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BELFANTI, Serafino

di Domenico Celestino - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970)
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BELFANTI, Serafino

Domenico Celestino

Nato il 28 marzo 1860 a Castelletto sopra Ticino (Novara), seguì gli studi di medicina presso l'università di Torino, dove si laureò nel 1886. In tale università, nel 1887, divenne assistente presso l'Istituto di clinica medica diretto da C. Bozzolo. Nel 1894 conseguì la libera docenza in batteriologia e nello stesso anno fu chiamato a far parte del comitato promotore e poi a fondare e a dirigere l'Istituto sierotgrapico milanese. Fu professore incaricato della fisiopatologia delle malattie infettive presso gli istituti clinici milanesi dal 1906 al 1924; in questo anno, quando venne ultimato l'ateneo milanese, gli fu affidato l'insegnamento della microbiologia. Morì a Milano il 6 marzo 1939.

Durante gli anni di assistentato alla clinica medica torinese il B. si dedicò con passione a ricerche, dì batteriologia, dimostrando per primo l'adattamento del bacillo del tetano alla vita aerobica e il suo polimorfismo, e conducendo indagini sulla costituzione chinuca della tossina e sull'infezione tetanica sperimentale (Sulla morfologia del bacillo del tetano, in Arch. per le scienze mediche, XVI, [1892], pp. 373-387); nel 1892 presentò anche una comunicazione sulla sostanza tossica del tetano al V congresso di medicina intema, svoltosi a Roma. L'infezione da pneumococco attrasse pure l'attenzione del B., che dimostrò, con tecnica originale, la frequenza del germe nel sangue degli infermi (L'infezione diplococcica nell'uomo, in Riforma medica, VII, 1[1890], pp. 338 s.)e tentò l'immunizzazione del coniglio (Sulla immunizzazione del coniglio per mezzo di filtrati di sputo pneumonico, ibid., VIII, 2[ 1892], pp. 608 s.).

Il B. diede contributi importanti allo studio dell'infezione tifica e di quella difterica; in relazione a quest'ultima dimostrò, tra i prinù, la possibile persistenza dei germe sulle fauci di soggetti guariti da lungo tempo e la capacità contagiante di questi anche a distanza di vari mesi dalla guarigione clinica (Sulla propagazione del virus difterico, ibid., X, 1 [1894], pp. 818 s.); riconobbe inoltre l'importanza etiologica del bacillo difterico nei riguardi di alcuni processi infiammatori polmonari (Sulle bronco-polmoniti difteriche, in Lo Sperimentale, XLIX[1895], pp. 278-298).

Nel 1896, con la descrizione degli accidenti da sieroterapia, il B. mostrò di aver già intuito la natura di quei fenomeni, il cui ulteriore studio consentì a vari altri ricercatori, alcuni anni dopo, la formulazione dei concetti e dei termini di "anafilassi" e di "malattia da siero" (Sul valore immunizzante del siero antidifterico e sugli inconvenienti veri o supposti attribuiti a questo metodo di profilassi contro la difterite, in Atti d. R. Soc. ital. d'igiene, XVIII[1896], pp. 158-171).

In uno studio sulla natura della antitossina difterica, condotto insieme con T. Carbone, il B. dimostrò anche che questa è legata alla frazione pseudo-globulinica del siero e che può essere separata dalle altre frazioni proteiche scriche, dando così una sicura base sperimentale su cui fondare i procedimenti industriali di depurazione e di concentrazione dei sieri (Contributo alla conoscenza dell'antitossina difterica, in Arch. d. scienze med., XXII[1898], pp. 9-35); in tale lavoro egli esprimeva l'ipotesi che le molecole globuliniche potessero assumere attività antitossinica in seguito ad una variazione, anche minima, della composizione chimica.

Il B., ancora in collaborazione con T. Carbone, si impegnò poi in una serie di esperienze dimostranti la produzione, nel siero di animali inoculati éon sangue eterogeno, di sostanze tossiche verso i globuli rossi della specie il cui sangue era stato inoculato (Produzione di sostanze tossiche nel siero di animali inoculati con sangue eterogeno, in Giornale d. Accad. med. di Torino, LXI [18981, pp. 321-324). Le sostanze tossiche in tal modo individuate dal B. altro non erano se non le emolisine, poco più tardi ampiamente studiate dal belga J. Bordet, che osservò e descrisse il fenomeno dell'emolisi (1898).

