SEPOLTURA (dal lat. sepultura, da sepultum, supino di sepelire, seppellire; fr. sépulture; sp. sepultura; ted. Begräbnis; ingl. sepulture)
Le numerosissime modalità della sepoltura presso i primitivi possono essere tutte raggruppate nelle 8 seguenti: 1. l'abbandono; 2. l'immersione; 3. la soprelevazione; 4. il seppellimento; 5. l'ignizione; 6. la mummificazione; 7. la scarnificazione; 8. il cannibalismo.
1. L'abbandono. - In Africa l'abbandono è praticato da varie tribù della foresta tropicale, ma il suo ufficio vi è molto meno importante che nella savana. Qui l'abbandono è praticato in due vasti territorî, che del resto quasi si toccano. Il primo comprende il Sudan orientale (angloegiziano), la regione del lago Rodolfo, la Somalia, la regione dei Grandi Laghi, poi la costa orientale sino allo Zambesi. La soluzione di continuità tra i due territorî si stende dallo Zambesi sino quasi al Limpopo: a cominciare di lì si allarga il secondo grande territorio, ossia il sud dell'Africa (Cafri e Boscimani-Ottentotti). Il principale territorio dell'abbandono è il primo, (dall'Alto Nilo alla costa orientale), principale perché questo procedimento vi è praticato in modo più abituale: presso i Nilotici, sono abbandonate alle iene soprattutto le donne, mentre gli uomini vengono sotterrati: presso i Masai, la maggior parte della popolazione è gettata in pasto alle iene, mentre i capi vengono sotterrati. Nel sud del continente, l'abbandono è meno generale. Anche i Boscimani, che nelle loro miserande peregrinazioni possono essere costretti ad abbandonare i morenti, ricoprono, non appena ne abbiano la possibilità, i cadaveri con un cumulo di pietre. A Madagascar, dove il sotterramento è usanza generale, le tribù della costa orientale lasciano la cassa sul suolo, e presso i Bara avviene che il cadavere sia abbandonato per terra.
In Oceania l'abbandono completo è raro. Nell'Indonesia e nell'Indocina, esso diviene più frequente.
Ma è nell'Asia centrale che l'abbandono è maggiormente praticato. Del resto esso è un'antica usanza cinese e ancora oggidì nella stessa Cina, dove il sotterramento in un feretro è il procedimento abituale (poiché l'incinerazione buddhistica sta cadendo in disuso anche fra gli stessi buddhisti), i bambini sino a 3 anni sono abbandonati in pasto alle bestie. Nel Tibet i poveri sono di preferenza gettati nell'acqua; i ricchi sono appesi agli alberi perché siano divorati dagli uccelli e i loro resti sono immersi; ma anche il semplice abbandono su una roccia è largamente praticato. I lama invece sono cremati e le loro ceneri vengono poste in urne; alcuni grandi dignitarî religiosi sono persino mummificati. Nella Mongolia, come nel Tibet, nelle vicinanze di acqua il corpo è dato in pasto ai pesci o abbandonato ai cani e agli avvoltoi. Bisogna notare che questa sepoltura non è riservata soltanto ai poveri, ma anche ai capi religiosi. Solamente alcuni grandi dignitarî sono posti in una grotta entro una bara di pietra. Nell'estremo nord pure viene praticato l'abbandono sul suolo (Ciukci, Samoiedi). In conclusione l'abbandono dei morti è un'usanza di certi popoli del mondo antico e soprattutto dei popoli che si riallacciano al "ciclo culturale pastorale", in Asia come in Africa.
2. L'immersione. - Nella civiltà occidentale è il sistema praticato di regola per coloro che sono morti in alto mare. Ma esso è pure usato, sebbene raramente, da alcuni popoli lontani.
