SERPENTINE
. Sono le rocce il cui componente essenziale è il serpentino (v.). Data l'origine di questo, le serpentine rappresentano rocce secondarie derivate per alterazione in profondità da peridotiti e anche da rocce anfiboliche e pirosseniche. La composizione chimica di esse ricorda quella della peridotite; la percentuale di SiO2 è anche qui bassa, bassissima quella di Al2O3, gli alcali sono assenti, mentre il tenore di MgO è altissimo. Abbastanza abbondanti sono gli ossidi di ferro, e Fe2O3 è un po' maggiore che nelle peridotiti. La differenza più saliente è data dal contenuto di H2O che nelle serpentine è molto elevato (circa il 10%).
Le analisi seguenti dànno un'idea della composizione chimica delle serpentine.
In una serpentina si distinguono i minerali primarî che sono quelli che costituivano la roccia originaria, e i minerali secondarî che rappresentano il prodotto dell'alterazione. Tra i minerali primarî va ricordata in primo luogo l'olivina, poi i pirosseni tanto rombici quanto monoclini e gli anfiboli. La serpentinizzazione dei pirosseni monoclini e degli anfiboli è meno facile, cosicché si possono osservare ancora freschi, quando l'olivina e i pirosseni rombici sono completamente alterati. Tra i minerali primarî vanno poi ricordati la biotite, la magnetite, la cromite, la picotite e, in qualche caso, granato piropo. Tra i minerali secondarî il più importante è naturalmente il serpentino che ha struttura a maglie lamellare o fibrosa. Contemporaneamente al serpentino si forma magnetite. Altri minerali secondarî, posteriori alla serpentinizzazione, sono parte degli anfiboli, talco, cloriti, carbonati, quarzo, calcedonio, opale, brucite, ecc. Alcune serpentine alpine contengono banchi di granato grossularia ricchi di minerali ben cristallizzati: diopside, vesuvianite, epidoto, clinocloro, titanite, ecc.
La struttura cambia secondo la roccia da cui derivano e il grado di alterazione; nelle serpentine tipiche è compatta a frattura scheggiosa. Il colore è più o meno scuro o nerastro in quelle fresche, rossastro nelle alterate. Il tono della tinta talora è uniforme talora varia secondo i punti, e la roccia si presenta macchiata o venata in modo da ricordare la pelle di certi serpenti; e da ciò proviene il nome della roccia e quindi quello del minerale che ne è il componente principale.
Quando si possa ancora riconoscere la roccia primitiva si distinguono le serpentine dunitiche, lherzolitiche, wehrlitiche, harzburgitiche, ecc. Le oficalci sono serpentine brecciate e ricementate per lo più da calcite; tra queste la varietà variegata di verde chiaro e scuro, per il suo aspetto, si dice ranocchiaia. Gli scisti serpentinosi sono le serpentine che presentano più evidenti gli effetti del dinamometamorfismo. Sono rocce scistose in cui il serpentino è spesso nella varietà lamellare (antigorite). Come minerali posteriori alla serpentinizzazione contengono talco, clorite, actinolite.
Le serpentine sono diffuse in Italia, specialmente nelle Alpi occidentali e nell'Appennino settentrionale. Le alpine sono in connessione con peridotiti. Si possono ricordare quelle del Monviso, della bassa Val di Susa, delle valli di Lanzo, ecc. Scisti serpentinosi si trovano nell'Ossola (a Bognanco), a Oria sul Lago d'Orta, e in Valtellina (Val Malenco). Le appenniniche costituiscono con gabbri e diabasi la cosiddetta formazione ofiolitica. Masse importanti si trovano in Liguria, così nella Riviera di Ponente (Voltri) come in quella di Levante (Levanto). Altre serpentine esistono nell'Appennino tosco-emiliano, nei Monti Livornesi, ecc.
Le serpentine sono largamente adoperate come materiale da costruzione, specialmente per ornamentazione, sia per il colore, sia perché si prestano molto bene a essere levigate e lucidate essendo insieme tenere e tenaci. Le varietà più adatte a esser usate per decorazione si chiamano impropriamente marmi. Numerosi giacimenti di tali marmi si trovano in Piemonte (verde di Chatillon, verde di Cesana, verde antico di Varallo, ecc.). Molto importanti sono le cave liguri che dànno il verde di Polcevera, oficalce appartenente alla formazione ofiolitica della Riviera di Ponente, e il rosso di Levanto, pure esso un'oficalce in cui domina la tinta rossastra dovuta all'alterazione del serpentino, che si scava principalmente a Bonassola. Una vera e propria serpentina è invece il vade di Prato che si scava appunto a Prato in Toscana.
La produzione (in tonn.) delle principali cave di questi marmi colorati è stata nel periodo 1930-32 la seguente (pietra da taglio).
Del verde di Prato si produce una quantità molto maggiore in rottami, per granulati (nel 1932 tonn. 4000).
La produzione delle cave italiane di serpentina (escluse quelle di marmi colorati) è stata nel 1932 di tonn. 41.500 così ripartite: provincia di Reggio nell'Emilia tonn. 20.000; Genova, 11.800; Savona, 18.500; La Spezia, 1200.