LORENZI, Sergio
Nacque a Lonigo, presso Vicenza, il 21 apr. 1914 da Giuseppe e da Maria Pia Becce. Per la sua formazione musicale fu importante la figura dello zio materno, Giuseppe Becce, autore rinomato di musica per film nella Berlino degli anni Venti e Trenta (collaborò, fra gli altri, con F.W. Murnau, G.W. Pabst, Leni Riefenstahl). Conclusi gli studi ufficiali di pianoforte con R. Lorenzoni presso l'istituto musicale di Padova (poi conservatorio C. Pollini) all'età di sedici anni il L. si recò a Parigi per studiare con A. Cortot. Successivamente si perfezionò con A. Casella all'Accademia Chigiana di Siena e all'Accademia di S. Cecilia di Roma. Nel 1939 ottenne la cattedra di pianoforte al conservatorio G. Rossini di Pesaro.
Fin dalla sua costituzione (1939) il L. fece parte del Quintetto Chigiano, voluto dal conte Guido Chigi Saracini come formazione stabile in campo didattico e concertistico della prestigiosa Accademia Chigiana di Siena. Con i violinisti R. Brengola e M. Benvenuti, il violista G. Leone e il violoncellista L. Filippini, il L. si esibì per ventisette anni presso le maggiori istituzioni musicali, affrontando, anche in incisione discografica, i maggiori capolavori del repertorio (R. Schumann, J. Brahms, A. Dvořák, C.-A. Franck, D. Šostakovič). Tra gli autori del XX secolo nel repertorio del Quintetto sono da ricordare G.F. Malipiero, E. Bloch, B. Martinu e A. Ginastera.
Nel 1944 formò un duo pianistico con G. Gorini: anche questa formazione, interrotta trent'anni più tardi dall'improvvisa scomparsa del L., ebbe risonanza internazionale.
Chiamato all'École normale de musique di Parigi per tenere corsi di musica da camera con il violoncellista P. Tortelier nel 1962, il L. fu molto attivo come didatta anche al Mozarteum di Buenos Aires, all'Accademia Chigiana di Siena e al conservatorio B. Marcello di Venezia (per la musica da camera).
Il L. morì a Venezia il 16 marzo 1974.
La personalità interpretativa del L. si è manifestata in massimo grado nel repertorio cameristico più che in quello solistico. Dotato di una tecnica solida ma non sbalorditiva, cui si accompagnava un innato senso della misura e un'insaziabile curiosità intellettuale che lo portò a esplorare i territori meno battuti della letteratura pianistica, il L. ha incarnato la figura del pianista-musicista più che quella del virtuoso puro, cristallizzato in un repertorio ristretto e finalizzato al sicuro applauso del pubblico. In particolare era estranea al L. la tendenza a enfatizzare eccessivamente le interpretazioni, tipica di certa scuola post-romantica di ambito russo e francese. Al contrario, l'assidua frequentazione sulle edizioni più attendibili della grande tradizione classica e romantica tedesca - da W.A. Mozart a Brahms - lo rese un lettore rigoroso del testo in ogni sua minima sfumatura e un indagatore attento e partecipe del più intimo messaggio dei grandi maestri.
Collaboratore abituale di celebri solisti (i violoncellisti P. Casals, P. Tortelier, G. Cassadò, E. Mainardi, la violinista Pina Carmirelli, il clarinettista G. Garbarino), il L. possedeva una conoscenza vastissima del repertorio cameristico. Spesso nei suoi programmi figuravano autori del Novecento, a testimoniare una particolare attenzione verso le esperienze compositive più recenti. Questa tendenza - sviluppata in modo sistematico nel corso della collaborazione con Gorini - prese avvio dagli studi con A. Casella e dalla consuetudine e vicinanza spirituale con G.F. Malipiero. A tale proposito M. Mila ha voluto individuare una tradizione musicale veneta che accomuna il L. a Gorini e Malipiero, fatta di "estri, di umori balzani, di capricci fantastici" (in XXV del Duo pianistico Gorini - Lorenzi, p. 4) riscontrabili, più che nelle caratteristiche interpretative, nella personalità umana del L., sempre pronto al motto di spirito e alla presa di posizione polemica.
