SEQUANI (Sequăni)
Popolo della Gallia celtica, che abitava il territorio posto fra la Saona, il Rodano, il Giura, il Reno e i Vosgi (dipartimenti del Giura, del Doubs, della Alta-Saona e parte dell'Alto-Reno). La loro città principale era Vesontio (Besançon). La Saona li separava dagli Edui e dai Lingoni, il Rodano dagli Allobrogi, il Giura dagli Elvezî. Nella prima metà del sec. I a. C., i Sequani obbedivano al re Catamantaloedis, che aveva avuto il titolo di amico del popolo romano; quando Cesare giunse in Gallia, il potere regio era stato abolito, ma il figlio di Catamantaloedis, Casticos, cercava di riprendere il potere mediante un accordo con l'elvezio Orgetorige e l'eduo Dumnorige. Tra Sequani ed Edui esisteva una forte rivalità, ché essi si contendevano il dominio della navigazione della Saona: sotto la direzione di ambedue, i popoli della Gallia si divisero in due partiti nemici. Poco tempo prima del proconsolato di Cesare i Sequani, alleati degli Arverni, avevano chiamato in loro aiuto un capo germanico, Ariovisto; gli Edui avevano subito una terribile disfatta e avevano dovuto accettare il dominio dei Sequani. Ma questi avevano pagato molto caro la loro vittoria: Ariovisto, installato con i suoi Svevi sui loro territorî migliori, rifiutava di andarsene e minacciava di occupare tutto il paese. In quell'occasione Cesare, invocato da un gran numero di popoli gallici, intraprese di cacciare Ariovisto al di là del Reno e vi riuscì dopo una grande battaglia combattuta nella pianura alsaziana (58 a. C.). Fece svernare le sue truppe nel territorio dei Sequani, gli Edui ripresero il loro predominio e i clienti dei Sequani si divisero fra gli Edui e i Remi. In seguito ì Sequani non compaiono nella storia delle guerre di Cesare nella Gallia che nel 52, quando forniscono 12.000 uomini all'esercito di soccorso reclamato da Vercingetorige. Sotto l'impero, i Sequani presero parte nel 21 d. C. alla ribellione capitanata dall'eduo Sacrovir: le truppe romane devastarono una parte del loro paese. Nel 68 essi si pronunciarono per Vindice, governatore della Lugdunense, che si rivoltò contro il dominio di Nerone, e ne furono ricompensati da Galba. Nel 70, durante la ribellione di Civile, rimasero fedeli a Roma e inflissero una grave disfatta ai Lingoni, che erano penetrati nel loro territorio.
I Sequani sotto l'impero formavano una città della Gallia lionese, la civitas Sequanorum; un'iscrizione le dà il nome alquanto oscuro di colonia Sequanorum. Alla testa della città vi erano dei magistrati, chiamati, secondo le iscrizioni, talora duoviri e talora quattuorviri: una sola volta è ricordato l'ordo, o senato della città. Oltre Vesontio, le località principali erano Luxovium (Luxeuil) ed Epamanduodurum (Mandeure). I Sequani compaiono spesso fra le truppe ausiliarie dell'esercito romano: vi era una coorte di cavalleria chiamata cohors I Sequanorum et Rauricorum, che dalla fine del sec. II in poi è di stanza alla frontiera germanica: la Notitia Dignitatum ricorda un'ala secunda Valeria Sequanorum. Un certo numero di divinità indigene appaiono nelle iscrizioni accanto alle divinità romane: Mars Segomo, Mercurius Cissonius, Luxovius, il dio delle acque di Luxeuil, con la sua paredra Bricia.
Bibl.: Corpus. Inscr. Lat., XIII, 2, i, pp. 65-83; 4, Add., pp. 70-72; E. Espérandieu, Recueil des bas-reliefs de la Gaule romaine, VII, pp. 3-80; C. Jullian, Histoire de la Gaule, II, Parigi 1909, pp. 522-24.