato geneticamente in base a un bilancio quantitativo tra fattori che determinano la mascolinità e fattori che determinano la femminilità. Sebbene i cromosomi sessuali siano il principale veicolo dei geni che determinano il sesso, in alcuni animali anche fattori autosomici possono contribuire al bilancio quantitativo che stabilisce il sesso (v. Goldschmidt, 1955). Il sistema del ‛bilancio' opera in maniera tale che una dose doppia di determinanti femminili sul cromosoma X (XX) ha la meglio sui determinanti maschili presenti al di fuori della X, ma una singola dose (XY) non è sufficiente a far predominare i fattori femminili. La teoria del bilancio quantitativo per la determinazione del sesso mette in evidenza che i determinanti sessuali maschili e femminili sono presenti in entrambi i sessi e spiegano il fatto che in ogni sesso è presente la potenzialità dell'altro. Secondo una variante di tale teoria quantitativa il gene maschio-determinante è presente nel cromosoma Y in più copie, e in tal modo si spiega perché la presenza di un cromosoma Y abbia una così forte influenza maschio-determinante. Vi sono alcune interessanti variazioni del meccanismo genetico che implicano cromosomi sessuali distinti. In alcune specie il cromosoma Y è attaccato a uno degli autosomi; tale meccanismo è presente nella mangusta. In alcuni marsupiali e pipistrelli, invece, è il cromosoma X a essere legato a uno degli autosomi.
Nell'uomo il cromosoma X porta molti geni che controllano altri caratteri oltre alla sessualità. Esso, per esempio, è il locus genico che determina il tipo di gruppo sanguigno, il daltonismo e alcuni errori congeniti del metabolismo. È molto raro, invece, che nel cromosoma Y sia presente un gene che controlla fattori diversi dalla determinazione del sesso. In questo caso si parla di geni legati al sesso (sex linked). Un gene legato al sesso è localizzato sul cromosoma X o su quello Y (quasi sempre sull'X). Poiché il cromosoma X, a differenza di quello Y, porta molti geni legati al sesso, è evidente che nelle femmine XX tali geni saranno presenti in dose doppia, mentre nei maschi XY ne sarà presente una sola dose. Nelle femmine dei Mammiferi sembra si sia evoluto un meccanismo di compensazione del dosaggio. Secondo un'ipotesi proposta per la prima volta da M. F. Lyons (v., 1970), a uno stadio molto precoce dello sviluppo embrionale uno dei cromosomi X di ogni cellula del corpo diviene inattivo; di conseguenza tutta la progenie di quella cellula rifletterà questa inattivazione di un cromosoma X, che viene detto cromosoma X eterocromatico. Sembra che il processo di inattivazione avvenga in maniera completamente casuale, sebbene in base ad alcuni dati pare che, se c'è un cromosoma X in qualche modo difettoso, è proprio questo a essere inattivato. Una conseguenza di tale inattivazione casuale è che gemelle identiche (gemelle monozigotiche, cioè derivate da un singolo uovo fecondato) tendono a essere meno uguali nell'aspetto e in altre caratteristiche che non due gemelli monozigotici maschi.
I primi indizi del processo di inattivazione del cromosoma X furono rilevati nel 1949 da M. L. Barr, che tuttavia non correlò subito le sue scoperte morfologiche alla teoria dell'azione del cromosoma X Barr notò che nei nuclei delle cellule di gatta era presente una piccola, densa massa di eterocromatina (v. Barr e Bertram, 1949). La presenza o l'assenza di questo corpuscolo, che è diventato noto col nome di ‛corpo di Barr', poteva essere usata per differenziare al microscopio cellule provenienti da animali di sesso femminile o maschile. Da allora è stato individuato in un gran numero di specie. Nei nuclei dei leucociti polimorfonucleati si presenta come una protuberanza a forma di bastoncino (drumstick) attaccata alla massa principale di cromatina. Grazie a questa scoperta, divenne possibile determinare il sesso di un feto studiando i nuclei delle cellule presenti nel liquido amniotico ottenuto mediante amniocentesi. Questo procedimento è di notevole importanza per la diagnosi di anomalie che riguardano i cromosomi sessuali e che sono alla base di alcune forme di intersessualità negli esseri umani. Ogni massa di cromatina sessuale eteropicnotica è indice dell'inattività di un cromosoma X. Quindi, se nelle cellule di un maschio si trova cromatina sessuale, si deve concludere che esse presentano, oltre a un cromosoma Y, un cromosoma X in più, inattivo (extra X). Questa costituzione sessuale, XXY, è caratteristica di una forma di intersessualità maschile nota come sindrome di Klinefelter. Al contrario, se le cellule di una femmina sono prive del cromosoma X inattivo (cromatina sessuale negativa) si potrà dire che la costituzione genetica è del tipo XO. Questa costituzione è caratteristica della sindrome di Turner, una forma di agenesia gonadica (ovarica).
3. Differenziazione sessuale primaria
Le ghiandole sessuali hanno la doppia funzione di produrre gameti e di secernere ormoni. Sia nel maschio che nella femmina si originano come blastemi simili e non differenziati, costituiti da una regione corticale e da una midollare. La corticale induce la differenziazione in senso femminile, la midollare quella in senso maschile (v. Witschi, 1956). Nel caso di sviluppo in senso maschile prevarrà la midollare embrionale, che andrà a formare la maggior parte del testicolo; la corticale, invece, regredirà. Lo sviluppo in senso femminile è caratterizzato dalla predominanza della corticale, che darà luogo a un ovario. Normalmente lo schema della differenziazione per formare testicoli od ovari è stabilito dal sesso genetico determinato alla fecondazione. Nondimeno, questo processo può essere influenzato da fattori non genetici. È stato dimostrato che tra gli Anfibi, gli Uccelli o i Mammiferi i testicoli possono benissimo svilupparsi, in individui che sono geneticamente femmine, se si fa uso di ormoni o di influenze fisiche adatte quando la gonade embrionale è ancora in uno stato indifferenziato. Si può, viceversa, indurre un individuo geneticamente maschio a produrre un ovario. I fattori che determinano la differenziazione alternativa in testicolo od ovario possono essere distinti in tre gruppi: genetici, ambientali, o agenti interni localizzati.
Negli Anfibi, condizioni ambientali come una temperatura troppo alta o una fecondazione ritardata possono invertire parzialmente o completamente la determinazione del sesso genetico. In natura un esempio dell'importanza delle condizioni ambientali durante la differenziazione delle gonadi è fornito dal caso dell'anguilla. Il rapporto tra i sessi nelle popolazioni di anguille differisce grandemente nelle diverse località geografiche, nonostante che il meccanismo genetico per la determinazione del sesso dovrebbe produrre un rapporto 50:50. Fra alcune anguille europee le femmine sono prevalenti nei tratti di fiume più alti, mentre negli estuari e lungo le coste marine sono più frequenti i maschi. Inoltre, ai confini delle aree di distribuzione geografica di una specie tendono a essere predominanti le femmine. I dati raccolti e le prove sperimentali suggeriscono che alcune condizioni ambientali, come la temperatura e l'affollamento, possono annientare la determinazione genetica del sesso ed esercitare un'influenza primaria sulla sua determinazione. L'influenza esercitata da fattori esterni non fa cambiare la costituzione genetica, ma contrasta l'azione dei sistemi che operano nella differenziazione della gonade e che attivano la midollare o la corticale.
L'influenza dei fattori ambientali esterni sulla determinazione del sesso è stata riscontrata in molte specie di Invertebrati. In Bonellia, un verme sessile, i maschi sono piccoli e vanno incontro al differenziamento sessuale mentre sono attaccati parassiticamente alle femmine, che sono più grandi. La maggior parte delle larve che nuotano liberamente nell'acqua si differenzia in maschi quando si poggia sulla proboscide della femmina, mentre quelle che si fissano al fondo si trasformano in femmine. Estratti di proboscide, aggiunti all'acqua in cui si trovano le larve indifferenziate, sono efficaci nel promuovere la differenziazione in maschi. In un anellide, Ophryotrocha, tutti gli individui giovani sono funzionalmente maschi, ma diventano femmine in condizioni ambientali favorevoli. Condizioni non favorevoli, come la carenza di ossigeno o l'accumulo di rifiuti dovuto al sovraffollamento, fanno sì che la femmina diventi nuovamente maschio. Tali esempi sono utili per dimostrare che molti invertebrati presentano un meccanismo genetico talmente labile che alterazioni naturali o sperimentali dell'ambiente possono essere sufficienti a produrre una inversione sessuale.
Il ruolo dei fattori interni locali nel differenziamento sessuale diventa evidente mediante un'analisi delle inversioni sessuali sperimentali o naturali nei Vertebrati. La descrizione fatta da Lillie (v., 1916) dei gemelli di bovini di sesso diverso illustra tale concetto. Quando le membrane fetali di embrioni di vitello maschio e femmina si uniscono nell'utero così che si sviluppa una circolazione sanguigna comune, l'embrione femminile viene modificato in senso maschile, dando origine a una vitella sterile (freemartin). La trasformazione è così completa che la femmina sviluppa un testicolo sterile anzichè un ovario. Un'inversione sessuale completa, al punto da trasformare individui geneticamente maschi o femmine in individui di sesso opposto riproduttivamente funzionali, è stata ottenuta sperimentalmente mediante somministrazione di sostanze ormonali prima della differenziazione embrionale delle gonadi. Un esempio è rappresentato dall'inversione sessuale di Xenopus, il rospo sudafricano. Se si allevano giovani girini in un acquario contenente piccole quantità di estrogeni non si manifesterà l'atteso rapporto tra i sessi di 50: 50; tutte le larve si trasformeranno invece in femmine con ovario. Che questi maschi genetici possano riprodursi funzionalmente come femmine, pur non presentando un'alterazione della costituzione genetica originaria, può essere dimostrato mediante incroci sperimentali tra questi maschi di sesso trasformato e maschi normali. Poiché in questa specie il maschio è omogametico (ZZ), il 100% dei nati da tale incrocio saranno maschi. Mediante tale sistema è stato possibile ottenere la completa inversione sessuale di molte specie di Anfibi. La inversione della funzione sessuale può essere ottenuta anche negli Uccelli; ed è del tutto lecito supporre che tale evento possa verificarsi altresì nei Mammiferi, anche se non è stato ottenuto sperimentalmente nè è stato trovato in natura.
È stata proposta di recente un'interpretazione più specifica per l'espressione biochimica dell'azione genetica che porta alla differenziazione gonadica (v. Ohno e altri, 1979). Ohno ha proposto che il cosiddetto antigene H-Y, correlato con la istocompatibilità (v. trapianti) e determinato da un locus del cromosoma Y, svolga un importante ruolo nella differenziazione del testicolo. L'ipotesi suggerisce che l'antigene H-Y possa essere il prodotto di geni che inducono lo sviluppo del testicolo nei Mammiferi e che la gonade primordiale di un mammifero si differenzi in testicolo in presenza di questo antigene e in ovario in sua assenza. L'ipotesi è basata su un gran numero di prove, anche se indiziarie. Secondo gli studiosi che si occupano dell'argomento, l'architettura testicolare della gonade è invariabilmente associata alla presenza dell'antigene H-Y, qualunque sia il sesso genetico o il sesso fenotipico: l'antigene H-Y è infatti presente in maschi XX o veri ermafroditi XX e anche in femmine XY con sindrome di femminilizzazione testicolare. Questi sono tutti esempi di individui dotati di testicoli, a prescindere dal genotipo o dal fenotipo sessuale secondario. Un esempio di maschio genetico senza testicolo è la femmina fertile XY del lemming Myopus schisticolor: questi animali sono privi dell'antigene H-Y. Il supporto sperimentale alla teoria è fornito dal fatto che antigeni H-Y esogeni inducono la formazione del testicolo quando vengono aggiunti in vitro a gonadi XX di feto di vitello. I dati suggeriscono che possa esistere una famiglia di determinanti per il testicolo H-Y localizzata vicino alla porzione centrale del cromosoma Y umano. Si è dedotto che la produzione dell'antigene H-Y da parte dei geni strutturali del cromosoma Y sia regolata da geni del cromosoma X. Un'altra ipotesi propone che i geni del cromosoma X siano strutturali e quelli del cromosoma Y regolatori. L'antigene H-Y è probabilmente rilasciato durante l'embriogenesi analogamente a un ormone e si lega ai recettori specifici della gonade che sono presenti in entrambi i sessi. La teoria suggerirebbe quindi che l'antigene H-Y svolga un ruolo attivo nell'indurre la trasformazione della gonade primordiale in testicolo. Per riassumere la sua ipotesi Ohno scrive: ‟La gonade embrionale indifferenziata dei Mammiferi possiede l'intrinseca tendenza a evolvere in ovario. È probabile che il significato preciso di questa affermazione generale sia nell'espressione bisessuale della membrana plasmatica dei componenti che organizzano l'ovario e dei loro specifici recettori di membrana. L'organogenesi del testicolo, che normalmente, ma non sempre, dipende dalla presenza del cromosoma Y, è dovuta all'attività di due componenti della membrana plasmatica: l'antigene H-Y specifico del maschio ma ubiquitario e i suoi recettori specifici presenti solo sulle cellule gonadiche ma di entrambi i sessi. Di questi quattro componenti dell'organogenesi gonadica dei Mammiferi, solo l'espressione dell'antigene H-Y è limitata al sesso maschile eterogametico. Di conseguenza, questo componente della membrana plasmatica, che si è sempre conservato inalterato nel corso dell'evoluzione, emerge come il principale regolatore del meccanismo primario (gonadico) di determinazione del sesso nei Mammiferi. Il fatto che sia ubiquitario e che nel maschio sia espresso costitutivamente riflette il suo ruolo regolatore dominante, poiché un dominante, per definizione, non è soggetto a subordinazione genetica".
Molte delle prove secondo le quali esiste un rapporto causale tra antigene H-Y e differenziazione del testicolo sono prove indiziarie, basate sulla relazione tra morfologia della gonade e presenza dell'antigene H-Y negli individui normali e intersessuali, ma sono venute in luce anche alcune prove sperimentali a sostegno di tale teoria. È stato affermato che anticorpi contro l'antigene H-Y aggiunti a colture di cellule dissociate di testicolo di ratti neonati ne impediscono la riaggregazione in tubuli seminiferi e promuovono una nuova organizzazione simile a quella dei follicoli ovarici. Inoltre, se un antisiero specifico contro l'antigene H-Y viene usato per bloccare i siti antigenici H-Y in sospensioni di cellule testicolari di topi neonati, queste cellule dissociate si riaggregano in ammassi simili a follicoli ovarici. Questi esperimenti, comunque, sono basati su risultati morfologici che possono essere ambigui. Esistono alcuni risultati sperimentali contrari all'ipotesi che considera l'antigene H-Y come un ormone sistemicamente attivo sulla gonade, che induce l'inversione del sesso. In un esperimento, alcuni ovari fetali di criceto furono fatti crescere in coltura di organo a contatto con testicoli fetali di animali della stessa età: il normale sviluppo dell'ovario non ne risultò influenzato.
Il preciso ruolo dell'antigene H-Y nella differenziazione gonadica, se esiste, non è ancora stato stabilito con esattezza. Il chiarimento dipenderà da ulteriori prove sperimentali, come, ad esempio, da un'analisi della presenza di H-Y nel caso di inversioni sessuali, sia normali sia sperimentali, in specie, come quelle menzionate precedentemente, in cui la bipotenzialità della gonade embrionale consente ai fattori ambientali di influenzare la direzione della differenziazione.
4. Differenziazione sessuale secondaria
La differenziazione delle strutture sessuali accessorie segue la differenziazione primaria delle gonadi; quasi senza eccezione, nella classe dei Vertebrati questi organi non sono sotto diretto controllo genetico ma subiscono l'influenza delle secrezioni delle gonadi neoformate. Nell'embrione, durante lo stadio indifferenziato, l'ovidutto (dotto di Müller) e il dotto mesonefrico (di Wolff) sono presenti in entrambi i sessi. L'ovidutto costituisce l'abbozzo che darà luogo alle tube di Falloppio, all'utero e alla parte superiore della vagina. Il dotto mesonefrico dà origine all'epididimo, ai vasi deferenti e alle vescicole seminali. Nel maschio l'ovidutto degenera, durante il processo della differenziazione sessuale secondaria, mentre nella femmina a regredire è il dotto mesonefrico. I genitali esterni di entrambi i sessi si sviluppano da abbozzi bipotenziali: il seno urogenitale e il tubercolo genitale, che hanno la capacità di svilupparsi in senso maschile o femminile. Ogni embrione possiede quindi potenzialmente la capacità di sviluppare genitali interni ed esterni di entrambi i sessi. Esperimenti condotti mediante l'impiego di tecniche di castrazione fetale hanno chiarito l'influenza della gonade fetale sul differenziamento degli organi sessuali accessori (v. Jost, 1970). In assenza di gonadi, i feti di Mammifero sviluppano strutture accessorie femminili, indipendentemente dal fatto che gli individui castrati siano geneticamente maschi o femmine. Se maschi genetici sono privati delle loro gonadi fetali dopo che è iniziata la mascolinizzazione della parte superiore del dotto del sistema genitale, solo la parte inferiore e i genitali esterni saranno di tipo femminile. In questo modo è possibile ottenere sperimentalmente pseudoermafroditi che possiedono strutture genitali sia femminili sia maschili. Mediante castrazione unilaterale è possibile dimostrare che la capacità morfogenetica del testicolo fetale di Mammifero agisce localmente sopprimendo l'ovidutto e attivando il mesonefro. La rimozione di un singolo testicolo fetale dà luogo alla comparsa di dotti femminili dal lato operato, mentre, nella parte integra, continua lo sviluppo maschile.
Questi esperimenti di Jost su feti di coniglio hanno contribuito notevolmente alla comprensione dello pseudoermafroditismo e dell'intersessualità umana. Esperimenti analoghi sugli Uccelli hanno messo in luce un fatto interessante e cioè che in questo gruppo di Vertebrati è l'ovario che deve essere presente per sopprimere la tendenza a una differenziazione in senso maschile (v. Wolff, 1953). I principi inerenti al ruolo induttivo della gonade nel differenziamento degli organi sessuali accessori sono gli stessi. Il motivo per cui la rimozione della gonade determina la mascolinizzazione in un gruppo di Vertebrati e in un altro la femminilizzazione è, senza dubbio, una questione problematica. Con ogni probabilità, la spiegazione è legata al fatto che nei Mammiferi sono omogametiche le femmine, mentre negli Uccelli lo sono i maschi. Non sappiamo però come questo fattore genetico agisca nella differenziazione secondaria.
5. Controllo dei caratteri sessuali secondari nell'adulto
La stabilità e il mantenimento dei caratteri sessuali secondari, sia morfologici sia comportamentali, implica abitualmente il coordinamento delle interazioni ormonali. Alcuni dimorfismi sessuali, in particolare tra gli Uccelli, non sono controllati da fattori ormonali, ma sono direttamente determinati dalla costituzione genetica. Questo è il caso delle normali differenze nel piumaggio che si riscontrano tra i sessi di molte specie aviarie. Nel passero inglese non si osserva alcun rilevante mutamento nel dimorfismo del piumaggio né asportando le gonadi nè iniettando ormoni. Un caso intermedio è rappresentato dal fagiano, nel quale il pieno sviluppo del piumaggio caratteristico del sesso dipende dall'azione simultanea di fattori genetici e ormonali.
Nonostante questi esempi di controllo genetico diretto, riscontrati principalmente tra gli Uccelli, la grande maggioranza delle espressioni comportamentali e morfologiche della sessualità sono determinate e controllate da meccanismi ormonali (v. Young, 1961). I caratteri sessuali controllati dagli ormoni vanno dagli elaborati riti di corteggiamento delle salamandre a quei maestosi ornamenti che sono le corna del cervo o la criniera del leone. Quasi tutte queste caratteristiche specifiche del sesso sono sotto l'influenza degli ormoni steroidi, prodotti dalle ghiandole sessuali. Sono stati tuttavia descritti casi eccezionali in cui gli ormoni proteici della ghiandola pituitaria esercitano una diretta influenza sui caratteri sessuali secondari. In molti generi di fringuello africano il maschio, all'inizio della stagione degli amori, assume un brillante piumaggio nuziale che conserva per 2 o 3 mesi; in seguito, dopo la muta, assume un piumaggio simile a quello della femmina, caratteristica che nelle femmine è costante. Questo cambiamento di piumaggio coincide con il passaggio ciclico delle gonadi dallo stato di quiescenza a quello di fertilità. I maschi castrati continuano, comunque, a sviluppare ritmicamente il piumaggio colorato. Questo fatto indica che la pigmentazione delle penne, durante la fase maschile del ciclo del piumaggio, non è controllata dalle gonadi; è stato infatti dimostrato che è un ormone luteinizzante a controllare direttamente questo carattere sessuale secondario. Questo è un caso isolato, forse una transizione evolutiva, perché quasi sempre gli ormoni dell'ipofisi esercitano la loro azione su ghiandole endocrine ed è il secreto di queste ghiandole-bersaglio a influenzare, in generale, le altre caratteristiche dell'organismo (v. ormoni nei vertebrati).
Man mano che un vertebrato si avvicina allo stadio della maturità sessuale, il contrasto tra maschi e femmine diventa sempre più evidente. I maschi di Lebistes reticulatus sviluppano un gonopodio; sulle dita dei maschi delle rane compaiono cuscinetti di grasso; nel maschio della tartaruga Pseudemys elegans iniziano ad allungarsi i tre artigli intermedi degli arti anteriori che saranno usati durante il corteggiamento per stimolare la femmina. Nei più diversi vertebrati, come nella rana leopardo (Rana pipiens), nella raganella, nel gallo delle praterie, nell'anatra domestica o nel visone maschio, divengono evidenti cambiamenti vocali non dissimili da quelli dei ragazzi all'approssimarsi della pubertà. Con la comparsa della funzione gonadica nel maschio del cervo - della Virginia cominciano a comparire le corna. Al momento in cui queste appendici saranno necessarie per il combattimento durante il corteggiamento, avranno eliminato la pelle che le riveste e si saranno indurite in conseguenza dello stimolo ormonale del testicolo. La zanna del verro, le corna del toro, le ghiandole odorifere del caprone, le corna del montone, la cresta e gli speroni del gallo domestico sono tutti caratteri sessuali secondari ben conosciuti che dipendono dall'azione degli ormoni testicolari. Anche nelle femmine lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari dipende dagli stimoli degli ormoni secreti dalle gonadi. Gli ovidutti filiformi della rana femmina si ingrandiscono fino a occupare la maggior parte della cavità addominale non appena si avvicina la prima stagione degli amori. Il dispettoso risentimento della femmina dell'opossum nei confronti degli ‛approcci' tentati dal maschio viene sostituito da una docile accettazione al momento in cui l'ovario diviene funzionante. Le femmine di Xenopus, indistinguibili dal maschio nella prima giovinezza, rispondono alla produzione di ormoni ovarici con una crescita tipicamente femminile, così come il risveglio dell'ovario stimola nelle ragazze durante la pubertà lo sviluppo delle forme femminili.
6. Cicli sessuali: influenze neurologiche sulla sessualità
In molti vertebrati la maggior parte delle caratteristiche specifiche del sesso compaiono e regrediscono stagionalmente nel periodo degli amori, mentre in altri, inclusi tutti i primati studiati, la maggior parte delle caratteristiche sessuali viene mantenuta dalla pubertà fino al sopraggiungere della senilità gonadica. Queste differenze dipendono dagli eventi che regolano la funzione delle gonadi. Tutti i vertebrati inferiori, la maggior parte degli uccelli e alcune specie di mammiferi selvatici hanno una stagione annuale per gli incroci, alla fine della quale ovari e testicoli regrediscono. Di conseguenza, i caratteri sessuali secondari dipendenti dagli ormoni divengono quiescenti, pronti a ricomparire alla primavera successiva. Il coniglio Sylvilagus sp. è un rappresentante caratteristico di questa categoria: a ogni autunno i testicoli ritornano a una completa condizione di immaturità, a metà inverno cominciano la loro crescita e all'inizio della primavera le gonadi raggiungono un peso pari a 50-100 volte quello della fase inattiva. Allo stesso modo, sia strutture sessuali, come le vescicole seminali e la prostata, sia gli schemi di comportamento sessuale regrediscono e ricompaiono ogni anno sotto l'influenza dell'abbassarsi e del rialzarsi dei livelli degli ormoni testicolari. Gli animali con estro annuale presentano anche un periodo di quiescenza dell'ovario. L'ovario dello storno aumenta di peso una trentina di volte dall'inizio dell'inverno alla primavera. Gli ormoni ovarici non sono prodotti durante la fase inattiva, ma ricompaiono gradualmente ogni anno non appena inizia la crescita dell'ovario. Di conseguenza lo sviluppo dell'ovidutto e altri fattori necessari per una buona funzione riproduttiva sono stimolati dall'ormone appropriato in tempo per la stagione degli amori.
Il carattere ritmico della funzione gonadica in entrambi i sessi degli animali con estro stagionale è il risultato di ondate concomitanti di ormoni che stimolano le gonadi (gonadotropine), prodotti dalla preipofisi. Nel coniglio maschio Sylvilagus il contenuto di gonadotropine dell'ipofisi aumenta del 600% dalla fase inattiva all'inizio del periodo riproduttivo. In molte specie è stato provato che i cambiamenti stagionali della durata del giorno hanno un importante ruolo nel controllo dei picchi di produzione delle gonadotropine: ad esempio, la trota di ruscello, che abitualmente depone le uova in dicembre, si riprodurrà in agosto se il ritmo luce-buio è opportunamente alterato. Analogamente, nella femmina del passero si può stimolare lo sviluppo dell'ovario, che è dovuto al risveglio della produzione di gonadotropine, anche in inverno purché si aumenti il periodo di luce. La luce non è l'unica causa che induce l'attività ciclica dell'ipofisi, ma gli altri fattori non sono stati ancora completamente chiariti. È chiaro però che essi esercitano la loro influenza sull'ipofisi attraverso il sistema nervoso: l'ipotalamo o i centri superiori del cervello. Pertanto il controllo della produzione e della liberazione di gonadotropine è un esempio di meccanismo neuroendocrino che connette i due più importanti sistemi di coordinazione dell'organismo. È evidente che le differenze nel ciclo sessuale delle femmine dei Mammiferi riflettono semplicemente diversi gradi di spontaneità nella funzione delle vie neuroendocrine che controllano la produzione e la liberazione di ormoni gonadotropi. Gli animali monoestrali, a estro stagionale come il coniglio Sylvilagus o il furetto, vengono stimolati dalla luce primaverile a elaborare gli ormoni gonadotropi che consentono lo sviluppo del follicolo ovarico e inducono l'ovario a produrre estrogeni. L'ovario può rimanere in questa condizione per tutta la durata del periodo riproduttivo. Nessun altro evento indotto dalle gonadotropine avviene spontaneamente. Quando lo stimolo neurale, innescato dall'accoppiamento, raggiunge l'ipofisi, vengono liberate le gonadotropine necessarie per l'ovulazione e l'ovario risponde a tale stimolo ormonale rilasciando le uova dai follicoli maturi e commutando la sua produzione di ormoni da quelli di tipo preparatorio della sessualità (estrogeni) a quelli di tipo preparatorio per la gravidanza (principalmente progesterone). Lo stimolo che deriva dall'accoppiamento attiva anche il rilascio dell'ormone gonadotropo necessario a che l'ovario continui a produrre progesterone. Questa sequenza rappresenta lo schema di base caratteristico della produzione di gonadotropine necessarie per la completa manifestazione della sessualità controllata dalla gonade in tutte le femmine dei Mammiferi. I meccanismi neuroendocrini degli animali poliestrali, come il ratto e il topo, provocano sia il rilascio delle gonadotropine follicolo-stimolanti sia quello delle gonadotropine che inducono l'ovulazione secondo una sequenza ripetitiva. In questo modo l'ovulazione spontanea diviene un evento regolare nel ciclo riproduttivo di questi animali, per i quali - è il caso, per esempio, del coniglio - l'attivazione di quei meccanismi neurali che controllano il rilascio delle gonadotropine, in modo che l'ovario continui a produrre progesterone, dipende dallo stimolo dell'accoppiamento. Nel caso dei riproduttori progestazionali (mucche e cavie) e dei riproduttori mestruali (uomo e altri primati), invece, anche quest'ultimo evento è un avvenimento spontaneo del ciclo riproduttivo e spiega la lunga fase postovulatoria del loro ciclo.
Il controllo neurale della liberazione delle gonadotropine può essere considerato l'evento chiave attraverso cui la ‛mascolinità' e la ‛femminilità' diventano contrapposte nell'attività degli ormoni sessuali degli individui di molte specie. Eccettuato il caso degli animali con estro stagionale, il maschio tende a rilasciare la quantità di gonadotropine necessaria per la completa funzione gonadica - sia ormonale che gametica - in maniera non ciclica (sebbene possa essere messo in evidenza un ciclo giornaliero); tale tendenza è riscontrabile anche negli animali con estro stagionale durante l'annuale periodo riproduttivo. Le femmine di ogni specie, invece, presentano un'attività gonadotropinica ciclica che controlla le note variazioni temporali della funzione ovarica e quasi tutti i caratteri sessuali secondari, inclusa la recettività sessuale. In molti ungulati esiste un parallelismo fra la durata dell'estro e la relativa preponderanza dell'ormone follicolo-stimolante nell'ipofisi, che in genere favorisce un utile sincronismo fra il periodo della massima recettività sessuale e la liberazione spontanea delle gonadotropine che inducono l'ovulazione.
La differenziazione sessuale a livello cerebrale è stata studiata piuttosto approfonditamente. A seconda della specie, tale differenziazione può avvenire nella vita fetale o neonatale, apparentemente sotto l'influenza del testosterone. Il testosterone può comunque essere convertito in estrogeno nel cervello, e secondo alcuni dati pare che possa essere proprio l'estrogeno la forma di androgeno biologicamente attiva a livello del sistema nervoso centrale. La differenziazione sessuale del cervello ha profonde conseguenze anatomiche, fisiologiche e comportamentali. È possibile, ad esempio, riscontrare grossolane differenze morfologiche, istologiche e ultrastrutturali tra i cervelli di animali adulti maschi e femmine.