In Africa l'immersione è stata segnalata qua e là nel Congo. In Oceania essa è praticata in certe località della Nuova Guinea, delle piccole isole occidentali a nord della Nuova Guinea e della Nuova Irlanda. Ma il territorio principale dove essa viene praticata è quello delle Isole Salomone, dove costituisce la regola generale nelle isole del nord. Essa viene anche praticata nei paesi di confine della Cina, come già si è detto. Infine i Kerek, o Coriaki marittimi della costa del Pacifico, immergono i morti nell'Oceano.
3. La soprelevazione. - Come vi sono delle gradazioni fra l'esposizione e l'abbandono, così ve ne sono tra l'esposizione soprelevata e il sotterramento.
Uno scopo particolare della soprelevazione è di facilitare agli animali lo squartamento del cadavere. Tale è il caso delle "torri del silenzio" dei Parsi, adoratori del fuoco, di Bombay. Ma lo scopo comune della soprelevazione è proprio l'opposto: quello cioè di sottrarre il cadavere alle bestie. Questo è il caso dei feretri soprelevati dei Tungusi e popoli confinanti, che vogliono allontanare dal corpo gli orsi e i lupi: se non lo sotterrano - trascurando le ragioni animologiche - la causa potrebbe essere il gelo profondo del suolo durante l'inverno, che avrebbe fatto adottare la soprelevazione e ne avrebbe reso generale l'uso. In ogni caso anche nella stessa Siberia ci si presentano tutte le varie modalità tra il feretro sotterrato e il feretro soprelevato: come tesi generale, la soprelevazione s'accentua dall'ovest all'est. Feretro sotterrato: Altaiani, Jakuti (non si è tenuto conto che dei pagani: i musulmani e i cristiani naturalmente sotterrano). Feretro conficcato a metà nel suolo: Ostiachi del sud, Voguli. Feretro posto sopra il suolo: Ostiachi del nord, Samoiedi, Jakuti. Feretro soprelevato a piccola altezza (a portata di mano): Caragassi (regione dei monti Saian), Jakuti, Tungusi, Jukaghiri. Feretro soprelevato a notevole altezza: Jakuti, Tungusi, Jukaghiri. Cadavere su piattaforma: Eschimesi dell'ovest, Amerindiani del centro dell'America Settentrionale.
Il feretro posto sul suolo rientra nella categoria della soprelevazione (mentre il corpo nudo sul suolo rientra in quella dell'abbandono), data l'intenzione provata dalla presenza della bara e dal fatto che la terra non è stata lavorata, mentre il feretro mezzo conficcato nel suolo significa già un seppellimento.
In conclusione abbiamo due forme di soprelevazione: a) la soprelevazione del corpo, nudo o avvolto, su una piattaforma (o sopra un albero o sopra una torre); b) la soprelevazione del feretro che contiene il corpo.
La distribuzione di queste due forme indicherà che esse hanno forse un'origine comune.
La soprelevazione non è praticata in Africa, se non come trattamento temporaneo o come sepoltura infamante. Essa invece è il procedimento quasi costante dell'Australia del nord e del nordovest: soprelevazione del corpo sia su un albero, sia su una piattaforma in un albero, sia su una piattaforma indipendente. Volutamente o spontaneamente, il corpo vi subisce una mummificazione dovuta al sole, ma talvolta anche ottenuta col fuoco. La soprelevazione su piattaforma è anche la modalità principale nella Nuova Guinea meridionale e orientale e nella Nuova Caledonia.
Da sud-est a nord-ovest, l'Indonesia e l'Indocina presentano un buon numero di casi, sia di soprelevazione su piattaforma, sia di esposizione su albero, sia di procedimenti equivalenti.
Quanto al feretro soprelevato, il suo territorio principale: è l'Asia orientale del nord. Quasi tutti i Tungusi praticano questo sistema; così pure gli Jukaghiri fra i Paleosiberiani, e alcune popolazioni turco-tatare come i Jakuti e i Caragassi.
