CALINDRI, Serafino
Nacque a Perugia nel dicembre 1733 da Ferdinando e dalla bolognese Teresa Ragni. Compiuti i primi studi nella città natale, si trasferì a Roma dove studiò discipline matematiche con Ruggero Boscovich e architettura civile con Luigi Vanvitelli, dimostrando un particolare interesse per Pidrostatica e l'idraulica. Incaricato di compiere alcuni lavori nella Maremma grossetana per conto del granduca Pietro Leopoldo, si fece conoscere e apprezzare per gli ottimi risultati, e il Boscovich, che già nel 1759 ne aveva ufficialmente attestato la capacità e l'ingegno, lo propose al re di Francia Luigi XV come direttore dei lavori al porto di Cherbourg. Nel 1762 fu chiamato a sovrintendere ai lavori di sistemazione del porto di Rimini e del corso inferiore del Marecchia ed anche in questa occasione il Boscovich, che nel 1764 era stato chiamato ad esprimere un parere tecnico, ebbe modo di lodare le ricerche attente e le acute osservazioni del Calindri. I lavori al porto di Rimini furono tuttavia per il C. fonte di amarezze per le accuse di incompetenza, disonestà e incapacità tecnica che gli furono mosse. Nel 1765 infatti, il riminese Giovanni Bianchi dava alle stampe un opuscolo contenente una dura critica dei lavori compiuti dal C. fino a quel momento (Parere sopra il porto di Rimino, Pesaro 1765). Ad esso seguiva poco dopo un secondo libello in cui lo stesso autore, celandosi dietro lo pseudonimo di Marco Chillenio, attaccava violentemente il C. definendolo un semplice agrimensore, incapace di dirigere lavori di ingegneria portuale (Lettera di Marco Chillenio ad un amico, Pesaro 1765). Prendeva così l'avvio una polemica in cui veniva coinvolto lo stesso Boscovich, colpevole, agli occhi del Bianchi, di aver fatto indiscriminatamente sue tutte le tesi del Calindri.
Il porto di Rimini si trovava allo sbocco di un canale che dal ponte d'Augufto si stendeva per circa un miglio fino al mare, e che conteneva nell'ultimo tratto l'alveo del fiume Marecchia. Il problema da risolvere era costituito dall'interramento della bocca del porto. Il C., dopo aver compiuto osservazioni per circa nove mesi allo scopo di registrare le variazioni del banco, scartati i provvedimenti che avrebbero comportato lavori di grande complessità (quali ad esempio la deviazione del Marecchia o la costruzione del porto in altro sito), aveva proposto un sistema di escavazioni tale da consentire nuovamente l'ingresso al porto-canale, limitandosi, per il resto, a prolungare la linea destra del molo verso nord-est. Fu proprio contro questa soluzione tecnica che si appuntarono le critiche del Bianchi, per il quale l'unico rimedio valido sarebbe stato quello di restaurare entrambe le ripe prolungando i moli in mare per quanto possibile in direzione nord, ricorrendo al sistema meno costoso delle palificate. Colpito professionalmente e moralmente dall'accusa di aver rovinato il porto, il C. rispondeva tre anni più tardi con una memoria redatta in terza persona, contenente una appassionata difesa dell'opera e delle tecniche usate (Del porto di Rimino, Lettera di un riminese ad un amico di Roma, coll'Appendice di documenti, Roma 1768).
Nel rifare la storia del porto il C. ricorda, fra l'altro, come nel 1766, mentre erano in corso le escavazioni, il pontefice, su richiesta del Generale Consiglio avesse incaricato i matematici Jacquier e Le Seur di redigere una relazione sui lavori compiuti, e come il giudizio favorevole da questi espresso fosse stato condiviso in seguito anche dal Fantoni, dal Lecchi e dal Gaudio. Particolare importanza viene data dal C. agli strumenti ("macchine" consistenti in cassette ferrate trainate da buoi), da lui inventati per la rimozione dei depositi ghiaiosi. Nella sua autodifesa il C. si riconosce inoltre il merito di alcune scoperte relative alla corrente dominante del lido riminese, alle quali era giunto grazie a un sistema di scandagli compiuti in mare alla distanza di un miglio circa dalla costa in 275 punti equidistanti. Il C. tra l'altro curò una Raccolta di dissertazioni matematico idrostatiche dei … padri R. G. Boscovich, Jacquier, Le Seur…, Roma 1769.