In molte specie sono state riscontrate nette differenze fisiologiche tra maschi e femmine nella risposta ipotalamica o ipofisaria all'iniezione di estrogeni. Le femmine presentano una scarica a feedback positivo dell'ormone luteinizzante, assente nel maschio integro. Questo è stato dimostrato per gli esseri umani, per la scimmia Rhesus e per la pecora. Vi sono anche notevoli differenze comportamentali tra maschi e femmine nella risposta a un dato ormone sessuale (v. Short, 1979).
7. Riproduzione sessuale
Il processo riproduttivo sessuale, come illustrato dagli eventi della riproduzione umana, può essere considerato come un'intricata serie di fenomeni che devono necessariamente progredire in una determinata sequenza, dato che una qualsiasi interruzione può bloccare l'intero processo (v. Segal, 1974). Il ruolo del maschio, almeno per quanto riguarda il suo contributo biologico, termina con la fecondazione. La femmina, invece, continua il complicato processo, ospitando l'uovo appena fecondato in una particolare matrice nutritiva e protettiva, controllata da vari ormoni.
Ogni mese, dal momento in cui raggiunge la maturità sessuale, la femmina si prepara a una possibile gravidanza. Viene prodotto un uovo, la cervice uterina diviene recettiva al passaggio degli spermatozoi, le capacità muscolari e secretorie dell'utero e delle tube di Falloppio diventano adatte al trasporto degli spermatozoi e dell'uovo e il rivestimento endometriale dell'utero si prepara a ospitare l'uovo fecondato. Tutti questi eventi si verificano grazie a due sequenze, distinte ma correlate, di avvenimenti: il ciclo ovulatorio e quello uterino o mestruale.
L'evento chiave è lo sviluppo mensile dell'uovo. Fino dalla sesta settimana di vita embrionale, circa 2.000 oogoni ameboidi, o cellule germinative, migrano nell'ovario umano da una regione specializzata del sacco vitellino. Nel corso dello sviluppo embrionale e fetale il loro numero, grazie alla divisione cellulare, aumenta enormemente. Alla nascita, gli ovari di una neonata contengono circa 500.000 follicoli primari: singoli oociti, precursori dell'uovo, circondati da cellule follicolari; la maggior parte dei follicoli è, comunque, destinata a degenerare spontaneamente in un processo che continua durante l'infanzia, l'adolescenza e tutto il periodo della fecondità. Solo occasionalmente un uovo maturerà e avrà la possibilità di partecipare alla fecondazione - forse meno di 400 nell'intera vita riproduttiva di una donna.
Fra le migliaia di follicoli primari, pochissimi cominciano a svilupparsi non appena l'ipofisi aumenta la produzione di ormone follicolo-stimolante (FSH) facendone innalzare il livello in circolo; ciò si verifica ogni mese, pochi giorni prima del periodo mestruale. Dopo circa dieci giorni un solo follicolo, di solito, continua a progredire e diviene completamente maturo e pronto a liberare il suo uovo. A metà del ciclo, verso il 14° giorno, vi è un brusco aumento nella produzione, da parte dell'ipofisi, di ormone luteinizzante (LH), che provoca l'ovulazione; l'oocita viene allora espulso attraverso il punto di rottura dando luogo a una cascata di cellule follicolari e di liquido. L'uovo rilasciato viene portato via dalla superficie dell'ovario dall'estremità aperta e ondulante della tuba di Falloppio. A questo punto l'uovo ha ancora 46 cromosomi, il normale assetto umano; il processo di divisione riduzionale, detto meiosi (v. genetica: Citogenetica), mediante cui l'assetto viene ridotto a 23 cromosomi, per potersi unire con i 23 dello spermatozoo al momento della fecondazione, inizia durante la vita fetale ma resta sospeso per molti anni. Il modo in cui si riesca a mantenere questa sospensione dello sviluppo resta un enigma. All'ovulazione il processo viene ripreso con l'eliminazione del primo corpuscolo polare che porta 23 cromosomi. I rimanenti 23 si replicano ancora una volta e solo dopo che lo spermatozoo è venuto in contatto con la superficie dell'uovo viene espulso un secondo corpuscolo polare, riducendo di nuovo il materiale genetico a metà, in modo che l'unione dell'uovo con lo spermio produrrà il normale corredo di materiale ereditario (v. figura).
La fecondazione, che un tempo era considerata una semplice questione di interazione tra uova e spermi, implica in realtà un'intricata serie di passi che iniziano quando lo spermatozoo giunge in contatto con la zona pellucida, un rivestimento viscoso che circonda l'uovo. Mediante un'azione enzimatica lo spermio attraversa la zona ed entra in contatto con la superficie dell'uovo, innescando una serie di risposte funzionali e strutturali: evento chiave è il blocco immediato dell'entrata di altri spermatozoi. Infatti, senza lo sviluppo evolutivo di un mezzo per prevenire la polispermia (entrata di più spermi) la riproduzione sessuale non sarebbe un mezzo efficace per il mantenimento della specie, dal momento che la polispermia e quasi sempre incompatibile con la vita. La barriera contro la polispermia comporta cambiamenti nella zona pellucida, che la rendono impenetrabile, e alterazioni della superficie dell'uovo che impediscono l'attacco di altri spermatozoi; la precisa natura di questo blocco resta tuttavia sconosciuta. Lo spermatozoo che feconda l'uovo raggiunge il citoplasma dalla membrana esterna dell'uovo attraverso fasi successive, durante le quali stimola l'uovo stesso a completare la sua seconda divisione riduttiva e ne orienta l'asse del futuro sviluppo. Anche a questo punto non è ancora del tutto evidente che la fecondazione è avvenuta. Per circa 12 ore sono visibili all'interno del citoplasma le formazioni dei due pronuclei dell'uovo e dello spermatozoo. I pronuclei, che sono degli organelli a struttura complessa, si avvicinano gradualmente. Quindi, in seguito a ulteriori cambiamenti strutturali, i contributi dell'eredità materna e paterna si fondono e, con tale evento, inizia la prima divisione cellulare dello zigote. Dopo 36 ore la singola cellula si è duplicata. Dopo 2 giorni l'uovo può essersi diviso ancora 2 volte in modo da formare una microscopica pallina di otto cellule. È in questa condizione che l'uovo completa il suo passaggio attraverso la tuba di Falloppio ed entra nell'utero.
Quattro giorni dopo la fecondazione l'uovo è un ammasso di 32-64 cellule che stanno cominciando a dividersi più rapidamente. Questo stadio corrisponde circa al 19°-20° giorno del ciclo mestruale. L'ammasso di cellule rimane libero per uno o due giorni e assume la forma di un anello a castone: una massa interna di cellule attorniata da una singola fila di cellule trofoblastiche o nutritizie. Questo stadio pre-embrionale è chiamato blastocisti. In condizioni adatte, l'anello esterno di cellule si annida nell'endometrio e comincia a formare la placenta. La massa interna di cellule, dopo diversi giorni di divisioni cellulari e di riassestamenti interni, diviene un embrione umano.
Contemporaneamente, e in modo integrato, avviene una seconda serie di eventi tali da assicurare un alloggiamento che protegga e sostenga l'uovo all'interno dell'utero. In uno stadio precoce del ciclo mestruale di quattro settimane, prima dell'ovulazione, l'ovario secerne quantità sempre crescenti di steroidi estrogeni, principalmente estradiolo. Questi ormoni stimolano la proliferazione dell'endometrio, che diventa sempre più ricco di vasi sanguigni. Infine, l'aumentata produzione di estrogeno induce, grazie alla capacità dell'ipotalamo di riconoscere i livelli ematici di estrogeno, un picco a metà ciclo nei livelli di LH. L'ovulazione segue entro 24 ore e, all'incirca in tale periodo, nella produzione ovarica di steroidi si riscontra una prevalenza di progesterone anziché di estrogeno. Di conseguenza, le cellule endometriali diventano ancora più numerose e voluminose, le ghiandole endometriali crescono rapidamente in lunghezza e spessore e cominciano ad accumulare il secreto. Verso il 20° giorno del ciclo l'intera superficie endometriale diventa un nido vascolarizzato e spugnoso, pronto a ricevere, proteggere e nutrire un uovo fecondato in divisione, qualora ne arrivi uno proveniente dalle tube di Falloppio. La stessa tuba ha sviluppato delle ciglia e ha incrementato la produzione di liquidi ghiandolari atti a trasportare l'uovo verso l'utero.
Il rivestimento interno dell'utero è ora sotto la forte influenza del progesterone prodotto dal corpo luteo. Nei mesi senza fecondazione le cellule luteiniche cominciano a ridurre la loro produzione di progesterone circa 10 giorni dopo l'ovulazione; 4 o 5 giorni dopo, il livello è sufficientemente basso da provocare l'eliminazione dell'endometrio e la mestruazione. Se un uovo viene fecondato, la prima difficoltà che deve essere superata è la mestruazione. Perché la gravidanza possa proseguire deve esistere una fonte di progesterone che continui a sostenere l'endometrio; senza progesterone la blastocisti - o, più avanti, il nuovo embrione - sarà eliminata insieme all'endometrio e al sangue mestruale.
Il sincronismo della maturazione, della liberazione e della fecondazione dell'uovo, da una parte, e la preparazione dell'utero come ambiente idoneo all'annidamento, dall'altra, sono ottenuti grazie alla perfetta integrazione e correlazione funzionale degli ormoni coinvolti in ciascun processo.
Consideriamo le relazioni tra gli eventi ormonali in un ciclo non fecondo. Dopo l'ovulazione, verso la metà del ciclo, gli steroidi delle gonadi agiscono con un meccanismo a feedback sulla secrezione ipofisaria di FSH e di LH, e la progressiva diminuzione della concentrazione di gonadotropine ipofisarie nel sangue previene qualsiasi ovulazione supplementare che possa interferire con una possibile gravidanza. In assenza di gravidanza, invece, la diminuzione della concentrazione degli steroidi ematici nella tarda fase luteinica causa un aumento di FSH e di LH. In altre parole, una volta chiarito che il ciclo non è fecondo, vi è un immediato segnale al cervello affinché inizino gli eventi che preparano la liberazione dell'uovo nel mese successivo. Sopravviene la mestruazione, ma il nuovo ciclo è già cominciato, perché, in risposta all'aumento di FSH e di LH, progredisce la maturazione di un altro follicolo. Questo porta allo sviluppo dell'uovo e all'aumento della produzione gonadica di ormoni steroidi. Nella tarda fase follicolare, avvicinandosi il momento in cui la velocità di crescita del follicolo, e quindi la produzione di steroidi, è massima, le strade dell'FSH e dell'LH divergono. La produzione di FSH diminuisce, mentre quella di LH aumenta gradualmente fino a che i crescenti livelli di estrogeni determinano il picco preovulatorio di LH e di FSH, legando in questo modo sia la maturazione follicolare sia la produzione di steroidi allo stimolo ovulatorio fornito dall'ipofisi e dall'ipotalamo.
In caso di gravidanza, per prevenire la crisi mestruale è necessario un continuo apporto di progesterone, fornito inizialmente dal corpo luteo, che riceve dalla blastocisti neoformata il segnale di continuare a produrre steroidi. Ancor prima di insediarsi nell'utero, le cellule esterne della giovane blastocisti producono notevoli quantità di una molecola gonadotropinica, usualmente chiamata gonadotropina corionica umana (HCG), molto simile per funzione e struttura all'LH ipofisario. La gonadotropina blastocistica stimola il corpo luteo materno a continuare la produzione di progesterone oltre il tempo previsto del primo periodo mestruale. Vi è tuttavia un secondo periodo critico. Il corpo luteo, infatti, nonostante il grande stimolo, ha vita breve e prima che tale vita abbia termine, più o meno alla quinta settimana di gestazione, la placenta stessa comincia a produrre quantità di progesterone sufficienti a far continuare la gravidanza. In altre parole, per superare la prima crisi l'embrione produce una gonadotropina che stimola la produzione ormonale materna; per superare la seconda, lo stesso embrione che si sta sviluppando assolve le necessarie funzioni endocrine divenendo, a questo riguardo, autosufficiente. Dopo cinque settimane e mezza la gravidanza può continuare anche se l'ovario materno cessa di funzionare o viene rimosso.
I più notevoli anelli della catena di eventi legati alla riproduzione nella femmina sono la limitazione della fase moltiplicativa dell'oogenesi all'ovario fetale, l'eccezionale quantità di deplezione di oociti e l'andamento ciclico dell'interazione gonado-ipofisaria. Il processo riproduttivo nel maschio differisce in ciascuno ditali aspetti nonostante che il sistema ormonale sia simile.
Il sistema riproduttivo del maschio è anch'esso caratterizzato dalla sincronizzazione di eventi successivi. La produzione, la maturazione e il trasporto dello sperma e la stimolazione delle funzioni sessuali secondarie, inclusa la formazione del liquido seminale, hanno luogo in un appropriato quadro ormonale. La principale differenza è che il livello di produzione ormonale, nel maschio, è più o meno costante e non ciclico come nella femmina.
Un uomo produce molti miliardi di spermatozoi durante la vita, e tutti derivano da 1.000-2.000 spermatogoni o cellule germinali che migrano nei testicoli embrionali prima della fine del secondo mese di vita intrauterina. Tale processo è reso possibile dal modo in cui le cellule germinali maschili si moltiplicano: quando gli spermatogoni si dividono, molte cellule figlie sono tenute di riserva, mentre altre vanno incontro a successive divisioni e quindi completano la spermatogenesi nei tubuli seminiferi. A differenza della fase moltiplicativa dell'oogenesi nell'ovario, che è limitata a poche settimane di vita fetale, la fase moltiplicativa della spermatogenesi nei testicoli inizia durante la vita fetale e continua per tutta la vita. Poiché le riserve di cellule germinali non vengono ridotte in maniera significativa, non vi è perdita graduale di funzionalità nella produzione di gameti come nell'ovario; il testicolo continua a produrre milioni e milioni di spermatozoi e, nella gonade normale, restano sempre cellule germinali a sufficienza da poterne produrre altri milioni. (Non è, comunque, raro che cambiamenti vascolari dovuti all'invecchiamento colpiscano il testicolo o l'ipofisi causando, indirettamente, una diminuzione della funzionalità testicolare). Nel corso della spermatogenesi, i due obiettivi importanti sono la riduzione del corredo cromosomico diploide (46) dello spermatogonio al numero aploide dello spermatozoo (23) e la preparazione dello spermatozoo al suo ruolo nella fecondazione. Una complessa serie di trasformazioni, che coinvolgono sia il citoplasma sia il nucleo, trasformano in circa 74 giorni il grande e rotondo spermatogonio in uno spermatozoo mobile e allungato.
Il testicolo, come l'ovario, deve essere stimolato dalle gonadotropine ipofisarie a produrre ormoni sessuali e spermatozoi, ma vi è ancora qualche incertezza sui ruoli relativi dell'FSH e dell'LH. Sembra che il ruolo primario dell'LH sia quello di stimolare le cellule di Leydig, che si trovano tra i tubuli seminiferi, a produrre ormoni steroidi, principalmente testosterone; il testosterone, a sua volta, influisce in modo notevole sulla produzione di spermatozoi, poiché i tubuli richiedono un'alta concentrazione locale di questo ormone per continuare la spermatogenesi. L'FSH si lega specificamente alle cellule del Sertoli dei tubuli seminiferi, il che indica che il suo ruolo è quello di mantenere attiva la spermatogenesi.
Si può descrivere il tragitto dello spermatozoo, anche se molti dei suoi meccanismi di controllo sono poco noti. Un limitato numero di dotti collettori dirige gli spermatozoi provenienti dai tubuli seminiferi verso l'epididimo, un lungo canale convoluto che forma un corpo compatto adiacente al testicolo. Questi spermatozoi immaturi non sono ancora in grado di fecondare un uovo, e neppure di muoversi con le proprie forze; passando dalla testa dell'epididimo, attraverso il suo sottile corpo, fino alla sua coda distesa, essi acquistano mobilità e un certo grado di maturità, ma i cambiamenti critici finali che consentono loro di penetrare e fecondare un uovo sono acquisiti solamente nel tratto genitale femminile e, anche qui, solamente se vi trovano un appropriato equilibrio ormonale, e cioè quella predominanza di estrogeni caratteristica del momento dell'ovulazione. In questo modo, le relazioni che legano la produzione di ormoni ovarici e la fisiologia dei gameti femminili agiscono anche sul gamete maschile, una volta che questo è stato depositato nel tratto genitale femminile.
Dalla coda dell'epididimo lo spermatozoo avanza nel proseguimento del dotto dell'epididimo, noto come vaso deferente, che si svuota nell'uretra sotto la vescica. Alcuni spermatozoi muoiono e sono eliminati dai leucociti del sangue; altri entrano nell'uretra con un flusso costante e sono trasportati via insieme con l'urina. I rimanenti lasciano il tratto genitale maschile con l'eiaculazione, quando gli spermatozoi sono rapidamente spinti nell'uretra dalle contrazioni muscolari. Gli spermatozoi sono mischiati alle secrezioni liquide di numerose ghiandole accessorie, inclusa la prostata, i cui dotti sboccano nella parte terminale del vaso deferente o nell'uretra. I secreti di tali ghiandole e le secrezioni del testicolo, dell'epididimo e del vaso deferente costituiscono il liquido seminale, che serve principalmente al trasporto degli spermi nella vagina. La maggior parte degli spermatozoi non va oltre. Delle centinaia di milioni presenti nell'eiaculato, solo una decina di migliaia entra nella cervice, dove ne vengono eliminati altri, così che solo poche migliaia arrivano all'utero. Poche centinaia di spermatozoi, infine, completano il percorso fino alla parte superiore delle tube di Falloppio, dove uno di questi può penetrare e fecondare un uovo.
La serie di eventi suddescritti, che culmina con la fusione dei patrimoni ereditari paterni e materni, produce una cellula che possiede tutta l'informazione genetica necessaria a fare tutto ciò che può fare una qualsiasi cellula in un essere umano adulto. Una fondamentale domanda della biologia resta d'altra parte senza risposta: come vengono programmati i geni ad attivarsi selettivamente nelle cellule embrionali?
8. Controllo delle nascite
Impedire la fecondazione vuol dire interrompere la catena degli eventi riproduttivi nel maschio o nella femmina. Se si rompe un anello l'intero processo viene meno. Per secoli l'umanità ha tentato di prevenire la gravidanza con la semplice e diretta procedura di impedire l'incontro tra spermio e uovo. Ciò era ottenuto tramite la pratica del coitus interruptus; con mezzi meccanici, come il profilattico e, successivamente, il diaframma; mediante spermicidi chimici introdotti nella vagina; o mediante lavanda post-coitale. La base scientifica su cui poggiavano questi metodi era la semplice cognizione del fatto che l'eiaculato contiene il fattore maschile responsabile della fecondazione.
La tecnologia contraccettiva cominciò ad aggiornarsi nel XX secolo, quando gli scienziati iniziarono a rivolgere la loro attenzione al ciclo ovulatorio femminile. Il metodo ritmico - periodica astinenza volta a evitare il coito nei giorni vicini all'ovulazione - fu il primo metodo di regolazione della fecondità basato su una moderna comprensione scientifica del processo riproduttivo. Il fatto che non si sia mai dimostrato altamente efficace nella pratica non toglie a questo metodo il merito di essere stato il primo a identificare nel ciclo ovulatorio l'evento chiave per il controllo della fecondazione. Fu molti anni dopo, alla fine degli anni cinquanta, che la moderna indagine fu indirizzata verso lo sviluppo di mezzi efficaci per prevenire l'ovulazione. Quando finalmente la scienza moderna mise a punto ‛la pillola', il metodo della contraccezione risultò rivoluzionato (v. Pincus, 1958). Iniziò allora l'era dei contraccettivi ormonali che in venti anni ha influenzato la vita di oltre cento milioni di coppie in tutto il mondo. Poco dopo, fecero la loro comparsa i moderni dispositivi intrauterini, un prodotto di moderna ingegneria tecnologica, e sofisticati studi epidemiologici che potevano rispondere alle molte domande che avevano fino a quel momento fatto dubitare dei contraccettivi intrauterini.
La pillola e la spirale (o IUD, Intra Uterine Device), come i mezzi più tradizionali di prevenzione delle nascite, hanno anche seri limiti. Da un punto di vista clinico e medico questi metodi presentano difficoltà programmatiche in molte situazioni. Entrambi possono causare fastidiosi effetti collaterali che spesso fanno interrompere il loro uso. Entrambi presentano il rischio di rare ma serie minacce alla salute e di tanto in tanto emerge la necessità di nuove misure di sicurezza. Le complicazioni più gravi, per le donne che usano la pillola, sono la sua possibile carcinogenicità, la sua associazione a malattie della coagulazione sanguigna, la sua potenziale correlazione con malattie epatiche, della cistifellea, renali e cardiache. Alcuni studi hanno dimostrato che il rischio della mortalità per trombo-embolia (coagulazione intravasale del sangue e obliterazione di un vaso a opera di un frammento del coagulo trasportato nel circolo), sebbene piccolo, è molto maggiore fra le donne che usano la pillola che tra le altre. Le donne che fanno uso della pillola da molto tempo sono più esposte all'infarto miocardico, fatale o non fatale, di quelle che non ne fanno uso, e tale rischio è molto maggiore se chi fa uso della pillola è anche fumatrice.
Le spirali spesso sono mal tollerate e, in rari casi, vi è il rischio di gravi conseguenze. La relazione tra spirale e infezione non è ancora pienamente appurata, ma le indicazioni sono abbastanza gravi da sconsigliare l'uso a donne che per altre ragioni sono predisposte a contrarre infezioni agli organi pelvici.
Ragioni di sicurezza pongono quindi un importante limite all'uso non solo della pillola e della spirale ma anche di altri metodi di controllo delle nascite. Negli ultimi anni i problemi non risolti legati alla salute hanno posto in discussione anche i metodi di sterilizzazione sia maschili che femminili e perfino l'uso degli spermicidi. Così, anche considerando solo le necessità di sicurezza e di salute, è ampiamente giustificata la grande quantità di ricerche scientifiche dirette a trovare metodiche per regolare la fecondazione, che devono essere più facili da usare, comode, poco costose ed efficaci (v. Segal, 1977).
9. Prospettive future delle ricerche sul controllo delle nascite
Per superare alcuni svantaggi della pillola, come la necessità di ricordare di prenderla ogni giorno e l'immediata entrata in circolo e direttamente nel fegato degli ormoni sessuali sintetici, sono stati intrapresi numerosi studi diretti a cercare differenti forme di contraccezione steroidea. Le donne desiderano un prodotto facile da assumere, i medici preferiscono livelli costanti di dosaggio nel sistema. Molti sono stati i sistemi studiati e la maggior parte è basata sullo stesso principio della pillola.
Per evitare la necessità di continue visite cliniche e per essere sicuri del rilascio costante e graduale dell'ormone, è stato studiato l'uso di capsule sottocutanee. Si tratta di tubetti o bastoncini di un composto simile a gomma (polidimetilsilossano), contenenti gli steroidi sintetici, che vengono inseriti sotto pelle, in genere nel braccio, mediante piccole incisioni. Una di queste capsule, contenente norgestrel (una sostanza comunemente usata in pillole), potrebbe durare sei anni. Attualmente vengono sperimentati gli impianti di capsule biodegradabili oppure di ormoni rivestiti da sostanze biodegradabili come quelle usate per suture chirurgiche che si riassorbono. Il vantaggio di tale soluzione è che non ci sarebbe bisogno di rimuovere l'impianto, perché si disintegrerebbe sotto la pelle via via che fosse utilizzato. L'impianto di norgestrel, che dura sei anni, agisce, in termini di capacità contraccettiva, molto bene, quasi con la stessa completa efficienza della pillola assunta secondo le prescrizioni. Il suo principale problema è l'emorragia irregolare.
Gli steroidi possono essere assorbiti attraverso la superficie cellulare della vagina. Traendo vantaggio da tale proprietà, i ricercatori hanno incorporato dei progestinici in anelli di plastica, simili, anche se più piccoli, al bordo del diaframma vaginale. La donna può inserire da sola questo anello e toglierlo dopo tre settimane, provocando così il flusso mestruale. Lo schema di applicazione - tre settimane si e una no - è simile, ma più semplice, a quello della pillola contraccettiva. Non solo l'utente non deve ricordare di prendere la pillola ogni giorno, ma gli ormoni contraccettivi si trovano nel sangue a un livello più costante. L'anello va sostituito con uno nuovo circa due volte all'anno, quando il contenuto di ormoni è esaurito.
L'obiettivo della ricerca di un vaccino contraccettivo a lungo termine, sicuro ed efficace, è l'ormone umano della gravidanza, la gonadotropina corionica (HCG). Questo ormone, secreto dall'uovo fecondato, segnala all'ovario di continuare a produrre il progesterone necessario per la continuazione della gravidanza appena iniziata. Lo sforzo è teso alla produzione di un vaccino che possa influenzare la risposta immunologica dell'organismo e formare anticorpi anti-HCG. Tali anticorpi potrebbero intercettare il cruciale messaggio (nel caso che l'uovo sia stato in effetti fecondato), i livelli di progesterone scenderebbero e si avrebbe la mestruazione accompagnata dall'eliminazione dell'eventuale uovo fecondato: ogni ciclo terminerebbe quindi con una mestruazione, indipendentemente dal fatto che si sia verificata o meno la fecondazione. Prima che il vaccino possa superare lo stadio di sperimentazione clinica preliminare devono essere studiati e risolti numerosi problemi; prima che il metodo possa essere concretizzato devono essere fatti ulteriori studi sulla sua sicurezza e affidabilità.
Una difficoltà riscontrata nel campo della ricerca sui contraccettivi nel maschio è il piccolo numero di anelli della catena riproduttiva, in confronto all'elevato numero di punti vulnerabili identificati nel sistema femminile. Sinora, l'attenzione è stata rivolta principalmente a sopprimere la produzione di spermatozoi mediante l'azione di ormoni sessuali maschili sintetici, in modo analogo a come sono soppresse la produzione di uova e l'ovulazione nella donna mediante la pillola. Il problema è trovare un equilibrio che porti al blocco della produzione di spermi senza colpire altri aspetti del comportamento riproduttivo maschile come, per esempio, la libido.
Sino a ora per bloccare la produzione di spermatozoi sono state usate combinazioni dell'ormone sessuale maschile, il testosterone, e di un progestinico. L'effetto è reversibile e i rischi sono accettabili. Il principale problema relativo ai composti e ai dosaggi usati è la breve durata dell'azione che essi esercitano: in troppi casi la produzione di spermi riprende dopo poche settimane o mesi. Un contraccettivo maschile, come alcuni contraccettivi femminili in studio, potrebbe concretizzarsi in una pillola, un impianto o un'iniezione.
Nel lungo processo dello sviluppo di metodi pratici per il controllo delle nascite, molte nuove possibilità sono ancora a livello di ricerca preliminare. Molte di esse si sono aperte in seguito a grossi progressi metodologici. Un progresso di grande significato è rappresentato dalla possibilità di determinare la sequenza amminoacidica e la struttura chimica di grosse molecole proteiche. L'applicazione di queste tecniche da parte di chimici delle proteine ha aperto la strada all'isolamento e all'uso dell'ormone della gravidanza HCG nel vaccino antigravidanza. La possibilità di tale vaccino è stata a lungo ipotizzata, ma il suo sviluppo ha dovuto attendere le metodologie per isolare e identificare la molecola purificata di tale ormone. La sintesi polipeptidica è stata un'altra grande scoperta metodologica che ha contribuito alla ricerca sulla riproduzione umana. È attualmente possibile, mediante tale tecnica, sintetizzare molecole identiche a quelle dell'organismo, che possono essere usate come succedanei. Un altro progresso, il microscopio elettronico, ha consentito lo studio dell'uovo e dello spermatozoo a livello subcellulare. Questi progressi metodologici e altre scoperte nella chimica delle proteine, nella neuroendocrinologia e nella biologia molecolare, potranno grandemente aumentare le nostre conoscenze del processo riproduttivo.
10. Considerazioni conclusive
In questo articolo sono stati presi in considerazione alcuni dei problemi e delle pubblicazioni relativi alla biologia del sesso. Senza dubbio, avrebbero potuto essere incluse numerose altre considerazioni e contributi di ricerca. Questa selezione, tuttavia, è stata operata nell'intento di suggerire che, per comprendere la riproduzione sessuale, non solo è significativo considerare il contesto biologico complessivo, ma occorre anche cercare di comprendere la regolazione del processo. Per la specie umana, questo può dimostrarsi un fondamentale processo adattativo non evolutivo.
bibliografia
Barr, M. L., Bertram, E. G., A morphological distinction between neurons of the male and female, and the behavior of the nucleolar satellite during accelerated nucleoprotein synthesis, in ‟Nature", 1949, CLXIII, pp. 676-677.
Casperson, T., Identification of the Philadelphia chromosome as a number 22 by quinacrine mustard fluorescence analysis, in ‟Experimental cell research", 1970, LXIII, pp. 238-240.
Goldschmidt, R. B., Theoretical genetics, Berkeley 1955.
Jost, A., Hormonal factors in the sex differentiation of the mammalian foetus, in ‟Philosophical transactions of the Royal Society", 1970, CCLIX, pp. 119-130.
Lillie, F. R., The theory of the freemartin, in ‟Science", 1916, XLIII, pp. 611-613.
Lyons, M. F., Genetic activities of sex chromosomes in somatic cells of Mammals, in ‟Philosophical transactions of the Royal Society", 1970, CCLIX, pp. 41-65.
Ohno, S., Nagai, Y., Ciccarese, S., Iwata, H., Testis-organizing H-Y antigen and the primary sex-determining mechanisms of Mammals, in Recent progress in hormone research (a cura di G. Pincus), vol. XXXV, New York 1979, pp. 449-476.
Pincus, G., Fertility control with oral medication, in ‟American journal of obstetrics and gynecology", 1958, LXXV, pp. 1333-1345.
Segal, S. J., The physiology of human reproduction, in ‟Scientific American", 1974, CCXXXI, pp. 51-62.
Segal, S. J., Fertility, regulation technology: status and prospects, in ‟Population bulletin", 1977, XXXI.
Short, R. V., Sex determination and differentiation, in ‟British medical bulletin", 1979, XXXV, pp. 121-127.
Witschi, E., Development of Vertebrates, Philadelphia 1956.
Wolff, E., Le déterminisme de l'atrophie d'un organe rudimentaire: le canal de Müller des embryons mâles d'oiseaux, in ‟Experientia", 1953, IX, pp. 121-133.
Young, W., Sex and internal secretion, Baltimore 1961.
