TREO, Servilio
– Nacque a Udine nel 1548 da Leonardo, cittadino nobile, notaio a Udine e cancelliere del feudo di Belgrado, e da Maria di Vincenzo Porcia.
A quattordici anni iniziò gli studi di diritto a Padova, dove fu allievo del futuro cardinale Francesco Mantica; nel 1566 conseguì la laurea. Rientrato nella città natale, sposò Francesca, figlia di Enrico di Zucco e intraprese la carriera forense. Collaborò con l’avvocato fiscale Antonio Emiliani e gli subentrò negli anni Settanta nella carica di difensore della Contadinanza friulana. Treo ebbe una chiara visione del ruolo istituzionale di questa rappresentanza delle popolazioni rurali nel contesto della politica veneziana in Terraferma: nel 1573-74 illustrò le istanze dei sindaci della Contadinanza contro le pratiche usurarie dei mercanti; a partire dal 1575 sollecitò la revisione dell’estimo rurale e nel 1584-85 chiese che Fagagna e Aviano, pur essendo comunità parlamentari, fossero sottoposte alle imposte rurali.
Contemporaneamente svolse attività legale nel foro di Udine. Ebbe anche significativi incarichi nell’amministrazione di Udine e della Patria del Friuli. Dal 1575 fece parte del Consiglio di Udine in qualità di consigliere nobile e dal 1589 fu spesso rieletto tra i sette Deputati della città. Nel 1593 condusse le trattative con i provveditori generali venuti da Venezia per valutare il sito della nuova fortezza di Palma. La sua eloquente Oratione [...] all’illustrissimi et eccellentissimi proveditori sopra la nova citta di Palma ebbe due edizioni (Venezia 1594 e Verona 1602).
A partire dagli anni Novanta diversi rettori veneti di Terraferma richiesero la sua opera come assessore. Treo fu così chiamato a ricoprire un ruolo assai delicato nell’amministrazione della giustizia nelle principali città del Dominio veneto. Dal 1594 al 1596 fu vicario a Treviso (e in una scrittura autobiografica rievocò questa esperienza come «il primo carico della vocazione all’assessorato», Udine, Biblioteca comunale, Fondo ordinario, 796, cc. n.n.). Nel 1597-98 fu vicario del podestà di Vicenza; fu poi giudice del maleficio a Padova; nel 1601-02 vicario del podestà di Verona e dal 1604 al 1607 vicario a Brescia. Fu nuovamente vicario a Treviso nel 1608-09, e dal 1609 al 1610 vicario del podestà di Vicenza, Antonio Marcello, con il quale poté collaborare nell’applicazione delle norme emanate dal Senato in materia di rapporti fra i rettori e il S. Uffizio (Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, a cura di A. Tagliaferri, VII, Milano 1976, p. 199). Ai figli di Marcello, Giacomo e Angelo, Treo dedicò una Lettera di copioso discorso (Treviso 1610) sull’educazione del giovane nobile.
Dopo la morte di Erasmo Graziani, il 27 febbraio 1610 gli successe come consultore in iure della Serenissima, e anche come consultore dei provveditori ai feudi (Fasoli, 1952, p. 73). Qualche anno più tardi, in un bilancio della propria attività come feudista, ricordò di aver avviato una rigorosa applicazione della legge feudale, accrescendo di molto il numero delle investiture regolarmente presentate (Archivio di Stato di Venezia, Consultori in iure, filza 31).
La sua opera riscosse l’apprezzamento del Senato, che il 7 dicembre 1612 gli concesse il titolo di cavaliere del doge e un aumento salariale da 300 a 500 ducati (poi elevati a 800 nel 1616). Nell’ufficio dei consultori Treo affiancò il celebre servita Paolo Sarpi. Complesso appare il bilancio della loro collaborazione: all’inizio Treo dovette sentirsi più vicino a esperti giuristi come Marcantonio Pellegrini; e anche nei suoi consulti manifestò a volte posizioni diverse da quelle del servita, come nelle disputa tra Venezia e il patriarca di Aquileia intorno alla sovranità sulle terre di San Daniele e su San Vito. Ma nella trattazione di queste vertenze egli si accostò progressivamente a Sarpi, con il quale condivideva un pugnace atteggiamento anticuriale. Non a caso egli sottoscrisse con Sarpi il celebre trattato Sopra le immunità delle chiese (16 maggio 1620).
Fra i temi trattati nei consulti di Treo si segnalano le vertenze confinarie con la Casa d’Asburgo, quelle con la S. Sede per il Polesine, la questione del mare Adriatico (nella quale collaborò con Sarpi alla stesura delle cinque Scritture sul dominio di Venezia sul mar Adriatico) e l’approvazione di statuti cittadini o comunitari. Ma il suo intervento più famoso e gravido di conseguenze fu quello contro i privilegi dei conti palatini. Nell’autunno del 1611 Treo criticò come lesiva della sovranità veneziana la facoltà riconosciuta ai conti palatini di legittimare – con autorità imperiale – i figli naturali, creare notai e conferire la laurea. Il problema fu risolto con le leggi veneziane del 12 gennaio e 22 aprile 1613. Forte della sua passata esperienza di assessore, Treo redasse con Sarpi, il 14 marzo 1617, un importante consulto sui poteri del capitano di Vicenza nei confronti della città e del territorio, la cui autonomia doveva essere subordinata alla sovranità di Venezia.
Paladino delle ragioni dello Stato contro i particolarismi, Treo aveva tuttavia mantenuto come avvocato stretti rapporti con famiglie feudali, come i Savorgnan del Monte e i Toppo, e aveva aspirato a diventare egli stesso un feudatario, contendendo nel 1609 al suo antico maestro, il cardinale Francesco Mantica, l’investitura del feudo di Fontanabona, che fu infine concesso dalla Repubblica ai Mantica, perché questi avevano offerto assai più dei 5000 scudi proposti da Treo (Casella, 2011, p. 67).