Il nome del C. è tuttavia principalmente legato alla compilazione di un dizionarioatlante che, nelle intenzioni dell'autore, avrebbe dovuto illustrare l'Italia nei più diversi aspetti (economici, storici, statistici, topografici, fisici, geologici), ma che solo in parte riuscì ad essere dato alle stampe (Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico… della Italia, composto su le osservazioni fatte immediatamente sopra ciascun luogo per lo stato presente, e su le migliori memorie storiche e documenti autentici combinati sopra luogo per lo stato antico, 1781-1785). Del Dizionario, che sarebbe dovuto uscire settimanalmente in fogli corredati di mappe e carte, non furono pubblicati che sei tomi: cinque sulla collina e montagna bolognese, ed uno sulla pianura. L'ultimo tomo conteneva, oltre ad un'ampia dissertazione (Dell'Isola del Triumvirato di Cajo Cesare Ottavio, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido), anche l'unica carta topografica delle numerose in programma.
La pubblicazione di un grande dizionario corografico di tutta Italia era stata annunciata fin dal 1779 con un manifesto in cui una Società corografica con sede a Bologna illustrava il piano dell'opera e chiedeva sottoscrizioni per la stampa. Il nome del C., fregiato di molti titoli, vi appariva con l'attribuzione di segretario della società, al termine di un lungo elenco di studiosi e scienziati di cui la società vantava l'adesione. In realtà. dietro questa iniziativa vi era come unico promotore il C., il quale solo nel 1785 si decideva a uscire dall'anonimato firmando il proemio all'ultimo tomo.
Benché non possa essere considerata una opera riuscita né sotto il profilo scientifico né sotto quello pratico, il Dizionario rimane tuttavia una fonte di indubbio valore per la conoscenza della realtà economico-sociale del Bolognese nell'ultimo quarto del '700, grazie soprattutto alle notizie di prima mano fornite al C. da corrispondenti locali. Apprezzabili, malgrado alcune imprecisioni, anche le serie di notizie attinenti alla situazione geografica e fisica della zona esaminata, in cui il C. mostra di sentirsi a suo agio soprattutto nelle rilevazioni di carattere idrografico. Preoccupazione e incertezze si riscontrano viceversa nei confronti dei problemi giurisdizionali, politici e di regolamento di confini.Poligrafo e versatile, il C. ben rappresentò il tipo di erudito settecentesco; si occupò infatti anche di storia e di diplomatica. Nel corso dei suoi frequenti viaggi visitò numerosi archivi dell'Italia centrosettentrionale, nei quali raccolse e trascrisse scrupolosamente una notevole quantità di documenti. I suoi molteplici interessi lo misero in contatto ed in corrispondenza con studiosi e scienziati italiani e stranieri.
Malgrado i dissensi sollevati dai lavori per il porto di Rimini, il C. ebbe notevoli riconoscimenti: nel 1767 venne invitato a recarsi a Roma in occasione dei lavori al porto di Fiumicino; nel 1769 fu aggregato alla Reale Accademia della città di Mantova; nel 1781 entrò a far parte della Società georgica dei Sollevati di Montecchio e nel 1788 fu nominato sovrintendente ai lavori pubblici dalla Congregazione del Buon Governo. Nello stesso anno lasciava Bologna, dove si era da tempo stabilito, per ritornare a Perugia, richiamato da una lettera dei Decemviri in cui veniva espresso il desiderio di avere il C. "pratichissimo Ingegnere, ed Architetto" alla direzione dei lavori di bonifica nei pressi del Trasimeno ed in città.
Fu senza dubbio un uomo dotato di ingegno vivace, ma non immune da presunzione e da spirito di avventura.
