serialismo integrale
locuz. sost. m. – Nella musica, tecnica compositiva basata sull’applicazione dell’organizzazione seriale non solamente all’altezza delle note (come nella dodecafonia di A. Schönberg e A. Webern) ma anche ad altri parametri come la durata, la dinamica, il registro, il timbro. Anticipato da O. Messiaen, il s. i. trova un pieno sviluppo nell’opera di P. Boulez, autore del celebre pamphlet intitolato Schönberg est mort! (1952), che inaugura una stagione di profondi cambiamenti stilistici. La nuova tendenza si diffonde grazie ai celebri corsi estivi di Darmstadt, animati da alcune tra le personalità più rilevanti della musica contemporanea come L. Berio, J. Cage, G. Ligeti, L. Nono, H. Pousseur, K. Stockhausen. A quest’ultimo è riconducibile la tendenza nota come pointillisme (o musica puntuale) in cui l’individualità della nota, separata da una discorsività musicale ormai andata in frantumi, acquista il valore di un puro suono atomizzato, enfatizzando l’aspetto spaziale della costruzione musicale. Il procedimento di serializzazione di tutti i parametri musicali ha come conseguenza l’eliminazione di punti di riferimento all’interno del tessuto musicale: la mancanza di ripetizioni e l’assenza di un ordine gerarchico tra le diverse figurazioni fanno sì che l’ascoltatore si trovi in una posizione di spaesamento, non riuscendo a riconoscere le abituali funzioni armoniche valide nel sistema tonale. Il s. i. si situa dunque al termine del processo di ampliamento dello spettro sonoro inaugurato dal cromatismo wagneriano e proseguito attraverso l’emancipazione della dissonanza nelle opere della Scuola di Vienna. La completa matematizzazione, la rigida razionalizzazione del processo compositivo e il costruttivismo tipico dell’ideologia adorniana (adottata dalla Neue Musik di Darmstadt) hanno incontrato numerose critiche e hanno suscitato alcuni tentativi di reazione da parte di importanti musicisti: ne sono un esempio il minimalismo di P. Glass e di S. Reich, la sperimentazione legata alla musica aleatoria di J. Cage, la tecnica dei tintinnabuli di A. Part.