Serafini (Serafi)
Supremo dei nove ordini angelici (Cv II V 6, Pd XXVIII 99), secondo la teoria divenuta comune fra gli scolastici per l'autorità dello pseudo-Dionigi l'Areopagita e di s. Gregorio Magno (v. GERARCHIA ANGELICA). Perciò sono detti li alti (Pd VIII 27), costituiscono il coro che più somiglia a Dio (XXVIII 39 e 101), più ama e... più sape (v. 72; cfr. pure vv. 45 e 102, Cv II V 9) e godono di un maggior grado di beatitudine celeste (Pd XXVIII 106-108). Esprimono l'angelo che nel Paradiso più s'india (IV 28), 'n Dio più l'occhio ha fisso (XXI 92), e sono citati come sinonimo dell'Empireo (VIII 27). Nella visione simbolica descritta nel Primo Mobile sono il cerchio d'igne (XXVIII 25) meno ampio (vv. 73-78), ma più veloce (vv. 25-27, 44-45 e 100), più luminoso (vv. 37-38), più... congiunto al punto lucente rappresentante Dio (vv. 38-43). Contemplano Dio Padre in relazione a sé stesso; perciò veggiono più de la Prima Cagione che nulla angelica natura (Cv II V 9). Sono modello del Primo Mobile. Avendo questo un solo movimento (III 5), ragionevole è credere che un S. ne sia il motore (si ricava da V 12-15; cfr. pure Pd XXVIII 70-72).
Con l'immaginazione comune alla tradizione cristiana - e derivante da Is. 6, 2 - poeticamente i S. sono raffigurati con sei ali (Pd IX 77-78; cfr. pure If XXXIV 46-51). D., riferendosi ancora a Is. 6, 6-7, all'inizio del III libro della Monarchia si propone di continuare la polemica in calore carbonis illius quem unus de Seraphin accepit de altari coelesti et tetigit labia Ysaiae (I 3).
Quando il poeta parla di quei fuochi pii / che di sei ali facean la coculla (Pd IX 77-79), propriamente con fuochi indica il ‛ genere prossimo ', cioè gli angeli in genere, detti insieme con tutti gli altri beati felices ignes, in Pd VII 3. Per la ben nota affermazione secondo la quale s. Francesco fu tutto serafico in ardore (Pd XI 37), v. SERAFICO.