Avviata l'attività dell'Istituto inilanese, il B., tra il 1898 e il 1920, dette una vasta serie di contributi riguardanti la sieroterapia del carbonchio, dell'ozena, delle infezioni streptococciche, della pneumonite, della tubercolosi, della difterite, del colera, dell'aborto epizootico, del tifo, del tetano, della peste avìaria, della meningite cerebro-spinale, della spirochetosi ittero-emorragica, del Vaiolo, dell'influenza. Nel 1907, con un anticipo di mezzo secolo, egli preconizzò l'uso terapeutiro della tripsina (Intorno al valore della tripsina specialmente nei riguardi del suo uso in terapia, in Rass. di bacterio-opo- e sieroterapia, III [1907], pp. 1-8). Fu poi autore del capitolo Immunità nella parte generale del Trattato di anatomia patologica per medici e studenti, opera diretta da P. Foà (cap. VII, Torino 1923, pp. 249-323).

Nel dopoguerra l'attività scientifica del B. si indirizzò prevalentemente verso la biochimica delle lecitine e dei loro prodotti di degradazione (lisolecitine o lisocitine). Il B., che lavorava allora ad estrarre l'insulina dal pancreas, isolò da questo organo una sostanza iperglicernizzante (poi identificata nel glucagone) e un'altra sostanza emo-leucolitica identificabile appunto con la lisocitina, prodotto di degradazione della lecitina; egli riuscì poi ad estrarre la medesima sostanza emo-leucolitica dalle ghiandole salivari e a dimostrare la sua analogia con i veleni dei serpenti.

Dedicatosi successivamente allo studio di tali veleni e di quelli degli artropodi, ne interpretò l'attività sul sangue e sul sistema nervoso come dovuta alla degradazione delle lecitine con conseguente formazione di varie lisocitine per opera, delle lecitinasi in essi contenute (Intornoad una emoleucolisina estratta dal pancreas, in Atti d. soc. lombarda di scienze mediche e biol., XIII[1924], pp. 214-218; La lisocitina come veleno dell'organismo, in Lo Sperimentale, LXXIX [1925], pp. 932-936; Nuove ricerche intorno alla degradazione delle lecitine, in Rendiconti d. R. Ist. lombardo di scienze e lettere, XLIV [1931], pp. 75-79).

Il B. si occupò anche della terapia degli avvelenamenti da morso di serpente ed espose il suo pensiero in merito in una relazione sui sieri antiofidici, tenuta per il III convegno Volta in Roma (1933). In collaborazione con A. Contardi ed A. Ercoli pubblicò, nel 1935, una serie di lavori riguardanti la differenziazione e la classificazione delle fosfatasi dei tessuti animali: questi lavori, assieme a quelli precedenti sulle lecitine, ebbero ampia risonanza intemazionale, cosicché al B. (unitamente ad A. Contardi e ad A. Ercoli) fu affidata la redazione del capitolo Lecithasen per l'Ergebnisse der Enzymforschung, V (1936), e del capitolo Phosphatide und ihre Spaltprodukte per il trattato Die Methoden der Ferment forschung, (I, Leipzig 1941).

Per merito del B. nacquero nell'Istituto sieroterapico diverse riviste, grazie alle quali fu resa possibile la diffusione delle scoperte e delle indagini svolte: nel 1903 apparve la Rassegna di bacterio-opoe sieroterapia (1903-1908), dalla quale prese origine la Biochimica e terapia sperimentale, rimasta al Sieroterapico fino al 1915; in seguito nacquero, sempre per iniziativa del B., oltre alla Terapia, con compiti strettamente pratici, anche La Clinica veterinaria, il Bollettino dell'Istituto sieroterapico milanese e il Bollettino della Società internazionale di microbiologia.

