ser
Forma apocopata di ‛ sère ', che nel linguaggio del tempo era titolo riservato in genere a uomini di toga e ad ecclesiastici. Si registra, accompagnato al nome proprio, in Cv IV XXIX 2 serManfredi da Vico, il quale fu prefetto ereditario di Roma; If XV 30 Siete voi qui, ser Brunetto?, cioè Brunetto Latini, e 101; XXXIII 137, Fiore CCII 14.
Ancora nel Fiore, il titolo è riferito a figure di personificazioni: CXXIX 10 ser Baratto, CXXXVI 1 Ser Malabocca, e CCXXVI 14.
In Pd XIII 139 Non creda donna Berta e ser Martino [nomi usati proverbialmente, quasi come oggi Tizio e Caio], / per vedere un furare, altro offerere, / vederli dentro al consiglio divino, " l'apposizione di donna e di sere, titoli qualitativi, inchiude l'idea di saccenteria presuntuosa " (Del Lungo).
Si accompagna al pronome dimostrativo in Rime dubbie I 2 Guido ed io / possiamo ringraziare un ser costui / che 'nd'ha partiti; per l'identificazione del ser costui, assai controversa, v. AMORE E MONNA LAGIA E GUIDO ED IO.