seminatore (seminadore)
" Colui che semina ": due volte designa metaforicamente Dio, con riferimento all'infusione della nobiltà da lui operata nelle anime ben disposte: oh ammirabile e benigno seminatore (Cv IV XXI 12); l'altissimo e gloriosissimo seminadore (XXIII 3). Ancora usato metaforicamente, il sostantivo qualifica una categoria di peccatori, i seminator di scandalo e di scisma (If XXVIII 35).
Seminatori di discordia e di scisma. - D. dedica loro la parte finale del c. XXVIII dell'Inferno e li ricorda ancora nel XXIX; sono collocati nella nona bolgia dell'ottavo cerchio e hanno come contrapasso di essere ‛ smozzicati ', vale a dire colpiti dalla spada di un diavolo che taglia parti del loro corpo o li ferisce straziandoli, costringendoli a passare oltre, e nel giro del cerchio guariscono sicché di passaggio in passaggio il loro strazio si rinnova.
A questo proposito va sottolineato che D. distingue con assoluta precisione teorica e con una ben diversa punizione gli eretici dagli scismatici e s. di discordia. Gli eretici infatti sono dei violenti che sforzano i sacri testi per adeguarli alle loro arbitrarie verità, mentre i s. di discordia e di scismi rompono la coerenza organica dell'unità della Chiesa e della pace della vita politica.
È in questo senso interessante notare che sono per D. scismatici allo stesso modo Maometto (v.) con Alì (v.) e fra Dolcino (v.), considerati quindi come violatori dell'unità disciplinare e spirituale della Chiesa piuttosto che eretici. E la cosa è interessante soprattutto per quello che riguarda Dolcino.
Fra i s. di discordia emergono invece Pier da Medicina e Bertram dal Bornio, del quale D. sottolinea lo spaventoso supplizio del distacco della testa dal resto del corpo, così come il trovatore aveva fatto il padre e 'l figlio in sé ribelli (XXVIII 136, con allusione a Enrico II d'Inghilterra e al suo primogenito Enrico).
Senza voler forzare il pensiero di D. e i suoi rapporti con la cultura tomistica, ci sembra di avvertire anche l'influenza della dottrina di s. Tommaso circa il bonum commune, quale fu ripresa ed esposta proprio a Firenze dal domenicano Remigio de' Girolami, del quale ci è appunto tramandato un trattato De Bono communi, assai importante proprio per l'accentuata sottolineatura dell'importanza della concordia e dell'unità nella vita della Chiesa come della società comunale.
Bibl. - Oltre ai commenti del canto XXVIII dell'Inferno, si rinvia a M.C. De Matteis, Il De bono communi di Remigio de' Girolami, in " Annali Facoltà Lettere e Filosofia Università di Lecce " III (1965-1967).