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separazione delle variabili, metodo di

Enciclopedia della Matematica (2013)
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separazione delle variabili, metodo di


separazione delle variabili, metodo di metodo per la risoluzione di equazioni differenziali alle derivate parziali lineari che consiste nei seguenti passi:

a) esprimere una soluzione come prodotto di funzioni, ognuna delle quali dipenda soltanto da una variabile;

b) riscrivere l’equazione come somma di addendi, ognuno dei quali dipenda soltanto da una variabile (in genere, si divide per la soluzione, supponendo che sia diversa da 0; questa condizione, anche se non verificata ovunque, non crea di solito problemi);

c) osservare che, affinché sia soddisfatta l’identità, ognuno di questi addendi deve essere costante;

d) “spezzare” quindi l’equazione differenziale alle derivate parziali in un sistema di equazioni differenziali ordinarie, ciascuna in una differente variabile, collegate tra loro dalle sole costanti introdotte (costanti di separazione);

e) risolvere tali equazioni;

f) imporre alle soluzioni ottenute di soddisfare opportune condizioni ai limiti, ereditate dall’equazione di partenza: si ottiene in tal modo un problema di → Sturm-Liouville, che fornisce, nei casi più comuni, una infinità numerabile di autovalori (cioè uno spettro discreto) e le corrispondenti autofunzioni;

g) ricostruire, mediante tali soluzioni, una infinità di soluzioni dell’equazione originaria e combinarle in una serie a coefficienti indeterminati;

h) utilizzare le condizioni rimaste (→ Cauchy, problema di, o altre) per determinare tali coefficienti, ottenendo così una possibile soluzione del problema proposto;

i) verificare a posteriori che siano soddisfatte (in qualche spazio funzionale) le ipotesi che permettono di eseguire i passaggi svolti in precedenza.

Per esempio, si consideri l’equazione del calore monodimensionale ut = σuxx in una sbarra di lunghezza π, con le condizioni u(0, t) = u(π, t) = 0, u(x, 0) = ƒ(x). Scritta la soluzione u(x, t) come prodotto X(x)T(t) di funzioni della sola x e della sola t (passo a)), si sostituisce tale espressione nell’equazione ottenendo X(x)T ′ (t)= σX ″(x)T(t), e quindi, dividendo per u: T ′(t)/T(t) = σX ″ (x)/X(x) (passo b)). A questo punto, il primo membro dipende solo da t, il secondo solo da x: perché possano essere identicamente uguali, è necessario che siano entrambi uguali a una costante, che per comodità si indichi con λσ (passo c)). Si ottengono così le equazioni T ′(t) − λσT(t) = 0 e X ″(x) − λX(x) = 0 (passo d)). La prima di esse ha integrale generale T(t) = Ceλσt, essendo C una costante arbitraria, e la seconda ha soluzioni dipendenti dal segno di λ (passo e)). Le condizioni al contorno u(0, t) = u(π, t) = 0 si traducono però nel problema ai limiti X(0) = X(π) = 0, che solo per λ = −n2 (autovalori) ammette le soluzioni non nulle X(x) = c sin(nx) (autosoluzioni) (passo ƒ)). Si moltiplicano tra loro le soluzioni X(x) e T(t) corrispondenti allo stesso valore di λ, e si sommano ottenendo la serie

formula

a coefficienti indeterminati (passo g)). Questa è una serie di → Fourier di soli seni. Si impone ora che sia soddisfatta la condizione iniziale u(x, 0) = ƒ(x). Per t = 0 si ha:

formula

condizione che resta soddisfatta scegliendo come coefficienti bn i coefficienti di Fourier dell’estensione dispari su [−π, 0] della funzione ƒ, cioè

formula

Se il prolungamento dispari di periodo 2π di ƒ(x) risulta abbastanza regolare, di modo che i coefficienti bn siano O(1/n3+α), con α > 0 (si veda → O grande) è possibile derivare per serie due volte rispetto a x e una rispetto a t; la serie così ottenuta è una soluzione classica dell’equazione differenziale. Se tale prolungamento è meno regolare, la soluzione può essere ancora accettata in senso debole, in un opportuno spazio di → Sobolev, e comunque nel senso delle distribuzioni (passo i)).

Vedi anche
Jean-Baptiste-Joseph Fourier {{{1}}} Matematico (Auxerre 1768 - Parigi 1830). Di modesta famiglia (il padre era sarto), F., rimasto orfano di entrambi i genitori, fece i suoi primi studî nella scuola militare di Auxerre e tentò di intraprendere senza successo la carriera militare: entrò poi nel collegio dei Benedettini di Saint ... distribuzione involutiva In matematica una distribuzione p-dimensionale ϑ su una varietà differenziale si dice distribuzione involutiva se, considerati due qualsiasi campi di vettori X, Y appartenenti a ϑ (ossia appartenenti agli spazi che costituiscono ϑ), anche il loro commutatore [X,Y] appartiene alla distribuzione. L’importanza ... autovettore In matematica, a. di una trasformazione lineare T è un vettore A la cui direzione non varia per l’applicazione di T: cioè TA=kA, con k grandezza scalare, autovalore (➔) della trasformazione. applicazione Matematica Il concetto di a. è una generalizzazione del concetto classico di funzione (➔ corrispondenza). Si parla di a. di un insieme P in un insieme Q, quando tra i due si stabilisce una corrispondenza del tipo seguente: a ogni elemento di P corrisponde un ben determinato elemento di Q, mentre un elemento ...
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  • EQUAZIONE DIFFERENZIALE ALLE DERIVATE PARZIALI
  • PROBLEMA DI → STURM-LIOUVILLE
  • EQUAZIONE DIFFERENZIALE
  • EQUAZIONE DEL CALORE
  • CONDIZIONI AI LIMITI
Vocabolario
separazióne
separazione separazióne s. f. [dal lat. separatio -onis]. – 1. L’azione di separare e di separarsi, il fatto di venire separato e lo stato di ciò che è separato: la s. del potere spirituale da quello temporale; s. (o divisione) dei poteri,...
lìnea
lìnea s. f. [dal lat. linea, der. di linum «lino2»; propr. «filo di lino»]. – 1. a. Ente geometrico che si estende nel senso della sola lunghezza, e che può essere matematicamente definito indipendentemente dalla sua materiale esistenza nonché...
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