SENEGAL
(XXXI, p. 376; App. III, II, p. 697; IV, III, p. 306; v. africa occidentale francese, I, p. 812; App. II, I, p. 84)
Nel 1990 la popolazione del S. ammontava a 7.277.000 ab. (erano 6.892.720 al censimento del 1988). Il coefficiente di accrescimento annuo è ancora elevato, aggirandosi, nel periodo 1986-91, attorno a una media del 2,6%. La capitale, Dakar, alla data dell'ultimo censimento contava 1.490.450 abitanti. La distribuzione della popolazione all'interno del paese è molto irregolare, a causa della grande varietà di situazioni climatiche: si passa infatti dai pochissimi abitanti/km2 della fascia saheliana vera e propria ai 150-200 ab./km2 delle zone occidentali situate a ridosso della penisola di Capo Verde. La capitale, con i sobborghi, è di gran lunga la maggiore concentrazione demografica del S. in quanto ospita più di un quarto della popolazione complessiva.
Dal punto di vista amministrativo il paese è attualmente suddiviso in dieci regioni. Nella prima metà degli anni Ottanta è stato rivisto l'ordinamento interno, e il Sine Saloum (23.945 km2) è stato ripartito in due nuove unità regionali: Kaolack (16.000 km2) e Fatick (7.945 km2); analogamente la Casamance (28.350 km2) è stata suddivisa fra Kolda (21.000 km2) e Ziguinchor (7.350 km2). A questa maggiore articolazione amministrativa del paese non sono estranei motivi di controllo del territorio; la riforma degli enti locali è stata infatti varata subito dopo i primi, importanti moti insurrezionali che si sono verificati nella Casamance.
Molto articolata è la composizione etnica: prevalgono i Wolof (44%), seguono i Serer (15%), i Fulbe e i Tukulor (12% e 11%), i Diola e i Mandingo (5% e 4%). La religione musulmana è praticata dall'85% degli abitanti, mentre il 12% è animista e il residuo 3% cattolico. Il tasso di analfabetismo (72%) è in continua contrazione, grazie anche al ruolo esercitato dalla presenza dell'università e di altri istituti di ricerca e culturali nella capitale, prezioso retaggio della passata funzione di capoluogo dell'intera Africa Occidentale Francese.
Rispetto alla maggior parte dei paesi saheliani la struttura economica del S. si presenta più articolata e funzionale alla crescita dell'intero sistema territoriale. Il reddito pro capite, secondo le stime della Banca Mondiale, ammontava a 780 dollari USA nel 1992. Nell'intervallo 1980-92 il prodotto nazionale lordo si è incrementato mediamente del 3% l'anno. Il maggior contributo è stato fornito dal settore manifatturiero (oltre il 5% d'incremento medio annuo, sempre nell'intervallo 1980-92), ma buoni progressi si sono avuti anche nel comparto dei servizi. Nonostante i gravi problemi politici che travagliano la vita del paese, l'economia senegalese si è sensibilmente potenziata anche se permangono pesanti divari fra la regione della capitale e la restante parte del territorio. L'agricoltura è ancora l'attività economica prevalente: occupa il 78% della popolazione attiva e contribuisce al 21% del prodotto nazionale. La diversificazione delle colture è stata perseguita con continuità a partire dal 1967. Alla monocoltura dell'arachide (7 milioni di q nel 1991), che copre 800.000 ha di superficie coltivabile nelle regioni già di Sine Saloum, Diourbel, Thiès e parte della Casamance (il cosiddetto Bacino delle arachidi) e che origina una consistente attività manifatturiera per la produzione di olio, si è associata la produzione del cotone che si estende su 40.000 ha con una produzione di 220.000 q di semi e 180.000 q di fibre (1991). Altre colture dirette all'esportazione sono la canna da zucchero e il tabacco. Le principali colture alimentari locali sono invece il miglio e il sorgo (che interessano il 23% della superficie coltivata e danno un raccolto di 6,4 milioni di q) e il riso, che viene coltivato in prevalenza nella Casamance e nel delta del Senegal, mentre mais, manioca e batate sono le altre tipiche produzioni di sussistenza.
Il patrimonio zootecnico è consistente e assicura la copertura del fabbisogno interno: l'allevamento, di tipo pastorale e sedentario, interessa prevalentemente bovini (2,8 milioni di capi) e ovini (4 milioni), a cui si aggiungono cavalli e asini (725.000 capi), suini (547.000), cammelli (15.000), volatili (14 milioni). La pesca (299.657 t nel 1990) è un altro elemento di forza dell'economia senegalese (per la ricchezza ittica della piattaforma continentale) e origina consistenti flussi internazionali. Elevato è anche il consumo interno di pesce: con 35 kg annui pro capite il S. è uno dei principali stati consumatori di prodotti ittici dell'Africa e del globo. La pesca marittima, prevalentemente artigianale (80%), assicura i 4/5 della produzione nazionale, mentre quella industriale è centrata sul tonno e utilizza Dakar come principale porto di sbarco e di trasformazione.
