Vedi SEPINO dell'anno: 1966 - 1997
SEPINO (Saepinum)
Città della IV Regione augustea nel territorio dei Sanniti Pentri. Livio ne rammenta il lungo assedio e la distruzione ad opera del console Papirio Carbone nel 293 a. C.
La città sannitica era alle falde del Matese, in località Terravecchia del comune di S.: di essa restano avanzi notevoli, soprattutto della cinta muraria entro la quale sono in atto saggi di scavo, che hanno tra l'altro messo in luce un insospettato abitato medievale.
Nella sottoposta pianura del fiume Tàmmaro, attraversata longitudinalmente dal tratturo, in località Altilia distante circa km 3 dalla S. moderna sono i resti della città romana di egual nome. Saggi di scavo eseguiti al di sotto del livello romano, hanno dimostrato che questa fu preceduta da un abitato sannitico, erede della distrutta acropoli e che era stato forse impiantato su un più antico centro agricolo e commerciale, sorto in funzione della transumanza.
La città romana, che dalla abbondante documentazione iconografica risulta incontrovertibilmente costituita a municipio, fu chiusa entro una cerchia di mura inaugurata nel 4 d. C.
Nella cerchia, quadrilatera, la cui cortina intervallata da torri rotonde è in opera quasi reticolata, si aprono quattro porte, dette oggi convenzionalmente di Boiano - su una spalla di questa è inciso un celebre rescritto imperiale che regola la transumanza - del Tàmmaro, di Benevento e di Terravecchia. Sostanzialmente simili nell'organismo architettonico, esse sono ad un fornice preceduto, internamente alla città, da un cavedio, e affiancate esternamente da torri. Teste di divinità decorano le chiavi degli archi, i quali sono sormontati dalle iscrizioni dedicatorie, affiancate da statue di barbari.
Una posterula esistente fra le porte del Tàmmaro e di Boiano immette direttamente nel teatro, la cavea del quale è tangente alle mura. L'area interna alle mura, formante uno spazio trapezoidale, è divisa in quattro settori dall'intersezione del cardo e del decumanus, costituito, quest'ultimo, dalla parte urbana del tratturo. Non sono stati finora identificati cardines e decumani minores. Sul Foro, che è all'incrocio delle due arterie, prospettano vari edifici: la basilica che appare rimaneggiata alla metà del IV sec. d. C.; alcune aule di carattere pubblico; un tempio; un grandioso edificio di cui sono stati rinvenuti elementi dell'ingresso monumentale, costituito da un arco sormontato da una iscrizione che lo dichiara dovuto a Lucio Nerazio Prisco, figlio del celebre giureconsulto, la cui famiglia era di Sepino. Del decùmano è stato esplorato il tratto che va dal Foro alla porta di Boiano. Sono stati rinvenuti il macellum, un'aula forse di carattere cultualee numerosi edifici privati.
Nel pomerio interno, fra le porte di Boiano e del Tàmmaro sono stati scavati alcuni ambienti termali.
Esternamente alla città, lungo il tratturo, sono i resti di numerosi mausolei: se ne sono potuti ricostruire due, dedicati rispettivamente al magistrato G. Ennio Marso e alla famiglia equestre dei Numisi.
Bibl.: V. Cianfarani, Guida delle antichità di Sepino, Milano 1958 (ivi la bibliografia precedente); G. Ambrosetti, Testimonianze preagustee da Sepino-Altilia, in Arch. Class., X, 1958, p. 14-20; V. Cianfarani, Vecchie e nuove iscrizioni sepinati, in Atti III Congr. Inter. Epigrafia Greca e Latina, Roma 1959, p. 371-380; A. Maiuri, Ritorno a Saepinum, in Dall'Egeo al Tirreno, Napoli 1962, p. 271-275; G. Colonna, Saepinum - Ricerche di topografia sannitica e medievale, in Arch. Class., XIV, 1962, p. 80-107.