SEMINAGIONE (fr. semis; sp. sementar; ted. Aussaen; ingl. sowing) o anche Semina
È l'atto di affidare la semente (v.) al terreno, ma comprende anche le operazioni che immediatamente precedono e seguono l'atto stesso, per assicurarne il buon esito.
Epoca della seminagione. - Ogni clima ha i suoi tempi adatti per la seminagione. Nelle regioni temperate le seminagioni vengono compiute principalmente in due stagioni: primavera e autunno; nelle regioni fredde solo in primavera, in quelle calde quasi soltanto in autunno; nelle regioni tropicali e subtropicali i tempi delle semine sono in più stretto rapporto con quelli delle piogge.
Il territorio italiano che comprende considerevole estensione della zona temperata, dalla temperata-calda della Sicilia alla temperata-fredda della Valle Padana, presenta, da regione a regione, notevoli spostamenti dei tempi più adatti per le seminagioni. Nelle regioni meridionali le semine vengono eseguite prevalentemente in autunno, anzi in fine d'autunno, mentre nelle regioni settentrionali hanno molta importanza anche le semine primaverili.
Ma il tempo della semina è legato anche alla specie della coltura. Quella del frumento o grano, p. es., è prevalentemente autunnale in tutta Italia; lo stesso si dica per l'avena, la segale, l'orzo. Le leguminose da granella (fava, fagiolo, cece, pisello, lenticchia, ecc.) vengono seminate prevalentemente in primavera nelle regioni settentrionali e prevalentemente d'autunno nelle meridionali. Il granoturco o mais, la saggina, la canapa, la barbabietola, il tabacco, ecc., sono dappertutto a semina primaverile. Le piante legnose (alberi da frutto, olivo, ecc.) sono altresì a semina primaverile.
Condizioni del terreno. - Condizione essenziale per il buon esita della seminagione è la sufficiente sofficità e la conveniente umidità del terreno. Il terreno molto costipato difetta dell'aerazione necessaria alla germinazione; il terreno non sufficientemente umido difetta dell'acqua egualmente necessaria alla germinazione dei semi e al successivo sviluppo delle piantine, ma, d'altra parte, un terreno eccessivamente imbevuto d'acqua e perciò quasi privo d'aria è sfavorevole alla germinazione.
Gli agricoltori dicono "in tempera" il terreno quando, per il giusto grado di umidità e la struttura grumosa, si trova nelle migliori condizioni per essere lavorato e per ricevere la semente. Per evitare il ristagno dell'acqua nei seminati giova un'opportuna sistemazione superficiale del terreno; secondo i luoghi e le consuetudini la superficie del terreno viene ridotta a piano inclinato o "in pari", oppure "baulata", o a doppia ala, oppure a "praci" (porche, aiole, prese) di varia larghezza, da meno di un metro a più metri. La sistemazione ad aiole strette è la meno conveniente, perché rende inutilizzata non piccola parte del terreno.
Per il maggior numero delle colture erbacee agrarie la semina viene eseguita in posto, ossia direttamente sul terreno dove le piante dovranno crescere e fruttificare. Per altre colture, invece, specialmente le orto-frutticole, la seminagione viene fatta in semenzai, ossia su piccole aree di terreno dove le piantine, assai fitte, crescono per breve tempo; poi vengono estirpate e trapiantate a conveniente distanza negli appezzamenti o campi per il loro ulteriore sviluppo e la fruttificazione, ossia fino al termine della coltura.
Fra le piante agrarie erbacee vengono ordinariamente seminate in posto il frumento, il mais e quasi tutte le altre cereali, come pure le piante da prato, la barbabietola e altre a radice carnosa, la canapa, il lino, il colza, il ricino, la fava, il fagiolo e altre leguminose da granella, ecc. Vengono invece seminate in semenzaio il tabacco, i cavoli, il peperone, il sedano, frequentemente l'aglio, la cipolla, il pomodoro, il riso, ecc.
Le piante da frutto che si riproducono per seme (pero, melo, susino, ciliegio, pesco, mandorlo, albicocco, olivo, ecc.) ordinariamente vengono seminate in semenzaio, poi trapiantate in vivaio, dove subiscono l'innesto e crescono quanto necessario; infine di nuovo trapiantate a dimora stabile. Talora si fa eccezione per il pesco e il mandorlo che possono anche venire seminati direttamente a dimora.