Il secondo grande territorio della soprelevazione su piattaforma si stende nell'America artica. La si trova praticata dagli Eschimesi dell'ovest, da varie tribù Athabasca e Algonchine, dagli Huroni e dagl'Irochesi dei Grandi Laghi, e infine dagl'Indiani delle praterie (Sioux). Nell'America Meridionale la soprelevazione su piattaforma è praticata soltanto da due popolazioni, l'una molto distante dall'altra: i Guarauno delle bocche dell'Orenoco, e gli Araucani del Chile.
Si constata così che la soprelevazione su piattaforma non è subordinata al clima, poiché essa è praticata come usanza tipica tanto in Australia quanto nell'Alasca. In realtà essa descrive un cerchio intorno al Pacifico, dalla nuova Caledonia al paese degli Araucani, con due grandi soluzioni di continuità: la Cina e il centro (in senso largo) dell'America. La soprelevazione su piattaforma è attribuita al ciclo culturale del totem (v. culturali, cicli).
4. Il seppellimento. - Questa denominazione indica la messa nella terra, e il seppellimento si distingue in "sotterramento", quando il corpo è deposto in una fossa, poi ricoperta di terra, o quando il corpo, deposto sul suolo, è ricoperto da un mucchio di terra o di pietre, e in "inumazione", quando la deposizione del corpo nudo, avvolto o messo in bara, avviene in una cavità.
Ma questi procedimenti e le loro suddivisioni possono combinarsi con l'uso dell'urna sepolcrale. L'urna è nota al pubblico occidentale come recipiente delle ceneri, dopo l'incinerazione del corpo: ma essa è raramente impiegata dalle popolazioni inferiori per questo scopo, e piuttosto serve a contenere le ossa, non bruciate, del morto. Nel caso più frequente si tratta delle ossa staccate dopo che il cadavere ha subito la scarnificazione, e l'argomento verrà trattato in seguito. Talvolta, al contrario, l'urna, molto grande, riceve immediatamente il corpo intero, generalmente legato, del defunto. In tal caso l'urna fa lo stesso ufficio della bara (urna-feretro) e soltanto questo caso rientra nella categoria del seppellimento.
Lo studio della distribuzione dei varî procedimenti di sotterramento e d' inumazione sarebbe troppo vasto. Di fatto qui si considera la sepoltura principalmente in quanto non è il seppellimento, perché quest'ultimo deve essere considerato come il trattamento abituale del cadavere. Ricordiamo fuggevolmente il sotterramento in una capanna, frequentissimo nell'Africa occidentale, il seppellimento in posizione accosciata, in una nicchia, diffuso nell'Africa del sud, i tumuli speciali detti mounds della regione centro-orientale degli Stati Uniti.
Le urne-feretro si trovano in due regioni del globo: l'America Meridionale, dove sono caratteristiche delle tribù Tupi, e l'India, dove pare che fossero un tempo assai diffuse nel sud.
5. L'ignizione. - La parola ignizione (atto di bruciare) sarà usata come termine generale, poiché l'ignizione può essere o una cremazione (atto di bruciare parzialmente) o una incinerazione (atto di bruciare completamente, di ridurre in ceneri).
L'Africa e l'Australia, salvo rarissime eccezioni, non sono paesi d'ignizione. Invece essa fu riscontrata nella Tasmania, nelle Isole Salomone e presso alcune tribù dell'Arcipelago di Bismarck.
Nell'America Meridionale pure è assai rara l'ignizione vera. Ma essa costituisce di frequente un elemento dei funerali fatti in varî tempi, unendosi al seppellimento o al cannibalismo.
L'ignizione può essere considerata come il procedimento dominante nell'antico Messico. Lungo le coste del Pacifico si trovano inoltre quattro aree d'ignizione, nella California, nella Columbia Britannica, fra i Coriaki, fra i Ghiliaki.
