serrame
Voce di formazione letteraria, su analogia di latinismi come ‛ forame ' ‛ velame ', derivato da ‛ serrare '; vale " chiusura ", " serratura ".
È usata due volte nella Commedia, la prima in senso proprio, per la porta dell'inferno, la qual sanza serrame ancor si trova (If VIII 126), da che Cristo risorto la infranse sui cardini. Il passo, come ricordava il Tommaseo, non è senza la suggestione di reminiscenze dell'uffizio del Sabato Santo: " Hodie portas mortis et seras pariter Salvator noster disrupit ". Non diversamente in Pg IX 108, dove il termine è riferito alla porta del Purgatorio. Naturalmente, qui ha valore anche simbolico indicando il pentimento del peccatore che dischiude la porta del perdono: Chiedi / umilmente che 'l serrame scioglia. Il nesso ideologico e semantico tra s. e ‛ peccare ' è nella nozione morale del peccato come un carcere dell'anima, che toglie all'uomo la libertà: Solo il peccato è quel che la disfranca (Pd VII 79).