Semina in posto. - La semina in posto delle piante erbacee richiede opportuna preparazione del terreno mediante lavorazioni e concimazioni appropriate, eseguite in vario modo e con mezzi diversi secondo la precedente destinazione avuta dal terreno. Occorre inoltre una conveniente sistemazione del terreno stesso, che garantisca il seminato contro possibili erosioni per violente piogge e altresì contro il ristagno dell'umidità durante le epoche più piovose.
La distribuzione della semente può venire eseguita a mano o per mezzo di macchine seminatrici.
Nella semina a mano, quando la si eseguisca col caratteristico gesto del seminatore, cioè a spaglio o alla volata, la più o meno regolare distribuzione del seme dipende dall'abilità del seminatore e dalla regolarità della superficie del suolo. La semina a spaglio però è stata in gran parte abbandonata per le colture più importanti, nelle quali è utile la disposizione lineare delle piantine, come, per es., per il frumento, disposizione che facilita e rende più efficaci le sarchiature. Alla semina a spaglio deve fare immediatamente seguito la copertura del seme, eseguita nella piccola coltura mediante attrezzi a mano (zappe, rastrelli, ecc.) e nella grande coltura con attrezzi a trazione (erpici, estirpatori, aratri speciali). Nei terreni sabbiosi la semina a spaglio del frumento può essere compiuta in due tempi, spargendo cioè prima una metà della semente che viene ricoperta con leggiera aratura, poi l'altra metà della semente ricoprendola con erpicatura.
In casi speciali la seminagione a mano viene eseguita, anziché a spaglio, in righe o a fossette. Così la semente di granturco viene generalmente distribuita a mano nei solchi fatti con l'aratro; lo stesso si dica per la saggina. La fava e altre leguminose da granella vengono pure seminate come si è ora detto, oppure a fossette o buchette ponendo alcuni semi in gruppo in ciascuna buchetta; così pure talora il pomodoro, la barbabietola e altre piante. In alcune località il mais viene seminato in fori fatti con cavicchio di legno entro solchi all'uopo tracciati. In qualche limitata zona dell'Italia centrale e meridionale viene eseguita la semina del frumento distribuendo la semente a mano in solchetti fatti con l'aratro o con apposito assolcatore atto a tracciare 3-5 solchetti contemporaneamente. Il grano così seminato nasce a strisce. Un uso singolare, tuttora praticato in qualche località della Campania dove il terreno è fittamente alberato, è quello di seminare il frumento tracciando un solchetto col piede, mentre con l'altro piede viene ricoperto il seme già deposto in altro solchetto precedentemente tracciato.
Bisogna però ritenere che, quando si parla di semina a mano, generalmente s'intende quella a spaglio.
Semina a macchina. - Col progredire dell'agricoltura e con la diffusione dell'uso di macchine agricole perfezionate, alla semina a mano viene sostituita la semina a macchina. Esistono macchine atte ad effettuare la semina a spaglio, ma esse sono poco note e pochissimo usate. Le macchine seminatrici generalmente usate distribuiscono il seme a righe e nello stesso tempo lo ricoprono. L'impiego delle seminatrici oltre al principale vantaggio di distribuire a righe la semente, ne presenta altri non trascurabili, cioè: uniformità nella distribuzione e nella copertura del seme (il che permette un risparmio del 10 al 20% di semente), lavoro più sollecito che nella semina a mano, epperò maggiore possibilità di eseguirlo nelle condizioni più propizie. Esistono macchine seminatrici piccolissime, a una sola riga, poco usate e quasi esclusivamente nelle piccole coltivazioni sperimentali. Ne esistono di più grandicelle, a 3-4-5-6 linee, larghe circa un metro, adatte specialmente per la collina dove il terreno è alquanto inclinato o accidentato. Ma le seminatrici ordinarie sono a 7-9-11-13 linee ed hanno una larghezza di circa due metri; esse richiedono terreni pianeggianti. Attualmente si fabbricano anche in Italia ottime seminatrici.