Nell'Asia del sud-est l'ignizione è praticata da diversi popoli dell'Indocina e dell'Indonesia. L'India è tuttavia oggi il principale centro dell'ignizione. I brahmani inceneriscono e aspirano a veder gettare le loro ceneri nel Gange sacro. Ma anche il buddhismo ha fra le sue regole quella dell'incinerazione.
L'Occidente greco-romano praticava abbondantemente l'incinerazione (era già di uso corrente nella civiltà etrusca, per quanto meno abituale che in quella romana), poi essa fu proibita dalla Chiesa cristiana. Oggi ancora il cattolicismo, la religione ortodossa e l'islamismo la proibiscono. La Chiesa protestante invece l'autorizza.
6. La mummificazione. - Per mummificazione si devono intendere tutti i procedimenti che tendono a conservare il corpo, sia che i visceri vengano tolti o no, e qualunque sia il procedimento adoperato per impedire la putrefazione.
Secondo le località, il clima favorirà l'una o l'altra delle modalità seguite. Infine la mummificazione può essere a bella posta temporanea e preludere a un'altra modalità di trattamento del cadavere.
Nell'Africa, la mummificazione ha una funzione assai limitata. Essa viene praticata in alcuni punti dell'Oceania. Nell'America Meridionale non è affatto praticata dalle popolazioni della foresta, ma invece ha avuto grande importanza nella civiltà andina e anche nei popoli che, più a sud, abitano la catena delle Ande. Le mummie degli Inca, munite di maschere auree, erano sedute su seggiole d'oro, intorno all'immagine del sole, nel tempio di Cuzco. Cinque di esse furono scoperte nel 1659: erano in posizione rannicchiata, con le braccia incrociate sul petto o intorno alle ginocchia, nella posizione caratteristica delle mummie peruviane. Un procedimento particolare è quello usato dai Jíbaro (v.) della regione parandina equatoriale.
La mummificazione non è stata ignota nell'America Centrale e Settentrionale, e fu praticata sino a tempi recenti dagli Aleuti.
In Asia la mummificazione non ha grande diffusione e la civiltà occidentale, salvo rare eccezioni, non la conosce più. Ma si sa che la praticò diffusamente per opera degli antichi Egiziani, con un'arte non mai raggiunta in seguito. Essa era usanza abituale anche degli antichi Guanci.
Riassumendo, la mummificazione è stato il trattamento abituale usato ai cadaveri per tre grandi epoche storiche e principalmente da tre popolazioni: nell'antichità dagli antichi Egiziani, nell'America precolombiana dagli Andini, nell'epoca attuale dagli Aleuti.
7. La scarnificazione. - La scarnificazione non può mai essere l'unico trattamento usato al cadavere; essa deve essere sempre preceduta o seguita per lo meno da un altro procedimento. Cioè la scarnificazione corrisponde sempre a un trattamento fatto in varî tempi, e che si suol chiamare "sepoltura indiretta". Sulla carta, a pag. 400, le regioni di scarnificazione sono quelle in cui questo procedimento si manifesta come il rito principale a cui è sottoposto il cadavere; quando si tratta però di una scarnificazione che prelude a una scena di cannibalismo, evidentemente questo assume la maggiore importanza, poiché il cannibalismo non è concepibile senza una precedente scarnificazione. Tuttavia la scarnificazione rituale può assumere una tale importanza che un paese come la Nuova Guinea porterà i due segni della scarnificazione e del cannibalismo.
La scarnificazione ha poca importanza in Africa. Invece l'Oceania è in alcune delle sue parti e principalmente nella Nuova Guinea insieme con l'America Meridionale, la terra della scarnificazione. Nel sud-est dell'Asia la scarnificazione è pure praticata in varî punti, parallelamente al culto del cranio degli antenati. Nell'America Meridionale la sepoltura indiretta si svolge generalmente secondo il procedimento seguente: in un primo tempo il corpo è sotterrato; in un secondo le ossa sono dissotterrate e riunite in un'urna, più raramente in un cesto, talvolta in una stuoia; spesso il cranio è posto sopra il cumulo delle ossa.
