SERGIO III papa
Appartenente ad una nobile famiglia romana (è semplice ipotesi che fosse quella di Teofilatto), fu consacrato suddiacono da papa Marino (882-84). Ostile a papa Formoso, fu da questo eletto vescovo di S. Maria di Cere (893), certo con l'intento di tenerlo lontano da Roma. Alla morte di Formoso, poiché un vescovo non poteva essere eletto papa, S., che aspirava al papato, si fece retrocedere al rango di diacono con l'aiuto del nuovo pontefice Stefano VI, del quale fiancheggiò attivamente la violenta politica antiformosiana. È incerto quale atteggiamento tenne S. durante il breve pontificato di Romano e Teodoro II, ma si è fatta anche l'ipotesi che Teodoro II sia morto di morte violenta per opera di S. Certo è che alla morte di Teodoro (898) il partito antiformosiano elesse S. al pontificato, incurante della contemporanea elezione di Giovanni IX. Ma S. non poté mantenersi a Roma e dové fuggire inseguito dalla condanna che Giovanni IX, spalleggiato dall'imperatore Lamberto, fece formulare contro di lui dal concilio romano dell'898. Sono noti gli sforzi di Giovanni IX per ristabilire la situazione e riabilitare la memoria di Formoso, ma la morte di Lamberto (15 ottobre 898), e la sua stessa (900) impedirono che essi fossero coronati da durevole successo. Intanto S., ospite di Adalberto marchese di Toscana, e quindi appoggiandosi ai Franchi di Alberico I duca di Spoleto, manovrava per rientrare a Roma. E ci riuscì di fatto, spalleggiato dalle milizie di Alberico e dal partito romano di Teofilatto padre di Marozia, approfittando della situazione creata a Roma (luglio 903-gennaio 904) dall'usurpazione di Cristoforo contro il papa legittimo Leone V: Cristoforo fu gettato in carcere e quindi ucciso insieme col suo ex-competitore. S. poté allora essere consacrato (concilio di Roma, 24 febbraio 904) e riprendere in pieno, con ogni energia, la politica antiformosiana di Stefano VI annullando nuovamente tutte le ordinazioni compiute da Formoso e condannando Giovanni IX e tutti i suoi successori. Si comprende quindi il turbamento che recarono nel clero italiano i provvedimenti di S.; si comprendono i libelli scritti, specialmente dal prete Franco Ausilio e dal grammatico Eugenio Vulgario, contro la politica di Sergio. Il quale entrò in relazione con Berengario e dopo la definitiva vittoria di quest'ultimo su Ludovico di Provenza (25 luglio 905) lo favorì apertamente tanto che, tramite Giovanni XI arcivescovo di Ravenna anche lui legato al partito antiformosiano, trattò (906) con lui per concedergli la corona imperiale. Alcune fonti accusarono Sergio III di essere stato l'amante di Marozia e di averne avuto un figlio che sarebbe poi salito al trono pontificio col nome di Giovanni XI. Nonostante le ragioni addotte da P. Fedele per contestare questa accusa, L. Duchesne ha mostrato come sia difficile scartare del tutto le testimonianze dei catalogi che affermano Giovanni figlio di S. Il quale morì non il 14 aprile 911, ma certamente dopo il 4 settembre dello stesso anno. A lui si deve la ricostruzione della basilica lateranense, precipitata al suolo durante il pontificato di Stefano VI.
Bibl.: Liber Pontificalis, ed. L. Duchesne, II, Parigi 1892, pp. 236-38; Ph. Jaffè, Regesta, I, Lipsia 1881, pp. 445-47. Epistole e privilegi in Patrol. Lat., CXXXI, coll. 971-82. Cfr. P. Fedele, Sergio III, in Archivio Soc. romana di storia patria, XXXIII (1910), pp. 177-240; L. Duchesne, Serge III et Jean XI, in Mélanges d'archéologie et d'histoire, XXXIII (1913), pp. 25-64; id., Les premiers temps de l'état pontifical, 3ª ed., Parigi 1911, pp. 302-14. Per la data della morte di S., v. G. Buzzi, in Archivio cit., XXXV (1912), pp. 612-613.