Fra i varî tipi di seminatrici, le più usate sono quelle cosiddette a distribuzione forzata nelle quali la semente, collocata entro apposita tramoggia, viene distribuita mediante cilindri scanalati registrabili per regolare a volontà la quantità di semente. Questa scende a terra mediante appositi tubi adduttori e penetra in solchetti aperti da speciali coltrini o da dischi girevoli; subito dopo i solchetti si richiudono in parte o totalmente e così il seme rimane coperto; entro certi limiti se ne può regolare la profondità. A perfezionare la seminagione vengono talora trainati dalla macchina stessa, dietro a ciascun coltrino, una forcella coprisemi, o alcuni anelli di ferro per uguagliare il terreno, oppure una rotella a largo cerchio atta a comprimere un po' il terreno sulla semente con gli effetti di una moderata rullatura.
La profondità a cui deve essere interrata la semente varia anzitutto secondo la grossezza dei semi; più grossi sono i semi e maggiore sarà la copertura; così per l'erba medica basteranno pochi millimetri, per il frumento occorreranno da 1 a 3 centimetri di copertura, per il mais da 3 a 5, per la fava da 5 a 8. Ma bisogna regolarsi anche secondo la qualità del terreno; nei terreni sabbiosi la semente va interrata pressoché il doppio che nei terreni molto argillosi. Non mancano casi di semine senza interramento; così la semente del riso viene ricoperta semplicemente da un velo di limo depositato dall'acqua; il lupino può regolarmente germinare anche se semplicemente deposto sulla superficie del terreno umido. La distanza fra le righe o linee varia secondo la specie di semente; per l'erba medica e il trifoglio (quando vengono seminati a macchina) le righe saranno distanziate soltanto 8-10 centimetri, per il frumento circa 22, per il granturco circa 70, per il ricino circa un metro. E per ciascuna specie la distanza stessa varia anche secondo le razze e secondo la fertilità del terreno; così per il frumento di razza precoce (Mentana, Damiano Chiesa, Villa Glori) vengono distanziate soltanto 18-20 centimetri, mentre per le razze tardive, che raggiungono maggiore sviluppo, occorre una distanza maggiore, cioè 22-25 centimetri.
Normalmente la semina viene eseguita a file equidistanti o semplici; ma talora viene adottata invece la semina a file binate, ossia con distanze alternativamente minori e maggiori; p. es., trattandosi del frumento, cm. 8 e 36; più raramente si fa la semina a file ternate (es., cm. 8-8-44), oppure a strisce alternate con larghi intervalli. L'esperienza ha dimostrato che la semina a righe o file equidistanti è generalmente preferibile.
Una pianta agraria la cui seminagione viene praticata in condizioni speciali, è il riso. Di regola la semente del riso, chiamata risone (riso vestito), previamente inumidita, viene sparsa a spaglio sullo specchio d'acqua che ricopre la risaia per circa 20 centimetri d'altezza, avendo cura di intorbidare l'acqua pochi momenti prima mediante apposito attrezzo. Anche per il riso, però, da qualche tempo si va applicando la semina a righe eseguita con apposite seminatrici su pattini, che funzionano a risaia inondata.
Quantità di semente. - La quantità di semente, da impiegare per ettaro, varia moltissimo secondo la specie delle piante, lo scopo della coltura, la fertilità del terreno. Quanto più piccolo è il seme e quanto più grande lo sviluppo raggiungibile dalla pianta che ne deriva, tanto minore è la quantità, in peso o in volume, del seme occorrente.
La pianta agraria che ha il seme più piccolo è il tabacco (un seme di tabacco Kentucky pesa poco più di mezzo decimilligrammo); dieci grammi di tale semente bastano per un ettaro di coltura. Il seme di trifoglio ladino pesa dieci volte quello di tabacco, ma è anch'esso piccolissimo; per formare un ettaro di prato di ladino bastano kg. 3-5 di semente. Un seme di erba medica pesa circa due milligrammi: occorrono circa kg. 40 di seme di medica per formare un ettaro di medicaio. Una cariosside o chicco di frumento pesa, secondo le razze, da 3 a 6 centigrammi; occorrono da 100 a 200 kg. di semente per ettaro. Una cariosside di mais pesa, secondo le razze, da 14 a 45 centigrammi; occorrono da 25 a 40 kg. di semente per ettaro. Un seme di fagiolo pesa circa mezzo grammo; occorrono circa kg. 45 di seme per ettaro. Un seme di fava a seme grosso pesa circa un grammo e mezzo; occorrono circa kg. 50 di semente per ettaro.