Sessualità umana
di Kurt Loewit
sommario: 1. Introduzione. 2. La situazione odierna. 3. La comprensione della sessualità umana: a) determinanti prenatali della funzione e del comportamento sessuali; b) la sessualità infantile; c) la funzione comunicativa della sessualità umana. 4. Conclusioni. □ Bibliografia.
1. Introduzione
Il complesso fenomeno della sessualità umana, inteso nella sua totalità, non può essere esaurientemente trattato in un articolo che abbia intenti descrittivi. Il nostro tentativo è dunque quello di mostrarne - nello spirito di una presentazione della problematica in discussione e in una prospettiva centrata sull'individuo, sessuologica e mitteleuropea - alcuni aspetti e connessioni; rimanendo inteso che il concetto di ‛sessualità' viene adoperato in un'accezione ampia, per null'affatto limitata alla sfera genitale-sessuale.
Ogni tentativo di conseguire una miglior comprensione della sessualità umana deve partire dal fatto che, anche per quanto riguarda la sua sessualità, l'uomo è portatore dell'intera eredità dell'evoluzione. Indagare la sua sessualità significa quindi delimitare la sua ‛eredità animale' di fronte a ciò che è ‛tipicamente umano'. In questa linea, già tre secoli prima dell'Origine delle specie di Darwin, il grande medico e naturalista Ph. von Hohenheim, meglio noto come Paracelso, aveva riconosciuto che ‟la natura dell'uomo, nella sua parte animale, è cosiffatta ch'egli è figlio di tutti gli animali e tutti gli animali sono suoi progenitori. Se dunque si devono riconoscere nell'uomo un intelletto, una ragione, una saggezza, una previdenza animali, se ne deve riconoscere l'origine negli animali. Nel fondo dell'uomo giacciono tutti gli animali" (v. Dyk, 1980). In termini moderni: ‟Come rappresentante di una specie mammifera, l'uomo condivide con tutti gli altri membri di questa classe uno schema basilare di comportamento sessuale. Come rappresentante dei Primati, ogni uomo rispecchia i mutamenti, dovuti all'evoluzione, sopravvenuti nei fattori che influenzano il comportamento sessuale. Come uomo, e quindi come membro di un gruppo determinato, egli è soggetto ai condizionamenti [...] che contrassegnano il suo gruppo" (v. Ford e Beach, 1957).
Già quanto sappiamo circa l'‛eredità animale' può aiutarci a situare, e quindi a ricercare, l'‛umano' non nella sfera degli automatismi, dei riflessi, degli schemi ‛stimolo-risposta', cioè delle ‛possibilità biologiche', bensì nella sfera (essa stessa, in linea di principio, frutto dell'evoluzione e certo da non intendersi in termini assoluti) della consapevolezza, della libertà di decisione, della responsabilità e della capacità di cultura: la sfera quindi del ‛confronto' con le possibilità biologiche.
La sessualità umana si presenta dunque, già nella sfera biologica della funzione e del comportamento sessuali, come plurideterminata e pluristratificata. Essa assai bene esemplifica la necessità di un punto di vista il più possibile globale per l'indagine dei fenomeni umani nel loro indissolubile intreccio - nella filogenesi e ontogenesi di ciascuno - di aspetti biologico-somatici, psicologico-spirituali e socio-culturali. Se il medico vuole occuparsi in modo significativo ed efficace della sessualità umana, può farlo soltanto sforzandosi di conseguire un'impostazione globale, per lo più definita, non molto felicemente, ‛psicosomatica' o ‛psicosociosomatica'. Se invece egli si occupa solo degli aspetti di volta in volta somatici, psichici o sociali, correrà il rischio di lasciarsi sfuggire ciò che è propriamente umano.
Già I. Bloch, il fondatore della sessuologia come disciplina autonoma, aveva richiamato, al volgere del secolo, l'attenzione su questo intreccio, e nella sua opera fondamentale Das Sexualleben unserer Zeit (1907) aveva opportunamente esortato a considerare il nuovo indirizzo di ricerca come parte di una scienza generale dell'uomo, costituita dall'unificazione di tutte le altre discipline: biologia generale, antropologia, etnologia, filosofia, psicologia, storia della letteratura e della civiltà: solo così, infatti, è possibile render giustizia al suo significato (v. Haeberle, 1980).
2. La situazione odierna
In un incessante avvicendarsi di ostile pruderie e di libera apertura nei confronti del piacere sessuale, il nostro secolo ha sperimentato mutamenti radicali negli atteggiamenti e nei comportamenti in materia di sessualità, mutamenti che, orientati all'ingrosso (con un'apice, per il momento, negli anni sessanta e settanta) verso la detabuizzazione e la liberazione sessuale, hanno prodotto - e si sono anzi già lasciati alle spalle - una ‛rivoluzione sessuale', una ‛nuova morale' e una generale ‛pansessualità'. In questo clima più libero, o comunque in una situazione che promuove un clima più libero, la sessualità umana ha potuto diventare, più di quanto sia mai stata in passato, oggetto d'interesse scientifico da parte delle discipline più disparate.
Il campo della medicina offre, già esso soltanto, un ampio arco, che va dalla Psychopathia sexualis di Krafft-Ebing (1886) e dall'opera di pionieri come I. Bloch, M. Hirschfeld, A. Forel, H. Havelock Ellis e altri (v. Hoenig, 1978) alle fondamentali Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie (1905) di Freud (v. Halberstadt-Freud, 1978); dalle ricerche promosse dalla psicologia analitica ai più recenti e fondamentali lavori di diversi autori sul terreno dell'etnologia e dell'etologia comparata (v. Ford e Beach, 1957; v. Mead, 1955); dalle grandi ricerche sui comportamenti sessuali concreti (per es. quelle di Kinsey e collab.) alle ricerche sperimentali fisiologiche, da cui sono derivate nuove conoscenze biologiche (v. Masters e Johnson, 1966; v. Haeberle, 1980). Il campo della medicina abbraccia altresì un ambito che va dagli studi pionieristici sull'identità e sul ruolo sessuali (v. Money, 1978) ai tentativi terapeutici in chiave di psicologia del profondo, di teoria della comunicazione o dell'apprendimento (v. Mandel e altri, 1971), nonché alle terapie sessuali con base biologica (v. Masters e Johnson, 1966; v. Singer Kaplan, 1974). Ma, a onta di tutti questi sviluppi, la scienza della sessualità umana è ancora ai suoi esordi. Nell'ambito - più o meno largamente inteso - di questa ‛rivoluzione sessuale' troviamo nuove feconde conoscenze in materia di sessualità animale e di evoluzione della sessualità e, correlativamente, di storia dello sviluppo culturale umano; conoscenze sullo sviluppo psicosessuale - ivi compresa la ‛sessualità infantile', mai presa in considerazione prima di Freud -, come anche sul fenomeno moderno dell'accelerazione. Troviamo inoltre nuovi dati sulla reazione sessuale e sui suoi disturbi nell'uomo e nella donna e insomma, in generale, la considerazione della sessualità come una funzione naturale (v. Masters e Johnson, 1966) insieme con un rovesciamento quasi completo delle vedute sulla masturbazione, con un atteggiamento di spregiudicata accettazione nei confronti delle fantasie e di svariate pratiche sessuali (incluse forme di sessualità extragenitale) come anche nei confronti di rappresentazioni esplicitamente sessuali (pornografia); e nuovi, più appropriati, e quindi più promettenti, approcci in materia di sessualità infantile, di sessualità giovanile, di rapporti prematrimoniali, di sessualità nella vecchiaia e negli handicappati. Sempre nell'ambito di tale rivoluzione sessuale sono previsti la seria considerazione del problema ‛sessualità e malattia', un atteggiamento più comprensivo e tollerante verso i transessuali e gli omosessuali e, infine, anche il tentativo diffuso, che ha radici ideologiche e sociopolitiche, di offuscare, o cancellare interamente, il confine tra il comportamento sessuale normale e quello anormale, tra quello sano e quello morboso. Questo mutamento di mentalità si rispecchia nella sostituzione del termine ‛perversioni' con quello di ‛parafilie'. Bisognerebbe anche menzionare la ricerca di forme alternative di matrimonio o di altri tipi di vita in comune, la tolleranza sociale per la convivenza senza matrimonio, come anche la facilitazione - e l'accettazione - del divorzio. A quest'irruzione in territori per l'innanzi tabuizzati e alla molteplicità, impensabile in passato - almeno in questa misura - di norme e valori contraddittori all'interno di una stessa cultura e di una stessa epoca, hanno dato un contributo decisivo parecchi fattori, tra i quali la relativizzazione dei ruoli maschile e femminile e quindi la messa in questione e anzi liquidazione del patriarcato e delle strutture e della doppia morale a esso associate, in favore di relazioni paritarie tra partners. Particolarmente significative sono state anche l'emancipazione della donna, come effetto sia di una maggiore indipendenza socioeconomica dall'uomo, sia - sul piano biologico - di una minore soggezione al ruolo di madre a causa dell'uso di anticoncezionali efficaci e di un'assai larga liberalizzazione dell'aborto, e di conseguenza la separazione della sessualità dalla procreazione, e quindi una maggiore libertà sessuale della donna.
Come conseguenza di questi mutamenti, che hanno dato origine a vedute nuove e più adeguate alla natura umana, a una maggiore apertura e sincerità e a un forte interesse verso lo sviluppo della ‛persona' - all'integrazione di matrimonio, amore e sessualità all'interno di ‛un solo' rapporto personale si dovrà in definitiva tornare -, sono pero sorti nuovi standard, nuove costrizioni e nuovi tabù. Una società dei consumi tecnologica - e quindi non erotica - si è impossessata, con la sua coazione all'efficienza e al consumo, anche della sessualità; l'ha in larga misura isolata, ha tentato di staccarla non soltanto dalla procreazione ma anche dall'amore; l'ha tecnicamente perfezionata e quindi svenduta e ha imposto, soprattutto agli adolescenti e ai giovani, ma anche ai più anziani, l'onere di altissimi livelli di efficienza sessuale. Dagli uomini moderni ‛sessualmente liberati' ci si attende, e anzi si pretende, una libido sempre pronta, una superpotenza e una costante capacità orgastica, nonché la disponibilità a ogni sorta di pratiche sessuali, incessantemente propagandate dai mass media, e soprattutto un funzionamento senza problemi, sul modello di una gioventù radiosa. Del resto, grazie ad anticoncezionali efficaci, non c'è neppure la scappatoia della paura della gravidanza. A questa paura è succeduta la nuova ansia dell'inadeguatezza, del blocco e di un'eccessiva sollecitazione della potenza. Prima che potesse dispiegarsi una - oltremodo necessaria - liberazione della sessualità in direzione di una maggiore umanità, nuove costrizioni hanno dunque sostituito le vecchie, e una liberalizzazione sessuale spesso erroneamente intesa ha sostituito il vecchio ‟non devi" con il nuovo ‟devi". In tal modo non si consegue una liberazione della sessualità nel senso di consentire scelte individuali più adeguate e umane; anzi si diffonde un comportamento sessuale soggetto a norme, altrettanto alienante dell'antico e, ancora una volta, eterodiretto. Come hanno detto Pomeroy e Schäfer (v., 1980): ‟The new freedom obviously is not free". La confusione che, nelle cosiddette società pluralistiche con la loro sovrabbondanza di opinioni e norme - spesso contraddittorie - in materia sessuale, regna non soltanto tra i giovani, emerge con particolare nettezza se si considera la persistente carenza, nel cittadino medio, di conoscenze concrete e la latitanza della scuola riguardo ai problemi ‛biologici', ai problemi di una convivenza umana basata sull'eguaglianza, dello sviluppo psicosessuale e delle differenze tra la sessualità maschile e quella femminile: ‟La confusione culturale e il fraintendimento dei sessi sono impressionanti. Questo caos si riflette nel crescente tasso di divorzi, nell'aumento delle relazioni extraconiugali, nel crollo della famiglia e nelle accuse di frigidità e di impotenza che si sentono negli studi dei terapeuti e nei salotti familiari" (v. Marks, 1980).
Si rivela così un altro lato ancora di quest'epoca di liberazione e rivoluzione sessuale: la frantumazione delle famiglie (broken home situation); un'infinità di convivenze senza luce e senza gioia, che vegetano spesso nell'amarezza; un tasso di divorzi pericolosamente alto; una folla di bambini - vittime di cui nessuno difende gli interessi - gravemente danneggiati nello sviluppo, maggiormente esposti all'avidità e alla delinquenza, distruttivamente aggressivi verso se stessi e verso gli altri, scarsamente capaci - o affatto incapaci - di stabilire legami e relazioni (tutto ciò come risultato di carenze anzitutto nella relazione precoce madre-bambino, la quale forma la base della successiva capacità di fare esperienze autentiche, anche in campo sessuale: è questa una bomba a orologeria, che già oggi si dimostra, per i paesi cosiddetti sviluppati, altrettanto gravida di conseguenze quanto lo è, per i paesi in via di sviluppo, l'esplosione demografica); tassi crescenti di gravidanze in ragazze giovanissime (nonostante la disponibilità di anticoncezionali), che si risolvono per lo più nell'aborto o nella fuga in un legame compromesso sin dall'inizio e/o in uno sventurato destino per il bambino; una preoccupante diffusione delle malattie veneree e una vera epidemia di disturbi della funzione sessuale negli adulti, e in misura crescente, negli adolescenti; un'analoga frequenza dei cosiddetti disturbi psicosomatici, la cui causa più frequente, ancora una volta, è da ravvisare in difficoltà nelle relazioni matrimoniali e familiari (v. Strotzka, 1979).
L'esistenza di tante umane sofferenze in campo sessuale, in cui il medico sessuologo s'imbatte quotidianamente, come anche la quantità di possibilità non sfruttate, di casi di mancata autorealizzazione e di speranze disingannate e, in senso più ristretto, di frustrazioni sessuali (sino ai disturbi funzionali), con le conseguenti difficoltà e complicazioni individuali, matrimoniali e familiari, ci obbligano proprio oggi, a onta dell'apparente detabuizzazione e liberalizzazione, a porre nuovamente, come base per un riorientamento, il problema del ‛significato'. Questa situazione ci ha inoltre obbligato a delineare, sebbene in modo incompleto - mancano fattori importanti come quello sociopolitico e quello religioso - e inevitabilmente soggettivo, un panorama introduttivo che serva da sfondo alla trattazione propriamente scientifica dei problemi della sessualità umana.
3. La comprensione della sessualità umana
Tra i tanti possibili approcci al problema della sessualità umana, noi ne isoliamo tre: quello delle determinanti neuroendocrinologiche prenatali del comportamento sessuale umano (nuovo e fondamentale orizzonte scientifico); quello basato sull'importanza della sessualità infantile per la comprensione della continuità e della complessità dello sviluppo sessuale umano; infine quello basato sul dispiegamento consapevole della funzione comunicativa della sessualità umana: approccio, quest'ultimo, inteso come guida potenziale al problema del ‛significato'.
a) Determinanti prenatali della funzione e del comportamento sessuali
Come abbiamo detto, la sessualità umana non può essere compresa senza le sue basi biologiche, e queste a loro volta senza la conoscenza delle loro condizioni evolutive. Per questa ragione, una qualche informazione sulla bipotenza originaria di tutte le cellule, all'inizio sessualmente indifferenziate, delle gonadi e degli organi sessuali, sui complessi processi dello sviluppo sessuale primario e secondario e sulla conseguente struttura, pluristratificata e dunque soggetta a disturbi, della sessualità umana, sulla relatività del ‛maschile' e del ‛femminile' e sulla partecipazione dei due sessi alla procreazione (per menzionare soltanto qualche tema), è un presupposto essenziale per l'autocomprensione della sessualità umana.
Le basi biologiche della sessualità sia animale sia umana sono trattate nell'articolo di Segal, che precede il nostro; eviteremo quindi di scendere nei particolari a questo proposito.
Giacché le tappe essenziali nell'evoluzione delle funzioni e dei comportamenti sessuali sono parallele allo sviluppo del cervello, le strutture e funzioni neuroendocrine, che sottostanno al comportamento sessuale umano, rivestono un particolare interesse. Il cervello è divenuto il più importante organo sessuale dell'uomo: ‟one of the most important organs in the body to become sexually differentiated" (v. Short, 1979).
1. La situazione negli animali. - Dagli esperimenti sugli animali risulta che la differenziazione sessuale del cervello segue gli stessi principi dell'ulteriore differenziazione sessuale e somatica. Anche qui il ruolo principale sembra spettare agli androgeni nelle fasi sensibili, pre- o perinatali a seconda delle specie. Il testosterone secreto dai testicoli del feto - in alcune regioni cerebrali solo dopo la sua trasformazione (aromatizzazione) in estradiolo - è il più importante ‛organizzatore' prenatale delle funzioni e del comportamento sessuali che successivamente, dopo la maturità sessuale, saranno attivati dall'ormone. Esso induce la ‛mascolinità', cioè la secrezione tonica delle gonadotropine (costante presenza nel sangue degli ormoni ipofisari LH e FSH, che stimolano le gonadi), l'assenza di feedback positivo degli estrogeni (aumento di LH in seguito a stimolazione con estrogeni), nonché un comportamento specie-specifico di monta, di penetrazione e di eiaculazione nella copula, un determinato comportamento sociale e di gioco, di aggressione, ecc. Nel contempo, esso inibisce o reprime lo sviluppo ‛femminile', che avrebbe altrimenti luogo anche nel cervello, verso la secrezione ciclica delle gonadotropine, il feedback positivo degli estrogeni e l'ovulazione, il tipico comportamento seduttivo e la posizione in lordosi nell'accoppiamento, il comportamento materno, ecc.
Per la funzione e il comportamento sessuali sono responsabili - per quanto riguarda la secrezione tonica delle gonadotropine - un centro sessuale posto nell'ipotalamo basale medio e, per quanto riguarda la secrezione ciclica, un'‛area funzionale' sita nell'ipotalamo preottico anteriore e collegata con il sistema limbico e con l'ipofisi, come anche centri circoscritti e antagonistici, originariamente presenti in entrambi i sessi: un centro ‛maschile' nell'area preottica anteriore e un centro ‛femminile' nell'area del nucleo ventromediale dell'ipotalamo (Dörner). In esperimenti sugli animali, principalmente sul modello degli esperimenti sui ratti, si è potuto ottenere, mediante l'eccitazione elettrica o l'impianto di ormoni in queste regioni, un comportamento sessuale maschile o femminile, e si è anche mostrato che il testosterone e l'estradiolo producono la differenziazione sessuale del cervello attraverso modificazioni irreversibili del ‛cablaggio' (nelle fasi sensibili dello sviluppo), per esempio attraverso l'aumento di sinapsi dendritiche; è infine possibile distinguere con chiarezza i cervelli maschili e quelli femminili sia all'osservazione semplicemente morfologica, sia all'osservazione istologica, sia a quella con il microscopio elettronico (Gorski).
Mentre nei ratti la fase sensibile si prolunga per le prime settimane dopo la nascita, cosicché le funzioni e il comportamento sessuali sono sperimentalmente manipolabili, nei Primati, incluso l'uomo, la situazione - a onta di principi di funzionamento, sembra, fondamentalmente comuni - si presenta assai più complicata e non immediatamente confrontabile (Télégdy). Per esempio, il trattamento con androgeni di neonati di Primati non influenza più la differenziazione sessuale. E vero che la somministrazione di androgeni in gravidanza produce nei feti femminili fenomeni di virilizzazione nel senso di uno pseudoermafroditismo; ma poi anche queste neonate, dopo qualche indugio, stabiliscono un ciclo normale. Esse mostrano però, rispetto agli animali di controllo, deviazioni del comportamento sociale e sessuale, per esempio nei giochi - per lo più rudi e violenti -, nel comportamento di minaccia e di aggressione, negli inseguimenti scherzosi e nella frequenza della monta; il loro comportamento corrisponde insomma assai più al normale comportamento maschile che a quello femminile. Da tali esperimenti si è tratta la conseguenza che ‟è ben possibile che differenze sessuali nel comportamento tra maschi e femmine normali delle scimmie Rhesus siano influenzate da differenze sessuali nei livelli ormonali prenatali" (Ehrhard).
2. La situazione nell'uomo. - Le conoscenze sullo sviluppo prenatale e sui fattori che influenzano il comportamento sessuale umano sono ancora estremamente lacunose e provvisorie. Esse derivano dai cosiddetti ‛esperimenti della natura', per esempio da difetti nella predisposizione, da affezioni endocrine della madre o del feto durante la gravidanza o da interventi medici: per esempio trattamenti ormonali - diretti a prevenire l'aborto - con effetti collaterali non previsti.
Da tali ‛esperimenti' risulta che, in linea di principio, i dati riscontrati negli esperimenti con animali sono validi anche per lo sviluppo sessuale umano: già dal secondo mese di gravidanza s'instaura, e funziona, il sistema gonadi-ipofisi-ipotalamo, cosicché gli androgeni fetali inibiscono, come abbiamo detto, lo sviluppo femminile altrimenti spontaneo, e producono invece una corrispondente differenziazione - in direzione maschile - dei genitali interni ed esterni, come anche del cervello e nel vasto campo dei cosiddetti caratteri sessuali secondari, ivi comprese le caratteristiche sesso-dimorfiche - nella costituzione corporea, nel metabolismo, nella composizione del sangue ecc. - che predispongono le basi delle differenze sessuali successive. Anche nell'uomo è da ipotizzare un influsso sulla strutturazione cerebrale neuroanatomica a opera dell'ambiente endocrino in certe fasi sensibili e riguardo a certe regioni del cervello. Ne conseguono la ‛funzione cerebrale maschile', per esempio la secrezione tonica - anziché ciclica - delle gonadotropine, l'assenza di feedback positivo degli estrogeni, caratteri ‛tipici' della funzione e del comportamento sessuali, come anche, senza dubbio, delle differenze sessuali secondarie: per esempio, l'aggressività, la facoltà di orientamento spaziale, le minori capacità linguistiche, ecc. (v. Maccoby e Jacklin, 1975), tutti fenomeni sui quali sappiamo ancora pochissimo. Per evitare qui il malinteso di una prospettiva unilateralmente biologistica, sottolineiamo esplicitamente la stretta concatenazione di momenti biologici, psicologici e sociali, il fatto che lo sviluppo ha luogo in un'inestricabile interazione di predisposizione e ambiente e l'incomparabile plasticità della sessualità umana.
Nel più ristretto campo delle determinanti prenatali della funzione e del comportamento sessuali (ivi inclusi l'identità e l'orientamento sessuali), anche la patologia ha fornito importanti conoscenze alla fisiologia. Per esempio, i quadri morbosi della cosiddetta ‛sindrome di Turner' e dei ‛testicoli femminilizzanti' confermano anche nell'uomo la tendenza spontanea (mancando l'influsso di androgeni) allo sviluppo femminile. I soggetti affetti da sindrome di Turner - cioè con corredo cromosomico XO e assenza di gonadi efficienti - mostrano inclinazioni, predilezioni, interessi - per esempio riguardo ai giochi, all'abbigliamento, alle attività sportive - che sono per la nostra cultura tipicamente femminili, e normalmente femminili risultano dunque anche nell'identità e nell'orientamento sessuali. Lo stesso dicasi del quadro morboso dei testicoli femminilizzanti, nel quale si riscontra un difetto ereditario nei recettori degli androgeni, cioè nella capacità degli organi implicati di reagire agli androgeni. Sebbene questi pazienti siano di sesso maschile quanto ai cromosomi e alle gonadi, i loro livelli di androgeni, in sé normali, non possono dispiegare la loro efficacia: essi si sviluppano quindi come donne normali, con l'eccezione del sistema genitale interno e dell'assenza di pelosità secondaria; vengono di conseguenza allevati come ragazze e vivono poi come donne, pur non potendo procreare.
Inversamente, un'esposizione prenatale non fisiologica agli androgeni, come nel caso di soggetti con sindrome adrenogenitale innata (AGS), conduce non soltanto alla mascolinizzazione degli organi sessuali esterni, ma anche a ben definite modificazioni del comportamento: questi soggetti virilizzati nell'utero, ma trattati precocemente e adeguatamente (cessa dunque l'esposizione a livelli eccessivi di androgeni), mostrano, rispetto alle ragazze normali o alle loro stesse sorelle sane, un comportamento violento con grande dispendio di forza, interesse allo sport, scarsa inclinazione alla cura dei bambini e alla maternità. Prediligono in genere vestiti e giocattoli maschili e preferiscono i ragazzi come compagni di gioco. Cionondimeno, essi non escono dal quadro del comportamento femminile nella nostra cultura, e la loro identità sessuale rimane femminile. Le prime relazioni sul loro sviluppo psicosessuale nella pubertà indicano che i tratti summenzionati possono, in questo periodo, subire un ulteriore rafforzamento. Lo stabilirsi di contatti eterosessuali sembra ritardato, e reso più difficile l'allacciamento di relazioni erotiche; ma l'orientamento sessuale, le fantasie e gli interessi sono tipicamente eterosessuali e sinora non sembra sussistere in loro una particolare frequenza di comportamenti omosessuali, anche se donne trattate tardivamente mostrano, circa nella metà dei casi, inclinazioni omosessuali in sogni e fantasie e in parte anche comportamenti omosessuali concreti (v. Kolodny e altri, 1979, cap. 2).
Analogamente, il trattamento ormonico in gravidanza con gestageni, metabolizzati dall'organismo in androgeni, ha prodotto modificazioni simili: nessun effetto, è vero, sugli organi sessuali interni, ma gradi diversi di virilizzazione esterna e mutamenti del comportamento, come un'accentuazione del dispendio di forza e degli interessi sportivi, un attenuato comportamento materno, anche in relazione al desiderio di una famiglia e di figli propri, preferenza per i ragazzi come compagni di gioco, diminuito interesse per l'abbigliamento, i cosmetici, le belle acconciature, gli ornamenti, l'aspetto esterno, ecc.; l'identità sessuale rimane, tuttavia, manifestamente femminile. Un'eccedenza di androgeni in feti maschili con sindrome adrenogenitale non conduce invece ad alcuna modificazione nella differenziazione sessuale e psicosessuale maschile, salvo che per un dispendio di forza ancora maggiore che nei bambini normali (Money, Ehrhardt).
In tempi recentissimi grande interesse, nella discussione sull'importanza degli influssi ormonali prenatali, è stato attribuito a una causa da poco riconosciuta dello pseudoermafroditismo maschile: il quadro morboso della carenza ereditaria di 5α-riduttasi. Per lungo tempo, si era generalmente riconosciuto che ‟the gender identity gate is open at birth" (v. Money e Tucker, 1975), che cioè a quest'epoca la successiva identità sessuale è ancora indipendente dagli influssi ormonali prenatali, e può dunque essere indirizzata verso l'uno o l'altro sesso da un'educazione univoca. Il menzionato quadro morboso di uno pseudoermafroditismo maschile dovuto a una carenza ereditaria di 5α-riduttasi rafforza i dubbi circa questa concezione. In questa sindrome, l'enzima 5α-riduttasi, responsabile della trasformazione del testosterone in 5α-dudrotestosterone (DHT), non è presente a sufficienza; ne risulta un disturbo nello sviluppo - dipendente dal DHT - dei genitali esterni durante la vita intrauterina, sebbene nella pubertà sia possibile un certo grado di maturazione ritardata. Si hanno quindi maschietti che sembrano femminucce (ipospadia perineo-scrotale pseudovaginale), ma che durante la pubertà si trasformano spontaneamente in ragazzi con costituzione corporea maschile, erezione ed eiaculazione (ipospadica). Sebbene allevati come ragazze, questi ‛ragazzi' non incontrano difficoltà nel loro nuovo ruolo sessuale e mostrano un orientamento sessuale univocamente maschile. Giacché dal 5α-dudrotestosterone dipende soltanto lo sviluppo del pene e dello scroto e non la differenziazione cerebrale, questa sindrome testimonierebbe a favore di un ruolo degli androgeni prenatali ai fini dell'identità e dell'orientamento sessuale maschile successivo, ‟the effect of testosteron overriding the effect of rearing as girls" (Imperato, MacGinley, Peterson).
Un altro problema irrisolto deriva dall'ipotesi, formulata originariamente da Dörner e collaboratori sulla base di esperimenti con ratti, circa la possibilità di una base o predisposizione neuroendocrina dell'iposessualità, bisessualità, o anche omosessualità e transessualità umana. Analogamente agli esperimenti sui ratti, nei quali si era potuto ottenere un comportamento sessuale eterotipico mediante castrazione di neonati maschi e, rispettivamente, androgenizzazione di feti o neonati femmine, e si era potuto similmente attivare un feedback positivo degli estrogeni con la castrazione neonatale di maschi ma non con l'androgenizzazione neonatale di femmine, Dörner descrisse un feedback positivo degli estrogeni anche in certi omosessuali uomini effeminati, ma non in uomini normali, e, correlativamente, un feedback positivo, sebbene debole, in certe lesbiche e transessuali donne. Anche se oggi l'opinione unanime è che l'omosessualità, sia maschile che femminile, ha cause assai complesse e verosimilmente disparatissime, la possibilità di una omosessualità condizionata per via endocrina non può tuttavia essere scartata. Da questo punto di vista, un deficit di androgeni in feti maschili o una loro eccedenza in feti femminili nello stadio in cui l'ipotalamo è sensibile potrebbero svolgere un certo ruolo nell'aprire la strada a una predisposizione neuroendocrina. Una delucidazione di questo punto avrebbe conseguenze di vasta portata non soltanto per la comprensione e il trattamento dell'omosessualità, ma anche - come ritiene Dörner - per l'ideazione di misure preventive future. Sebbene quest'ipotesi rimanga soggetta a forti contestazioni, oltre ai dati forniti da Dörner su omosessuali uomini effeminati e certe donne transessuali, esistono altri indizi di disfunzioni ipotalamico-ipofisarie in disturbi dello sviluppo sessuale normale, indizi che possono essere interpretati nel senso di una difettosa costituzione: per esempio, van Look e collaboratori hanno segnalato l'assenza di feedback degli estrogeni in pazienti con testicoli femminilizzanti, i quali si comportano sotto questo aspetto come uomini normali, mentre, in un caso di disgenesia gonadica (con corredo cromosomico XY), e quindi di sviluppo spontaneamente femminile a causa della mancanza di gonadi maschili efficienti, il comportamento è quello femminile normale. Seyler e collab. hanno riscontrato in nove transessuali donne che la secrezione di gonadotropine dipendente da LRH non produceva, dopo stimolazione con estrogeni, una risposta tipicamente femminile, ma una forma intermedia tra la risposta femminile e quella maschile. Anche noi abbiamo riscontrato l'assenza di feedback positivo in un transessuale donna, assenza associata a legami -O2- affini emoglobinici eterotipici, cosicché sono verosimili ulteriori differenze anche in altri caratteri sesso-dimorfici (v. Loewit e altri, 1982). Recentemente, Eicher e altri (v., 1980) hanno mostrato per primi che, nella maggior parte dei transessuali, anche l'antigene H-Y si comporta eterotipicamente, come è stato ulteriormente confermato (v. Engel e altri, 1980). Riguardo ai disturbi della differenziazione sessuale a condizionamento genetico precoce e alle possibili conseguenze e connessioni con sviluppi endocrini sesso-dimorfici, si aprono dunque nuove prospettive, i cui esiti non sono oggi prevedibili.
