SERAPEO
Il tempio del dio Serapide (v.). Quello di Alessandria contava fra i più belli d'Egitto. Si elevava l'edificio quadrato sopra una scala di 100 gradini e all'intorno correva un portico. Vi si venerava la celebre statua di Briasside. Fu distrutto dal vescovo Teofilo nel 391 d. C. A Menfi, presso l'odierna Saqqāra, ce n'erano due: uno sopra un ipogeo dei torelli Ḥa'pe (Apis, v.) e un altro di fronte, dell'età di Natḥharḥebê (358-341 a. C.). Un viale fiancheggiato da 600 sfingi menava dal deserto ai campi prossimi. Fin dal tempo di Amenḥótpe III i tori sacri trovarono qui la loro tomba, imbalsamati e racchiusi dentro sarcofagi. Nell'anno 30° di Rameśśêśe II il figlio di questo, Ḫamwóse, fece scavare nella montagna una galleria di 100 m. con grandi nicchie ai due lati ove venivano murati i sarcofagi. Nell'anno 53 di Psammêtek I ne fu iniziata una più grandiosa, utilizzata poi dai Tolomei, lunga m. 350, larga 3, alta 5,50. Vi si vedono ancora 24 sarcofagi monolitici di granito e calcare di circa 65.000 kg. ciascuno. L'esistenza di questa necropoli faraonica, ove il dio è chiamato Wśer-ḥápe ovvero Ḥap-wśîre, cioè connesso con Osiri, rende verosimile la tesi che il dio Serapide sia di origine egizia. Le tombe, scoperte dal Mariette verso il 1851, erano state quasi tutte saccheggiate. In Egitto sulla metà del sec. II d. C. c'erano 42 altri serapei. Si conoscono pure templi nell'Africa settentrionale, in Europa e in Asia.
Bibl.: Kees, Memphis (Ds Serapeum), in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XV, coll. 685-688; B. Porter e R. L. B. Moss, Topographical Bibliography, ecc., III: Memphis, Londra 1932, pp. 205-215; N. R. Reich, New Documents from the Serapeum at Memphis, in Mizraim, I (1932-3), pp. 9-129.