Senigallia (Sinigaglia)
Già segnalatasi come una delle più antiche e importanti città costiere della Marca Anconetana nel corso del Medioevo, S. nell'età di D., per un notevole peggioramento delle sue condizioni ecologiche, fece registrare una sensibile decadenza demografica, aggravata peraltro dalla crisi delle sue autonomie comunali.
Se D., con ogni probabilità, non fu testimone diretto del declino di S. - diversamente da quanto pretenderebbero alcuni dantisti marchigiani -, non si può tuttavia ignorare che alcuni personaggi della Commedia vanno annoverati fra i protagonisti del processo di esautoramento politico della città, nel trapasso dal regime delle libertà comunali al dominio di tiranni esterni: è il caso, a esempio, di Manfredi di Svevia che assalì S. attorno al 1264, recandole gravi danni; oppure di Guido da Montefeltro che nel dicembre 1280 occupò contemporaneamente la città, attuando una sanguinosa repressione del guelfismo locale; e, infine, dei Malatesti che, nel corso del Trecento, estesero la loro tirannia su gran parte dei centri marchigiani, fra i quali anche Senigallia.
D., riferendosi, per voce del trisavolo Cacciaguida, alla generale decadenza delle città italiane del suo tempo (Se tu riguardi Luni e Orbisaglia / come son ite, e come se ne vanno / di retro ad esse Chiusi e Sinigaglia, Pd XVI 75), sembra volerne denunciare soprattutto - in coerenza con la sua ispirazione etica e poetica - gli aspetti morali e politici, e cioè la degenerazione o la scomparsa delle migliori famiglie cittadine e la perdita definitiva delle libertà civiche.
Nella tradizione locale degli studi danteschi si deve segnalare soprattutto il senigalliese Giovanni Marchetti (1790-1852) che fu indubbiamente uno dei migliori interpreti marchigiani dell'opera dantesca. Un valido risultato delle sue indagini dantesche è rappresentato dal discorso Della prima e principale allegoria nel poema di D.; collaborò pure all'edizione bolognese della Commedia, realizzata nell'ambito della scuola classica romagnola da Paolo Costa nel 1819, commentando i versi del poema; infine, nel 1838, compose una cantica in terzine, ispirata alla poesia dell'Alighieri, dal titolo Una notte di Dante.
Bibl. - Salimbene de Adam Cronica, a c. di G. Scalia, II, Bari 1966, 741; L. Tonini, Storia civile e sacra riminese, III-IV, Rimini 1862-1880; A. Polverari, S. nel Trecento, Senigallia 1965; M. Natalucci, D. e le Marche, Bologna 1967, 16, 110; G. Petrocchi, La tradizione emiliano-romagnola del testo della Commedia, in D. e Bologna nei tempi di D., ibid. 1967, 323-330 (rist. in Itinerari danteschi,, Bari 1969, 204-215).