8. Il cannibalismo. - A giudicare dal modo con cui le ossa sono state spezzate, risulta che il cannibalismo ha regnato in Europa nel periodo preistorico. Attualmente, in tempi recenti, esso è praticato in una parte dell'Africa, in buona parte dell'Oceania e dell'Asia sud-orientale e nell'America (v. antropofagia).
Considerato come rito funebre, bisogna ricordare qui le usanze complesse che uniscono a un seppellimento o a un'ignizione primaria e secondaria un cannibalismo terziario più o meno mitigato, diffuse fra gli indigeni americani. Eccone alcuni esempî. I Cocama e i Cocamilla (della famiglia dei Tupi) arrostiscono e mangiano i morti della loro famiglia, poi abbrustoliscono e riducono in polvere le ossa e le mescolano a forti bevande nell'occasione di certe feste. In altre tribù il seppellimento è il primo atto, poi dopo un certo tempo il cadavere è dissotterrato (dopo 15 anni fra i Cobeua e i Tucano): allora esso viene ridotto in cenere e le ceneri sono mangiate o mescolate a bevande e bevute durante certe cerimonie. Per l'America Meridionale si deve constatare che la sepoltura in due tempi, il cannibalismo e l'ingestione delle ceneri dei morti, sono usanze più o meno connesse. Per ritornare al cannibalismo considerato su tutto il globo, la distribuzione geografica delle popolazioni che lo praticano mostra come esso non potrebbe aver avuto una funzione nutritiva altro che nella Papuasia, dove la carne animale è rara: in casi come quello di un capo delle Isole Figi che segnava con una pietra ogni cadavere squartato e contava 872 pietre (una in media ogni due settimane), l'inclinazione a mangiar bene può essere stato il movente principale. In altri casi la ghiottoneria e il rituale appaiono aver influito egualmente, come per la società segreta a scopo antropofagico Kipkipto nella Nuova Guinea, i cui aderenti non esitavano a percorrere dei chilometri per comperare un cadavere. Infine nei casi più frequenti, in quello p. es. degli indigeni Kai (retroterra del Golfo di Huon della Nuova Guinea) che mangiavano il cervello dei nemici per impossessarsi delle loro virtù, non entra affatto il bisogno di nutrirsi.
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Sepoltura ecclesiastica.
Consiste nel trasporto del cadavere del fedele alla chiesa, nella celebrazione ivi fatta delle esequie secondo gli usi liturgici, e nella tumulazione della salma in luogo benedetto; e tutto ciò con la presenza e l'opera del sacerdote. Al trasporto del cadavere interviene la croce e il clero, questo più o meno numeroso secondo la dignità del defunto o la solennità del rito funebre. Le esequie comprendono l'assoluzione rituale della salma e la celebrazione della speciale messa funebre. La tumulazione viene fatta in un luogo benedetto; anticamente nelle stesse chiese e oratorî, ora nei cimiteri, dove la benedizione si dà a tutto il campo o ai singoli sepolcri. Ogni fedele ha diritto alla sepoltura ecclesiastica, ed è libero di scegliere il luogo delle proprie esequie, come pure della tumulazione; in mancanza di altra scelta, le esequie si fanno nella chiesa parrocchiale propria o del luogo dove è avvenuta la morte, e la tumulazione avviene nel sepolcreto di famiglia o nel cimitero del luogo delle esequie. Alcuni fedeli però sono privati degli onori della sepoltura ecclesiastica, se prima di morire non hanno dato segni di penitenza; essi sono: i suicidi, i morti in duello, i pubblici peccatori, i membri di sette ostili alla Chiesa, gli scomunicati con sentenza, e quelli che abbiano stabilito di essere cremati.
La Chiesa proibisce la cremazione, ne vieta l'esecuzione, e non la riconosce come condizione valida qualora si trovi nel testamento o in altro atto.