RINALDI, Serafino
RINALDI, Serafino (in religione Serafino da Nocera). – Benché i primi biografi lo dicano nativo di Nocera, secondo la documentazione raccolta per la sua promozione all’episcopato, di quella città egli era solo originario; nacque invece a Napoli nel 1561. Nulla si sa della famiglia né della sua prima infanzia.
Entrò quindicenne tra i domenicani, nel convento napoletano di S. Pietro Martire, accolto dal maestro dell’ordine Serafino Cavalli, dal quale forse prese il nome di religione. In città compì gli studi di filosofia e teologia, ma l’8 maggio 1583 pagava nello Studio bolognese dell’ordine la tassa per l’esame che lo abilitava a diventare studente formale e quindi a sostenere l’esame del lettorato.
Nel capitolo generale del 1583 fu affiliato al convento di S. Domenico Maggiore; il 29 novembre dell’anno seguente, l’affiliazione del novello lettore fu ratificata a maggioranza dai confratelli di S. Domenico Maggiore. Iniziò a insegnare mentre proseguiva gli studi per il conseguimento dei gradi accademici: nel capitolo provinciale del 1590 fu fatta richiesta per lui del baccellierato; nel capitolo generale di Venezia del 1592 gli fu conferito il magistero in teologia. Per due volte fu reggente dello Studio napoletano di S. Domenico Maggiore.
A Napoli svolse anche incarichi pubblici. Stimato dal viceré conte di Lemos, fece parte della giunta di revisione dei conti del Regno (1592) e tenne la cattedra di S. Tommaso nell’Università. Questo insegnamento fu avviato come straordinario nel 1615, divenne stabile dall’anno seguente, ma non fu comunque continuativo, perché interrotto prima per i contrasti con il nuovo viceré duca d’Osuna e poi per la sua nomina a provinciale; temporaneamente sostituito dai confratelli Paolino Serafino e Michele Torres, riprese a insegnare dal 1621 al 1626.
Ricoprì diversi uffici all’interno dell’Ordine. Fu vicario provinciale di Domenico da Nocera, durante l’assenza di questi da Napoli (1599); definitore nei capitoli provinciali del 1610 e del 1617, e in quello generale di Bologna del 1615. Negli anni 1611-13 fu provinciale per la prima volta: presiedette il capitolo provinciale in S. Pietro Martire e partecipò all’elezione del nuovo maestro generale nel capitolo romano del 1612. Al termine del mandato fu eletto priore di S. Domenico Maggiore. Fu nuovamente eletto provinciale nel 1619 e restò in carica fino al 1621; al termine tornò a essere eletto priore di S. Domenico Maggiore.
Nel 1595, quando fu imposta d’autorità la riforma ‘della Sanità’ nel convento di S. Domenico Maggiore dal cardinale Michele Bonelli, da Clemente VIII e dal seggio di Nido, Rinaldi, che il nunzio a Napoli Jacopo Aldobrandini riteneva ispiratore dell’operazione, fu con gli oppositori che rioccuparono il convento con la forza; la sua firma è la prima sotto l’appello al viceré conte di Miranda per ottenere soccorsi.
Nel 1618, sollecitato dai gesuiti, il viceré d’Osuna impose il giuramento a favore della dottrina dell’immacolato concepimento di Maria ai pubblici ufficiali del Regno e quindi anche ai docenti dell’Università. Rinaldi, insieme agli altri due domenicani che allora vi insegnavano (Domenico Gravina e Ambrogio Cordova), si rifiutò di aderire, perdendo così l’insegnamento per due anni, cioè fino all’allontanamento del viceré. Sostenuti dall’autorità diocesana del tempo, i domenicani ritenevano tale giuramento indebito per l’autorità civile. Esso, inoltre, contrastava con quello interno all’Ordine di seguire sempre, nell’insegnamento, la dottrina di s. Tommaso d’Aquino.
Un terzo pubblico intervento di Rinaldi si ebbe nel 1620, quando sollecitò il cardinale Gaspare Borgia, designato viceré di Napoli in sostituzione del duca d’Osuna, a prendere possesso dell’ufficio mettendo fine a tutte le manovre dilatorie del predecessore, con il quale il frate si era in precedenza scontrato.
Il 27 luglio 1626 fu designato per la sede episcopale di Mottola dal re di Spagna. Espletato il processo informativo, il 14 aprile 1627 Urbano VIII lo nominava ufficialmente vescovo; la consacrazione dovette essere di poco posteriore, ma presumibilmente il neovescovo non raggiunse mai la diocesi pugliese.
Morì a Napoli il 29 settembre 1627 e venne sepolto nella chiesa di S. Domenico Maggiore.
I confratelli che per primi hanno scritto di lui ne danno giudizio lusinghiero, apprezzandone specialmente l’equilibrio e la capacità di giudizio. Ebbe forte personalità, godette di largo seguito e mostrò abilità di governo sia dentro sia fuori dell’Ordine.
Per circa un trentennio ebbe relazioni di profonda amicizia con Tommaso Campanella. Il primo rapporto documentato fra i due risale al 1604, quando il frate calabrese si servì di Rinaldi per far giungere un suo parere al viceré conte di Benavente. Come documenta l’epistolario di Campanella, Rinaldi svolse un importante ruolo di mediazione tra il frate incarcerato e l’amico tedesco Kaspar Schoppe, dal quale pure dovette difenderlo. Lo Stilese si fidava del giovane provinciale Rinaldi, che in una lettera al cardinale Scipione Borghese del 29 ottobre 1611 definiva «tutore e curatore». Nel 1614 Rinaldi procurò allo sfortunato confratello la malleveria del conte di Casalduni Fabrizio Sarriano per ottenere dal granduca di Toscana Cosimo II protezione e sostegno per la stampa di alcuni suoi scritti. Ancora nel 1620, quando Rinaldi era di nuovo provinciale, Campanella si appellò all’amico perché svelasse la natura di quei frati che lo avevano accusato. Infine, nel 1626, oramai libero in S. Domenico Maggiore, poté godere della compagnia dell’amico Rinaldi, già promosso vescovo, e nel 1632 lo avrebbe ricordato con lusinghiere parole nel Syntagma, definendolo suo curatore affezionatissimo, a cui doveva tutto se stesso.
Opere. Non si conservano suoi scritti. I primi biografi gli attribuiscono un’inedita Defensione de’ miracoli & attioni mirabili di Santo Antonio [Antonino] abbate dell’ordine benedettino, richiesta dai cittadini di Sorrento, che onoravano quel santo come patrono.
Fonti e Bibl.: Documentazione archivistica interna all’ordine domenicano è rilevabile sia presso l’Archivio generale in Roma, S. Sabina, sia presso l’Archivio di Stato di Napoli, nel fondo Monasteri soppressi (San Domenico Maggiore); T. Campanella, Sintagma dei miei libri e sul corretto metodo di apprendere, a cura di G. Ernst, con una nota iconografica di E. Canone, Pisa 2007, pp. 57, 65; Id., Lettere, a cura di G. Ernst, su materiali preparatori inediti di L. Firpo, con la collaborazione di L. Salvetti Firpo - M. Salvetti, Firenze 2010, pp. 178, 181, 219.
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