Morì il 5 maggio 1622 a Venezia e fu sepolto nella chiesa di S. Giuliano.
Fonti e Bibl.: Udine, Biblioteca comunale, Fondo ordinario, 796: Autobiografia di Servilio Treo; 1055: Consulti; Fondo Joppi, 81: Genealogia, privilegio e carte familiari della nobile famiglia Treo di Udine; Archivio di Stato di Venezia, Consultori in iure, filze 19/II-25, 28-36, 337, 356 (su Aquileia); 372, 373, 383, 384, 387 (su Ceneda); 432 (notizie biografiche); 454 (confini, fiume Po); 534 (materie feudali); Provveditori alla camera dei confini, filze 86 (confini con il Ferrarese); 142, 200 (sui confini con gli Arciducali); Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. it., VII.1953 (= 9620): Consulti.
G.F. Palladio degli Olivi, Historie della Provincia del Friuli, II, Udine 1660, pp. 230, 245, 275; G.G. Capodagli, Udine illustrata da molti suoi cittadini, Udine 1665, pp. 613-620; F. Griselini, Delle memorie spettanti alla vita ed agli studi di fra Paolo, in P. Sarpi, Opere, I, Helmstadt [Verona] 1761, p. 107; G.G. Liruti, Notizie delle vite ed opere scritte dai letterati del Friuli, IV, Venezia 1830, pp. 183-187; G. Fasoli, Lineamenti di politica e di legislazione feudale veneziana in terraferma, in Rivista di storia del diritto italiano, XXV (1952), p. 73; P. Sarpi, Opere, a cura di G. Cozzi - L. Cozzi, Milano-Napoli 1969, ad ind.; F. Micanzio, Vita del padre Paolo, in P. Sarpi, Istoria del Concilio tridentino, a cura di C. Vivanti, II, Torino 1974, pp. 1331, 1380; G. Cozzi, La venuta di Alessandro III a Venezia nel dibattito religioso e politico tra il ’500 e il ’600, in Ateneo veneto, n.s., XV (1977), p. 131; C. Pin, Le scritture pubbliche trovate alla morte di fra Paolo Sarpi nel convento dei servi, in Memorie dell’Accademia delle scienze di Torino, s. 5, II (1978), p. 322; G. Benzoni, Introduzione a storici e politici veneti del Cinquecento e del Seicento, a cura di G. Benzoni - T. Zanato, Milano-Napoli 1982, p. LXXVII; G. Trebbi, Francesco Barbaro, patrizio veneto e patriarca di Aquileia, Udine 1984, pp. 403, 449, 453 s., 457, 465; A. Barzazi, Consultori in iure e feudalità nella prima metà del Seicento: l’opera di Gasparo Lonigo, in Stato, società e giustizia nella Repubblica veneta (sec. XV-XVIII), a cura di G. Cozzi, II, Roma 1985, pp. 226, 232; Venezia, il Patriarcato di Aquileia e le «giurisdizioni nelle terre patriarcali del Friuli» (1420-1620). Trattato inedito di fra Paolo Sarpi, a cura di C. Pin, Udine 1985, ad ind.; C. Povolo, Da una città suddita dello Stato veneziano, in Società e storia, XI (1988), 40, p. 288; L’assessore. Discorso del signor Giovanni Bonifaccio in Rovigo 1627, a cura di C. Povolo, Pordenone, 1991, pp. 8-13; G. Trebbi, Il Friuli dal 1420 al 1797. La storia politica e sociale, Udine 1998, pp. 120, 154, 171, 177, 180, 182, 187 s., 237, 247, 258-260, 340; P. Sarpi, Consulti, I, 1606-1609, a cura di C. Pin, Pisa-Roma, 2001, ad ind.; L. Casella, I Savorgnan. La famiglia e le opportunità del potere (secc. XV-XVIII), Roma 2003, p. 139; A. Conzato, Dai castelli alle corti. Castellani friulani tra gli Asburgo e Venezia, 1545-1620, Verona 2005, pp. 78 s., 94, 272, 282, 312, 324, 326, 331 s.; C. Pin, «Qui si vive con esempi, non con ragione»: Paolo Sarpi e la committenza di stato nel dopo-Interdetto, in Ripensando Paolo Sarpi. Atti del Convegno internazionale di studi, ... 2002, a cura di C. Pin, Venezia 2006, pp. 374, 377, 383; A. Stefanutti, Saggi di storia friulana, Udine 2006, pp. 11, 32, 72, 76-78, 87; C. Pin, Paolo Sarpi consultore in iure della Serenissima e i giuristi dell’Università di Padova, in Studi Veneziani, LVI (2008), pp. 217-219; A. Cittadella, T., S., in Nuovo Liruti. Dizionario biografico dei Friulani, II, L’età veneta, Udine 2009, pp. 2501-2507; L. Casella, Francesco Mantica e gli altri. Biografie professionali e familiari di giuristi udinesi del Cinquecento, in Francesco Mantica (1534-1614). Vicende umane e vicende culturali di un giurista della Controriforma, a cura di M. Cavina, Bologna 2011, pp. 60, 65-67; C. Pin, Introduzione e Nota critica, in P. Sarpi, Sopra l’officio del’Inquisizione, Venezia 2018, pp. 12, 48 s., 60, 64, 71 s., 128-130, 142, 157, 177, 346; Il parlamento friulano in età moderna. Verbali delle sedute (1471-1805), a cura di L. Casella, Udine 2018, ad indicem.