Le aree boschive e forestali si estendono su circa metà della superficie complessiva del paese e sono concentrate nell'area meridionale della Casamance, ma la modestia della produzione (4,5 milioni di m3 nel 1990) e la bassa qualità delle essenze costringe a forti importazioni per soddisfare i consumi interni.
Modeste le risorse minerarie: fosfati di calcio e d'alluminio si concentrano nel triangolo Thiès-Taiba-Pallo con una produzione annuale di circa 2,1 milioni di t, mentre le riserve per i soli fosfati di calcio sono state stimate intorno ai 30 milioni di t. Tra le risorse potenziali del S. vanno menzionati il ferro dell'area di Falémé (600 milioni di t), il petrolio off-shore e il gas naturale. La produzione di energia interamente termica è pari a 684 milioni di kWh (1990), mentre la potenza installata si attesta intorno ai 231.000 kW.
Il settore manifatturiero contribuisce per il 13% al prodotto nazionale e occupa il 12% della popolazione attiva. Preponderante è l'attività nel comparto alimentare, nel quale assume un ruolo preminente la lavorazione delle arachidi (6 opifici soltanto a Dakar; seguono gli impianti di Rufisque, Diourbel, Ziguinchor e Liundiane) e la conservazione del pesce nella regione di Capo Verde. Importante è anche la produzione dello zucchero (900.000 q nel 1991) nel delta del Senegal e a Richard Toll, del cemento (a Rufisque) e del montaggio di autoveicoli (a Dakar). A M'Bao, tra Dakar e Rufisque, è stata istituita nel 1976 una zona franca per richiamare insediamenti produttivi esteri: qui è ora prevalente la lavorazione dei fosfati con produzione di fertilizzanti e di altri prodotti chimici. Il comparto tessile ha opifici a Dakar, Kaolack e Vélingara. È attiva una raffineria di petrolio.
Per quanto riguarda le vie di comunicazione esse si presentano più funzionali rispetto a quelle degli altri paesi saheliani. La ferrovia si estende per complessivi 1186 km e poggia sui due assi Dakar-Saint-Louis e Dakar-Thiès-Tambacounda-Bamako; dei tre principali fiumi (Senegal, Saloum e Casamance), tutti navigabili, soltanto il Senegal è normalmente utilizzato dal delta fino a Podor, mentre la sezione interna fino a Kaédi in Mauritania è navigabile per soli sei mesi; sugli altri due fiumi si svolge un modesto movimento locale. I principali porti sono Dakar, Saint-Louis, Kaolack, Ziguinchor.
Le strade, che hanno un tracciato di 14.000 km, asfaltato per il 30%, sopportano un carico di circa 100.000 autovetture (1987). Oltre all'aeroporto internazionale della capitale vanno ricordati gli aeroporti di Saint-Louis, Ziguinchor e Tambacounda.
Bibl.: R. Dumount, M.F. Mottin, Le défi sénégalais, Enda 1982; G. Barbina, Politiche di sviluppo e regionalizzazione nel Senegal degli anni '80, Udine 1986; Atlas mondial des zones franches et des paradis fiscaux, a cura di R. Brunet, Parigi 1986; A. Turco, Geografia della complessità in Africa. Interpretando il Senegal, Milano 1986; L'Africa Nera, a cura di G. Cameri e G. Valussi, 2 voll., Torino 1988; D. Kirschke, Infant industry protection for developing countries' agriculture? The case of groundnut production in Senegal, in Quarterly Journal of International Agriculture, 30, 1 (1991), pp. 6-20.
Storia. - La difficile situazione economica del paese e l'esigenza di accelerare ulteriormente la liberalizzazione politica da lui stesso avviata furono alla base della clamorosa scelta del presidente S. Senghor di dimettersi il 31 dicembre 1980. Gli subentrò il primo ministro A. Diouf, che intraprese una vigorosa campagna di riforme politico-istituzionali, poi concretamente attuate dal nuovo capo del governo H. Thiam. Nell'aprile 1981 venne così approvata la legge di ''apertura democratica'' che sanciva il pieno diritto a esistere per qualsiasi formazione politica purché non propugnante forme di particolarismo etnico o d'integralismo religioso, considerate pericolose per l'unità e la sicurezza del paese. Parallelamente venne promossa una vasta campagna moralizzatrice che portò Thiam a congedare dal suo governo alcune discusse personalità.
