COTTA, Sergio
Filosofo del diritto, nato a Firenze il 6 ottobre 1920. Professore di Filosofia del diritto alle università di Perugia (1956), Trieste (1960), Firenze (1964) e Roma ''La Sapienza'' (dal 1965). Socio nazionale dei Lincei (dal 1988); direttore della Rivista internazionale di filosofia del diritto.
Partito da studi storico-filosofici sull'illuminismo e sul pensiero giuridico e politico del cristianesimo, C. si è avvicinato alla filosofia dell'esperienza di G. Capograssi, all'esistenzialismo e alla fenomenologia, sviluppando in questo orizzonte una propria concezione del diritto, di cui ha scorto il fondamento nella struttura ontologica dell'uomo.
La relazione coesistenziale, che è alla base del fenomeno giuridico e di altre modalità di vita, si rivela infatti, secondo C., originariamente costitutiva della stessa autocoscienza del soggetto. Di qui la necessità immanente nell'esperienza umana di esprimersi in forme capaci di realizzare, secondo gradi diversi di intensità, vari ambiti di accoglienza dell'altro, quali per es. l'amicizia e la politica, forme coesistenziali particolari ed esclusive, o la carità e appunto il diritto, forme invece universali e diffusive.
Il diritto (che, diversamente dalla carità, instaura una relazione istituzionale, in cui ai doveri corrispondono pretese soggettive) ha il suo principio costitutivo nella regola: la regola garantisce al diritto la sua universalità e obbligatorietà in quanto si conforma al valore della giustizia ontologica, che esige da tutti gli individui il reciproco riconoscimento della pari qualità di persona. La giustizia, in altri termini, è espressione di quello stesso bisogno di coesistenza universale che rappresenta il fondamento ontologico del diritto. Ciò consente a C. di recuperare una specifica moralità del diritto e di ritrovare nel giusnaturalismo − attraverso l'idea del ''diritto naturale vigente'', ossia dello stesso diritto positivo giustificato nel suo fondamento − una categoria costante del pensiero filosofico-giuridico e ancora oggi vitale.
Alla luce di questa concezione, C. ha analizzato anche molti aspetti particolari ma decisivi dell'attuale situazione storica: specialmente le ambivalenti possibilità insite nella trasformazione tecnologica della nostra civiltà, le radici della violenza, che egli ravvisa nella perdurante metafisica della soggettività, e il valore della pace che riconduce, ancora una volta, alla relazionalità ontologica dell'uomo.
Tra le opere principali ricordiamo: Montesquieu e la scienza della società (1953); G. Filangieri e il problema della legge (1954); Il concetto di legge nella Summa theologiae di S. Tommaso (1955); La città politica di S. Agostino (1960); La sfida tecnologica (1968); Prospettive di filosofia del diritto (1974); Perché la violenza? (1978); Giustificazione e obbligatorietà delle norme (1981); Il diritto nell'esistenza. Linee di ontofenomenologia giuridica (1985); Dalla guerra alla pace (1989); Diritto, persona, mondo umano (1989).