La fama del L. concertista è legata principalmente al duo che formò nel 1944 con il pianista veneziano G. Gorini. Affrontando sistematicamente il repertorio per pianoforte a quattro mani e per due pianoforti e favorendo la composizione di nuove opere per queste formazioni da parte di autori come I. Stravinskij, P. Hindemith, G.F. Malipiero, G.F. Ghedini, il duo riuscì a creare attenzione e interesse a livello internazionale nei confronti di un organico musicale abbastanza atipico. Tutti i commentatori hanno sottolineato l'eccezionale capacità dei due artisti di fondere le rispettive personalità interpretative, indubbiamente diverse, in una visione unitaria e complementare, capace, come ha scritto M. Labroca, di "raggiungere il mistero del subcosciente" (ibid.).
Significativa al riguardo è la testimonianza di L. Dallapiccola: "Non dimenticherò mai l'impressione fondamentale avuta la prima volta che mi avvenne, tanti anni or sono, di ascoltare un concerto del duo Gorini - Lorenzi; impressione che potrebbe essere sintetizzata in una sola frase: due pianisti-artisti che hanno avuto da natura lo stesso tipo di respirazione. [(] Come non ricordare tuttavia certe tappe? La perfetta calibratura raggiunta nel VII Concerto di G.F. Malipiero, o la poesia di En blanc et noir, o la veemenza della sonata di Bartók? Eppure, fra tanti altri ricordi, uno rimane in me sempre il più vivo e il più alto: quello della serata in cui, nella sala del conservatorio veneziano, i due artisti presentarono la Fantasia contrappuntistica di F. Busoni. Una esecuzione che, per grandezza di linea, per accuratezza nel dettaglio, avrebbe ridotto al silenzio il più preparato, il più esigente dei critici: un'esecuzione che toccava l'assoluto" (ibid., p. 10).
Discografia: con il Quintetto Chigiano (per la Decca): Brahms, quintetto op. 34; Dvořák, quintetto op. 81; Franck, quintetto in fa minore; Bloch, quintetto n. 2; Šostakovič, quintetto in sol minore. In duo con G. Gorini: Brahms, Variazioni su un tema di Haydn; R. Schumann, Studi in forma di canone (Durium DB 1565); Brahms, Danze ungheresi; Dvořák, Danza slava; C. Debussy, Petite suite; Šostakovič, Concertino, op. 94 (Ars Nova VST 6180); Busoni, opera completa per due pianoforti (Arcophon AM 665); M. Clementi, sonate per pianoforte a quattro mani op. 3 e op. 14 (Arcophon AC 689); Malipiero, Dialoghi (per due pianoforti) e Dialoghi con Jacopone da Todi (per soprano e due pianoforti; Columbia QCX 10329); Stravinskij, opera completa per duo pianistico (ERI LPU 01002); G. Rossini, Petite messe solennelle (ERI; coro da camera della RAI, direttore N. Antonellini).
Fonti e Bibl.: Le cours d'interprétation de P. Tortelier et de S. L., in Le Monde, 5 febbr. 1962; XXV del Duo pianistico Gorini - Lorenzi, Vicenza 1969. Necr.: M. Messinis, La lezione di L., in Il Gazzettino, 19 marzo 1974; M. Mila, Finisce un grandissimo duo, in La Stampa, 19 marzo 1974; B. Dal Fabbro, Una sicura vocazione di poesia, in Corriere della sera, 20 marzo 1974; In ricordo di S. L., in Chigiana, XXXI (1974), pp. 315-317; M. Messinis, Ricordo di L., in Nuova Riv. musicale italiana, VIII (1974), pp. 210-212; The New Grove Dict. of music and musicians, XI, p. 234; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, p. 496.