SENSIBILITÀ
L'esame della sensibilità cosciente consiste nel ricercare le modificazioni delle sensazioni che sono provocate da un determinato stimolo. I disturbi della sensibilità subiettiva spontanea (dolori, parestesie) sfuggono completamente al controllo dell'esaminatore e si producono all'infuori dell'intervento di questi. I disturbi subiettivi provocati fanno invece parte di quei sintomi la cui presenza può essere messa in rilievo dall'esame clinico. Essi sono: i dolori che si provocano percuotendo le varie regioni della scatola cranica (come nelle affezioni meningee cerebrali e nei tumori encefalici che raggiungono la meninge o ad essa si avvicinano: la craniopercussione fornisce dati talvolta non disprezzabili per la localizzazione di un processo neoplastico); i dolori alla percussione delle apofisi spinose delle vertebre (affezioni vertebrali: artritiche, neoplastiche, tubercolari) e alla compressione delle docce paravertebrali (funicoliti e meningiti spinali); i dolori che insorgono in seguito alla compressione dei tronchi nervosi periferici in determinati punti (nevralgie, nevriti) e, finalmente, quelli che sono provocati dalla pressione profonda delle masse muscolari, dei tendini, delle superficie ossee. A seconda che, nell'osservazione clinica si stimolano i tegumenti oppure le regioni profonde, si esamina la sensibilità obiettiva superficiale o quella profonda. L'esame della sensibilità va praticato in località appartata e tranquilla e deve esser ripetuto più volte. Il soggetto deve avere gli occhi bendati.
Sensibilità superficiali. - Sensibilità tattile. - La sua esplorazione si deve praticare con un corpo cattivo co1iduttore di calore e morbido, per non mettere in giuoco la sensibilità temiica o quella dolorifica. Generalmente si adopera un pennello di vaio o un batuffolo di ovatta. Si stimolano i tegumenti delle varie regioni del corpo, invitando il soggetto a rispondere ogni volta che egli avverte il toccamento. Si possono così stabilire delle zone in cui lo stimolo è avvertito insufficientemente o non è avvertito affatto. Si dirà allora che esiste ipoestesia o anestesia tattile (ipoafia o anafia). Naturalmente per valutare il grado dell'ipoestesia bisogna confrontare la diversità delle sensazioni provocate dallo stesso stimolo sulla zona in esame e su una zona simmetrica sana. Questo quando non si voglia ricorrere a speciali apparecchi, detti estesiometri. L'esame della sensibilità tattile comporta anche lo studio della discriminazione tattile e della capacità di localizzazione dello stimolo. La prima si esamina studiando a quale distanza tra loro due stimoli tattili eguali sono percepiti come uno solo: si adopera a questo scopo il compasso di Weber. Quanto alla capacità di localizzazione, questa si saggia invitando il soggetto a toccare immediatamente con un dito la regione stimolata; la grandezza dell'errore fornisce i dati per giudicare del grado di sensibilità localizzatrice che la regione in esame possiede. La sensibilità dolorifica si saggia mediante uno spillo appuntito, che si preme sui tegumenti in modo da provocare dolore. Se la puntura non è avvertita affatto si ha analgesia; se è avvertita soltanto come un contatto spiacevole, ma non doloroso, si ha ipoalgesia; se invece provoca dolore e reazioni di difesa si può dire che la sensibilità dolorifica è confermata. Può avvenire anche che una puntura molto leggiera sia avvertita come molto dolorosa: si ha allora l'iperalgesia.
La sensibilità termica si esamina mediante due provette di vetro, contenenti l'una ghiaccio tritato, l'altra acqua calda alla temperatura fra 40° e 50°. Gli esami per il caldo e per il freddo vanno praticati separatamente. I varî disturbi, a seconda della loro qualità, si denominano: anatermia, ipotermia, ipertermia.
La sensibilità elettrica cutanea (che si ricerca con meno frequenza delle precedenti) si saggia adoperando la corrente faradica o galvanica, stimolando con un elettrode di 1 cm. di diametro la regione da esplorare, l'altro elettrode, indifferente, essendo posto sul dorso o sul petto. Con correnti deboli si raggiunge la soglia della sensibilità; aumentando l'intensità, si raggiunge poi la soglia del dolore. L'esame della sensibilità elettrica (le cui alterazioni seguono quelle della sensibilità dolorifica) ha il vantaggio di poter graduare esattamente l'intensità degli stimoli.
Sensibilità profonde. - Senso di posizione delle membra (o batiestesia) e senso del movimento. - È quello che permette di rendersi conto degli atteggiamenti e dei movimenti dei varî segmenti del corpo umano. Si esplora facendo compiere passivamente a un segmento di arto dei movimenti limitatissimi, e invitando il soggetto a riconoscere detto segmento, a dire se questo è fermo o è in movimento e quale posizione ha assunto.
Sensibilità vibratoria o pallestesia: si saggia poggiando sulle superficie ossee più sporgenti il piede di un diapason vibratorio, e si determina così l'insorgenza di una sensazione di trepidazione che è percepita dal periostio.
Sensibilità alla pressione o barestesia: permette di valutare il grado della pressione esercitata su una regione della cute, o il peso degli oggetti posti su di essa. Si ricerca, saggiando la soglia della differenza delle sensazioni, cioè la minima differenza che può essere percepita fra due pesi diversi. Se si desiderano risultati più precisi si deve ricorrere ad appositi strumenti, detti bariestesiometri.
Sensibilità o meglio percezione stereognostica: consiste nella capacità di riconoscere mediante la palpazione gli oggetti posti nella mano del soggetto valutandone tutte le caratteristiche fisiche. Non si tratta di una forma di sensibilità semplice, ma di un complesso di sensibilità elementari: questo complesso non è innato, ma è acquisito con l'educazione e con l'esercizio. Manca perciò nei primi mesi di vita. La stereognosi è sempre lesa quando siano alterate le varie forme di sensibilità superficiale e profonda. Essendo l'agnosia un disturbo del riconoscimento, l'assenza della percezione stereognostica viene anche detta agnosia tattile. Per la sensibilità specifica (vista, udito, olfatto, gusto), v. le relative voci.
Vanno finalmente ricordate le iperestesie viscerali dovute a lesioni dei varî organi; le anestesie viscerali che si riscontrano in alcune affezioni nervose (tabe, isteria), e le iperalgesie superficiali, cutanee, che si riscontrano, associate o no a dolori spontanei nelle regioni iperestesiche, nelle affezioni di organi viscerali.