Sugli effetti degli estrogeni e gestageni prenatali si sa ancor meno che sull'influsso degli androgeni prenatali.
Mentre il periodo prenatale in cui l'ipotalamo è sensibile non è noto con precisione - si parla in via d'ipotesi del quinto (quarto-settimo) mese - conoscenze affatto nuove possono venire dallo studio dei livelli ormonali postnatali. Con metodi di misurazione più sensibili, si è scoperto che nel neonato maschio, a una caduta del livello ormonale nei primi giorni di vita segue una risalita dapprima di LH e poi del testosterone, risalita in cui vengono superati persino i valori prenatali; per due o tre mesi il livello rimane stazionario, per poi ricadere, dopo il quarto-quinto mese di vita, ai noti valori prepuberali. Nel sesso femminile questo aumento degli androgeni manca; si riscontra invece un chiaro aumento delle gonadotropine (in particolare di FSH) sino al secondo-terzo mese di vita, accompagnato da un incremento degli estrogeni; i valori delle gonadotropine si mantengono sino al quarto anno di vita superiori a quelli tipici per l'infanzia (v. Borghi, 1980; v. Kolodny e altri, 1979). Queste differenze sessuali nei livelli postnatali delle gonadotropine, degli androgeni e degli estrogeni potrebbero forse incidere sui processi della differenziazione sessuale (periferica e/o centrale?). Ciò che è in gioco in tutti questi problemi non è solo la comprensione di disturbi psicosessuali, ma anche, e anzitutto, la comprensione dello sviluppo sessuale umano normale. In nostre ricerche sulla determinazione del sesso nel feto attraverso l'escrezione di androgeni da parte della madre all'ottava settimana di gravidanza, cioè al momento della prima attivazione intrauterina - nel caso di un feto maschile - della funzione dei testicoli, abbiamo riscontrato una grande molteplicità di ambienti ormonali diversi, con la tendenza a valori più alti degli androgeni materni nelle donne con più di 35 anni, indipendentemente dal sesso del feto (v. Loewit e altri, 1980). Sarebbe assai desiderabile saperne di più sull'importanza della partecipazione degli androgeni all'ambiente ormonale del feto: potrebbe esserci qui una chiave, infatti, per la comprensione della varietà degli intrecci di elementi maschili e femminili nonché del ruolo, in tale varietà, dei fattori formativi sia neuroendocrini sia socioculturali; Dörner ha inoltre richiamato l'attenzione sul possibile ruolo di gravi stress in gravidanza come fattore di soppressione degli androgeni e quindi, forse, come fattore predisponente all'iposessualità, bisessualità e omosessualità maschile.
Se lo stato odierno delle conoscenze in questo campo lascia aperti, o suscita, più problemi di quanti non ne risolva, tuttavia il ruolo, che appare con sempre maggior chiarezza, dei fattori endocrini individuali prenatali nello sviluppo del comportamento sessuale sia normale sia disturbato sembra consentire una migliore comprensione dell'azione reciproca di predisposizione e ambiente, e forse, in futuro, anche una più netta delimitazione tra sviluppo normale e sviluppo disturbato; in tal modo, le discussioni sulla sessualità umana si allontanano dalla sfera dell'ideologia e delle reazioni emotive in direzione di una maggior concretezza e aderenza alla realtà (per una rassegna bibliografica, v. Loewit, Neuro-psicoendocrinologia..., 1980).
b) La sessualità infantile
Il postulato freudiano di una sessualità infantile rappresentava qualcosa di ‛inaudito', sia nel senso che questa non era mai stata prima presa in considerazione, sia nel senso che porre il problema appariva quasi una sfida (v. Freud, 1905). La sessualità cominciava a quei tempi con la pubertà ed era assente nei ‛bambini innocenti'. Il quadro sopra delineato di una ininterrotta continuità del pluristratificato sviluppo sessuale umano esige invece la fase della sessualità infantile, così come, nel generale sviluppo dell'uomo, il raggiungimento dell'età adulta sarebbe impensabile senza l'antecedente fanciullezza.
In questo senso, la sessualità infantile getta un ponte tra la determinazione genetica delle gonadi nella fecondazione, lo sviluppo, sotto controllo endocrino, dei genitali sia interni sia esterni, nonché la differenziazione cerebrale sessuale durante la vita intrauterina e le differenze sessuali ormonali forse ancora operanti nei primi mesi o anni di vita da un lato e, dall'altro, gli influssi ambientali, che si stabiliscono subito dopo la nascita con l'attribuzione del sesso, l'apprendimento sociale, necessario per il conseguimento della prima identità sessuale, e infine le prime esperienze con la propria sessualità corporea sino alla definitiva realizzazione della sessualità adulta con la pubertà.
La considerazione di Masters e Johnson della sessualità come di un ‛processo naturale' trova una conferma sul piano fisiologico, dato che l'erezione spontanea o la lubrificazione vaginale possono essere osservate già nei neonati, nei quali esse sono evidentemente innate e non apprese. Analogamente, nel cosiddetto onanismo del lattante, quale si presenta in entrambi i sessi già nel primo anno di vita, c'è già la possibilità della reazione orgastica, con tutti i suoi contrassegni fisiologici, come la conosciamo nell'adulto. Ora, come non v'è cesura tra sviluppo sessuale pre- e postnatale, così manca anche una netta delimitazione nei confronti della pubertà, come può vedersi nella crescita graduale del livello delle gonadotropine e degli ormoni sessuali, e in particolare nel verificarsi spontaneo di secrezioni episodiche di FSH - e specialmente di LH - durante il sonno REM all'inizio della pubertà, come transizione verso la secrezione di gonadotropine che, per un lungo periodo oscillante, si stabilizza poi come tonica o come ciclica nell'adulto (v. Borghi, 1980).
Ma più importante di tali basi fisiologiche appare in verità sia l'apprendimento sociale sulla sessualità in senso lato, sia l'esperienza di elementi della sessualità in senso stretto (ivi compreso il ruolo di eventuali vissuti traumatici). È in questa sede impossibile addentrarsi ulteriormente nello sviluppo psicosessuale del bambino e dei suoi disturbi (v. Money e Tucker, 1975; v. Kolodny e altri, 1979; v. Müller-Küppers, 1980). Ricordiamo soltanto che le prime forme dell'amore - nella prima relazione madre-bambino - costituiscono la base e il nucleo della successiva intimità e sessualità dell'adulto. In esse tutti i sensi - tatto, vista, udito, olfatto, gusto - si destano, e diventanò percettibili ed esperibili messaggi non verbali, su cui si fondano il desiderio e la capacità di intimità, come vedremo meglio discutendo della funzione comunicativa della sessualità. L'educazione sessuale comincia dunque al ‛seno materno' e al fasciatoio (v. Musaph, 1978). Già in quest'epoca comincia a decidersi - per fare solo qualche esempio - se la ‛vicinanza' viene vissuta e investita in modo positivo, ambivalente o negativo; se viene vissuta una sufficiente fiducia e può dunque dispiegarsi l'abbandono; se gli organi sessuali vengono trattati in modo diverso dal resto del corpo e si annuncia quindi una individuazione della sessualità, ecc. Le modalità di reazione degli adulti alle manifestazioni della sessualità infantile - per esempio le nascenti pulsioni parziali di toccare, di guardare, di esibirsi, la masturbazione infantile o la curiosità e le domande infantili, e in seguito i giochi sessuali, ecc. - danno un contributo decisivo al costituirsi dell'atteggiamento del bambino: se cioè, e in qual misura, egli affermerà la sua sessualità, vi si sentirà come a casa propria, ‛senza colpa', e potrà quindi integrarla nel complesso della sua vita, o se invece egli sentirà, di là dall'ineluttabile fatica dell'incivilimento e delle limitazioni a esso associate, che il processo originariamente ‛naturale' è stato spogliato della sua naturalezza e della sua integrità e caricato invece di sentimenti di disgusto, colpa e angoscia.
Dagli adulti, soprattutto dalle figure parentali fondamentali - di norma il padre e la madre - si richiede comprensione benevola per le esigenze dell'apprendimento infantile e il consenso alle prime esperienze con il proprio corpo e le sue fonti di piacere, ma anche rispetto per la sfera d'intimità del bambino e il senso del pudore che sorge spontaneamente in lui; si richiede insomma di accompagnare, o guidare, con cauta accortezza il processo dello sviluppo. Ciò può riuscire se l'adulto cerca di vivere consapevolmente la sua propria sessualità e non valuta il comportamento sessuale infantile dal suo punto di vista, come sembrano rivelare le espressioni ‛onanismo del lattante' e ‛masturbazione infantile precoce'; e se, infine, nello sforzo di superare le proprie inibizioni, l'adulto non si preoccupa troppo della naturalezza, e d'altra parte non cade in atteggiamenti né di severo controllo né di laissez faire. La sessualità infantile, ancora troppo poco considerata e soprattutto non presa abbastanza sul serio nel suo significato a lunga scadenza, mette l'adulto di fronte al capitale problema della sua propria sessualità, al cui modello il bambino deve rifarsi per conseguire la sua identità sessuale, con l'obiettivo di una posizione - maschile o femminile - il più possibile univoca e tuttavia con una sufficiente flessibilità nei ruoli, per valorizzare ciò che è universalmente ‛umano' dinanzi a ciò che è ‛specifico di ciascun sesso'. Si pone così automaticamente il problema dei modelli o principi guida che stanno sullo sfondo di ogni educazione sessuale, cioè di nuovo il problema del ‛senso' o ‛significato'.
c) La funzione comunicativa della sessualità umana
Ci siamo sinora interrogati sulla situazione odierna, sulle basi biologiche, in particolare sui correlati neuroendocrini della sessualità umana, e sull'importanza della sessualità infantile. Dobbiamo ora porci il problema del ‛significato', che - anche per il medico sotto il profilo terapeutico - è diventato ineludibile nell'attuale situazione di sconvolgimento e di crisi.
1. Aspetti evolutivi. - Per secoli e millenni, le più disparate filosofie e religioni hanno dato una risposta univoca al problema del significato: il significato prevalente, o addirittura esclusivo, della sessualità umana risiede nella riproduzione. Quest'antichissima equiparazione di sessualità e riproduzione non è per nulla confinata al passato e, per tacere dell'esperienza quotidiana dei medici sessuologi, può essere illustrata da un'inchiesta condotta dall'autore durante una lezione dinanzi a 183 studenti. Con l'affermazione ‟l'unico significato della sessualità umana è, per natura, la conservazione della specie" si dichiararono d'accordo il 29% degli studenti e il 44% delle studentesse. Inoltre, anche l'asserzione ‟il desiderio sessuale della donna è massimo al tempo dell'ovulazione" (scorretta, in questa forma generale) fu confermata dal 53% degli studenti e dal 72% delle studentesse.
Tali risposte mostrano la mancanza di consapevolezza di un passo decisivo nell'evoluzione della sessualità dai Primati inferiori a quelli superiori, e cioè la scomparsa, che s'annuncia tra i Primati per diventare ancor più netta nell'uomo, dei periodi di estro e di calore, che regolano nel contempo l'interesse sessuale e l'accoppiamento come anche la capacità di riproduzione biologica, associando strettamente comportamento sessuale e riproduzione. Man mano che si sviluppa, la corteccia cerebrale si costituisce, anche in questa come nelle altre sfere della vita, come il supremo organo di controllo. La sessualità viene così sottratta in misura crescente all'imperio del livello ormonale, guadagnando nel contempo in multiformità e plasticità. L'essere umano dispone così di un interesse sessuale sempre attivo, indipendente dai periodi fecondi della donna, interesse che sopravvive alla perdita della facoltà di generare e persino nella vecchiaia. Non esistono più, dunque, periodi di accoppiamento promiscui e automaticamente regolati; cessa ogni lotta dei maschi per le femmine in calore del gruppo: uomini e donne diventano in linea di principio liberi di scegliere il tempo e il partner dei propri incontri sessuali (v. Ford e Beach, 1957). Dopo la scomparsa dei periodi di calore, l'antica stretta connessione tra sessualità e riproduzione viene meno.
Ci si offre qui, inoltre, una delle poche radicali differenze tra sessualità umana e sessualità animale. Com'è noto, nella ricerca di ciò che è ‛tipicamente umano' come premessa per la scoperta del ‛significato', s'incontrano più tratti comuni che differenze tra sessualità preumana e sessualità umana. Per esempio, alla differenziazione sessuale a partire da una predisposizione comune, all'orgarnizzazione ormonale pre- o perinatale e all'attivazione postpuberale della funzione e del comportamento sessuale, presiedono essenzialmente gli stessi principi in tutti i Mammiferi. Moltissime differenze sono tali solo di grado: per esempio, nell'uomo la dipendenza del comportamento sessuale dagli ormoni decresce sì in misura decisiva, ma non è interamente scomparsa; gli stimoli visivi, olfattivi e acustici perdono, è vero, d'importanza come iniziatori e attivatori del comportamento sessuale, ma sono pur sempre operanti. Il decorso riflesso del coito, con movimenti ritmici del bacino nel maschio e con rilevanti modificazioni - diverse nel maschio e nella femmina - delle funzioni cardiache, circolatorie e respiratorie, sembra una caratteristica generale dei Mammiferi. È da precisare che la posizione a tergo, stereotipa sino al livello evolutivo dei Primati, si fa con essi più variata (soprattutto i giovani animali, per gioco e per il gusto di sperimentare, la integrano con altre posizioni) per cedere infine il posto nell'uomo - certo anche come effetto della sviluppatissima funzione comunicativa della sessualità umana - alla prevalente posizione ‛faccia a faccia'.
Giochi amorosi, preliminari, stimolazione orale e manuale dei genitali, autostimolazione degli organi sessuali - più frequente, quest'ultima, nei maschi che nelle femmine - sono, di nuovo, profondamente radicati nel comportamento dei Mammiferi. Lo stesso dicasi dei giochi sessuali nell'infanzia, dei modelli sesso-dimorfici di comportamento - come il comportamento di seduzione e d'invito della femmina o il comportamento aggressivo del maschio - che, dai Roditori sino all'uomo, mostrano numerosi fondamentali tratti comuni (v. Beach, 1976). Le attività eterosessuali, bisessuali e omosessuali, come anche le diverse forme di vita solitaria, di rapporto monogamo, di matrimonio di gruppo, di harem o di promiscuità, sono osservabili in tutti i Mammiferi. Anche tratti che sembrerebbero tipicamente umani, come l'espressione corporea dei sentimenti, le predilezioni individuali, la scelta del partner, l'assistenza, le relazioni di coppia stabili, e persino accenni del tabù dell'incesto si riscontrano già nel regno animale. Parimenti, già nel mondo preumano, sussiste il ‟mutamento di significato e di funzione" (v. Wickler, 1969), in virtù del quale vecchie e univoche modalità di comportamento si caricano di significati nuovi, per lo più sociali, senza per questo perdere i vecchi e diventando cosi ambigue ed equivoche. Ciò vale soprattutto per l'assunzione di comportamenti originariamente non sessuali (per esempio appartenenti alla sfera della cura della prole o alla relazione madre-figlio) nella sfera sessuale, come anche per l'attribuzione di un significato sociale a elementi originariamente riproduttivo-sessuali. Per fare qualche esempio concreto, ricordiamo qui il duplice significato del fallo come organo urogenitale e nel contempo simbolo di potenza, e quindi (nei Primati) l'esibizione dei genitali - in situazioni assolutamente non sessuali - come dimostrazione di potenza e di rango o di minaccia, esibizione di cui si ritrovano molteplici tracce anche nelle culture umane. Analogamente, nei Primati la presentazione delle terga, con lo scoprimento degli organi sessuali, illustra il mutamento funzionale per cui un comportamento femminile - originariamente univoco - d'invito all'accoppiamento ha assunto il significato sociale di saluto e di pacificazione (in questo significato - mai in quello sessuale - è stato adottato anche dai maschi). Verso gli animali di rango superiore esso ha l'effetto di ridurre l'aggressività, verso quelli di rango inferiore l'effetto di arrestare la fuga. Questo comportamento promuove dunque la coesione del gruppo e, poiché il comportamento sessuale è inconciliabile sia con l'attacco aperto sia con la fuga, esso può essere pur sempre adottato, e recepito, come invito all'accoppiamento. Analogamente, anche l'uomo, com'è noto, innalza a un significato sociale stimoli, in origine, meramente sessuali.
La separazione tra sessualità e riproduzione, e tra funzione riproduttiva e funzione sociale della sessualità (separazione che ha i suoi inizi già nel regno animale) emerge ancor più chiaramente nelle copule senza eiaculazione - riscontrabili in numerose specie, sino ai Primati - le quali sembrano servire anzitutto all'apprendimento sessuale, a stabilire il legame col partner, o anche come dimostrazione di predominanza e di rango, e infine al consolidamento delle coppie o dei gruppi.
È dunque possibile considerare come una grande tendenza evolutiva quella alla crescente liberazione della sessualità - in corrispondenza con lo sviluppo della neocorteccia - dai vincoli dei cicli automatici dipendenti dai livelli ormonali, ‛stimolo-riflesso-risposta', e la progressiva assunzione della sessualità a significati e funzioni di natura non riproduttivo-sessuale. Appunto questa funzione sociale, comunicativa, della sessualità acquista nell'uomo un tale sviluppo che si deve ravvisare in essa un decisivo elemento di distinzione tra la sessualità umana e quella animale. In altre parole, ciò che è ‛tipicamente umano' non va ricercato nella sfera delle funzioni e modalità di comportamento sessuali, dove i principi fondamentali comuni prevalgono di gran lunga sulle differenze (d'altronde, spesso tali solo di grado), bensì là dove l'uomo anche per altri aspetti si distingue più radicalmente dagli animali: nella sfera della coscienza, della lingua e della cultura. Sembra inoltre ovvio e logico che proprio nel nostro tempo, che si occupa con tanta intensità dei problemi della comunicazione sul piano filosofico come su quello tecnologico, la sessualità umana diventi accessibile alla comprensione attraverso la sua funzione comunicativa, dunque linguistica, importante anche in relazione ai complessi problemi della vita odierna di coppia. Questa funzione comunicativa si presenta come una caratteristica tipicamente umana - solo l'uomo dispone di una capacità comunicativa verbale, oltre a quella non verbale, posseduta anche dagli animali - anche dal punto di vista della riproduzione, in relazione cioè ai bisogni della prole, in quanto espressione e rafforzamento della comunicazione e relazione tra genitori: fattore d'importanza vitale per il bambino e presupposto di una fecondità intesa non soltanto biologicamente, ma anche come responsabilmente umana.
Nell'uomo, dunque, la funzione comunicativa e quella riproduttiva possono essere considerate come due aspetti non indipendenti l'uno dall'altro e tuttavia autonomi, dei quali il primo sembra essere il presupposto del secondo. Di conseguenza, la sessualità umana non riceve il suo significato o la sua fondazione etica principalmente dalla facoltà in essa implicita della riproduzione, facoltà che anzi, presa in se stessa, senza il suo sfondo comunicativo, sarebbe da considerare piuttosto come non umana.
2. Contenuti della comunicazione sessuale. - Nel seguito, adopereremo il concetto di comunicazione sessuale non già in un senso generico, vago e allegorico, bensì concreto, chiarendone i reali contenuti. Poiché affrontare il problema generale dei fondamenti, delle forme e dei possibili disturbi della comunicazione umana ci porterebbe troppo lontano dal nostro tema, rinviamo a questo proposito a Watzlawick e altri (v., 1967). Il primo assioma di questi autori enuncia l'impossibilità di non comunicare: l'intero comportamento è infatti comunicazione. Ciò significa anche che non esiste un comportamento ‛che non dice nulla'; pertanto ogni comportamento, anche quello sessuale, ha carattere enunciativo.
Il comportamento sessuale umano si rivela come una forma di comunicazione prevalentemente non verbale, di natura analogica, come una specie di linguaggio di segni, affine alla mimica o al linguaggio dei gesti. La comunicazione ha luogo attraverso la funzione comunicativa del corpo che, esprimendosi con il suo linguaggio fatto di comportamenti, produce ‛enunciati' - ambigui -, che debbono essere spiegati e tradotti. Si tratta di recepire e di prendere sul serio, nella sua funzione enunciativa, questo comportamento, come avviene, per esempio, con le espressioni del volto, il portamento, l'andatura, il modo di parlare, ecc.
La funzione espressiva e comunicativa della mimica e del linguaggio gestuale sembra in verità essere registrata con consapevolezza assai maggiore di quanto non accada con i messaggi della comunicazione sessuale, che rimangono per lo più in una sfera inconscia e irriflessa. Nel seguito, noi non cercheremo di interpretare simbolicamente, ma piuttosto di isolare ciò che il linguaggio sessuale del corpo - questa dimensione generalmente trascurata - concretamente esprime (v. Loewit, The communicative..., 1980, p. 234).
Nel tentativo di tradurre il linguaggio analogico dei segni nel linguaggio digitale, c'imbattiamo anzitutto nella necessità di rendere univoca la polisemia contraddittoria del linguaggio corporeo analogico. Ciò ha come necessaria conseguenza una limitazione della polisemia analogica e una perdita d'informazione. Una traduzione univoca diventa possibile soltanto attraverso la metacomunicazione (comunicazione sulla comunicazione) della relazione di coppia: al pari di quella verbale, anche la comunicazione non verbale ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione. L'aspetto di contenuto riguarda la parte informativa del messaggio, mentre l'aspetto di relazione, in quanto ‛metacomunicazione' - cioè comunicazione addizionale sulla relazione -, dice come il contenuto debba essere inteso. È il secondo aspetto che decide se, per esempio, un abbraccio significhi vicinanza, trattenere nel senso di accogliere, trarre a sé, proteggere, o invece imprigionare, bloccare, privare della libertà.
Così, comportamenti sessuali (in senso più o meno stretto) come: guardarsi l'un l'altro, avvicinarsi, simpatizzare, toccarsi, stare insieme, stare nudi l'uno dinanzi all'altro, aprirsi, accettarsi, affidarsi, unirsi, penetrarsi e avviticchiarsi, giocare, possono essere l'espressione corporea di: considerazione, condiscendenza, simpatia, commozione, comprensione, sensibilità, contatto, vicinanza, calore, sicurezza, assenza di riserve e autenticità, autorealizzazione, accordo, sincerità, fiducia, accettazione, conferma, unità, soddisfazione, attaccamento, coesione, dare e ricevere ecc.; ma anche di persecuzione, attacco, presa di possesso, lotta, assoggettamento, oppressione, costrizione, spoliazione, mancanza di protezione, ‛essere in balia di', sfruttamento, oltraggio, distruttività o anche allontanamento, freddezza, distanza, chiusura ecc. Soltanto la metacomunicazione può informare sulla effettiva relazione, e decidere quindi l'interpretazione corretta.
I contenuti espressi dal linguaggio sessuale del corpo rappresentano anche bisogni umani fondamentali, ‛vitali', la cui ragionevole soddisfazione decide del ‛senso' e della felicità della vita dalla prima relazione madre-bambino sino alla più tarda vecchiaia. In particolare, essi sono elementi essenziali, presupposti irrinunciabili di relazioni duali intime. In altre parole, l'accettazione, la conferma, la simpatia, il calore, la sicurezza, la sincerità, la fiducia, il senso di comune appartenenza, ecc. (tutti elementi suscettibili di essere presi nel duplice senso del dare e del ricevere) sono, almeno nella nostra cultura, bisogni umani elementari, che esigono di essere soddisfatti. Nella terminologia della psicologia del profondo può parlarsi di caratteristiche narcisistiche, orali, anali e genitali che, stabilitesi nella prima fondamentale relazione duale, si sviluppano nelle relazioni successive, cui danno intensità individuale, colore e orientamento; come anche di strutture di bisogni sane e/o nevrotiche, ovvero di pretese che sono o non sono suscettibili di soddisfazione. Ognuno è destinato a vivere in relazione con i suoi simili, a esperire, e a rendere esperibili ad altri, la vicinanza, il calore, la fiducia, la sincerità e la comune appartenenza, da cui discendono la sicurezza e la conferma, che sono a loro volta la fonte della gioia di vivere e del ‛significato': per questa ragione il desiderio di relazioni interumane autentiche e di amore è tanto forte quanto irrinunciabile. Dalla presumibile origine dei bisogni fondamentali nella prima relazione madre-figlio si ricava che il loro soddisfacimento sarà cercato, in linea generale, in relazioni duali durevoli. Tali relazioni sembrano dunque offrire ai bisogni fondamentali le migliori opportunità di soddisfacimento, tenuto però conto delle esperienze precoci di intimità. Ora, si potrebbe chiamare ‛amore' la preoccupazione di offrire la possibilità di soddisfare questi bisogni o esperire questi valori, il tentativo di rispondere alle necessità vitali dell'altro.
L'amore, dunque, significa più che attrazione, simpatia, fascino e incontro sessuale; esso viene sperimentato là dove c'è la preoccupazione autentica, o supposta tale - da parte di ciascuno dei due partners -, di soddisfare i bisogni fondamentali dell'altro. Ora, poiché esprime proprio questi contenuti attraverso una duplice dimensione, analogica e sensuale, il linguaggio sessuale del corpo possiede una forza enunciativa incomparabile, e viene inoltre esperito come fonte di piacere, con ciò intendendo non soltanto il piacere sessuale, ma anche il ‛piacere di relazione'. Questi rapporti sono rappresentati graficamente nella figura.
4. Conclusioni
Poiché le espressioni hanno senso solo in quanto comunicano contenuti veri, la questione decisiva è in qual misura i messaggi, e le promesse inconscie, comunicati nel linguaggio sessuale del corpo, corrispondano alla realtà. Vicinanza, calore, accettazione, autenticità, sincerità, sicurezza, comune appartenenza, unità ecc.: tutti questi contenuti, espressi - e dunque esperiti - nelle attività sessuali, sono fondamentalmente veri, rispecchiano cioè, almeno come disponibilità o possibilità di sviluppo, la realtà della relazione? Ovvero l'attività sessuale è spogliata sin dall'inizio, in tutto o in parte, del suo significato essenziale, e si riduce più o meno agli aspetti parziali di una sessualità mutilata? In quanto tale, non potrà realizzare le possibilità che pure contiene, e alla lunga risulterà tediosa e deludente, né alcuna tecnica sarà in grado di surrogare il senso mancante, mentre invece tutti gli aspetti parziali derivanti dalle pulsioni parziali o da ogni sorta di inclinazioni, predilezioni e tecniche personali possono trovare spazio in una cornice adeguata. In conclusione, la sessualità umana avrà le maggiori opportunità di scoprire il proprio senso e di raggiungere il totale dispiegamento là dove può esser vissuta come elemento costitutivo integrato della personalità e come espressione adeguata di un rapporto, il che presuppone maturità personale - anzitutto capacità di relazione e di contatto -, autonomia, capacità e disponibilità ad assumersi responsabilità, e un'adeguata scelta del partner. Al contrario, una sessualità intesa come isolata fonte di piacere, fatta servire in primo luogo alla bramosia di novità, all'autoconferma e al prestigio sociale, o esercitata come uno sport eccitante, o considerata come un venale articolo di consumo che non impegna a nulla, non potrà offrire che un soddisfacimento parziale. Ciò vale anche quando la sessualità è posta sotto l'onere impersonale dell'efficienza, quando viene adoperata come arma nella lotta dei sessi o come vendetta nei confronti dell'altro sesso o quando, orientata unicamente su se stessa, non trova la via dell'altro. Un tale soddisfacimento parziale potrebbe bastare se l'oggetto del desiderio fosse appunto soltanto un soddisfacimento parziale. Ma gli irrinunciabili bisogni fondamentali dell'uomo non cercano un soddisfacimento parziale, bensì totale, e gli inevitabili compromessi o riduzioni sembrano riguardare la sua quantità piuttosto che la sua natura essenziale. Di conseguenza, alla lunga e specialmente tenendo conto dei bisogni dei partners, le speranze deluse, le promesse non mantenute eppure sempre trasmesse attraverso il linguaggio sessuale del corpo, la frustrazione permanente possono condurre a vissuti privi di significato e di valore, al rifiuto e al disgusto e persino a disturbi della funzione sessuale. Tali disturbi possono a loro volta, come ‛disfunzioni funzionali', costituire comunicazioni autentiche sullo stato effettivo della relazione. Si può allora dire che, contrariamente alla separazione tra sessualità e riproduzione, perfettamente ragionevole e nel solco di un'evoluzione umana - qual è oggi resa possibile dalle tecniche anticoncezionali -, una separazione tra sessualità e relazione intima, o tra sessualità e i contenuti espressi dal linguaggio sessuale del corpo non rende giustizia al senso della sessualità umana.
Una tale visione della sessualità umana come una possibilità comunicativa psicosomatica globale o come un linguaggio del corpo con contenuti affatto concreti non costituisce certo nulla di fondamentalmente nuovo; essa tenta però di sottoporre a nuova riflessione e di rendere conscio ciò che oggi appare come anche troppo scontato, e per questa via contribuire a superare l'abisso tra sessualità e amore, tra sessualità e pudore e persino tra sessualità e religione. Questa visione può, sul terreno terapeutico, richiamare l'attenzione del medico sessuologo sui profondi disturbi relazionali che sottendono spesso gli apparenti disturbi della funzione sessuale, e aiutare a considerare - di nuovo e consapevolmente - la sessualità come possibilità d'espressione di quei valori ricercati anche da chi rifiuti ogni avvicinamento ‛sessuale'. In tal modo sarebbe altresì possibile superare la frequente contraddizione tra l'esigenza di tenerezza nelle relazioni umane e la negazione della sessualità genitale, e quindi riunire Eros e sesso.
