SESSA Aurunca (A. T., 27-28-29)
Cittadina della provincia di Napoli, situata a 63 km. dal capoluogo e a 203 m. sul mare, sulle falde sud-occidentali del vulcano spento di Roccamonfina, e a breve distanza dal M. Massico. Una sua caratteristica è data dalle cupole e dai campanili coperti di tegole maiolicate gialle e verdi. Fino al 1927 appartenne all'ex-provincia di Caserta. Il comune è formato da numerosissimi centri abitati: la sua popolazione complessiva fu nel 1931 di 24.074 ab., di cui 20.470 figurarono accentrati (e soli 5078 spettarono al centro di Sessa Aurunca). L'area territoriale è di 198,09 kmq. ed è coltivata a seminativi, a vigneti e ad alberi da frutta; sono note varie sorgenti di acque minerali. Sessa è sede di un liceo-ginnasio e d'un convitto nazionale. Ha stazione ferroviaria sia sulla Sparanise-Formia (a due km. di distanza) sia sulla direttissima Napoli-Roma (a 10 km.) ed è congiunta con Roccamonfina da un servizio automobilistico.
Monumenti. - La moderna città di Sessa occupa la stessa area della città antica e al disotto delle mura medievali s'intravvedono resti di quelle romane. Si osservano inoltre gli avanzi di un tempio (?) sotto il palazzo vescovile, di un grande criptoportico, di varî corridoi sostruttivi sotto la chiesa di S. Benedetto, di un anfiteatro, ecc. Poco lungi dalla città si trova il ponte detto di Ronaco, composto di 21 arcate, sulla via che unisce Sessa all'Appia presso Minturno, uscendo dalla Porta del Borgo. Appartenne alla tribù Emilia.
Monumenti. - Materiali dei templi di Mercurio e di Ercole e anche del teatro furono utilizzati nella costruzione del duomo (inizî del sec. XII) a pianta basilicale con nartece, tre navi senza tribune, presbiterio in lieve aggetto e tre absidi. Gli archi della fronte sono adorni delle storie dei Ss. Pietro e Paolo e delle rappresentazioni dei mesi, dove le figure, di tozze proporzioni rudemente scolpite, conferiscono però alle scene tutto lo spirito narrativo voluto dall'artefice. Nella porta d'ingresso elementi decorativi sono tolti dall'antico, e, nella lunetta, su fondo a musaico, il rilievo del Cristo fra S. Pietro e S. Paolo è della stessa mano che eseguì le storie del pronao. All'interno sono di maestro Peregrino il candelabro pasquale (1273) e i due bassorilievi dell'ambone: Giona predica a Ninive e Giona rigettato dal pistrice. Ma più grande scultore campano del sec. XIII si afferma Taddeo da Sessa nella cantoria, retta da 9 colonne su leoni, con figure di profeti e di sibille, tali da preannunziare l'avvento dei maggiori artisti italiani dei secoli successivi. Nell'abitato, insieme con le mura munite di torrette cilindriche, s'incontrano varî avanzi del Medioevo: case antiche, bifore nel Palazzo ducale, assai rimodernato; il castello dominato da robusto torrione quadro. Anche l'architettura barocca ha lasciato buoni esemplari in S. Germano e nelle chiese più grandiose dell'Annunziata, a cupola su pianta centrale, e di S. Agostino, che, con l'unito convento, si attribuisce a L. Vanvitelli.
Storia. - L'antica Suessa Aurunca fu la capitale del popolo degli Aurunci, situata su una collina (m. 203 s. m.) circa 8 km. a S. del Liri e 12 dal mare. Fu fondata, si dice, nel 337 a. C., dopo la distruzione della vecchia città di Aurunca, che sorgeva 7 km. più a N., avvenuta per opera dei Sidicini di Teano. Nel 313 vi fu condotta una colonia di diritto latino; durante la seconda guerra punica (209) fu punita dai Romani per essersi rifiutata di fornire il contributo richiesto. In virtù della lex Iulia municipalis fu elevata a municipio. Nel periodo delle guerre civili fra Mario e Silla, avendo preso le parti di quest'ultimo fu espugnata da Sertorio, ma ripresa poi e abbellita dal dittatore. Sotto Augusto vi fu immessa una colonia, onde cambiò il nome in quello di Colonia Iulia Felix Classica Suessa. Come tale rimase per tutto l'impero, in condizioni abbastanza floride, ma con importanza limitata allo sfruttamento agricolo della regione circostante (ager Vescinus).
Nel Medioevo e nell'età moderna, la cittadina non ebbe vicende storiche di particolare importanza.
Bibl.: Iscrizioni in Corpus Inscr. Lat., X, p. 465; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 666 segg.; E. Pais, Storia della colonizzazione di Roma antica, Roma 1923, p. 245; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, II e III, Milano 1902-1903; É. Bertaux, L'art dans l'Italie méridionale, Parigi 1904; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Il Medioevo, Torino 1927.