Il B. fu membro effettivo, e poi vicepresidente, dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, membro dell'Accademia Leopoldina-Carolina dei naturalisti di Halle, della Biochemical Society di Londra, delle Accademie mediche lombarda, di Torino e di Roma; fece parte della giunta esecutiva del Consiglio nazionale delle ricerche, fu socio corrispondente dell'Accadernia medico-fisica fiorentina, della Deutsche Akademie der Naturforscher, della Indian Academy of Sciences, della Wiener Gesellschaft für Mikrobiologie, membro della Commissione per la revisione della farmacopea e consigliere dell'Istituto Vittorio Emanuele III per la cura del cancro. Il B. ebbe inoltre vari titoli onorifici e nel 1934 fu nominato senatore dei Regno.

Bibl.: D. Giordano, Scritti e discorsi pertinenti alla storia della medic. e ad argom. diversi, Milano 1930, p. 300; A. Castiglioni, Storia della medicina, I, Milano 1936, pp. 797, 807; D. Carbone, S. B., in Il Policlinico (sez. pratica), XLVI (1939), pp. 724-726; P. Rondoni, S. B., in Bollett. d. Ist. sieroter. milanese, XVIII(1939), pp. 131-139; G. Tron, S. B., in Terapia, XXIX(X939), pp. 65-68; Commem. del Prof. S. B., ibid., p. 145; G. Bizzarrini, La commem. di S. B., in Minerva medica, XXVI(1947), p. 612; Onoranze al senatore prof. S. B., in Terapia, XXXVII(1947), pp. 65-67; Onoranze al prof. sen. S. B., in Pensiero medico, XXXV(1947), p. 139; Onoranze al sen. S. B., in Igiene e sanità pubblica, III (1947), p. 493; L. Agrifoglio, Igienisti ital. degli ultimi cento anni, Milano 1954, p. 59; A. Zironi, Nel centen. della nascita di S. B., in Bollet. d. Ist. sieroter. milanese, XCIII (1960), pp. 285-294; J. Fisher, Biographisches Lexikon d. hervorrangenden Arzte der letzten fünfzig Jahre, I, Berlin-Wien 1932, p. 92; Enciclopedia Italiana, Appendice II, I, p. 372.

Vedi anche
Taramèlli, Antonio Taramèlli, Antonio. - Archeologo (Udine 1868 - Roma 1939), direttore del museo di Cagliari, poi soprintendente alle antichità della Sardegna; si dedicò allo studio dei monumenti dell'isola e soprattutto della civiltà nuragica. Socio nazionale dei Lincei (1927), senatore del regno (1934). Roma Città del Lazio, capitale della Repubblica Italiana; capoluogo di regione e di provincia (Comune di 1307,7 km2 con 2.718.768 ab. nel 2008). ● Il problema dell’etimologia del nome di Roma si era presentato già alla mente degli antichi, ma le soluzioni da essi offerte non reggono alla critica scientifica. ... Abram Alberto Àscoli Àscoli, Abram Alberto. - Medico veterinario (Trieste 1877 - Milano 1957); prof. di patologia e anatomia patologica veterinaria a Milano (dal 1919). Osservò nel 1900 l'uracile nei prodotti di scissione degli acidi nucleinici; scoprì un metodo di diagnosi batteriologica del carbonchio ematico (metodo delle ... tubercolosi (TBC) Malattia infettiva, contagiosa e ubiquitaria, che deve il nome alla caratteristica formazione anatomopatologica (tubercolo elementare) prodotta, nei tessuti dell’organismo umano e animale, dall’agente patogeno. medicina Nota probabilmente già alle grandi civiltà orientali, la tubercolosi fu ...
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  • BIOGRAFIE in Medicina
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    Immunologo italiano (Castelletto sopra Ticino 1860 - Milano 1939), docente di batteriologia, nel 1894 fondò l'Istituto sieroterapico milanese. I suoi studî più importanti hanno avuto per oggetto la natura dell'antitossina difterica, il comportamento antigenico dei globuli rossi, la demolizione enzimatica ...
Vocabolario
serafino
serafino s. m. (ant. e poet. sèrafo) [dal lat. crist. Serăphīm e Serăphīn, gr. Σεραϕίμ, dall’ebr. śĕrāfīn, plur., letteralm. «ardenti» (der. del verbo sāraf «ardere»)]. – 1. Nell’Antico Testamento, ognuno degli esseri celestiali rappresentati...
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