La nostra prospettiva può condurre così in generale a relazioni tra i sessi più umane e soprattutto più vere, e quindi a una liberazione autentica della sessualità (sul terreno cristiano, perfettamente in linea con il paolino ‟la verità vi farà liberi" o l'agostiniano ‟ama, e fa' ciò che vuoi"), mentre l'estinzione del significato ha come contropartite lo scambio della libertà con l'arbitrio, l'isolamento e l'assolutizzazione degli aspetti parziali e sinanche l'abuso del partner. Essa dovrebbe poter servire anche da punto di partenza per il superamento dell'ostilità verso il sesso, che si riscontra in parecchie religioni, specie nei loro orientamenti ortodossi: l'esperienza vitale, sensuale degli elementi essenziali di ogni relazione personale è infatti non soltanto il presupposto di una vita realizzata, ma anche la sostanza dei valori religiosi; e il loro trascendimento nel senso di una ‛teologia della sessualità' può dischiudere nuove dimensioni religiose, come per millenni molte religioni hanno considerato ovvio e come in ambito cattolico si comincia di nuovo ad ammettere (v. i contributi di Greeley; v. Rotter, 1979). Parimenti, la nostra concezione può contribuire alla fondazione antropologica di un'etica - e di una pedagogia - sessuale più adeguata alla natura dell'uomo; potrebbe costituire un aiuto a orientarsi e a decidere, guardandosi da prevedibili disillusioni, come quelle che possono nascere dallo scambio dell'espressione con il contenuto. Esperire consapevolmente la sessualità come possibilità di comunicazione potrebbe infine, non da ultimo, contribuire a evitare il fallimento di un'altra, verosimilmente più autentica, rivoluzione sessuale del nostro secolo: quella fondata sulla possibilità (in linea di principio), e anche sull'attesa, della coincidenza di matrimonio, amore e sessualità. Greeley parla di questa rivoluzione sessuale come ‟dell'idea, molto moderna, che matrimonio, amicizia e soddisfacimento sessuale possano sussistere in un'unica relazione" (v. Greeley, 1953). In verità, la vecchia contrapposizione tra impegno obbligante e amore spontaneo sembra non avere più che un interesse storico, e le sfere, per l'innanzi separate, del matrimonio come istituzione e dell'amore come esperienza personale sembrano venire a coincidere anziché esdudersi, sebbene il collegamento tra sessualità e vita di coppia non appaia consolidarsi in egual misura. Ancor oggi, come in passato, la sessualità si presenta nei rapporti di coppia scissa, isolata e ‛muta'; oppure viene prevalentemente considerata, e assunta, come mezzo riproduttivo o come qualcosa che semplicemente inerisce alla vita della coppia; ovvero infine come il prezzo del mantenimento di rapporti amichevoli. La presa di coscienza dei contenuti comunicati nell'incontro sessuale potrebbe proprio oggi - in particolare a una gioventù orientata verso relazioni personali durevoli e guidata dalle migliori intenzioni - offrire un modello di pensiero per la ricerca di una via mirante al conseguimento di mete autonomamente fissate. Non per questo, però, pretendiamo che il nostro approccio possa spiegare ogni cosa, né che sia l'unico valido ai fini della comprensione della sessualità umana: la realtà rimane necessariamente più ampia e più sfaccettata di tutti gli sforzi che si possano fare per afferrarla. (v. anche psicanalisi).
bibliografia
Beach, F. A., Sexual attractivity, proceptivity and receptivity in female mammals, in ‟Hormones and behavior", 1976, VII, pp. 105-138.
Borghi, A., Fattori neuroendocrini della sessualità nell'infanzia, in ‟Rivista di sessuologia", 1980, IV, pp. 19-27.
Dyk, A., Paracelsus und die Naturwissenschaft von heute, in ‟Österreichische Ärztezeitung", 1980, XXXV, pp. 497-506.
Eicher, W., Spoljar, M., Richter, K., Cleve, H., Murken, J.-D., Stengel-Rutkovski, S., Steindl, E., Transsexualität und H-Y-Antigen, in ‟Geburtshilfe und Frauenheilkunde", 1980, XL, pp. 529-540.
Engel, W., Pfäfflin, F., Wiedeking, C., H-Y-antigen in transsexuality, and how to explain testis differentiation in H-Y-antigen negative males and ovary differentiation in H-Y-antigen positive females, in ‟Human genetics", 1980, LV, pp. 315-319.
Ford, C. S., Beach, F. A., Patterns of sexual behavior, New York 1957.
Freud, S., Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, Leipzig-Wien 1905 (tr. it.: Tre saggi sulla teoria sessuale, in Opere, vol. V, Torino 1972, pp. 441-546).
Greeley, A., Sexual intimacy, Chicago 1953.
Greeley, A., Love and play, Chicago 1975.
Haeberle, E. J., Sex-health or sickness?, in Medical sexology (a cura di R. Forleo e W. Pasini), Littleton 1980, pp. 62-72.
Halberstadt-Freud, H. C., Freud's libido theory, in Handbook of sexology (a cura di J. Money e H. Musaph), vol. I, New York 1978, pp. 45-56.
Hoenig, J., The development of sexology during the second half of the 19th century. Dramatis personae: selected biographical sketches of 19th century pioneers in sexology, in Handbook of sexology (a cura di J. Money e H. Musaph), vol. I, New York 1978, pp. 5-20, 21-43.
Kolodny, R. C., Masters, W. H., Johnson, V. E., Textbook of sexual medicine, Boston 1979.
Loewit, K., Neuropsicoendocrinologia prenatale: le determinanti prenatali del comportamento sessuale, in ‟Rivista di sessuologia", 1980, IV, pp. 10-18.
Loewit, K., The communicative function of human sexuality: a neglected dimension, in Medical sexology (a cura di R. Forleo e W. Pasini), Littleton 1980, pp. 234-237 (tr. it. parziale: La funzione comunicativa della sessualità umana: una dimensione non considerata, in Sessualità e medicina, a cura di R. Forleo e W. Pasini, Milano 1981, pp. 33-37).
Loewit, K., Humpeler, E., Mairbäurl, H., Vogl, S., Somatische Parameter bei Transsexualität: Verhalten von Östrogen-Feedback und Sauerstoffbindungsaffinität bei einer transsexuellen Frau, in Praktische Sexualmedizin, Heidelberg 1982.
Loewit, K., Schwarz, S., Voigt, K., Fetal sex determination from early maternal testosterone excretion, in Medical sexology (a cura di R. Forleo e W. Pasini), Littleton 1980, pp. 202-209.
Look, P. F. van, Hunter, W. M., Corker, Ch. S., Baird, D. T., Failure of positive feedback in normal men and subjects with testicular feminisation, in ‟Clinical endocrinology", 1977, VII, pp. 353-366.
Maccoby, E. E., Jacklin, C. N., The psychology of sex differences, London 1975.
Mandel, A., Mandel, K. H., Stadter, E., Zimmer, D., Einübung in Partnerschaft durch Kommunikationstherapie und Verhaltenstherapie, München 1971.
Marks, C., Heterosexual coital position as a symbol of ancient Roman and modern American culture, in Medical sexology (a cura di R. Forleo e W. Pasini), Littleton 1980, pp. 78-85.
Masters, W. H., Human sexual inadequacy, Boston 1970.
Masters, W. H., Johnson, V. E., Human sexual response, Boston 1966 (tr. it.: L'atto sessuale nell'uomo e nella donna, Milano 19723).
Mead, M., Cultural patterns and technical change, New York 1955.
Money, J., Determinants of human gender identity/role, in Handbook of sexology (a cura di J. Money e H. Musaph), vol. I, New York 1978, pp. 57-79.
Money, J., Tucker, P., Sexual signatures, Boston 1975.
Müller-Küppers, M., Die Sexualität und ihre Bedeutung für die Entwicklung von Kindern und Jugendlichen, in Sexualmedizin in der Praxis (a cura di W. Eicher), Stuttgart 1980, pp. 1-19.
Musaph, H., Skin, touch and sex, in Handbook of sexology (a cura di J. Money e H. Musaph), vol. IV, New York 1978, pp. 1157-1165.
Pomeroy, W., Schäfer, L. C., Impact of published surveys and research at public concepts of human sexuality, in Medical sexology (a cura di R. Forleo e W. Pasini), Littleton 1980, pp. 72-78 (tr. it. parziale: Il ruolo svolto dalle pubblicazioni e ricerche sulla sessualità umana nell'evoluzione del concetto di sessualità, in Sessualità e medicina, a cura di R. Forleo e W. Pasini, Milano 1981, pp. 122-130).
Rotter, H., Fragen der Sexualität, Innsbruck 1979, pp. 21-32.
Seyler, L. E. Jr., Carnalis, E., Spare, St., Reichlin, S., Abnormal gonadotropin secretory responses to LRH in transsexual women after Diethylstilbestrol priming, in ‟Journal of clinical endocrinology and metabolism", 1978, XLVII, pp. 176-183.
Short, R. V., Sex determination and differentiation, in ‟British medical bulletin", 1979, XXXV, pp. 121-127.
Singer Kaplan, H., The new sex therapy, New York 1974.
Singer Kaplan, H., Langer, D., Sexualtherapie, Stuttgart 1979.
Strotzka, H., Ökonomische Aspekte psychosomatischer und psychosozialer Erkrankungen, Wien 1979.
Watzlawick, P., Beavin, J. H., Jackson, D. D., Pragmatics of human communication, New York 1967 (tr. it.: Pragmatica della comunicazione, Roma 1971).
Wickler, W., Sind wir Sünder? - Naturgesetze der Ehe, München 1969.
Sessualità: la costruzione del concetto
di Vincenzo Cappelletti
sommario: 1. Citogenetica. 2. Psicologia del profondo. 3. Antropologia. 4. La ‛scienza della sessualità'. 5. L'ideologia del sesso. 6. L'endocrinologia. 7. Recenti sviluppi. □ Bibliografia.
1. Citogenetica
In un'opera che ambiva il carattere di sintesi e bilancio dell'Ottocento scientifico, e il merito d'un vero e proprio compendio della concezione monistica del reale, Ernst Haeckel scriveva: ‟I processi più minuti della fecondazione e della riproduzione sessuale in genere sono della più alta importanza; essi ci sono noti nei loro particolari solo dal 1875, da quando Oscar Hertwig, allora mio allievo e compagno di viaggio, cominciò ad Aiaccio in Corsica le sue ricerche sulla fecondazione delle uova dei ricci di mare, con le quali aprì una nuova via. La bella capitale dell'isola del rosmarino, dove il grande Napoleone nacque nel 1769, fu anche il luogo dove per la prima volta furono osservati con precisione nei loro particolari più importanti i misteri del concepimento animale. Hertwig trovò che l'unico fatto essenziale della fecondazione è la fusione delle due cellule sessuali e dei loro nuclei". Abbiamo citato nella fedele traduzione dell'embriologo italiano Herlitzka questo passo degli haeckeliani Welträtsel, usciti nel 1899 e in italiano nel 1904 con un'Introduzione sulla filosofia monistica in Italia dello psichiatra Enrico Morselli. L'educazione epistemologica segnala subito al lettore d'oggi l'insicurezza dell'edificio concettuale creato dal ‛profeta di Jena': le sue ambigue premesse, i suoi sterili verbalismi, le avventurose inferenze. Lo storico non può non soffermarsi sul titolo stesso dell'opera, volutamente usurpato, con ogni verisimiglianza, a uno scritto del fisiologo Emil Du Bois-Reymond, Die sieben Welträtsel, che vent'anni prima aveva denunciato gli ‛enigmi' - vita, sensazione, libero arbitrio - irrisolti e irresolubili dalla concezione meccanicistica della natura. Ma non a caso l'edizione italiana dell'opera s'intitolava Problemi dell'universo. Un'ardita sintesi di Spencer e Darwin, espressa nel concetto dell'Universo come ‟evoluzione eterna della sostanza", faceva credere allo Haeckel chiariti i dubbi sostanziali, superate le aporie interpretative, raggiunti i concetti primitivi della concezione scientifica del mondo. L'intelligibilità della natura era, invece, problema aperto agl'inizi del nuovo secolo, e il prezzo del progresso sarebbe consistito in autentiche rivoluzioni concettuali. Anche la comprensione della vita e dei suoi momenti costitutivi - il sesso tra questi - avrebbe richiesto una larga apertura alla novità e al significato (come intelligibilità più profonda) delle esperienze.
Restava allo Haeckel il merito di aver impostato un bilancio. I Welträtsel, largamente tradotti e recensiti, indicavano al nuovo secolo le nozioni che ereditava, in particolare le biologiche e, tra esse, le conoscenze sulla morfo-fisiologia dei processi fecondativi. Dalla memoria di Karl Ernst von Baer De ovi mammalium et hominis genesi, del 1827, con le prime osservazioni sull'uovo nei follicoli ovarici di un mammifero - il cane -, ai citati esperimenti dello Hertwig, le ricerche sulla sessualità si erano date un riferimento a fattori costanti e osservabili, e si erano collegate con la più generale e feconda delle teorie biologiche, quella cellulare. Ne derivano sviluppi decisivi, con il precisarsi del livello citologico d'osservazione, fin dai primi anni del nuovo secolo. Esce, nel 1900, la seconda edizione di The cell in development and heredity, di E. B. Wilson. Nella prima edizione, del 1896, l'autore aveva supposto che i processi ereditari avvenissero attraverso la ‟trasmissione fisica di un particolare composto chimico": la ‟nucleina", che F. Miescher aveva isolata (1871) dai nuclei delle cellule del pus, e R. Altmann aveva analizzata (1889) in acido nucleinico e albumina. Mentre i botanici H. De Vries, C. E. Correns ed E. Tschermak riscoprono (1900) le leggi della variazione discontinua dei caratteri nella discendenza, già formulate (1866) da G. Mendel, e W. Bateson e L. Cuénot le estendono (1902) al regno animale, W. S. Sutton in due memorie formalmente rigorose (1902, 1903) definisce lo schema dinamico del comportamento dei cromosomi, di origine paterna e materna, nelle cellule della linea germinale. Nasce una disciplina nuova, la genetica (Bateson, 1906), su base citologica. In questo quadro anche la sessualità si determina ulteriormente, cade una secolare abitudine alla congettura - il Wilson citava (1896) da J. F. Blumenbach le 262 ‟ipotesi infondate" sul sesso registrate nel Settecento dal Drelincourt - e si sostituisce a ciò il rinvio a entità osservabili. Già nel 1901 C. E. McClung individua nel corpuscolo nucleare di Henking (1891) un determinante cromosomico, in senso maschile, del sesso del portatore. Il cromosoma X - così denotato per la sua incerta natura e funzione - viene a occupare un posto nello schema genetico della sessualità. I rapporti fra sessualità e cromosomi si chiariscono meglio nel 1905 con le ricerche di L. G. Stevens sul coleottero Tenebrio, e del Wilson su alcune specie di Insetti: i cromosomi sessuali sono due, X e Y, più piccolo. C'è un'omo- e un'eterozigosi, XX e XY: la prima situazione cromosomica caratterizza in alcuni gruppi sistematici le femmine, in altri i maschi. L'ipotesi, formulata da alcuni ricercatori, che gli ‛eterocromosomi' X e Y siano un carattere sessuale secondario e non il fattore determinante il sesso, perde terreno con le ricerche di T. H. Morgan, unitosi al Wilson nel Dipartimento di biologia della Columbia University, sulla specie melanogaster di Drosophila, il moscerino dell'aceto. Riluttante, prima del 1910, ad accettare lo schema mendeliano dei processi ereditari e la sua interpretazione citologica secondo Sutton e Wilson, Morgan si propone invece di saggiare su materiale zoologico l'efficacia evolutiva della ‛mutazione', studiata dal botanico De Vries su Oenothera lamarckiana, la evening primerose della flora americana, fino alla genesi di una nuova specie nel corso di una generazione. Rispetto alla determinazione del sesso, Morgan è inizialmente incline all'ipotesi del suo determinarsi attraverso interazioni tra organismo embrionale e fattori esterni - temperatura, nutrizione, concentrazioni ioniche -, non per via ereditaria. Ma lo studio del mutante a occhi bianchi di Drosophila lo pone davanti alla trasmissione discontinua prevista dallo schema mendeliano (1910): da questo momento i lavori del Morgan imboccano la via citogenetica, e offrono un'elegante prova della determinazione genetica del sesso attraverso i casi di sex-linkage. Linkage è chiamato il collegamento tra caratteri distinti nel corso della trasmissione da progenitori a discendenti: esso si verifica anche tra sesso e altri caratteri - è, ad esempio, sex-linked il carattere occhi bianchi di Drosophila, nei citati esperimenti del Morgan -, e ciò contribuisce a rafforzare l'ipotesi che la sessualità si trasmetta secondo lo schema mendeliano, interpretato citologicamente.
Già nel primo decennio del secolo la ‟storia naturale del sesso" - quest'efficace espressione è desunta dal titolo di un volume di E. Padoa - ha ampliato le proprie conoscenze molto oltre i protocolli dello Hertwig sulla fecondazione, percorrendo quella grande strada del determinismo causale ma non riduttivo dei fenomeni vitali, che aveva accomunato biologi non meccanicisti, come Cuvier e Bernard, al materialista Virchow e all'innovatore della teoria della discendenza, Darwin. Dati dei quali si riferisce ampiamente nei precedenti articoli del Segal e del Loewit sono stati con brevità ricordati e inseriti nel quadro in cui si muovono le nostre considerazioni: la costruzione del concetto di sessualità nella scienza del Novecento. Determinismo causale, abbiamo detto, e apertura a nuovi aspetti che alimentano sviluppi conoscitivi: procederà così la storia naturale - a rigore dovremmo dire ‛storiografia' - della sessualità. Tale storia, o storiografia, diviene anche un momento del pensiero scientifico nel quale cogliere la manifestazione d'una complessa e irrisolta idea della natura, che si ritrova in tutti i programmi di ricerca. Molteplicità di parti e unità strutturale, forma e funzione, dipendenza e innovazione, storicità e legalità sono i concetti complementari che la ragione scientifica userà per comprendere i fenomeni, e tra questi la sessualità dei viventi. Ma la deduzione (nel senso di Kant: ricavo di un'idea da altra, universale e necessaria, che la precede) di natura e mondo resterà un'esigenza inappagata nel pensiero scientifico del secolo.
2. Psicologia del profondo
In Histoire de la sexualité Michel Foucault individua una duplice ‟rottura", l'una nel Seicento, caratterizzata da ‟nascita delle grandi proibizioni, valorizzazione della sola sessualità adulta e matrimoniale, imperativi di decenza, elusione del corpo, silenzi e pudori espressivi", l'altra avvenuta nel nostro secolo, quando ‟i meccanismi della repressione avrebbero cominciato a disserrarsi". Si ritrova in quest'affermazione l'apparenza più che la sostanza dei fatti, o almeno gli effetti e non la causa. Il vero, sostanziale mutamento d'interpretazione che la sessualità subisce nella cultura e nella vita del Novecento, è di origine scientifica: il sesso è inserito nella legalità che presiede alla natura vivente, è colto in relazione ai vissuti profondi della psiche umana, è analizzato nella statica e nella dinamica sociali. A questo si aggiunga un momento medico, ortogenetico, basato sul programma di ricerca neuroendocrinologica. Dal sesso come comportamento, si passa a una sessualità intesa come momento della vita, di tutta la vita, che la psiche recupera nella pienezza del suo significato, in una dinamica di rapporti interpersonali e di sottili simbolizzazioni. Moralismo ed erotismo - quest'ultimo dilagato nelle società industriali del secondo dopoguerra -, ma anche l'etica che imposta un serio discorso in termini di natura, persona umana e società, si trovano a dipendere dall'impostazione scientifica del problema, cioè da nozioni, prospettive, correlazioni prima sconosciute o indimostrate. Che la svolta sia scientifica lo dimostrano anche, al loro sorgere, ‛questione' e ‛teoria' sessuali, per i legami di certi autori Forel, naturalista e medico, Freud, neurologo e psicologo, Bloch, medico e antropologo - con la ricerca positiva, i suoi temi e metodi. Escono tra il 1905 e il 1907 la Question sexuelle exposée aux adultes cultivés di Auguste Forel, le Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie di Sigmund Freud e Das Sexualleben unserer Zeit di Iwan Bloch.
Nato nel 1848 (morirà nel 1931) Forel intuisce la propria vocazione leggendo The origin of species. Studia medicina a Losanna e a Zurigo, approfondisce l'anatomia del sistema nervoso a Vienna con Meynert, s'interessa a problemi di frontiera: il rapporto mente-cervello, l'ipnotismo, la terapia del lavoro nell'alienazione mentale, il nesso tra condotta criminale e costituzione fisica, i comportamenti istintivi. Contemporaneo dei primi, grandi etologi avant la lettre, Brehm, Fabre, dedica lavori approfonditi alla tassonomia delle formiche e al loro psichismo: Die psychischen Fähigkeiten der Ameisen und einiger anderer Insekten s'intitola una sua memoria del 1891. Come in Eugen Bleuler, il sistematore delle schizofrenie, che gli succederà sulla cattedra di psichiatria a Zurigo e nella direzione del nosocomio di Burghölzli, troviamo in Forel un latente presupposto psicobiologico, di remota origine lamarckiana e bichattiana: vita e psiche sono una stessa realtà, e la vita, per dirla con il Bichat delle Recherches physiologiques sur la vie et la mort (1802), è ‟faculté de sentir". L'espressione ‟cerveau-âme" è quella che Forel più volentieri usa per entificare il sostrato impalpabile della mente e il messaggio enigmatico della malattia. E anche attivo sul fronte delle riforme sociali. La lotta del Comitato da lui presieduto contro la prostituzione regolamentata nel Cantone di Zurigo mette in crisi per la prima volta un sistema realizzato nella Francia di Luigi Filippo ed esportato in molti paesi europei: se ne possono trovare i principi nell'opera del medico Parent-Duchâtelet, del 1836, De la prostitution dans la ville de Paris, considérée sous le rapport de l'hygiène publique, de la morale et de l'administration. Nello psichiatra svizzero ‟l'axiome fondamental de la question sexuelle" è naturalistico prima che etico, oggettivo prima che soggettivo: ‟Nell'uomo, come in tutti gli esseri dotati di vita, il fine immanente di ogni funzione sessuale, e perciò anche dell'amore sessuale, è la riproduzione della specie". Fare tavola rasa degli opposti pregiudizi sul sesso alimentati da moralisti e libertini; impostare l'educazione alla sessualità e al controllo delle nascite; far scendere l'età matrimoniale media degli uomini ai ventiquattro anni dai trenta o trentacinque consacrati dal costume della belle époque: Forel individua punti che acquisteranno rilievo nella seconda metà del secolo, in sociologi, demografi, educatori. Funzione naturale della sessualità e comportamenti individuali e sociali devono corrispondersi: nelle conclusioni del Forel ritroviamo il postulato psicobiologico, dove la psiche rispecchia e subisce più che orientare e interpretare, e la vita non è colta nelle potenziali disarmonie del suo funzionamento. L'opera del Forel conosce una grande fortuna: ne uscirà nel 1941 la diciassettesima edizione tedesca, e su di essa avverrà nel 1945 la seconda versione italiana.
Nel 1905, anno delle Abhandlungen nonché dei lavori sul caso clinico di Dora e sul motto di spirito, Freud sta per uscire dall'isolamento viennese attraverso l'incontro con Jung e la scuola di Bleuler. Vicino ai cinquant'anni, è nato nel 1856, mostra la pienezza della maturità creativa. E divenuto medico per soddisfare la vocazione filosofica a svelare gli ‛enigmi' della realtà: Rätsel, parola che segna uno spartiacque nella scienza tedesca con la sua ambivalenza semantica di enigma e problema. Ancora giovane, nel 1885, quando si reca a Parigi da Charcot, si accorge che vi sono paralisi determinate da traumi psichici, che il soma può essere punto d'arrivo e non di partenza della rappresentazione: la paralisi isterica, a differenza dell'organica, ‟si comporta come se l'anatomia non esistesse per nulla o come se essa non ne avesse conoscenza alcuna". Pubblicherà solo dopo otto anni, nel 1893, le Quelques considérations pour une étude comparative des paralysies motrices organiques et hystériques: memoria che fa data nel lento costituirsi di un paradigma psicologico autonomo da quello organicistico e meccanicistico. La patologia del ricordo legato ai vissuti affettivi, inserito nel ‟destino delle pulsioni" - e un'espressione sua, di quel grande stilista del tedesco scientifico ch'egli verrà affermandosi - gli fa scorgere la causa delle psiconevrosi: isteria, ossessioni, fobie. Una causa insita nella sessualità repressa, non accettata dalla coscienza del soggetto: il meccanismo generatore consisterebbe nel blocco di un'energia specifica, la libido (il termine appare nella corrispondenza con W. Fliess nell'agosto 1894, e l'anno successivo nella prima memoria sulla nevrosi d'angoscia), che normalmente si trasforma in appetizione e volontà. Freud individua il sintomo, anzi segnale, collegato con le vicende abnormi della libido: l'angoscia, un vissuto denso di implicazioni, la cui analisi si protrarrà per tutta l'opera freudiana, e rimarrà a indicare la rottura del rapporto fra Io, corpo e mondo. Intanto la sessualità diventa un'erma bifronte con il passaggio dalle Studien über Hysterie del 1895, alla Traumdeutung del 1900. Libido e Wunsch: energia e ‛desiderio', termine connotato da un ampio sfondo antropologico, dove la sessualità potrebb'essere un momento e non il tutto, un caso e non la causa. Quando, in Jenseits des Lustprinzips, del 1920, riprenderà il discorso sul sesso in termini di ‟pulsioni di vita", su uno sfondo degno davvero di un presocratico, Freud annoterà qualcosa di singolare: ‟La nostra concezione è stata dualistica fin dall'inizio, e oggi - dacché i termini opposti non sono più chiamati pulsioni dell'Io e pulsioni sessuali, ma pulsioni di vita e pulsioni di morte - lo è più decisamente che mai. Al contrario, la teoria della libido di Jung è monistica". Ma il desiderio, rispetto alla sessualità, non era stato un'antitesi, bensì un chiarimento, un'amplificazione ermeneutica; e così successivamente, la realtà, l'Eros, la vita. A uno dei due poli del presunto dualismo erano avvenute trasformazioni radicali, e non si poteva dimenticarle solo perché all'estremo opposto del campo psichico era venuta delineandosi una pulsione antagonista.
Le Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie rappresentano, dunque, lo sbocco di una ricerca incompiuta, che assiomatizza se stessa per possedere la propria ricchezza e novità. L'esame critico della letteratura vi ha parte notevole, come nella Traumdeutung. A un Freud che nell'agosto 1919 scriverà a Lou-Andreas Salomé d'essere costretto a leggere Schopenhauer e altri autori ‟non volentieri", corrisponde qui l'attento recensore della vasta e ricca fenomenologia contenuta negli Studies in the psychology ofsex di Havelock Ellis, e in Krafft-Ebing, in Moll. Due gli assiomi: la pulsione, Trieb, definita come ‛rappresentanza psichica', psychische Repräsentanz, di una stimolazione endosomatica in continuo flusso, e la ‛saldatura', Verlötung, che esisterebbe tra la pulsione sessuale e il suo oggetto. Sono concetti che figurano già nella prima edizione dell'opera, mentre i paragrafi sulle organizzazioni pregenitali della libido, e sulla teoria della libido, saranno aggiunti nella terza, del 1915. E sono concetti che hanno il duplice pregio di essere chiaramente espressi e di rivelare una novità latente nel pensiero scientifico di quegli anni: l'istinto diventa pulsione. Anche Fabre registrava il parziale discernement dei suoi imenotteri, e a posteriori presentiamo l'avvento dei paradigmi etologico e sociobiologico. Il terso orizzonte psicobiologico di Forel si offusca, restando, come vedremo, analoghe le premesse. Gli assiomi citati permettono a Freud di avviare l'analisi delle inversioni e perversioni, e della sessualità pregenitale. Le inversioni sono viste come scelte aberranti, e devianti - Abirrungen, Abweichungen, vi sono entrambi i termini -, in rapporto all'oggetto sessuale, mentre le perversioni sono tali in rapporto al fine. L'invertito omosessuale è attratto da un individuo dello stesso sesso, il pervertito sadico o masochista, secondo la teoria del Krafft-Ebing, persegue il dolore, attivo o passivo, invece del piacere. Fin qui Freud ha il merito d'introdurre una classica chiarezza definitoria in problemi dibattuti ma rimasti allo stadio descrittivo, con ipoteche mediche e nosografiche. Ma l'analisi della sessualità pregenitale offre nuovi elementi, esplicativi, causali. La sessualità è una struttura unitiva e riproduttiva, preceduta da un vissuto psichico, il ‛piacere': struttura e vissuto tenderanno a fondersi nella scelta oggettuale, eterosessuale, della pubertà. Questo avviene attraverso la storia dello sviluppo di ogni soggetto umano, sullo sfondo di una presenza misteriosa, di una forza cosmica, come dirà nelle pagine più belle e rivelatrici dello Jenseits. Nell'uomo, maschio e femmina, l'esperienza del piacere attraversa una fase orale e una successiva fase anale, ‛autoerotiche' - Freud mutua il termine dallo Havelock Ellis -, cioè ancora esenti dal rapporto ad altri individui. Componenti pulsionali parziali di ordine visivo, ostensivo e aggressivo affiancano lo sviluppo dell'esperienza di piacere, dall'autoerotismo, attraverso la fase genitale, fino alla pubertà e alla relazione oggettuale a un secondo individuo. La teoria della libido entrerà dopo, come abbiamo detto, nelle Abhandlungen per collegare la pulsione alla ‟chimica delle sostanze sessuali", che Freud aveva postulata (1905) nella memoria Meine Ansiehten über die Rolle der Sexualität in der Ätiologie der Neurosen, e che gli endrocrinologi determineranno sul terreno sperimentale.
