separazione delle variabili, metodo di
separazione delle variabili, metodo di metodo per la risoluzione di equazioni differenziali alle derivate parziali lineari che consiste nei seguenti passi:
a) esprimere una soluzione come prodotto di funzioni, ognuna delle quali dipenda soltanto da una variabile;
b) riscrivere l’equazione come somma di addendi, ognuno dei quali dipenda soltanto da una variabile (in genere, si divide per la soluzione, supponendo che sia diversa da 0; questa condizione, anche se non verificata ovunque, non crea di solito problemi);
c) osservare che, affinché sia soddisfatta l’identità, ognuno di questi addendi deve essere costante;
d) “spezzare” quindi l’equazione differenziale alle derivate parziali in un sistema di equazioni differenziali ordinarie, ciascuna in una differente variabile, collegate tra loro dalle sole costanti introdotte (costanti di separazione);
e) risolvere tali equazioni;
f) imporre alle soluzioni ottenute di soddisfare opportune condizioni ai limiti, ereditate dall’equazione di partenza: si ottiene in tal modo un problema di → Sturm-Liouville, che fornisce, nei casi più comuni, una infinità numerabile di autovalori (cioè uno spettro discreto) e le corrispondenti autofunzioni;
g) ricostruire, mediante tali soluzioni, una infinità di soluzioni dell’equazione originaria e combinarle in una serie a coefficienti indeterminati;
h) utilizzare le condizioni rimaste (→ Cauchy, problema di, o altre) per determinare tali coefficienti, ottenendo così una possibile soluzione del problema proposto;
i) verificare a posteriori che siano soddisfatte (in qualche spazio funzionale) le ipotesi che permettono di eseguire i passaggi svolti in precedenza.
Per esempio, si consideri l’equazione del calore monodimensionale ut = σuxx in una sbarra di lunghezza π, con le condizioni u(0, t) = u(π, t) = 0, u(x, 0) = ƒ(x). Scritta la soluzione u(x, t) come prodotto X(x)T(t) di funzioni della sola x e della sola t (passo a)), si sostituisce tale espressione nell’equazione ottenendo X(x)T ′ (t)= σX ″(x)T(t), e quindi, dividendo per u: T ′(t)/T(t) = σX ″ (x)/X(x) (passo b)). A questo punto, il primo membro dipende solo da t, il secondo solo da x: perché possano essere identicamente uguali, è necessario che siano entrambi uguali a una costante, che per comodità si indichi con λσ (passo c)). Si ottengono così le equazioni T ′(t) − λσT(t) = 0 e X ″(x) − λX(x) = 0 (passo d)). La prima di esse ha integrale generale T(t) = Ceλσt, essendo C una costante arbitraria, e la seconda ha soluzioni dipendenti dal segno di λ (passo e)). Le condizioni al contorno u(0, t) = u(π, t) = 0 si traducono però nel problema ai limiti X(0) = X(π) = 0, che solo per λ = −n2 (autovalori) ammette le soluzioni non nulle X(x) = c sin(nx) (autosoluzioni) (passo ƒ)). Si moltiplicano tra loro le soluzioni X(x) e T(t) corrispondenti allo stesso valore di λ, e si sommano ottenendo la serie
a coefficienti indeterminati (passo g)). Questa è una serie di → Fourier di soli seni. Si impone ora che sia soddisfatta la condizione iniziale u(x, 0) = ƒ(x). Per t = 0 si ha:
condizione che resta soddisfatta scegliendo come coefficienti bn i coefficienti di Fourier dell’estensione dispari su [−π, 0] della funzione ƒ, cioè
Se il prolungamento dispari di periodo 2π di ƒ(x) risulta abbastanza regolare, di modo che i coefficienti bn siano O(1/n3+α), con α > 0 (si veda → O grande) è possibile derivare per serie due volte rispetto a x e una rispetto a t; la serie così ottenuta è una soluzione classica dell’equazione differenziale. Se tale prolungamento è meno regolare, la soluzione può essere ancora accettata in senso debole, in un opportuno spazio di → Sobolev, e comunque nel senso delle distribuzioni (passo i)).