Come segretario generale del Parti Socialiste (PS), Diouf tentò di rivitalizzare il partito colpendo le posizioni di privilegio detenute da alcuni notabili. Ne seguì una profonda riorganizzazione sia a livello nazionale che a livello locale, finalizzata a fare del PS uno strumento di reale mobilitazione popolare. Il 27 febbraio 1983 si tennero le elezioni presidenziali e quelle legislative. Nelle prime trionfò Diouf (83,5% dei suffragi), mentre il principale avversario A. Wade, leader del Parti Sénégalais Démocratique (PSD), non superò il 14,8%. Nelle seconde netta fu l'affermazione del PS che ottenne 111 seggi contro gli 8 andati al PSD e il solo assegnato al Rassemblement National Démocratique (RND), guidato dal conservatore B. Gueye. I partiti di opposizione accusarono il governo di brogli e vanamente tentarono di far invalidare i risultati dalla Corte suprema.
Forte del mandato popolare, Diouf nell'aprile 1983 varò un emendamento costituzionale che gli permetteva, come presidente della Repubblica, di assumere anche la guida del governo (la carica di primo ministro fu reintrodotta nel marzo 1991). Stimolate dalla persistente crisi economica, dovuta al peggioramento dei termini di scambio con l'estero basati sulla monocultura arachidiera, le opposizioni cercarono di coalizzarsi per scalzare il potere del PS. Nel 1985 Wade e A. Bathily, leader della Ligue Démocratique, promossero una coalizione di cinque partiti denominata Alliance Démocratique (AD). Allarmati da questi nuovi sviluppi, gli ambienti governativi si affrettarono tuttavia a sciogliere l'AD invocando un passo costituzionale che nega la possibilità di dar vita a formazioni pluripartitiche.
Le nuove elezioni presidenziali e legislative del febbraio 1988 si svolsero in un clima di grande tensione. Scontri e incidenti si verificarono a Dakar; venne imposto lo stato di emergenza e numerosi esponenti dell'opposizione − fra cui lo stesso Wade − furono arrestati. L'esito della tornata elettorale fu ancora favorevole a Diouf e al PS ma con un calo delle preferenze che al partito governativo causò un arretramento a 103 seggi. Per evitare una spaccatura verticale del paese Diouf non esitò comunque, già nel maggio, a revocare lo stato d'emergenza e ad avviare nel luglio una sorta di consultazione permanente tra il PS, il PSD e le altre forze politiche sui grandi temi del paese (riforma elettorale, disoccupazione, situazione economica). L'iniziativa, penalizzata dal pesante clima di diffidenza esistente tra le parti, non diede al principio concreti risultati. Essa valse comunque a favorire un certo rasserenamento della situazione interna, tanto che, nell'aprile 1991, il PSD accettò di costituire un governo di coalizione con il PS. L'esperienza non resse tuttavia all'antico clima di diffidenza esistente tra le due formazioni e nell'ottobre 1992 la coalizione si sciolse. Le successive elezioni presidenziali del febbraio 1993 confermarono nella carica Diouf, ma con un margine di vantaggio ridotto rispetto al suo principale rivale Wade; allo stesso modo nel maggio successivo la tornata elettorale legislativa segnò un ridimensionamento del PS, pur sempre maggioritario, a vantaggio delle forze di opposizione. Nel corso del 1993 il paese fu attraversato da forti tensioni sociali, che provocarono tutta una serie di scioperi e manifestazioni contro le misure d'austerità decise dal governo.
Sul piano internazionale, mantenuto fermo il tradizionale rapporto preferenziale con la Francia e ribadita la sua collocazione moderata nell'ambito africano, il S. impresse una svolta decisiva ai suoi rapporti con la Gambia procedendo con essa, il 17 dicembre 1981, alla costituzione di un'unione confederale denominata Senegambia la cui presidenza fu assunta dallo stesso Diouf. L'iniziativa, abbandonata nel 1989 e sostituita nel 1991 da un più limitato ''trattato d'amicizia'', rispondeva anche a esigenze di politica interna giacché, assicurando il libero transito attraverso la Gambia, le autorità del S. ottenevano di poter meglio controllare la turbolenta regione meridionale della Casamance ove il Mouvement des forces démocratiques de la Casamance, fortemente radicato tra l'etnia diola, da tempo aveva avviato una contestazione dichiaratamente separatista che nel gennaio 1986 era costata una condanna all'ergastolo al suo leader C. Bassene. All'inizio degli anni Novanta la situazione in questa regione si deteriorò gravemente: si verificarono numerosi scontri armati con centinaia di morti e migliaia di profughi. Nel luglio 1993 fu raggiunto il cessate il fuoco. Nel corso del 1989 difficili divennero i rapporti con lo stato confinante a settentrione, la Mauritania, sfociati nell'aprile in un feroce eccidio ai danni della comunità mauritana residente in S., che provocò una parallela reazione in Mauritania ai danni degli immigrati senegalesi. Le relazioni fra i due paesi vennero interrotte e solo nell'aprile 1992 furono restaurate.
Bibl.: Sh. Gellar, Senegal: An African nation between Islam and the West, Londra 1983; G. Hesseling, Histoire politique du Sénégal, Parigi 1983; E. Makédonsky, Le Sénégal, La Sénégambie, ivi 1987.