Bondarčuk, Sergej Fëdorovič
Attore e regista cinematografico russo, nato a Belozërka (Ucraina) il 25 settembre 1920 e morto a Mosca il 20 ottobre 1994. Fu per molti anni il principale esponente della cinematografia sovietica ufficiale. Nonostante una lunga carriera di attore, il suo nome resta legato soprattutto alla direzione di alcuni kolossal, e in particolare a Vojna i mir (1965-1967; Natascia ‒ L'incendio di Mosca) che, al di là dei suoi meriti specifici, rappresenta un caso unico per i costi, il gigantesco impegno di uomini e mezzi, la lunghezza dei tempi di realizzazione e la durata del film, e che, nel 1969, ricevette anche un premio Oscar come miglior film straniero.Esordì come attore in Molodaja gvardija (1948; La giovane guardia) di Sergej A. Gerasimov, dove, nella parte del coraggioso partigiano Val′ko, cominciò a definire quello che sarà per diversi anni il suo personaggio: l'eroe positivo per eccellenza, sempre pronto al sacrificio per la collettività, interpretato però, pur nello schematismo delle vicende, con non comune sottigliezza psicologica. Morto Stalin nel 1953 e iniziato il primo, cauto 'disgelo', B. poté offrire le sue migliori interpretazioni in figure più sfumate e problematiche, come l'introverso dottor Dymov in Poprygun′ja (1955; La cicala) di Samson Samsonov, delicata vicenda di un amore sbagliato. Pur continuando l'attività di attore, si dedicò anche alla regia: il suo primo film, Sud′ba čeloveka (1959; Il destino di un uomo), storia di un ex prigioniero di guerra che al suo ritorno ritrova tutti i suoi familiari morti, ricevette in patria molti riconoscimenti, e l'anno dopo procurò all'attore l'invito da parte di Roberto Rossellini a interpretare un personaggio analogo nel drammatico film sulla Resistenza Era notte a Roma.
Sempre nel 1960 gli fu quindi affidato il progetto di Vojna i mir, che voleva essere la risposta sovietica al Guerra e pace italo-hollywoodiano girato quattro anni prima da King Vidor: ne risultò un'opera enfatica e solenne, fedele al romanzo nella struttura narrativa e nelle ambientazioni, ma assai retorica, di una magniloquenza che, per paradosso, scompare quasi soltanto nelle sequenze delle battaglie, suggestive e impressionanti. Il film ebbe però una buona accoglienza da parte del pubblico sia in patria (dove fu proiettato in quattro parti, tra il 1965 e il 1967), sia all'estero. Negli anni successivi, B. fornì buone prove anche come attore, talvolta al livello dei suoi tempi migliori, tra le quali l'interpretazione del dottor Astrov in Djadja Vanja (1970, Zio Vanja) di Andrej Michalkov Končalovskij. Come regista invece limitò la sua attività a superproduzioni sempre più irrigidite in un accademismo appena temperato dalla perizia tecnica: si ricordano le riprese aeree della battaglia in Waterloo (1970), il corale affresco del fronte russo nell'ultima guerra in Oni sražalis′ za rodinu (1974, Essi combattevano per la patria), fino al trionfalistico film sulla vita del giornalista americano John Reed Krasnye kolokola (Campane rosse), diviso nelle due parti Meksika v ogne (1982; Messico in fiamme) e Ja videl roždenie novogo mir (1982; I dieci giorni che sconvolsero il mondo), quasi una risposta a Reds di Warren Beatty, che l'anno precedente aveva affrontato lo stesso argomento. Meno paludato è apparso il suo ultimo lavoro, Boris Godunov (1986), adattamento cinematografico del dramma di A.S. Puškin, in cui B. interpreta la parte dello zar Boris.
I.M. Chanjutin, Sergej Bondarčuk, Moskva 1962.
N. Tolčenova, Mera krasoty: kino S. Bondarčuka (La misura della bellezza: il cinema di S. Bondarčuk), Moskva 1974.
V. Salunovskij, Sergej Bondarčuk, Moskva 1977.
V.P. Podvig, A.F. Černenko, Masterskaja Sergeja Bondarčuka (La bottega di Sergej Bondarčuk), Moskva 1985.
Aldilà del disgelo. Cinema sovietico degli anni Sessanta, a cura di G. Buttafava, Milano 1987, passim.
I.P. Tjurin, Sergej Bondarčuk [in lingua francese], Moscou 1988.