L'endrocrinologia confermerà anche un'altra ipotesi, alla quale Freud accenna nelle Abhandlungen: la presenza di fattori costitutivi del sesso opposto in ogni individuo umano. Si pubblica in questi anni uno Jahrbuch für sexuelle Zwischenstufen, con ampie bibliografie nelle quali i temi della bisessualità, dell'ermafroditismo e del pseudoermafroditismo affiorano con notevole frequenza. Ma come tutta la ‛teoria sessuale' freudiana, il tema della bisessualità è destinato a oscillare tra organicismo e psicologia. In termini di bisessualità psichica, e di rimozione della tendenza eterosessuale, l'omosessualità viene affrontata da un allievo, poi dissidente, di Freud, W. Stekel, nel volume Onanie und Homosexualität (1917). In anni recenti il motivo della bisessualità nella teoria analitica sarà studiato da W. Granoff - Filiations. L'avenir du complexe d'Oedipe, 1975; La pensée et le féminin, 1976 -, uno dei più acuti e ardui interpreti del pensiero freudiano. Presente in ogni soggetto, e non analizzabile attraverso la traslazione, la bisessualità sarebbe all'origine del ‛segreto' che resta nella teoria analitica. L'analista è detto per questo un ‟théoricien qui s'ignore". Invece l'analista ungherese S. Ferenczi, autorevole membro della ‛guardia del corpo' freudiana, si propone di ricondurre il sesso da psiche a bios, da rappresentazione a situazione attraverso la ‛bioanalisi'. Versuch einer Genitaltheorie, del 1924, che nella traduzione inglese del 1938 assumerà l'iridescente titolo di Thalassa, a theory of genitality, interpreta la situazione edipica e l'atto sessuale come ripristino del grembo materno, e quest'ultimo come tardiva sopravvivenza del rapporto arcaico fra vita e mare. ‟Alquanto fantasiosa e tuttavia del più grande interesse" Freud definisce l'opera di Ferenczi in una nota all'edizione del 1924 delle Drei Abhandlungen. Dello stesso anno è il Versuch einer Entwicklungsgeschichte der Libido di K. Abraham, il più fedele al maestro fra gli allievi di Freud. Anche qui, qualche avventuroso collegamento tra teoria sessuale ed embriologia, ma uno spunto nuovo: l'impianto di una caratteriologia su base sessuologica. Oralità, analità e ambivalenza, genitalità oggettuale, narcisismo, nel lavoro citato e nelle successive Psychoanalytische Studien zur Charakterbildung, del 1925, sono visti come archetipi di situazioni o forze strutturanti il comportamento soggettivo tanto nello sviluppo verso la sessualità genitale che nella ‛regressione' a fasi precedenti. In Abraham resta aperto il problema se le corrispondenze tra stadi sessuali e strutture caratteriali abbiano nei primi la causa e nelle seconde l'effetto, o se invece lo sviluppo della sessualità dipenda a sua volta da vissuti profondi, affettivi ed esistenziali.
In Jenseits des Lustprinzips, come abbiamo accennato, le vedute freudiane sulla sessualità si comporranno in uno schema teorico che non rinnegherà le affermazioni delle Abhandlungen, cercherà di assumere entro di sé i risultati dell'analisi del narcisismo - Zur Einführung des Narzissmus, 1914 -, e raffigurerà nel soggetto umano, su uno sfondo più ampio, l'antitesi tra pulsioni di vita, o Eros, e pulsioni di morte. Il termine Thanatos per queste ultime sarà introdotto in seguito dall'analista P. Federn, dopo che sul Todestrieb ha lavorato una misteriosa figura di donna, Sabina Spielrein, analista russa destinata a scomparire nelle purghe staliniane degli anni 1936-1937. Che nella teoria psicanalitica si sia fatto spazio il concetto di una ‟sessualità allargata coincidente con l'Eros del divino Platone", è anche detto da Freud nel presentare la quarta edizione delle Abhandlungen, uscita nel 1920. È lo stesso anno dello Jenseits: geniale lavoro, che sosta a lungo sul tavolo dell'autore, come apprendiamo dall'epistolario, proprio perché è in atto una svolta decisiva, non soltanto da topica a topica della mente, ma da intuizione a intuizione della realtà. Ormai per Freud la sessualità è un vissuto profondo, e ‟quello che la scienza ci sa dire sulla sua origine è talmente poco che il problema può essere paragonato a un sito tenebroso dove non è penetrato neppure il raggio di un'ipotesi". Il presupposto psicobiologico nell'uso conoscitivo fattone da un Forel appare ingenuo, e a colmare le lacune non avrebbero provveduto poi gli sviluppi ‟fantasiosi" alla Ferenczi e alla Reich. Un postulato di convertibilità dello psichico in altro c'è anche in Freud, anzi sottende tutta la sua opera, come ha mostrato Paul Ricoeur nel suo contributo all'articolo psicanalisi di questa enciclopedia: ma l'altro dalla psiche è bios nel primo Freud, ancora larvatamente organicista, per diventare poi dialettica fra realtà e piacere, vita e morte. Alla fine l'analisi aprirà uno spiraglio sulle ‟potenze del destino", sui vissuti radicali dell'esistenza, seguendo le vicende dell'angoscia, in Hemmung, Symptom und Angst del 1926. La psicologia è rivelativa quanto e più della biologia: e cosi l'ipotesi del contrasto fra pulsioni di vita, che abbracciano sessualità oggettuale e narcisismo, e pulsioni distruttive, potrà trovare domani ciò che le corrisponde in un campo, come quello biologico, dalle ‟possibilità illimitate". L'autore che Freud cita e commenta nello Jenseits è il neodarwiniano A. Weismann, geniale precorritore della citogenetica con la distinzione di soma e germe e assertore dell'immortalità potenziale di quei viventi unicellulari dove soma e germe sono indistinguibili. Ma entro la sfera psichica qualcosa che equivale alla morte è complementare a qualcosa che equivale alla vita: ed ecco un esempio d'imperfetta corrispondenza tra quel che la psicologia e la biologia affermano. In sintesi: nella sessualità come vissuto pulsionale e tendenziale - con quest'ultimo termine ci riferiamo alla ‛sublimazione', anch'essa da Freud ricondotta all'Eros - c'è più dell'anatomia, più della ‟chimica delle sostanze sessuali". C'è la Vita, una tendenza a unirsi di uomini, cose, elementi, che Freud coglie tra miti upanisadici e platonici, tra ‟affinità chimica della materia inanimata" e pulsioni. Lo stesso polimorfismo della sessualità, analizzato nelle Drei Abhandlungen, si recupera e si comprende alla luce di questo rapporto tra il vissuto sessuale e alcunché d'altro dal soma, che Freud provvisonamente designa come Vita ed Eros, in un dualismo metapsicologico e metafisico che oppone a questo termine bifronte l'antitesi della morte.
L'analisi della sessualità non toccherà altri approdi nell'opera freudiana. L'abitudine a una classica misura e a un costante rigore, una metodologia fatta di paziente disaggregazione delle parti di ogni totalità, il pregiudiziale impoverimento della prospettiva antropologica e ontologica, impediscono che si vada oltre. Intanto G. C. Jung, il maggiore tra i dissidenti dall'ortodossia freudiana, con Wandlungen und Symbole der Libido ha cominciato ad aprirsi, dal 1912, una sua strada verso la comprensione dei vissuti profondi, la sessualità tra questi, attraverso l'analisi del diario di una schizofrenica, miss Frank Miller. Anna O. e miss Miller, la paziente di J. Breuer e un caso clinico di Th. Flournoy offrono il primo nucleo di cristallizzazione a due modi divergenti d'intendere il rapporto tra psiche e soma: la psicanalisi e la psicologia analitica. Ma a tal fine deve esercitarsi sui documenti clinici la riflessione approfondita, ‛metateorica', di Freud e Jung. Tutto il sapere scientifico, del resto, va diventando un'unità inscindibile di sperimentazione e riflessione metasperimentale. Questa scaltrita consapevolezza del ricercatore impedisce che la psicologia del profondo torni sulle posizioni organicistiche, rinunziando alla sua funzione in un rinnovato sapere antropologico.
3. Antropologia
L'amplificazione ermeneutica del vissuto sessuale nell'uomo va ormai oltre i confini tradizionali delle discipline mediche, della psichiatria, della psicologia stessa, per attingere a una nuova fonte di osservabilità. E la trova nell'antropologia e nella sociologia. L'antropologia è ripresa alla maniera, o, meglio, dalla prospettiva di W. Humboldt e di I. Kant, soprattutto da E. B. Tylor e J. O. Frazer, tra gli ultimi decenni dell'Ottocento e i primi del nuovo secolo. Anche la sociologia con Spencer e Durkheim preme sulla struttura tradizionale del sapere in nome delle scienze umane. La ‛bibbia del primitivo', The golden bough di Frazer, è sul tavolo di Freud, di Jung, di Wittgenstein. La nuova ‛griglia', come diranno gli strutturalisti, serve a raccogliere evidenze di assetti matriarcali, iniziazioni, regole dello scambio matrimoniale nelle società primitive: fatti che avvengono al confine tra natura e cultura e che muovono dal sesso per proseguirne la traiettoria in senso costruttivo, istituzionale, simbolico. Chi prende coscienza del problema in questo nuovo, vasto orizonte è Iwan Bloch, fondatore della Sexualwissenschaft. Nato nel 1872, morirà nel 1922: una vita breve, un'attività tra medicina (dermatologia) e antropologia quasi da tutti dimenticata, riproposta nella sua originalità e valore dall'ampia opera di A. e W. Leibbrand Formen des Eros (1972), e su queste pagine già ricordata da K. Loewit nell'articolo sulla sessualità umana. Da Sexualleben unserer Zeit (1907) a Handbuch der gesamten Sexualwissenschaft (1912-1925), ai lavori sulla storia della prostituzione e sulla vita del marchese di Sade, Bloch porta una sensibilità etnologica e antropologica assimilata da A. Bastian attraverso i ponderosi volumi di Der Mensch in der Geschichte (1860). Alla base delle culture e dei loro singoli momenti vi sono, secondo il Bastian, Elementargedanken, nuclei generativi o archetipi di significato: concezione di remote ascendenze goethiane e schellinghiane, che il Bloch riprende e trasferisce sul terreno sessuologico. Mascolinità e femminilità sono visti come principi elementari di individuazione e diversificazione: la diversità profonda di uomo e donna è premessa al loro incontro, a un amore che accanto a un Gattungszweck, a un fine per il genere umano, abbia anche una selbständige Redeutung, un autonomo valore per chi si ama. Bloch dipende anche da Hegel, in particolare dall'estetica, per queste ultime considerazioni. Il suo programma è vasto e ambizioso: la sessualità appartiene alla ‟scienza dell'uomo", Wissenschaft vom Mensehen, dove devono convergere biologia generale, antropologia ed etnologia, filosofia e psicologia, medicina, storia della letteratura e scienze della cultura. Come Forel, Bloch ha l'anima del riformatore sociale. Analizza la prostituzione considerandola una piaga sociale di estrema gravità, favorita dal matrimonio indissolubile: sostiene, perciò, la causa della ‟freie Liebe", dell'amore libero e praticamente deistituzionalizzato. Sfugge al Bloch il problema dello statuto epistemologico della Sexualwissenschaft intesa al suo modo: aggregato multidisciplinare in lenta marcia verso un'unità interdisciplinare, dove siano fissate almeno alcune simmetrie fra strutture somatiche, psichiche, antropologiche, e il grado dell'innovazione di ogni momento rispetto a quelli che lo precedono. Senza le aperture concrete di un programma di ricerca ad altri, di certi concetti a concetti complementari, una formulazione come quella di Bloch sarebbe destinata a rimanere una mera postulazione di intenti. E quel che avviene, come abbiamo visto, in Freud e in Jung, nell'uno con gli sviluppi della teoria delle pulsioni, nell'altro con l'apertura ermeneutica dei vissuti sessuali alla realtà dell'individuazione. Ma anche nella citogenetica avverrà un processo analogo. Nel 1956 J. H. Tjio e A. Levan precisano che il numero dei cromosomi nell'uomo è 46, non 48 come si era creduto. La conta dei cromosomi entra fra gli esami di laboratorio. Nel 1959 esce un lavoro di H. Lejeune sulla trisomia 21 come causa del mongolismo. Subito dopo si individuano le anomalie di distribuzione dei cromosomi sessuali nell'uomo, che in seguito saranno collegate alle sindromi di Turner e Klinefelter. Nasce la citogenetica clinica, che con una sua branca, la citogenetica del comportamento, affronta i rapporti fra sindromi cromosomiche anomale e dimorfismo psicosessuale. Qui come altrove i ‟territori di frontiera" della ricerca - la pregnante espressione è del padre della cibernetica, N. Wiener - permettono di osservare e definire il passaggio da una classe di fenomeni a un'altra, in termini filosofici si direbbe la trasformazione dell'identico nel diverso, e di avvicinarsi al problema se non a un nuovo concetto della natura.
4. La ‛scienza della sessualità'
Esplicitamente con Bloch, di fatto con la citogenetica e la psicanalisi, nasce il programma di una ‛scienza della sessualità', prima che tramonti la ‛grande Vienna' asburgica, e prima di Weimar. Non è decadentismo: c'è un impianto conoscitivo autentico, biologico e psicologico, e ci sono spunti problematici che precorrono la sintesi di conoscenze settoriali diverse in una disciplina omogenea. All'inizio, l'ideologia è fuori dal territorio scientifico. Tra Geschlecht und Charakter di Otto Weininger, del 1903, e le Drei Abhandlungen freudiane, posteriori di due soli anni, c'è un netto confine. Fantasiosa elucubrazione, tra platonica e kantiana, sugli archetipi costitutivi della mascolinità e della femminilità, sull'arrenoplasma e sul teliplasma, sull'affinità tra essenza della donna ed essenza dell'ebreo, l'opera del Weininger ha una grande fortuna: non ne sarà partecipe l'autore, suicida giovanissimo - era nato a Vienna nel 1880 - nell'anno stesso in cui esce il libro. All'origine, come pure idee, uomo e donna sono per Weininger principî distinti d'individuazione, simili a forma e materia, e si estrinsecano non nell'attività riproduttiva, ma in un eros fine a se stesso, vera celebrazione metafisica del reale. Qualche citazione può dare il senso degli avventurosi passaggi concettuali di Geschlecht und Charakter: ‟L'uomo è forma, la donna è materia", ‟Il senso della donna è quello di essere non-senso", ‟La donna manca non solo delle norme logiche, ma anche delle funzioni che ne sono regolate, dell'attività concettuale e giudicativa", ‟L'ebreo genuino, come la donna genuina, vive solamente come specie, non come individualità". Ne deriva la ‟legge dell'attrazione sessuale", tanto spesso citata prima che l'osservazione sistematica dei comportamenti promuovesse, dagli anni cinquanta in poi, conoscenze più precise. Eccone la formulazione originale: ‟All'unione sessuale tendono sempre un uomo completo e una donna completa, quand'anche, nei casi singoli, essi siano divisi in proporzione differente nei due individui". Uomo e donna cercano di acquisire la parte di mascolinità e, rispettivamente, di femminilità che non hanno per ricostituire l'intero di se stessi. Ma in Weininger non c'è solo questo: luci e ombre del discorso ideologico si ritrovano nell'iniziatore dell'ideologia della sessualità. Tra i territori di frontiera uno, quello tra conoscenza razionale e conoscenza empirica, o se si preferisce tra teoresi e scienza, è specificamente ideologico. Come pochi altri autori degli stessi anni, Weininger ha la percezione che la psicologia ha aperto una nuova prospettiva, noi diremmo un nuovo paradigma, di conoscenza: la psicofisica ne era stata un'anticipazione ma anche un'interpretazione riduttiva. Weininger ha anche presenti gli sviluppi dell'antropologia, divenuta, soprattutto con Tylor, un vasto programma multidisciplinare di ricerca: ma egli insiste sull'elemento archetipico, come punto di riferimento delle osservazioni, con un vigore che manca nei primi antropologi sociali e culturali. In tal modo Weininger precorre, di fatto, il passaggio di Freud dall'analisi della libido al desiderio e all'Eros, e indica, come poi Bloch, l'orizzonte di una soggettività ricca e articolata - orizzonte che potremmo chiamare, con riferimento a Scheler, personalistico -, dove i vissuti sessuali devono essere studiati e possono essere compresi.
A Wilhelm Reich, paradossale figura di psichiatra e attivista sociale della seconda generazione psicanalitica, manca invece l'esperienza protratta e approfondita di un'area interdisciplinare. Nato nel 1897 in Galizia - più giovane di oltre quarant'anni rispetto a Freud, e di quasi venti rispetto ad Abraham -, morirà nel 1957 in un penitenziario della Pennsylvania: imprigionato per violazione di un precedente divieto di vendere ‛accumulatori orgonici', e sottoposto, pare, a esperimenti di nuovi farmaci in vista d'una riduzione della pena. Laureato in medicina a Vienna nel 1922, lettore di Bloch, Forel e Freud, collabora alla ‟Zeitschrift für Sexualwissenschaft" di M. Hirschfeld, e vi pubblica nel 1923 un articolo Zur Triebenergetik che pone in primo piano il concetto attorno al quale ruoterà tutta l'opera reichiana: l'energia. Concetto accolto acriticamente, con la sovrapposizione dei due diversi significati che ‛energia' e ‛forza' avevano ricevuto da W. Rankine e H. Helmholtz. Energia in Rankine è concetto descrittivo, connotato dalla ‟capacità di produrre effetti" posseduta da qualsivoglia sistema fisico; invece forza è in Helmholtz un momento strutturale e un concetto costitutivo, rappresentati dalla componente meccanica di ogni processo fisico. Con W. Ostwald un'‛energetica' si era poi contrapposta a un'‛atomistica'. Nell'accezione helmholtziana, l'energia presuppone le differenze qualitative tra le varie classi di processi fisici: differenze che lo Helmholtz della memoria Ueber die Erhaltung der Kraft, del 1847, identifica con fattori causali, con vere e proprie forze motrici. L'energia secondo Rankine non deriva dall'asserzione di qualità reali, ma si limita a denotarne gli effetti nel sistema fisico dato. In Reich l'ideologia della sessualità nasce nella forma della presa a prestito di una nozione, con inferenze illegittime e applicazioni avventurose. La nozione è l'energia, riferita all'orgasmo genitale, ma connotata qualitativamente come proprietà di espansione e contrazione, che si manifesterebbe nella genitalità, ma sottenderebbe tutte le manifestazioni della vita e avrebbe anzi una presenza ubiquitaria nell'universo in forma di ‛orgone'. Le applicazioni sono terapeutiche, caratteriologiche e sociologiche. Reich rivaluta le nevrosi attuali - chiamate così da Freud perchè prive dell'elaborazione psichica del sintomo - rispetto alle psiconevrosi, considerate mero epifenomeno della causa vera, genitale, della sindrome. Alla base delle nevrosi c'è sempre un disturbo della genitalità, un'‟impotenza orgastica": Reich lo afferma in Die Funktion des Orgasmus, che esce nel 1925 dedicato a Freud, ma segna di fatto la rottura con il movimento psicanalitico. Ufficialmente l'espulsione avverrà al congresso di Lucerna, nell'agosto 1934, dopo che Reich ha aderito al Partito Comunista, ha lasciato Vienna per Berlino, ha visitato l'Unione Sovietica e soprattutto ha trasferito il problema sessuale sul terreno sociopolitico. In Dialektischer Materialismus und Psychoanalyse, che esce nel 1929 in tedesco e in russo, Reich afferma esplicitamente che la psicanalisi resterà inefficace se non sarà accompagnata dalla rivoluzione sociale. Scritti di aperto impegno rivoluzionario, in particolare Geschlechtsreife, Enthaltsamkeit, Ehemoral, del 1930 - nucleo di Die Sexualität im Kulturkampf del 1936, a sua volta testo di base della più famosa opera sociopolitica di Reich, The sexual revolution, del 1945 - affiancano il costituirsi del movimento per la politica della sessualità, Sex-Pol, con l'editrice Sex-Pol Verlag e il periodico ‟Zeitschrift für politische Psychologie und Sexual-Oekonomie". La critica al matrimonio e alla famiglia è aperta: si tratta di istituti che preparano la repressione sociale con le norme repressive sul sesso.
Il periodo marxista di Reich, dall'adesione al Partito nel 1927, all'espulsione congiuntamente deliberata dai Partiti Comunisti tedesco e danese nel 1933, è anche segnato da un'opera scientifica, Charakteranalyse, che eserciterà notevole influenza. Struttura mediatrice fra Io e pulsione, il carattere viene analizzato da Reich in rapporto alle condizioni economiche e culturali della società. L'‟armatura dell'Io", con la quale l'Io si difende dalle richieste dell'Es, nasce anche da un sistema codificato di norme, e qui Reich si collega con Malinowski e con una delle ricerche sul campo più significative della nuova antropologia, The sexual life of savages in North-Western Melanesia, del 1929. Gli archetipi del carattere sono due, il genitale e il nevrotico: il primo permette la sublimazione, ma il protendersi del soggetto sul mondo dei valori non ha in Reich durevole importanza. Quel che deve tornare è il conto dell'energia. La psicologia reichiana lascia l'analisi del profondo, per diventare una biofisica della psiche: la terza edizione dell'opera sul carattere - uscita nel 1933, sarà ripubblicata con sostanziosi ampliamenti e il titolo Character analysis nel 1945 e nel 1949 - lo riconosce esplicitamente. Prima con Abraham, poi con Reich, la caratteriologia diventa un vasto programma di ricerca, e l'analisi dei vissuti sessuali, dagli stadi pregenitali a quello adulto, permette di comprendere e curare comportamenti prima affrontati su base intuitiva. Ma nei termini di Reich, e anche di Abraham, sfugge la parte alta del campo di ricerca: il Super-lo dell'ultimo Freud, il Sé di Jung, i valori di Scheler.
Un acuto studioso delle ideologie contemporanee, A. Del Noce, ha affermato che l'influenza di Reich sulla società e sul costume è stata pari o, forse, superiore a quella di Marx. Fatto singolare, anzi inintellegibile, se paradossi e stravaganze che sfiorano la follia non avessero un rovescio nel coraggio di scelte radicali e nell'intuizione di nuove aree di ricerca. Mentre la biofisica dell'orgone sostituisce all'agnosticismo delle scienze umane presupposti dichiaratamente naturalistici e materialistici, lo stesso anno di Charakteranalyse Reich pubblica Massenpsychologie des Faschismus, e apre un nuovo campo di ricerca alla psicologia di massa: la reazione dell'ideologia sotto forma di ‟struttura psicologica" sul processo economico, da cui Reich, ancora marxista, ritiene pur sempre che essa derivi. Solo così, afferma Reich, si può comprendere il ‟fattore soggettivo della storia", che sfuggirebbe invece ai ‟marxisti volgari". Ecco avvicinati Marx e Freud in una ‟sociologia sessuo-economica fondata sulla base sociologica di Marx e sulla base psicologica di Freud", e costituita da ‟una psicologia di massa e una psicologia sessuale nello stesso tempo". L'inibizione sessuale crea la possibilità della struttura autoritaria, quest'ultima diffonde nelle masse la ‟paura della libertà". Per poter imporsi, un capo politico - e qui la polemica diventa scoperta verso Hitler, Goebbels e il nazismo - ha bisogno di una struttura caratteriale massificata. E così, secondo Reich, il razzismo: l'adesione al programma della purezza razziale presupporrebbe la condanna del sesso, la ‟desessualizzazione". Ma le critiche di Reich all'autoritarismo coinvolgeranno anche i partiti proletari, e sarà il distacco dal comunismo ufficiale.
Forse, il discorso su Reich può essere chiuso qui: l'orgonomia degli anni americani - desumibile dai due volumi di The discovery of the orgone, 1942 e 1948 - finisce, un giorno del gennaio 1941, sotto lo sguardo lucido e freddo di Einstein, al quale Reich sottopone una men che fragile prova dell'esistenza dell'energia orgonica. Ma il freudo-marxismo continua, e la teoria della sessualità vi esplica una parte di primaria importanza. L'opera più significativa di questa corrente, Eros and civilisation di Herbert Marcuse, esce nel secondo dopoguerra ed echeggia non solo Freud e Marx, ma anche, più vicino all'autore, Reich e, più lontano, Hegel. Nato nel 1898, studi universitari di filosofia a Berlino e Friburgo, Marcuse vive la sua prima militanza intellettuale all'Institut für Sozialforschung dell'Università Goethe di Francoforte, sorto nel 1923, accanto a M. Horkheimer, E. Pollock, L. Löwenthal, E. Fromm, F. Neumann e Th. Adorno. Partecipa al maggior progetto collettivo dell'Istituto, le Studien über Autorität und Familie, con un lavoro sulla famiglia nella storia della cultura e della società europee. Ma l'autore prediletto è Hegel, e la linea di sviluppo del pensiero marcusiano è segnata da una filosofia politica sostanziata di sociologia. Esce nel 1932 Hegels Ontologie und die Grundlegung einer Theorie der Geschichtlichkeit, nel 1941 uscirà Reason and revolution. Hegel and the rise of social theory. Lo Hegel marcusiano è un pensatore rivoluzionario perché la ragione, in Hegel, è il fermento attuale o potenziale del mondo: secondo Marcuse, l'identità hegeliana di reale e razionale è un giudizio prospettico, non una constatazione. Lo hegeliano Stato di diritto era a sua volta l'antagonista dello Stato di potere, e lo Stato in genere diventava in Hegel l'antitesi alla feudalità reazionaria. L'alienazione: in Marx continuerebbe ad avere lo stesso significato che in Hegel, quello d'un distacco dall'uomo del mondo delle cose che l'uomo ha prodotte. Hegel precursore di Marx, e non del totalitarismo, in particolare dei totalitarismi fascisti, che Marcuse interpreta come la seconda ideologia di copertura del capitalismo avanzato, dopo il liberalismo. Quest'ultimo affidava la razionalità del sistema economico a leggi di natura, a prescindere dall'uomo e dalle sue scelte, mentre i fascismi proporranno un'altra tesi utile agl'interessi della produzione, l'idealità del sacrificio spinto fino all'eroismo. Ma nella costruzione marxiana l'elemento centrale è rappresentato, per Marcuse, dal binomio di alienazione e coscienza: rispettivamente esodo e ritorno dell'uomo all'essenza razionale della storia e di se stesso. I due termini permettono all'autore di Reason and revolution di indicare in Marx non tanto l'assertore di un diverso ordine economico, quanto il precorritore di un ‟diverso sistema di vita". L'alienazione si è espressa nell'istinto della proprietà, la liberazione - lo Essay on liberation marcusiano uscirà nel 1969, ma il concetto si costituisce prima - deve implicare ‟l'abolizione del lavoro come tale". Ecco il Marx di Marcuse, il Marx profondo e radicale degl'inediti giovanili su cui si dirige l'attenzione della critica marxiana negli anni trenta. Freud è vicino, ed è vicino l'Eros, come molla e obiettivo della ragione: ed è interessante notare qui i remoti, impensati annodamenti che la teoria della sessualità subisce nello spazio ideologico. Annodamenti, e interpretazioni, riduttive o congetturali, non sempre vigilate in senso epistemologico.
Reich aveva ridotto la sessualità a energia, senza farne almeno una specifica forza motrice delle manifestazioni energetiche nel soggetto umano: l'orgone è presente in tutto il cosmo. La lunga fortuna dell'energetismo nell'area scientifica tedesca si riproporrà all'interno della scuola di K. Lorenz, con Hans Hass autore di una ‛teoria dell'energone' - Energon. Das verborgene Gemeinsame, 1970; Die Schöpfung geht weiter, 1970 -, secondo la quale i sistemi pulsionali costituiscono macchine energetiche, regolate, nella loro totalità, dal ‟parlamento degl'istinti", secondo l'efficace espressione del Lorenz. Senza pulsioni specifiche, senza amore e odio, aggressività e fuga, fame e ‛ritualizzazioni' istintuali, e dietro a tutto questo senza la creazione di novità postulata dall'etologia evoluzionistica, il meccanismo energetico non funziona e anzi non c'è. Marcuse muove da altre premesse. Ma anch'egli finisce con il portarsi sulla linea di Reich, con un ragionare più elaborato e minor sfoggio di stravaganze. Se per Reich la sessualità del soggetto umano, con la ricchezza dei suoi significati esistenziali e delle sue espressioni simboliche, si riduce a genitalità, e quest'ultima a energia non altrimenti definita se non come alternanza di tensione e distensione, Marcuse è ancor più radicale: egli riduce la ragione hegeliana alla pulsione psicanalitica, o perlomeno le conferisce realtà in funzione di quest'ultima. Ragione, pulsione, rivoluzione, liberazione sono le fasi di un processo storico inteso quasi escatologicamente da Marcuse, che assurge a classico della contestazione nel sessantotto europeo e americano, fino al 1973-1974, quando il mito tramonta. Approda a Freud da Marx perché deluso dalle vicende del comunismo internazionale, ma anche per il bisogno di saldare ontologia e antropologia, secondo un programma di ricerca teoretica che parte dalla hegeliana Phänomenologie des Geistes, e coinvolge nel Novecento Husserl e Scheler, Mounier e Teilhard de Chardin. Il Freud di Marcuse è lo scopritore della sessualità nella dinamica della psiche, il metapsicologo che rinuncia alla base anatomica ma non a quella energetica della ‟rappresentanza psichica" della pulsione, il teorico delle pulsioni di vita: Marcuse si rifiuta di seguire i revisionisti neofreudiani - E. Fromm, K. Horney, H. S. Sullivan, C. Thomson - nella sostituzione di ‟facili saggezze quotidiane" alle analisi fredde, impietose, di Freud sugl'istinti e sul loro destino all'interno dell'uomo. La società ha imposto all'individuo, per fini produttivi, una ‟repressione addizionale" del piacere: non solo una sessualità a meta inibita, con i tabù e le costrizioni di una società monogamico-patriarcale, ma anche il tramonto della gioia creativa e ludica di fronte al ‟principio di prestazione" produttivistica in cui si traduce il freudiano principio di realtà. La via d'uscita è una sublimazione non repressiva, una soddisfazione dell'istinto in termini non genitali ma pur sempre libidici ed erotici. È necessario riattivare in noi una sessualità polimorfa e narcisistica, fare del corpo un soggetto-oggetto di piacere, reimpostare il lavoro in termini di gioia creativa, dare spazio al giuoco. È necessario trasformare, sublimare non repressivamente la sessualità in Eros, per dar vita a una ‟razionalità della soddisfazione" in cui possano convergere ragione e felicità. ‟Transformer les travaux en plaisir": il socialismo scientifico di Marx, passando attraverso la psicanalisi, e all'individuo cui essa non può rinunciare, torna al socialismo utopistico, e in particolare a Fourier, con il marxiano Marcuse.
