serafico
Dal latino seraphicus, vale " proprio dei Serafini " e qualifica tutto ciò che appartiene al coro dei Serafini e lo caratterizza. Secondo l'interpretazione tradizionale, seraphim vale " ardentes ", " accesi " di carità verso Dio (cfr. Riccardo di San Vittore De IV gradibus violentae caritatis § 36, ediz. G. Dumeige, Parigi 1955, 165: " et ardent illi angelici spiritus qui Seraphim, hoc est ardentes dicti sunt "; Tomm. Sum. theol. I 63 7 ad 1 " Cherubim interpretatur plenitudo scientiae, Seraphim autem interpretatur ardentes sive incendentes ").
In D. l'aggettivo occorre una volta sola, in Pd XI 37, dove di s. Francesco si dice che fu tutto serafico in ardore, mentre di s. Domenico si afferma che per sapïenza in terra fue / di cherubica luce uno splendore (vv. 38-39).
La contrapposizione Serafino-Cherubino (s.-cherubico) a designare Francesco e Domenico è già in Ubertino da Casale Arbor vitae crucifixae V III " Franciscus et Dominicus singulariter claruerunt, quorum primus seraphico calculo purgatus et ardore caelico inflammatus totum mundum incendere videbatur. Secundus vero et cherubinus extentus et praetegens lumine sapientiae... et verbo praedicationis facundus super mundi tenebras clarius radiavit "; ma l'accostamento Francesco-Serafino è tradizionale nella letteratura francescana: cfr. Bonaventura Legenda maior prol. 1 [Francesco] " angelico deputatus officio incendioque seraphico totus ignitus "; XIII 3 " Cum... seraphicis desideriorum ardoribus sursum ageretur "; XIV 1 " Franciscus tam carne quam spiritu, non solum seraphico ardore ardebat in Deum, verum etiam sitiebat cum Christo crucifixo multitudinem salvandorum ". Nella stessa direzione si era già mosso Tommaso da Celano (Vita prima s. Francisci I X 23): " Exinde cum magno fervore spiritus et gaudio mentis [Francesco] coepit omnibus poenitentiam praedicare... Erat verbum eius velut ignis ardens [Eccli. 23, 22] penetrans intima cordis, et omnium mentes admiratione replebat ".
L'eccellenza dell'ardore di carità viene indicata così, attraverso il rapporto Francesco-s., come la caratteristica propria della vita spirituale del santo di Assisi, nel contesto dell'affermazione, fatta dal poeta in questo canto e nel seguente, che entrambi i fondatori degli ordini mendicanti costituivano i pilastri che sorreggevano la Chiesa nel suo tentativo di rinnovamento (cfr. i due principi di Pd XI 35, e l'immagine delle ruote de la biga in XII 106). Secondo D., infatti, contro i più gravi pericoli che minacciavano la Chiesa - l'avidità di ricchezze e l'eresia - Dio aveva suscitato Francesco e Domenico; l'uno, perché riaffermasse il primato, nella vita cristiana, della carità, principio ‛ formale ' e perciò ‛ essenziale ' della santità, sola capace di orientare ‛ rettamente ' l'uomo verso il vero bene staccandolo dai beni terreni; l'altro, perché riconfermasse la Chiesa nella purezza della dottrina. Per questa via l'accostamento dei due santi rispettivamente ai Serafini e ai Cherubini sembra essere utilizzato a significare le due forme più alte della vita cristiana, che nei due supremi ordini angelici trovano i loro modelli; così nella Hierarchia Alani a Serafini e Cherubini corrispondono ‛ contemplativi ' e ‛ teologi ' (in Alain de Lille Textes inédits, ediz. M.T. d'Alverny, Parigi 1965, 229-231): " Seraphim est supereminens caelestium spirituum collegium, calidum, mobile, acutum, subtile, a fonte luminum immediate illuminatum, media mediate illuminans, quia spiritus qui hunc ordinem constituunt inter caelestes spiritus praeminentiam habent... Illi... angeli qui divino amore incalescunt maxime ad hoc sunt officium deputati spezialiter ut homines ad incalescendum amore divino invitent... De hoc ordine erunt viri contemplativi qui divino amore omnino sunt dediti... Cherubim est ordo angelicus cum primo [l'ordine dei Serafini] plenitudine scientiae conveniens... Illi ergo angeli qui post primum ordinem pleniorem habent scientiam et huic deputati sunt officio ut homines moneant ad divinorum intelligentiam, ordinem constituunt qui dicitur Cherubin. Cherubin autem plenitudo scientiae interpretatur. Unde ordo ille a plenitudine scientiae nuncupatur. Illi autem sancti qui sacrae paginae student intuitu Dei in hoc ordine erunt ". Meno convincente l'interpretazione di chi vede in quell'accostamento un'affermazione della superiorità di Francesco su Domenico (il coro dei Serafini è il più alto nella gerarchia angelica: cfr. Dionigi Areopagita De Coel. hier. VII 3; v. GERARCHIA Angelica; Serafini; il punto sulle varie interpretazioni è nella voce FRANCESCO di ASSISI, santo); l'importanza e il valore storico e religioso della figura di Francesco per D. non sono qui in discussione.
Bibl. - B. Nardi, Il canto di s. Francesco, in " L'Alighieri " V (1964) fasc. 2, 10-11; U. Bosco, D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 319-320.