Ebbe due mogli e trentacinque figli. Rimasto vedovo per la seconda volta, fu ordinato sacerdote da mons. Filippo Angelico Becchetti (presumibilmente nel 1801), e nominato parroco della chiesa di S. Cristoforo nella diocesi di Città della Pieve.
Il C. morì a Città della Pieve nel gennaio 1811.
La vasta produzione del C. comprende scritti di idraulica, ingegneria, scienze naturali. Alcuni lavori apparvero su giornali di Venezia e di Parigi. Un elenco delle opere, a stampa e manoscritte, compilato dallo stesso C., è conservato nel ms. 1780del Fondo Mariotti della Biblioteca comunale Augusta di Perugia, allegato ad una lettera datata 10 ott. 1791inviata dal C. ad Annibale Mariotti (cc. 9-11v). In detto elenco figurano alcuni titoli che non compaiono nella lista di 24numeri pubbl. dal Vermiglioli (Biografia…, I, pp. 255-256).Nei manoscritti vi fu indubbiamente una certa dispersione. La raccolta Gozzadini della Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna conserva i nove volumi non pubblicati del Dizionario corografico, insieme ad altro materiale non ordinato (Mss. Gozz. 319-327 e 157-161). Il ms. 3010 della Biblioteca comunale Augusta di Perugia contiene cinque fascicoli di dissertazioni del C., i cui titoli non appaiono nell'elenco sopra citato del Fondo Mariotti.Infine, nella Biblioteca Apostolica Vaticana è da segnalare il Vat. lat.13069contenente un estratto dalle osservazioni compiute dal C. nel Trevisano, Bellunese e Cadorino nel 1775 (cc. 310-335).
Della sua numerosa prole ebbe qualche notorietà il figlio Gabriele, il quale seguì le orme paterne e pubblicò uno studio di carattere storico ed economico sullo Stato pontificio (Saggio storico statistico del pontificio stato, Perugia 1829).A Gabriele fu tuttavia contestata l'originalità della ricerca, ritenuta frutto degli studi paterni.
Fonti e Bibl.: Perugia, Bibl. comunale Augusta, ms. 3010 (corrisp. del C., utile per la conoscenza dei rapporti del C. con gli eruditi del suo tempo e la ricostruzione cronologica di alcune vicende della sua vita); Fondo Belforti, ms. 2017, p. 236; ms. 2024, p. 146; ms. 2025, pp. 235 s.; Carte Vermiglioli, ms. 1512, cc. 331, 332; Carte Mariotti, ms. 1780, fasc. IV, cc. 911v; Avviso di Modesto Fenzo stampatore di Venezia circa un'Opera spettante al signor S. C. di Perugia, Venezia 1774; G. B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini, I, Perugia 1828, pp. 254-256; (per Gabriele, p. 384); E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, II, Venezia 1835, pp. 233-234; Dizionario biografico universale, I, Firenze 1840, pp. 761-762; A. Montferrier de Sarrazin, Dizionario delle scienze matematiche pure ed applicate, II, Firenze 1840, pp. 242 s.; G. Comelli, Bargi e la val di Limentra, Bologna 1917, pp. XXI-XXVI; E. Markbreiter, Il dizionario corografico di S. C., in Archiginnasio, XXV (1930), pp. 269-279; P. Pizzoni, Scienziati umbri, in Bollettino della Regia Deputazione di storia patria per l'Umbria, XXXVII(1940), pp. 194 s.; A. Mercati, Lettere di scienziati dall'Archivio Segreto Vaticano, in Commentationes Pont. Acad. Scientiarum, V(1941), pp. 177-179, 196 s., 199-203, 206; Id., Il fisicotedesco Giorgio Mattia Bose e Benedetto XIV, ibid., XV (1952), pp. 69 s.; E. Piscitelli, S. C., in Studi romani, II(1954), pp. 411-426; A. Biguardi, L'economia dell'Appennino bolognese sulla fine del '700 dal "Dizionario" del C., in Strenna storica bolognese, 1965, pp. 31-54.