E tuttavia non sarà Marcuse a dir l'ultima parola sulla possibilità di avvicinare e integrare le prospettive freudiana e marxista. La ‛psichiatria materialistica' di G. Deleuze e F. Guattan, presentandosi con la formula polemica dell'‟anti-Edipo", sposta l'analisi della malattia mentale, soprattutto della schizofrenia, dalla famiglia alla società (schizoanalisi). L'anti-Oedipe esce nel 1972, con un insistente richiamo a Reich ‟che, in nome del desiderio, ha fatto passare un soffio di vita nella psicanalisi". L'idea primitiva di Deleuze e Guattari è il Wunsch della Traumdeutung, l'attività desiderante della psiche a fatica ricondotta da Freud nei limiti della libido, e riapparsa poi come Eros e vita negli sviluppi metapsicologici della teoria. I soggetti umani sono ‟macchine desideranti", la ‟categoria della produzione desiderante" è l'unica che spieghi il sociale, Edipo è il fantoccio che nel pensiero di Freud interverrebbe a mettere ordine nel conturbante scenario del desiderio, vasto come la società, anzi come la natura. Per Deleuze e Guattari, il desiderio tende a essere quel ch'era stata l'energia orgonica per Reich, un momento o fattore cosmico, che trascende l'uomo in cui ne cogliamo la manifestazione. Staccata dal desiderio, osservano i due psichiatri francesi, la sessualità diventerebbe un ‛oggetto parziale' nel senso di M. Klein. Siamo in una prospettiva metafisica - il bambino, scrivono Deleuze e Guattari, è un essere metafisico, e il suo desiderio è strutturato a prescindere dalla famiglia -, ma un'entità ubiquitaria nel vissuto psichico deve giustificare se stessa e conciliarsi con le singole pulsioni. Che cos'è il desiderio, di cui la sessualità a n sessi di Deleuze e Guattari sarebbe solo una particolare espressione? Non c'è risposta: energetismi e psicologismi, da Reich agli schizoanalisti, non riescono neppure ad abbozzare una deduzione, concettuale o simbolica, dell'Eros, o del desiderio che dovrebbe sublimare e umanizzare la pulsione. Il Simposio platonico resta un mortificante paragone per un'antropologia che ha sostituito a immaginari dialoghi sulle essenze la gratuita proposta del pamphlet.
5. L'ideologia del sesso
L'ideologia della sessualità desume i motivi della propria forza e debolezza dal particolare territorio di frontiera nel quale opera. Da una parte, ci sono le scienze umane: un paradigma conoscitivo nuovo rispetto a quello, classico, della meccanica, perché fondato su un rapporto diverso tra osservatore e realtà osservata. Sulla connotazione spazio-temporale, estrinseca, dell'oggetto, prevalgono caratteri espressivi, ermeneutici, poietici, conosciuti per partecipazione. Psicologia, sociologia, antropologia - quel vasto programma di ricerca multidisciplinare che Tylor delinea nell'articolo Anthropology per la nona edizione della Britannica, fin dal 1878 - promettono di aprire uno spiraglio sul profondo della realtà umana, e, analogicamente, dell'intera natura. Ne nasce un sapere con una vocazione totalizzante, rafforzata da ciò che sta dall'altra parte della frontiera: ontologie e metafisiche talvolta negate ma ripristinate in forma ingenua. Anche dinnanzi allo sguardo classicamente lucido e misurato di Freud, si delinea in Jenseits des Lustprinzips il quadro di una realtà originaria con due diverse tendenze, all'aggregazione e all'isolamento. Vita, morte: colte nelle pulsioni del soggetto umano, ma seguite fino a radici primitive, con l'ausilio del mito. Weininger, Reich, Marcuse si collegano tutti e tre con un principio remoto: la dualità di forma e materia, l'energia, l'Eros che è al tempo stesso piacere e coscienza di esistere. Ma la trasposizione che l'ideologia effettua della tematica sessuale è duplice: ontologico-naturalistica e antropologico-politica. Più orientato verso l'ontologia è Weininger, il kantiano Weininger per il quale il sesso è materia di una forma, il carattere, che contiene a sua volta un'ulteriore dualità di materia e forma nell'attività dell'uomo e nella passività della donna. Con la filosofia politica la sessualità si correla invece alla società: e l'Eros marcusiano diventa una sessualità polimorfa i cui rapporti con la sessualità genitale Marcuse non ha saputo o voluto approfondire, limitandosi a ripetere Freud e coprendo con parole carenze gravi dell'analisi. Reich è ontologo e politico, e può essere entrambe le cose per la sua sagace e fantasiosa stravaganza. Insomma, nell'ideologia della sessualità c'è un rapporto privilegiato con le scienze umane, e un'assenza di riferimenti, che colpisce, alla ricerca naturalistica. Ma ignorare quest'ultima, già negli anni venti del secolo, non è più possibile. La citogenetica ha fatto del sesso un elemento fondamentale della teoria biologica, identificandolo con la più diffusa modalità di riproduzione degli organismi viventi, e riproduzione e vita resteranno legate, dal cellularista Schwann al biologo molecolare Monod, da un nesso sostanziale e, su altro piano, definitorio. Biologia, psicologia, antropologia della sessualità devono rappresentare momenti di transizione concettuale in una teoria del sesso che ne ricomprenda l'intero sviluppo. L'uso di parole che nascondono i problemi, ed Eros è una di queste, anzi la più diffusa, non serve. L'Eros, anzi, è un problema: farne un epifenomeno della sessualità genitale, sulla linea di Reich, è decisione da giustificare, e lo stesso vale per l'altra interpretazione che, sulla linea della freudiana Traumdeutung, avvicina l'Eros al ‛desiderio'. Un procedimento più razionale troviamo in Jung, che collega la libido e i suoi simboli con il principio d'individuazione e con la dinamica del Sé. E lo stesso vale per la critica letteraria - basti citare due opere: L'amour et l'Occident, di Denis de Rougemont, del 1939, e The allegory of love, di C. S. Lewis, del 1936 - dove l'Eros è la sostanza stessa di un'esistenza che riconosce, esprime e guarda al di là della propria finitudine, amando persone e cose. Invece l'ambiguità dell'Eros sessualizzato immediatamente, acriticamente, si trasferisce sulla ‛liberazione', affermata negli anni settanta dai movimenti femministi e omosessuali: e ciò avviene a scapito della comprensione di problemi teoretici e sociali, fra cui l'aumento e il polimorfismo dei comportamenti sessuali devianti nelle permissive società neocapitalistiche dell'Occidente.
La seconda linea di sviluppo del tema dell'Eros, quella, ripetiamo, che ne fa un momento dell'esperienza distinto e più ampio rispetto alla sessualità, pur collegandolo con quest'ultima, passa attraverso l'antropologia: vasto campo di osservabilità, e programma di ricerca, dove una sintesi del punto di partenza multidisciplinare è e resterà difficile. La difficoltà, come abbiamo accennato, si riproporrà tal quale all'interno della ‛scienza del sesso' poi ‛sessuologia'. Una linea ‛speculativa' (P. Wust) nasce da Scheler e passa attraverso M. Merleau-Ponty, J.-P. Sartre, E. Mounier, P. Ricoeur: l'esperienza del territorio di frontiera si avverte in forma particolare, come rapporto tra scienze umane ripensate in senso metodologico, e costitutivo, e grandi temi della tradizione teoretica. C'è, sullo sfondo, Platone, con il mito del Simposio e un Eros fatto discendere da Poros e Penia, raffigurazioni rispettivamente della divina ricchezza e dell'umana indigenza. Eros è un Dio per Aristofane, mentre per Socrate è in cerca della divinità. Nella favola allegorica che Aristofane racconta - e che è ripresa da Freud in Jenseits des Lustprinzips - uomo e donna si amano per ripristinare l'unità originaria dell'androgino. Il mito continua a parlare alla coscienza contemporanea, tanto più quanto l'opposto procedimento - riduttivo, riduzionistico si dirà in anni recenti - che tende a ricondurre il vario all'omogeneo, il più al meno complesso, rivelerà aporie e contraddizioni nella lettura dell'esperienza. Anche l'evoluzionismo, nell'attribuire alla natura una creazione di novità, da Haeckel a Lorenz, sembra incline a distinguersi dal puro riduzionismo.
L'influenza haeckeliana giungerà fino a Max Scheler, che conosce Haeckel a Jena, e in Zur Idee des Menschen, del 1915, ne respinge la pretesa di estendere alla sfera umana le categorie naturalistiche e positivistiche. Allievo di R. Eucken e vicino a E. Husserl nei circoli fenomenologici di Monaco e di Gottinga; presente fra i promotori dello ‟Jahrbuch für Philosophie und phänomenologische Forschung", nel 1913; interessato, sullo sfondo di un realismo metafisico, alla dialettica fra filosofia della vita e filosofia dei valori (E. Troeltsch lo chiamerà per questo il ‟Nietzsche cattolico"), Scheler affronta il compito antropologico sui punti nodali del rapporto tra Io e corpo, e tra razionalità e intenzionalità. Il corporeo nell'Io è Körper e Leib, corpo che io ho, e corpo che io sono, il corpo vivente, l'unità del sentire. Ma c'è nell'Io un'unità più alta del Leib: un'unità non organica, dipendente dal Geist, lo spirito concepito come totalità degli atti intenzionali. Tra Leib e Geist si dispiega l'analisi scheleriana della vita emozionale nei piani del sentire affettivo, Fühlen, dell'anteporre e posporre, Vorziehen e Nachsetzen, dell'amare e dell'odiare, Lieben e Hassen. Un gruppo di lavori dello Scheler - Der Formalismus in der Ethik, Wesen und Formen der Sympathie, Liebe und Erkenntnis, Ordo amoris - affronta l'analisi del momento più alto della coscienza, precedente la stessa attività conoscitiva: l'amare e l'odiare. L'amore amplia la prospettiva sul mondo dei valori, e fa ‟risplendere e balenare" contenuti e aspetti dell'esperienza. Oggetto d'amore, nella sfera dei rapporti umani, dev'essere la persona - l'antropologia scheleriana si profila come un personalismo rigoroso -, il Tu dotato di struttura e intenzione. Con Scheler siamo nella parte elevata della costruzione concettuale relativa alla sessualità, e vien fatto di pensare che i problemi siano diversi.
Non è così: la ‛sessuologia', che dagli anni trenta subentra alla Sexualwissenschaft, si aprirà all'esigenza del fattore personalistico. Anche in una delle opere più significative della recente sessuologia medica, The pleasure bond di W. H. Masters e V. Johnson, vediamo che i ‟valori individuali" vengono riaffermati come premessa a una ‟soddisfazione che ci faccia sentire persone complete". Persona, il termine del metafisico Scheler. Con Maurice Merleau-Ponty - la sua Phénoménologie de la perception esce nel 1945, e un capitolo è dedicato a Le corps comme étre sexué - il programma di ricerca antropologico-fenomenologico aveva peraltro avvicinato l'obiettivo al sesso, nei suoi aspetti psicologici e medici. La sessualità, per Merleau-Ponty, non è un ‟ciclo autonomo", basato su comportamenti riflessi, ma è ‟legata intrinsecamente alla totalità dell'essere che conosce e agisce". La psicanalisi non avrebbe ridotto l'uomo a ‟infrastruttura sessuale", ma ritrovato nella sessualità ‟relazioni e atteggiamenti di coscienza". La sessualità è metafisica, giunge ad affermare Merleau-Ponty, dove metafisica vuol dire forma, struttura dell'esistenza. Sessualità ed esistenza, sessualità e corporeità: il marxista Merleau-Ponty rifiuta ogni apertura allo spiritualismo, ma il suo concetto di ‟esistenza totale" e quello scheleriano di persona sono vicini, se non prossimi. Per l'autore della Phénoménologie de la perception, il postulato pansessualistico è una tautologia - se tutto è sessualità, la sessualità è se stessa e ogni altra funzione o comportamento, ma definirla diventa impossibile -, e Reich è assente dalla ricca bibliografia che correda l'opera. L'ideologia del sesso, sul terreno antropologico-fenomenologico, diventa efficace come critica a posizioni unilaterali, a concezioni anguste. Importanti gli sviluppi che la riflessione sul tema della sessualità e dell'amore, lungo la traiettoria ideale della fenomenologia, subisce in Jean-Paul Sartre di L'être et le néant, del 1943. Sartre analizza il rapporto di alterità, dedica pagine sottili allo ‟sguardo altrui" come un ‟sottrarsi del mondo all'imposizione d'un centro che io vorrei compiere" e una premessa alla struttura conflittuale della coesistenza. Il progetto amoroso è visto come insanabile contraddizione del soggetto, che vorrebbe possedere la soggettività altrui come tale, e invece deve oggettivarla.
Ma c'è una metafisica diversa da quella fenomenologica. Julius Evola, in una ridondante e poco chiara, ma fortunata, Metafisica del sesso, indica nella sessualità la più grande forza magica della natura, una pulsione che deriva dall'Unità originaria. In Evola, e in tutto il filone dell'erotismo saggistico e letterario, affiora la tarda India religiosa dei Tantra, testi e metodi iniziatici per ricongiungere l'Io e l'Assoluto, attraverso un misticismo erotico disciplinato dal rito: ma le conoscenze al riguardo degli Evola, dei Bataille e di altri sono episodiche e confuse. Siamo, comunque, sul terreno di un elevato naturalismo, in scoperta polemica con la tradizione cristiana. Anche Pierre Teilhard de Chardin, lo scienziato gesuita che tenta di conciliare evoluzionismo e teologia cristiana, parla di un ‟Amore-energia" che non è solo sentimento e manifestazione umana, ma ‟proprietà generale di ogni Vita", forza cosmica che produce il mondo dalle sue parti. Le phénomene humain del Teilhard inserisce l'antropologia in una cosmologia, ricca di ambiguità concettuali ma anche di passione ermeneutica, dove quel che importa è ‟l'interno delle cose", e in esso la forza propulsiva e unificante che il soggetto umano sperimenta come amore.
6. L'endocrinologia
Alla vocazione totalizzante dell'ideologia si affianca e spesso si contrappone quella analitica e costruttiva della ricerca scientifica. La prospettiva biofisiologica sulla sessualità si amplia nel corso del secolo: programmi d'indagine diversi acquisiscono nuove conoscenze, che diventano momenti di una ricostruzione concettuale dei fenomeni. Si continua la via aperta dallo Hertwig con le ricerche sulla fecondazione nel riccio di mare: fatti già noti si chiariscono, ma le novità che affiorano sono molte. La sessualità segue leggi profondamente inserite nella struttura costitutiva della vita e della psiche: in questo convergono la citogenetica e la psicanalisi. La scoperta degli eterocromosomi e quella dei rapporti tra sessualità e angoscia sono pietre angolari di un edificio inesistente al tempo di Haeckel e Hertwig. Un Rätsel, nel duplice senso di problema ed enigma che il termine assume da Du Bois-Reymond a Haeckel e Freud. Le leggi della sessualità si chiariscono, e siamo perciò nell'ambito del problematico, di quel che non si sapeva e si è scoperto, o non si sa ancora e si potrà scoprire. Ma l'universalità e la coerenza della struttura normativa del sesso; i momenti diversi che essa contiene, ciascuno irriducibile ma legato agli altri; la scoperta o riscoperta di quel che noi chiameremmo anomalie del paradigma (la bisessualità del soggetto umano secondo Freud, la sessualità parziale secondo M. Hartmann); il sentore di fattori determinanti ulteriori e più sottili; una dialettica tra scienza e metafisica della sessualità che si riaccende quando sembrava finita, impediscono o ritardano la scomparsa del Rätsel-enigma dall'orizzonte sessuologico. La citogenetica, così feconda di nuove conoscenze, vede nascere accanto a sé la psicologia del profondo e l'endocrinologia, con un sovrapporsi di date significative che rende ancor più mirabile la reciproca integrazione dei programmi di ricerca. Mentre Wilson, Sutton e Bateson definiscono le regole del giuoco cromosomico nella trasmissione ereditaria dei caratteri e del sesso tra questi, e Freud comincia ad analizzare la funzione della sessualità nella dinamica della psiche, si delinea la teoria di un secondo sistema di coordinamento dell'organismo attraverso ‛messaggeri chimici'. Le ricerche decisive per la nascita dell'endocrinologia sono quelle di W. M. Bayliss ed E. H. Starling sul rapporto tra le secrezioni duodenale e pancreatica: ricerche classiche per il rigore sperimentale e il nesso di teoria ed esperimento, delle quali dà notizia nel 1902 l'articolo The mechanism of pancreatic secretion nel ‟Journal of physiology". Il concetto nuovo è quello di ‛ormone' (Starling, 1905), sostanza normalmente prodotta in una parte del corpo e trasportata dal sangue in una parte distante, dove agisce per il corretto funzionamento dell'organismo. Le Croonian lectures tenute alla Royal Society nel 1904 e 1905 permettono allo Starling di acquistare consapevolezza della prospettiva che si è aperta: i processi di correlazione chimica sono visti come momento specifico del sistema di correlazione delle attività di organi diversi. Al nuovo programma di ricerca sarà dato il nome di ‟endocrinologia" da N. Pende (1912): lo stato attuale delle conoscenze endo- e neuroendocrinologiche è esposto, in quest'opera, dai due articoli di J. Roche e F. Stutinsky. Il concetto di ‛secrezione interna nutritiva' (1855) di Cl. Bernard, desunto dalla scoperta della funzione glicogenetica del fegato, è sostanzialmente ampliato sul nuovo terreno d'indagine. Alla ‟correlazione delle attività di organi diversi" secondo Starling non può sottrarsi la struttura morfofunzionale della sessualità. In alcuni passi delle Abhandlungen, che escono mentre hanno inizio citogenetica ed endocrinologia, Freud ipotizza l'esistenza di sostanze sessuali, come premessa organica alla pulsione: in un primo tempo, egli pensa a sostanze elaborate dalla tiroide o a sostanze presenti in tutto l'organismo e decomposte quando sono stimolate le aree erotogene, poi nella quarta edizione, del 1920, introduce più precisi riferimenti al ‛tessuto interstiziale' delle gonadi. Nelle edizioni precedenti, si leggeva nell'opera un passo che non è sfuggito all'attenta collazione di A. Strachey, dove Freud dichiarava che le ghiandole sessuali non esauriscono la sessualità, come dimostra la permanenza dei caratteri sessuali dopo la castrazione. In Freud il tentativo di somatizzare la dinamica della psiche si esaurisce, del resto, con l'inedito Entwurf einer Psychologie, del 1895: poi ci sono ritorni e resipiscenze, ma il movimento avviene in senso opposto, verso la struttura e le leggi dell'accadere psichico.
L'individuazione degli ormoni sessuali avviene un certo tempo dopo che Bayliss e Starling hanno dimostrato l'esistenza della secretina. I lavori del chimico A. F. J. Butenandt assumono un'importanza decisiva. Nel 1923 E. Allen ed E. A. Doisy, nel 1927 S. Ascheim e B. Zondek danno la prova biologica di una sostanza che provoca l'estro nella ratta castrata. Butenandt e Doisy isolano una sostanza cristallina dotata di effetti estrogeni dalle orme di donna gravida, la follicolina o estrone, e Butenandt ne precisa la formula bruta e di struttura nel 1929. Nel 1930 G. F. Marrian isola l'estriolo: Butenandt conferma la scoperta e stabilisce la differenza chimica rispetto all'estrone. Ancora il Butenandt, nel 1934, e K. Westphal riescono a ottenere in forma pura l'ormone del corpo luteo o progesterone, che il Butenandt otterrà poi per sintesi dal colesterolo. Le conoscenze sugli ormoni maschili seguono di pochi anni. L'androsterone è individuato nell'orina maschile e isolato dal Butenandt, e L. Ruzicka riesce a sintetizzarlo. Nel 1936 E. Laqueur isola da un estratto testicolare un ormone più attivo, il testosterone, che Butenandt e Ružička ottengono poi per via chimica dall'androsterone. Allievo di A. Windaus, attivo a Gottinga e, negli anni di più feconda attività, a Danzica e a Berlino, Adolf Butenandt imprime il suggello di una straordinaria operosità e competenza su un capitolo del programma di ricerca endocrinologica, iniziato trent'anni prima dalla scuola fisiologica inglese. Ci siamo soffermati con relativa dovizia di particolari su un momento di storia dell'endocrinologia più consolidato che altri non siano. Ma qualche cenno a successivi sviluppi non può mancare. Si aprono due nuovi capitoli, il surrene e l'ipofisi. L'endocrinologia della porzione corticale delle capsule surrenali è uno dei campi di più elevata complessità della fisiologia umana, costruito fra clinica e laboratorio, fra l'osservazione di sindromi morbose e una raffinata sperimentazione. All'opera del Butenandt corrisponde quella di Edward Calvin Kendall, attivo alla Mayo Foundation di Rochester e all'Università di Princeton; accanto a lui, T. Reichstein e Ph. S. Hench, associati nel merito di aver isolato il cortisone e l'aldosterone negli anni quaranta. Nel vasto spettro della secrezione interna corticosurrenalica verrà delimitandosi un'area di androgeni ed estrogeni, di crescente importanza fisiopatologica. Le sindromi virilizzanti surrenaliche, in particolare il virilismo surrenalico nel sesso femminile, costituiranno con altre sindromi endocrinologiche, e con la patologia degli eterocromosomi, la base degli ‛stati intersessuali', che G. Marailon fa oggetto nel 1930 di un primo, organico studio. All'ermafroditismo vero, caratterizzato dalla presenza di entrambi i tessuti gonadici sullo stesso soggetto ovariotestir secondo C. Neugebauer, Hermaphroditismus beim Menschen, 1908 - si aggiungono gli ‛pseudoermafroditismi' di origine surrenalica e ipofisaria. L'influenza dell'ipofisi sugli organi sessuali è affermata fin dal secondo decennio del secolo da H. Cushing, fondatore della scuola neurochirurgica americana, e da V. Ascoli. Sono poi individuate (S. Ascheim, B. Zondek, 1923-1930) due gonadostimoline: follicolostimolante (FSH) e luteinizzante (LH), e la prolattina che promuove e mantiene la lattazione. Le gonadostimoline sono ottenute allo stato puro da R. C. Bahn, C. H. Li, M. E. Simpson, H. McEvans, A. Segaloff e, rispettivamente, da H. L. Fevold e H. B. Van Dyke. Gli anni quaranta vedono chiarirsi un ulteriore momento, fisiologico, della sessualità, consistente nei rapporti tra gonadi e ipofisi.
Ma nuove prospettive, su altri momenti o stadi, si aprono. Si analizzano le strutture ipotalamiche influenti sull'attività ipofisaria: l'endocrinologia diventa parte di un più ampio programma di ricerca, la neuroendocrinologia, illustrata in quest'opera dall'articolo di F. Stutinsky. La bibliografia dell'articolo mostra l'inizio, negli anni trenta, e gli sviluppi delle ricerche sui rapporti tra sistema nervoso e ipofisi. I due sistemi di correlazione, il nervoso e l'endocrino, si collegano tra loro, e il collegamento spiega la risposta metabolica e comportamentale dell'organismo alle modificazioni dell'ambiente interno ed esterno. Si costruiscono i modelli biochimici dell'azione ormonale sui recettori degli organi bersaglio. La patologia cromosomica si collega all'endocrina. Nel 1956 J. H. Tjio e A. Levan dimostrano che il cariotipo umano consta di 46 cromosomi, e introducono la conta dei cromosomi fra gli esami di laboratorio. Sono individuate due deviazioni dal normale dimorfismo - femmina XX, maschio XY - degli eterocromosomi: il tipo 45, X, e il tipo 47, XXY, con le rispettive varianti, che vengono collegati con le sindromi di Turner e Klinefelter. Nel 1971, la Conferenza di Parigi sulla determinazione degli standard nella citogenetica umana è costretta a soffermarsi sui cariotipi nelle anomalie cr0mosomiche sessuali, e a fissarne la nomenclatura descrittiva. Alle sindromi qui brevemente ricordate - e ampiamente illustrate nel precedente articolo di J. Segal - corrispondono anomalie psicomorfologiche dello sviluppo sessuale. Queste simmetrie non destano più stupore con il passaggio dei cromosomi X e Y da entità morfologiche a fattori biochimici e trasmettitori di messaggi. Sul cromosoma Y vengono individuati geni a forte azione mascolinizzante, mentre il cromosoma X è collegato con lo sviluppo di tutti i sistemi dell'organismo. Per capire la sessualità, per darne una rappresentazione scientifica, si richiedono ormai nuovi concetti, che alle scienze della vita e in genere alle scienze della natura sono offerti, nella seconda metà del secolo, dalla cibernetica e dalla teoria dell'informazione. La sessualità è un duplice programma, femminilizzante e mascolinizzante, di alta complessità, con stadi evolutivi distinti, ciascuno dei quali avvia il successivo, con retroazioni e anteroazioni positive e negative, con molteplici possibili anomalie o devianze. In una delle opere di sintesi meglio riuscite e più fortunate - Man and woman, boy and girl, 1972 - i sessuologi americani J. Money e A. A. Ehrhardt delineano il programma del dimorfismo sessuale dalla fase cromosomica all'ormonale, alla nervosa, all'acquisto educativo e sociale dell'identità di genere. In campo biomedico e psicoterapeutico queste vedute nuove sulla morfofisiologia del sesso diventano anche solidarietà e comprensione verso l'anomalia, la sofferenza, la devianza.
7. Recenti sviluppi
Scrive l'etnopsicologo ungherese Georges Devereux in un'opera tradotta nelle maggiori lingue - From anxiety to method in the behavioral sciences, 1967 - che tutte le civiltà, non soltanto l'europea, si sono finora mostrate altamente irrazionali verso il sesso. Continuatore del programma antropoanalitico di G. Roheim, assertore dell'importanza del controtransfert, cioè dei vissuti e preconcetti dell'osservatore, nel metodo delle scienze umane, Devereux è convinto che molta pseudooggettività si celi dietro i risultati di indagini sul campo e inchieste, da Malinowski ad A. C. Kinsey. L'entomologo Kinsey - lo era stato, per la verità, anche Forel - che abbandona lo studio delle vespe e affronta i comportamenti sessuali dell'uomo, per riferirne in rapporti - Sexual behavior in the human male, 1948; Sexual behavior in the human female, 1953 - che faranno a lungo notizia in America e in Europa, è l'esempio della deformazione conoscitiva che il Devereux combatte. All'opposto, V. Elwin, l'antropologo che sposa una donna indigena e vive con lei un'esperienza di reciproco amore, può capire e riferire veracemente il valore della sessualità per le popolazioni - The Baiga, 1939; The Muria and their Ghotul, 1947 - da lui studiate. Nelle penetranti osservazioni, numerate, alla Wittgenstein, in cui articola il suo volume, Devereux usa spesso un'alternanza prospettica fra profondità ed evidenza di problemi e fatti. La sessualità (osservazione 253) è il solo istinto che esiga per la piena soddisfazione la risposta di un'altra persona. Siamo agli antipodi di J. Lacan, per il quale la sessualità non è mai relazione effettiva tra soggetti, ma solo un atto solipsistico, un rapporto dell'Io con il proprio inconscio. A una pseudooggettività ossessiva, secondo il Devereux (premessa all'osservazione 97), è necessario sostituire la conoscenza per ‛empatia', attraverso ‟l'esperienza dell'Amore" nel caso di vissuti, istituzioni e valori che riguardano il sesso. Nel vasto sfondo etnopsicologico si coglie più che in altre dimensioni e programmi del revisionismo psicanalitico l'impossibilità di un ritorno all'ortodossia freudiana, incapace, del resto, di affrontare, se non in termini di ermeneutica riduttiva, le grandi sfingi del pensiero di Freud: ‛desiderio', ‛realtà', ‛vita', ‛destino'.
L'irrazionalità della cultura e dei comportamenti verso il sesso sembra, tra le osservazioni del Devereux, la meno penetrante: forse è la più acuta, e certamente ha un particolare significato per il nostro secolo. Un secolo sedotto da erotismi decadenti, mercificazioni morbose e illusorie liberazioni dalla natura, è peraltro il primo che sia riuscito a promuovere una rappresentazione razionale, cioè ‛scientifica', della sessualità tra biologia, psicologia e antropologia. Che la sessualità con i suoi fattori determinanti fosse una parte, un momento della struttura elementare della vita, era ignoto prima dei nostri anni. La scoperta dei gameti, da A. van Leeuwenhoek a K. E. von Baer, e l'importanza classificatoria degli organi sessuali delle piante nel linneano Systema naturae sono stati il preludio a quel che la citogenetica ha fatto, inserendo i determinanti sessuali nel codice cromosomico della vita, dunque in ogni cellula, al di là di un certo punto della scala filogenetica. Ma la sessualità è momento della vita più ampio e vario della stessa struttura cromosomica: la botanica, come altre volte nella storia del pensiero biologico, ha affiancato la zoologia e ha permesso una smossi comparativa. Da Carl Correns - Die Bestimmung und Vererbung des Geschlechts, nach neuen Versuchen mit höheren Pflanzen, 1907 - a Max Hartmann Die Sexualität, Jena 1943 -, la scuola biologica tedesca ha dimostrato l'esistenza di una determinazione fenotipica del sesso - legata a fattori estrinseci, ambientali ed evolutivi - accanto alla determinazione genotipica, cromosomica. Nell'opera citata, dove lo storico della scienza trova la traccia di una tradizione gloriosa - quella dei Baer, Schleiden, Schwann, Virchow, Gegenbaur -, lo Hartmann può distinguere quattro ‟tipi principali della determinazione del sesso": aplogenotipico, aplofenotipico, diplofenotipico, diplogenotipico, rimasti tali nella trattatistica successiva. La microbiologia ha ampliato, però, ulteriormente l'evidenza della sessualità nella natura. J. Lederberg ed E. L. Tatum scoprono e illustrano nel 1946 - in un articolo d'importanza storica, che ricorda gli analoghi di McClung, Sutton e Stevens agl'inizi della citogenetica - la ‛ricombinazione' di geni provenienti da ceppi batterici diversi, posti sullo stesso terreno di cultura. Sex in bacteria è il titolo, significativo, di un lavoro che il primo degli autori citati pubblica qualche anno dopo, nel 1954. La sessualità come trasmissione di caratteri da progenitori a una stessa discendenza si estende alla vita unicellulare. Vita e sesso vedono stringersi il legame che li unisce, in re e post rem, in natura e nella teoria scientifica. Saranno poi individuate diverse forme di ricombinazione: la ‛trasformazione', la ‛trasduzione', la ‛coniugazione'.
