SERAPEO
È l'appellativo generico dei templi dedicati al culto di Sarapis (Serapide). Il più illustre, nell'antichità, fu quello di Alessandria, ma sotto questo nome in archeologia egiziana si intende il sepolcro dei tori Apis presso Memfi, a Saqqārah. Al posto delle singole cappelle funerarie, sotto Ramesses II fu scavato un lungo corridoio sotterraneo, di circa 100 m, ai cui lati si apriva una serie di camere sepolcrali. Sotto Psammetico I a questi se ne aggiunse un altro, perpendicolare al primo e il complesso si ampliò durante l'età tolemaica, con uno sviluppo totale di 350 m di lunghezza per 3 di larghezza e 5 di altezza. Nelle camere sono i sarcofagi dei tori, blocchi monolitici di circa m 4 × 2,30 × 3,30, di granito o calcare. Sopra l'ipogeo si levava un santuario di epoca tolemaica, unito con un altro di epoca appena più antica (Nectanebo II) da un viale fiancheggiato da sfingi e da statue scolpite in stile greco che in una esedra terminale riuniscono immagini di poeti e filosofi. Il complesso fu scoperto nel 1851 dal Manette, che ne riportò una assai ampia messe di stele, assai importanti per la cronologia egiziana tarda.
Bibl.: A. Mariette, Le Sérapéum de Memphis, Parigi 1857; id., Le Serépéum de Memphis, publié d'après le manuscrit de l'auteur par G. Maspéro, Parigi 1882; G. L. Lauer-C. Picard, Les statues ptolémaïquesa du Sarapeion de Memphis, Parigi 1955.