Vita e sesso, natura: lo sfondo sul quale la scienza proietta la sua rappresentazione della sessualità è naturalistico. Il sesso vi appare come un momento della legalità, della ‛teleonomia' direbbe il biologo molecolare Monod, che presiede ai processi vitali. Riproducendosi per scissione di cellule progenitrici in cellule figlie, o in maniere analoghe nei Metazoi, la vita non potrebbe accrescere la propria varietà morfofunzionale come invece fa attraverso la riproduzione sessuata. Ma la varietà è premessa a un duplice momento evolutivo della vita: la genesi delle popolazioni e la risposta all'ambiente. Sono gli sviluppi più recenti della biologia, legati all'avvento di nuovi programmi di ricerca, in particolare alla sociobiologia e all'ecologia. All'interno di uno dei paradigmi dominanti il pensiero biologico, la teoria dell'evoluzione, assumono importanza decisiva concetti come popolazione e tasso di riproduzione, prima marginali. Nasce dalla genetica una ‛genetica delle popolazioni', che porta secondo E. Mayr - Animal species and evolution, 1963 - ‟ad ampliare il campo dell'indagine dal gene al pool genico della popolazione". Anche l'antropologia coglie un nesso analogo fra sessualità e società primitive, con un'opera che diventa classica, sebbene recente: Les structures élémentaires de la parenté, 1949, di Claude Lévi-Strauss. La cultura, nell'ampia accezione che l'antropologia dà a questo termine dopo Tylor, Frazer e Boas, si distingue dalla natura perché i comportamenti culturali, a differenza dei naturali, obbediscono a regole. Alla struttura delle società primitive presiedono regole dei comportamenti sessuali, negative e positive: è proibito l'incesto, sono fissate modalità di matrimonio preferenziali o prescrittive. L'inconscio collettivo traspone l'elemento della sessualità nelle relazioni su cui si fonda l'aggregato metafamiliare.
Ci limitiamo ad accenni, su punti che contribuiscono a definire la sessualità come un momento della vita e della sua evoluzione, strutturale e diacronica, nella natura. Per essere tale, il sesso deve inserirsi nell'assetto morfofisiologico dell'individuo, e aver parte sostanziale nel destino delle pulsioni: come ciò avvenga, è mostrato dall'endocrinologia e dalla psicologia del profondo, mentre con Konrad Lorenz l'etologia descrive comportamenti e ntualizzazioni affascinanti della sessualità, una delle grandi forze assise nel ‟parlamento degl'istinti". Certo, l'analisi della sessualità nell'individuo ha un territorio privilegiato d'indagine nella biofisiologia umana: ma lo studio comparato dei comportamenti animali ha ampliato la prospettiva delle conoscenze, avvicinandola per estensione e significato alla prospettiva citogenetica. La rappresentazione scientifica o razionale del sesso tende a darsi come iniziale principio di sintesi il concetto di natura. Dalla natura il cammino dovrebbe proseguire attraverso la soggettività umana, fino al conferimento di senso ai vissuti sessuali dalla coscienza. Qui la rappresentazione scientifica della sessualità appare quale di fatto è, un programma di ricerca tuttora aperto, un paziente lavoro sul fertile suolo dei territori di frontiera, ma anche un insieme ordinato di conoscenze, che retroagisce sulla ragione e la costringe a spiegare e interpretare. Basti un esempio, tratto da una grande tradizione, quella cattolica. La Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (Gaudium et spes), approvata nel dicembre 1965 dal Concilio Vaticano II, dopo una premessa sulla novità della storia contemporanea e su una ‟più radicale modificazione" dovuta alla crescente importanza della scienza e della tecnica, riconosce l'‟indoles sexualis hominis" e dichiara ‟magna observantia reverendi" gli atti della sessualità coniugale. Il matrimonio non è stato istituito ‟tantum ad procreationem". Il sofferto equilibrio tra opposte vedute dei Padri conciliari sui problemi della contraccezione e dell'esplosione demografica non ha impedito all'ultima assise ecumenica del cattolicesimo di guardare a una sessualità umanamente vissuta con la serenità ch'era stata del Cristo verso tutta la vita. Scienza e sessualità s'incontrano nel testo conciliare citato: si riconosce la dignità religiosa della vocazione conoscitiva - e vi tornerà Giovanni Paolo II nella Redemptor hominis - e si afferma la dignità ontologica della natura e della vita. ‟Il progresso delle scienze biologiche, psicologiche e sociali - si legge nella Costituzione - non soltanto permette all'uomo una migliore conoscenza di sé, ma lo mette anche nella condizione d'influire direttamente sulla vita della società, con i metodi della tecnica. Nello stesso tempo l'umanità si preoccupa sempre più di prevedere e ordinare il proprio incremento demografico". Il sesso è per la vita e Dio è ‟Dominus vitae". Pare che la riforma del Codice di diritto canonico lascerà cadere la formula del matrimonio come ‟remedium concupiscentiae" - formula indegna della religione che ha rivendicato l'omnia munda mundis -, a favore di una definizione positiva, esistenziale e solidaristica.
Mentre la rappresentazione scientifica del sesso viene ascoltata e, in parte, accolta da una grande religione; mentre si delinea, in campo laico, una prospettiva ‛bioetica' - si veda l'Encyclopaedia of bioethics, opera di sintesi ma anche d'avanguardia - sui grandi problemi di confine tra corpo e coscienza, e in particolare sulla sessualità; mentre l'antropologia speculativa di uno Scheler e quella fenomenologica di un Merleau-Ponty affondano nei vissuti emozionali la lama di un'introspezione teoreticamente affinata; mentre i neuroendocrinologi lavorano sulle strutture costitutive dell'unità somatopsichica, fra circuiti ormonici e reti informazionali del cervello, intorno ai programmi di ricerca si determina una situazione complessa. La Sexualwissenschaft di Bloch è diventata ‛sessuologia' - lo psicanalista francese A. L. M. Hesnard pubblica nel 1951 un Manuel de sexologie normale et pathologique - con proiezioni nelle università o istituzioni scientifiche a Praga, Amburgo, Lovani o, e successivamente altrove; negli Stati Uniti si affermano il gruppo di ricerca del Money e l'unità terapeutica di Masters e Johnson, già ricordati. Ma motivi di debolezza non tardano a manifestarsi nella nuova formula: la sessuologia resta un programma multidisciplinare, che permette alle parti del tutto notevoli gradi di libertà e favorisce la contesa per l'egemonia di psicologi, endocrinologi e specialisti di terapia familiare e counseling. Presieduta dall'italiano R. Forleo, nascerà nel 1978 una World Association for Sexology. Dieci anni prima, la contestazione del sessantotto non ancora chiarita nei suoi motivi di fondo ha innalzato fra le proprie bandiere Eros and civilisation e One-dimensional man: il Marcuse teorico della repressione addizionale del piacere imposta dalla società tecnologica avanzata in nome di un ‟principio di prestazione" produttiva. L'ideologia, non filosofica, ma di massa, trova nell'Eros la parola chiave, carica di suggestione naturalistica e idealistica al tempo stesso: la ‟percezione distratta", per usare un'efficace espressione di W. Benjamin, fa il resto. Nascono i movimenti di liberazione, delle donne, degli omosessuali, tra la fine degli anni sessanta e l'inizio dei settanta. Con la diffusione del lavoro femminile, l'abbassamento della maggiore età a diciotto anni, l'introduzione del divorzio nei paesi europei che ne erano privi, l'accentuarsi del decremento di natalità dovuto al largo uso di pratiche contraccettive nelle società industriali avanzate, la realtà familiare subisce trasformazioni profonde. E così il costume, del quale è difficile fare una descrizione o un bilancio, se non attraverso pochi e semplici asserti. Per una parte della coscienza contemporanea - fedele in questo alla vocazione scientifica, la più profonda del secolo - la sessualità appartiene ormai alla vita, e come della vita e di tutta la natura, il soggetto umano vuole averne esperienza, coscienza e responsabilità in un progetto creativo e secondo valori. Al polo opposto, in concezioni ideologizzanti di vario genere, la sessualità copre qualcosa che rifiuta di chiarirsi, o serve a ridurre l'esistenza a pulsione. Ma solo la scienza, una scienza consapevole dei profondi problemi impliciti nella comprensione organica del reale, sembra capace di proseguire il cammino verso nuovi concetti: e il sapere scientifico, nella sua più alta forma, che è quella di una religione della verità sulla struttura del mondo, non ha nulla da rifiutare pregiudizialmente. I movimenti di liberazione: il gay, il femminista, sono anch'essi ricchi di esperienze da analizzare e ricomporre sul terreno scientifico. Un esempio, la Supplica alla madre dello scrittore Pier Paolo Pasolini - ucciso nel novembre 1975 alla periferia di Roma, durante un incontro omosessuale, in circostanze mai bene chiarite: ‟È difficile dire con parole di figlio / ciò a cui nel cuore, ben poco, assomiglio. // Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, / ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore. // Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere: / è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia. // Sei insostituibile. Per questo è dannata / alla solitudine la vita che mi hai data. // E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame / d'amore, dell'amore di corpi senza anima. // Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu / sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù: // ho passato l'infanzia schiavo di questo senso / alto, irrimediabile, di un impegno immenso. // Era l'unico modo per sentire la vita, / l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita. // Sopravviviamo: ed è la confusione / di una vita rinata fuori dalla ragione. // Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. / Son qui, solo, con te, in un futuro aprile... //".
Dire che questo messaggio di umanità e di dolore può essere capito e decodificato dalla psicologia del profondo ancor più che dalla critica letteraria, è irriverente, forse, ma vero. Freud ha dedicato alla ‟struttura interna dell'affezione", innere Struktur der Affektion, una delle Vorlesungen zur Einführung in die Psychoanalyse, la ventiseiesima. L'omosessualità è posta in rapporto al narcisismo, la sindrome dove l'Io diventa oggetto d'amore a se stesso. Nel narcisista si altera la relazione tra Io e mondo, costitutiva dell'esperienza. La scelta eterosessuale dipende invece dall'aprirsi del soggetto all'incontro con la natura e con la vita che attraverso la sessualità si estende e continua. L'analista O. Fenichel ha poi chiarito l'esistenza, nella pedofilia, di un'identificazione inconscia con la madre, associata alla ricerca di un sostituto che rassicuri contro l'angoscia edipica. Sono i primi passi nell'analisi di vissuti tanto più ardui a comprendersi, in quanto resistono alla traslazione. Ma la ricerca è, comunque, impegnata a percorrere un cammino che renderà intelligibile la persona umana come unità somatopsichica, come Io inserito in una trama di relazioni, affetti e interessi.
Vita, individuo: sono questi i poli tra cui deve muoversi la costruzione concettuale della sessualità. Teleonomia della natura vivente, teleonomia del soggetto: innegabili entrambe, necessario punto di riferimento del lavoro scientifico sul sesso. Ma la seconda, la teleonomia soggettiva, più fragile e quasi si direbbe più accidentale dell'altra. Classe di innumerevoli enti - dai tipi agl'individui -, la vita salva le proprie strutture, funzioni ed equilibri anche quando l'esistenza singola è lesa in attributi essenziali. La citogenetica esplora e definisce ‛la sessualità nella vita', e registra anomalie che restano irrilevanti rispetto alla norma e al suo telos: garantire la varietà dei viventi. Il problema dell'individuo sessuato comincia a porsi nell'anatomia e fisiologia comparate, fino ad acquistare tutto il suo peso nelle scienze umane.
Che cos'è, rispetto alla vita, l'individuo vivente? L'ortogenesi, e un finalismo fondato su virtualità che si attueranno nel tempo, possono ancora spiegare una vita che mostra di possedere una storia e forme innumerevoli? Non si deve, invece, concepire ogni classe di enti, e ogni individuo, come produzione di un'unità da una molteplicità, di un ordine strutturale e funzionale da premesse eterogenee? La filogenesi è sviluppo o sintesi, Entwicklungsgeschichte o Schöpfungsgeschichte? La comprensione della sessualità nell'individuo passa anche per la risposta a queste domande, remote dal punto d'applicazione. Rispetto alla sintesi, l'analisi ha un senso diverso che non rispetto allo sviluppo, o al fine, perché chiarisce momenti e alternative, non semplici virtualità. Ma l'analisi, biomedica, psicologica, antropologica, ha mostrato, appunto, che la sessualità del soggetto umano è sintesi di relazioni e situazioni molteplici e varie. Nella sintesi riuscita è il fondamento della ricchezza espressiva, nell'angustia dell'orizzonte o nella ‛defusione' delle parti è la causa della devianza, del dolore, della povertà morale.
Anche rispetto al sesso, la teoria scientifica è la più elevata e corretta risposta all'esigenza conoscitiva e finanche al bisogno ermeneutico. La comprensione della sessualità dei viventi le appartiene, al pari di tutti gli altri aspetti del mondo che circonda l'uomo e si continua in lui.
bibliografia
Abraham, K., Versuch einer Entwicklungsgeschichte der Libido auf Grund der Psychoanalyse seelischer Störungen, in ‟Neue Arbeiten zur ärztlichen Psychoanalyse", 1924, n. 11, pp. 1-96 (tr. it.: Tentativo di una storia evolutiva della libido sulla base della psicoanalisi dei disturbi psichici, in Opere, vol. I, Torino 1975, pp. 286-354).
Abraham, K., Psychoanalytische Studien zur Charakterbildung, in ‟Internationale psychoanalytische Bibliothek", 1925, n. 16, pp. 1-16 (tr. it.: Studi psicoanalitici sulla formazione del carattere, in Opere, vol. I, Torino 1975, pp. 170-210).
Allen, G. E., Thomas Hunt Morgan. The man and his science, Princeton 1978.
Baer, K. E. von, De ovi mammalium et hominis genesi, Leipzig 1827.
Bartalos, M., Baramki, T. A., Medical cytogenetics, Baltimore 1967.
Beauvoir, S. de, La deuxième sexe, Paris 1949 (tr. it.: Il secondo sesso, 2 voll., Milano 1961).
Bloch, I., Das Sexualleben unserer Zeit in seinen Beziehungen zur modernen Kultur, Berlin 1907 (tr. it.: La vita sessuale dei nostri tempi nei suoi rapporti con la civiltà moderna, Torino 1911).
Bloch, I., Die Prostitution, Berlin 1912.
Bloch, I., Handbuch der gesamten Sexualwissenschaft in Einzeldarstellungen, 3 voll., Berlin 1912-1925.
Breuer, J., Freud, S., Studien über Hysterie, Leipzig-Wien 1895 (tr. it.: Studi sull'isteria, in S. Freud, Opere, vol. I, Torino 1967, pp. 175-439).
Butenandt, A., Untersuchungen über das weibliche Sexualhormon-Follikel oder Brunsthormon, Berlin 1931.
Buytendijk, F. J. J., De Vrouw. Haar natuur, verschijning en bestaan. Een existentieel-psychologische studie, Utrecht 1952 (tr. it.: La donna. I suoi modi di essere, di apparire, di esistere, Firenze 1967).
Casini, L., Marcuse maestro del '68, Roma 1982.
Chasseguet-Smirgel, J., La sexualité feminine. Recherches psychanalytiques nouvelles, Paris 1964 (tr. it.: La sessualità femminile. Nuove ricerche psicanalitiche, Bari 1971).
Contitutio pastoralis de Ecclesia in mundo huius temporis, in Enchiridion vaticanum, 1. Documenti ufficiali del Concilio Vaticano II, 1962-1965, Bologna 197911, pp. 772-965.
Correns, C. E., Die Bestimmung und Vererbung des Geschlechts, nach neuen Versuchen mit höheren Pflanzen, Berlin 1907.
Deleuze, G., Guattari, F., L'anti-Oedipe, Paris 1972 (tr. it.: L'anti-Edipo, Torino 1975).
De Marchi, L., Vita e opere di Wilhelm Reich, 2 voll., Milano 1981.
Deutsch, H., The psychology of women, 2 voll., New York 1946 (tr. it.: Psicologia della donna, Torino 1957).
Devereux, G., From anxiety to method in the behavioral sciences, den Haag 1967.
Du Bois-Reymond, E., Die sieben Welträtsel, in ‟Deutsche Rundschau", 1881, pp. 352-370, e in Reden, vol. I, Leipzig 1886, pp. 381-417 (tr. it. in I confini della conoscenza della natura, Milano 1973, pp. 94-80).
Ellis, H., Studies in the psychology of sex, 7 voll., London-Philadelphia 1897-1928 (tr. it.: Psicologia del sesso, 6 voll., Roma 1970-1974).
Encyclopaedia of bioethics, voll. I-IV, New York-London 1978, s. v.
Sex therapy and sex research, Sexual development, Sexual ethics, Sexual identity, Sex selection. Ethical issues, legal aspects.
Evola, J., Metafisica del sesso, Roma 1958.
Evoluzione della sessualità ed evoluzione umana, in ‟Contributi del Centro Linceo Interdisciplinare", n. 48, Roma 1979.
Fenichel, O., Outline of clinical psychoanalysis, New York 1934.
Fenichel, O., The psychoanalytic theory of neurosis, New York 1945 (tr. it.: Trattato di psicoanalisi delle nevrosi e delle psicosi, Roma 1951).
Ferenczi, S., Versuch einer Genitaltheorie, Wien 1924 (tr. it.: Thalassa. Psicoanalisi delle origini della vita sessuale, Roma 1965).
Fischer, R. A., The genetical theory of natural selection, Oxford 1930.
Folkers, K. e altri, Hypothalamic releasing and inhibiting hormones, Tübingen 1976.
Forel, A., La question sexuelle exposée aux adultes cultivés, 2 voll., Paris 1905 (tr. it.: La questione sessuale esposta alle persone colte, Milano 1945).
Foucault, M., Histoire de la sexualité, vol. I, La volonté de savoir, Paris 1976 (tr. it.: La volontà di sapere. Storia della sessualità, Milano 1978).
Freud, S., Quelques considérations pour une étude comparative des parlysies motrices organiques et hysteriques, in ‟Archives de neurologie", 1893, XXVI, pp. 29-43 (tr. it.: Alcune considerazioni per uno studio comparato delle paralisi motorie organiche e isteriche, in Opere, vol. II, Torino 1968, pp. 67-84).
Freud, S., Die Traumdeutung, Leipzig-Wien 1900 (tr. it.: L'interpretazione dei sogni, in Opere, vol. III, Torino 1966).
Freud, S., Drei Abhandlungen zur Sexualtheorie, Leipzig-Wien 1905 (tr. it.: Tre saggi sulla teoria sessuale, in Opere, vol. V, Torino 1972, pp. 441-546).
Freud, S., Meine Ansichten über die Rolle der Sexualität in der Ätiologie der Neurosen, in Sexualleben und Nervenleiden (a cura di L. Löwenfeld), Wiesbaden 19064, pp. 313-322 (tr. it.: Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell'etiologia delle nevrosi, in Opere, vol. V, Torino 1972, pp. 213-225).
Freud, S., Psychoanalytische Bemerkungen über einen autobiographisch beschriebenen Fall von Paranoia (Dementia paranoides), in ‟Jahrbuch für psychoanalytische und psychopathologische Forschung", 1911, III, pp. 9-68 (tr. it.: Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia paranoides) descritto autobiograficamente. (Caso clinico del presidente Schreber), in Opere, vol. VI, Torino 1974, pp. 333-406).
Freud, S., Zur Einführung des Narzissmus, in ‟Jahrbuch der Psychoanalyse", 1914, VI, pp. 1-24 (tr. it.: Introduzione al narcisismo, in Opere, vol. VII, Torino 1975, pp. 439-472).
Freud, S., Jenseits des Lustprinzips, Leipzig-Wien-Zürich 1920 (tr. it.: Al di là del principio del piacere, in Opere, vol. IX, Torino 1977, pp. 187-249).
Freud, S., Libidotheorie, in Handwörterbuch der Sexualwissenschaft, Bonn 1923, pp. 377-383 (tr. it.: Teoria della libido, in Opere, vol. IX, Torino 1977, pp. 458-462).
Freud, S., Hemmung, Symptom und Angst, Leipzig-Wien-Zürich 1926 (tr. it.: Inibizione, sintomo e angoscia, in Opere, vol. X, Torino 1978, pp. 231-317).
Freud, S., Das Unbehagen in der Kultur, Wien 1930 (tr. it.: Il disagio della civiltà, in Opere, vol. X, Torino 1971, pp. 197-280).
Freud, S., Über die weibliche Sexualität, in ‟Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse", 1931, XVII, pp. 317-322 (tr. it.: Sessualità femminile, in Opere, vol. XI, Torino 1979, pp. 59-80).
Freud, S., Neue Folge der Vorlesungen zur Einführung in die Psychoanalyse, XXXIII Vorlesung, Die Weiblichkeit, Wien 1933 (tr. it.: Introduzione alla psicanalisi. (Nuova serie di lezioni), lezione 33, La femminilità, in Opere, vol. XI, Torino 1979, pp. 219-241).
Granoff, W., Filiations. L'avenir du complexe d'Oedipe, Paris 1975.
Granoff, W., La pensée et le féminin, Paris 1976.
Green, R., Money, J. (a cura di), Transsexualism and sex reassignment, Baltimore 1969.
Haeckel, E., Die Welträtsel. Gemeinverständliche Studien über monistische Philosophie, Bonn 1899, e in Gemeinverständliche Werke, vol. III, Leipzig-Berlin 1924, pp. 1-424 (tr. it.: I problemi dell'universo, Torino 1904).
Hartmann, M., Die Sexualität, Jena 1943.
Hertwig, W. A. O., Beiträge zur Kenntniss der Bildung, Befruchtung und Theilung des thierischen Eies, in ‟Morphologisches Jahrbuch", 1876, I, 1, pp. 347-434; 1877, II, 3, pp. 1-86.
Hesnard, A. L. M., Manuel de sexologie normale et pathologique, Paris 1951.
Horkheimer, M. e altri, Studien über Autorität und Familie, Paris 1936 (tr. it.: Studi sull'autorità e la famiglia, Torino 1974).
Jacob, F., Le jeu des possibles. Essai sur la diversité du vivant, Paris 1981.
Jung, C. G., Wandlungen und Symbole der Libido, Leipzig-Wien 1912; IV ed. Symbole der Wandlungen, Zürich 19524 (tr. it.: Simboli della trasformazione, in Opere, vol. V, Torino 1970).
Kinsey, A. C. e altri, Sexual behaviour in the human male, Philadelphia 1948 (tr. it.: Il comportamento sessuale dell'uomo, Milano 1950).
Kinsey, A. C. e altri, Sexual behaviour in the human female, Philadelphia 1953 (tr. it.: Il comportamento sessuale della donna, Milano 1955).
Lederberg, J., Sex in bacteria, in ‟Science", 1954, CXVIII, pp. 169-175.
Lederberg, J., Tatum, E. L., Gene recombination in Escherichia coli, in ‟Nature", 1946, CLVIII, p. 558.
Leibbrand, A., Leibbrand, W., Formen des Eros. Kultur- und Geistesgeschichte der Liebe, 2 voll., München 1972.
Lejeune, J., Turpin, R., Gautier, M., Le mongolisme, maladie chromosomique (Trisomie), in ‟Bulletin de l'Académie Nationale de Médecine", 1959, CXLIII, pp. 256-265.
Lévi-Strauss, Cl., Les structures élémentaires de la parenté, Paris 1949 (tr. it.: Le strutture elementari della parentela, Milano 1969).
Lewis, C. S., The allegory of love. A study in medieval tradition, Oxford 1936 (tr. it.: L'allegoria d'amore. Saggio sulla tradizione medievale, Torino 1969).
McClung, C. E., Notes on the accessory chromosome, in ‟Anatomischer Anzeiger", 1901, XX, pp. 220-226.
Malinowski, B., The sexual life of savages in North-Western Melanesia. An ethnographic account of courtship, marriage and family life among the natives of the Trobriand Islands, British New Guinea, New York 1929 (tr. it.: La vita sessuale dei selvaggi nella Melanesia nord-occidentale, Milano 1968).
Marañon, G., La evolución de la sexualidad y los estados intersexuales, Madrid 1930 (tr. it.: L'evoluzione della sessualità e gli stati intersessuali, Bologna 1934).
Marcuse, H., Reason and revolution. Hegel and the rise of social theory, New York 1941 (tr. it.: Ragione e rivoluzione. Hegel e il sorgere della ‛teoria sociale', Bologna 1966).
Marcuse, H., Eros and civilisation. A philosophical inquiry into Freud, Boston 1955 (tr. it.: Eros e civiltà, Torino 1964).
Marcuse, H., One-dimensional man. Studies in the ideology of advanced industrial society, Boston 1964 (tr. it.: L'uomo a una dimensione. L'ideologia della società industriale avanzata, Torino 1967).
Marcuse, H., An essay on liberation, Boston 1969 (tr. it.: Saggio sulla liberazione, Torino 1969).
Masters, W. H., Johnson, V. E., Human sexual response, Boston 1966 (tr. it.: L'atto sessuale nell'uomo e nella donna, Milano 1967).
Masters, W. H., Johnson, V. E., The pleasure bond, Boston 1975 (tr. it.: Il legame del piacere, Milano 1975).
Masters, W. H., Johnson, V. E., Homosexuality in perspective, Boston 1979 (tr. it.: Omosessualità, una nuova prospettiva, Milano 1980).
Maynard Smith, J., The evolution of sex, Cambridge, 1978.
Mayr, E., Animal species and evolution, 2 voll., Cambridge, Mass., 1963 (tr. it.: L'evoluzione delle specie animali, 2 voll., Torino 1970).
Merleau-Ponty, M., Phénoménologie de la perception, Paris 1945 (tr. it.: Fenomenologia della percezione, Milano 1965).
Mieli, M., Elementi di critica omosessuale, Torino 1977.
Millett, K., Sexual politics, New York 1970 (tr. it.: La politica del sesso, Milano 1979).
Mogni, F. (a cura di), Gay gay. Storia e coscienza omosessuale, Milano 1976.
Money, J., Ehrhardt, A. A., Man and woman, boy and girl. The differentiation and dimorphism of gender identity from conception to maturity, Baltimore 1972 (tr. it.: Uomo, donna, ragazzo, ragazza, Milano 1976).
Morgan, Th. H., Sex limited inheritance in Drosophila, in ‟Science", 1910, XXXII, pp. 120-122.
Morgan, Th. H., Heredity and sex, New York 1913.
Morgan, Th. H. e altri, The mechanism of Mendelian heredity, New York 1915.
Neugebauer, C., Hermaphroditismus beim Menschen, Leipzig 1908.
Our bodies, ourselves, New York 1971, 19762 (tr. it.: Noi e il nostro corpo. Scritto dalle donne per le donne, Milano 1974, 19812).
Padoa, E., Storia naturale del sesso, Torino 1945.
Parent-Duchâtelet, A., De la prostitution dans la ville de Paris, considérée sous le rapport de l'hygièene publique, de la morale et de l'administration, Paris 1836; rist. Paris 1981.
Pasolini, P. P., Poesia in forma di rosa, Milano 1976.
Reich, W., Die Funktion des Orgasmus, Leipzig-Wien-Zürich 1925 (tr. it.: La funzione dell'orgasmo, Milano 19773).
Reich, W., Dialektischer Materialismus und Psychoanalyse, Wien 1929.
Reich, W., Geschlechtsreife, Enthaltsamkeit, Ehemoral, Wien 1930.
Reich, W., Der sexuelle Kampf der Jugend, Berlin 1932 (tr. it.: La lotta sessuale dei giovani, Roma 1972).
Reich, W., Charakteranalyse, Wien 1933; ed. ingl. ampliata: Character analysis, London 1945, 19492 (tr. it: Analisi del carattere, Milano 19783).
Reich, W., Die Sexualität im Kulturkampf, Berlin 1936.
Reich, W., The discovery of the orgone, vol. I, The function of the orgasm, New York 1942, vol. II, The cancer biopathy, New York 1948 (tr. it.: vol. I, La funzione dell'orgasmo, Milano 19773, vol. II, Biopatia del cancro, Milano 1976).
Reich, W., The sexual revolution, London 1945.
Rowbotham, S., Women, resistance and revolution, London 1973 (tr. it.: Donne, resistenza e rivoluzione, Milano 1974).
Sartre, J.-P., L'être et le néant. Essai d'ontologie phénoménologique, Paris 1943 (tr. it.: L'essere e il nulla, Milano 1948).
Scheler, M., Der Formalismus in der Ethik und die materiale Wertethik, 2 voll., Halle 1913-1916.
Scheler, M., Wesen und Formen der Sympathie. Phänomenologie der Sympathiegefühle, Bonn 19232.
Schlegel, W. S., Die Sexualinstinkte des Menschen. Eine naturwissenschaftliche Anthropologie der Sexualität, Hamburg 1962.
Siciliano, E., Vita di Pasolini, Milano 1978.
Spielrein, S., Die Destruktion als Ursache des Werdens, in ‟Jahrbuch für psychoanalytische und psychopathologische Forschung", 1912, IV, pp. 465-503.
Standardization in human cytogenetics, Paris Conférence 1971, Paris 1972.
Starling, E. H., On the chemical correlation of the functions of body, in ‟Lancet", 1905, II, pp. 339-341, 423-425, 501-503, 579-583.
Stekel, W., Störungen des Trieb- und Affektlebens, vol. II, Onanie und Homosexualität. Die homosexuelle Neurose, Berlin 1917.
Stevens, N. M., Studies in spermatogenesis with special reference to the ‛accessory chromosome', Carnegie Institution Publications 36, Washington 1905.
Sturtevant, A. H., A history of genetics, New York-London 1965.
Sullerot, É. (a cura di), Le fait féminin, Paris 1978 (tr. it.: Il fenomeno donna, Firenze 1978).
Teilhard de Chardin, P., Le phénomène humain, Paris 1955 (tr. it.: Il fenomeno umano, Milano 1972).
Weininger, O., Geschlecht und Charakter. Eine prinzipielle Untersuchung, Wien-Leipzig 1903 (tr. it.: Sesso e carattere. Una ricerca di base, Torino 1912, Milano 1978).
Wettley, A., Von der ‛psychopathia sexualis' zur Sexualwissenschaft, Stuttgart 1959.
Williams, G. C., Sex and evolution, Princeton 1975.
Williams, R. H., Textbook of endocrinology, Philadelphia-London 1950 (tr. it.: Trattato di endocrinologia, 2 voll., Padova 19793).
Wilson, E. B., The cell in development and heredity, New York 1896, 19002, 19253.