Ciò nella coltura ordinaria; ma quando alcune delle piante suddette vengono coltivate per scopi speciali, p. es. il mais per foraggio verde, allora la semina deve essere molto più fitta e occorrono all'incirca kg. 100-120 di semente per ettaro. Lo stesso si può dire della fava, varietà a seme piccolo o favino.
La quantità di semente da impiegare dipende anche dalla fertilità del terreno. È ovvio che nei terreni più fertili le piante assumano un maggiore sviluppo rispetto a quello delle piante costrette a vegetare in terreni meno fertili; perciò nel primo caso occorre una quantità minore di semente. Questa norma però subisce qualche eccezione nei climi sub-aridi dove, nei terreni più poveri (che sono anche i più soggetti alla siccità), conviene seminare rado allo scopo di non esaurire troppo presto la riserva idrica del suolo.
Somministrazione di fertilizzanti all'atto della seminagione. - Tanto il letame o concime di stalla e altri concimi organici, quanto i concimi chimici, per tutta o parte della dose assegnata alla coltura, possono venire somministrati al tempo della seminagione, o prima di distribuire la semente, o mescolati con la semente stessa, oppure subito dopo lo spargimento della semente. In ogni caso è consigliabile evitare il contatto diretto dei semi con il concime, specialmente in caso di concimazioni copiose. Il che si ottiene interponendo, con opportuna manovra, un sottile strato di terra tra fertilizzante e semente. Così viene evitato il danno che in certi casi il fertilizzante può cagionare al seme in germinazione o alla giovane piantina. Tale avvertenza ha speciale importanza quando venga praticata la concimazione localizzata, frequentemente più efficace della concimazione dispersa in tutto il volume dello strato arabile.
Seminagione in semenzaio. - Si pratica comunemente per molte piante ortensi e da giardino, specialmente se a semi piccoli che richiedano terreno molto bene preparato e cure diligentissime durante la germinazione e il primo sviluppo delle piantine. Il semenzaio viene preparato in aiole di terreno possibilmente sabbioso o di media consistenza, ben concimato e adacquabile. Nelle regioni più o meno fredde può occorrere il riparo di cassoni di muratura o di legno copribili con stuoie o con vetrate. Talora nei cassoni viene formato il cosiddetto letto caldo, ossia uno strato di letame fresco possibilmente di cavallo, ben compresso e alto circa cm. 40, sul quale si pone buon terriccio o terra sabbiosa arricchita con fertilizzanti, per un'altezza di almeno 20 centimetri. La semente viene sparsa con la massima uniformità e poi ricoperta leggermente con terriccio o sabbia. Occorrono poi innaffiature frequenti e moderate, scerbature, eventuale diradamento delle piantine che si lasciano crescere nel semenzaio fino a quando siano atte al trapianto. Fra le piante agrarie il tabacco viene sempre seminato in semenzaio formato su letto caldo nelle regioni settentrionali e centrali d'Italia, in piena terra invece nelle regioni meridionali. Si sparge circa mezzo grammo di seme per ogni metro quadrato di semenzaio. Da qualche decennio si va diffondendo, nelle zone risicole italiane, l'antichissima pratica orientale della seminagione del risone in semenzai e successivo trapianto negli ordinarî campi di coltura. La semina del riso in semenzaio viene eseguita sempre a spaglio e fittissima (quintali 4-6 per ha.).
Occorre una superficie di circa mq. 800 di semenzaio per produrre le piantine necessarie per piantare un ettaro di risaia ordinaria. Il trapianto viene eseguito in giugno.
Per gli alberi da frutto ordinariamente riprodotti per seme vengono pure formati semenzai, di regola in piena terra. In casi speciali la seminagione viene fatta precedere dalla "stratificazione in sabbia" allo scopo di anticipare la germinazione. Così i semi di pero e di melo, i noccioli di pesco, susino, mandorlo, albicocco, posti in febbraio a strati con sabbia entro vasi di terracotta o cassette di legno, e tenuti in locale non freddo, dopo circa un mese cominciano a sviluppare la radichetta; allora possono venire distribuiti in semenzaio dove la nascita delle piantine sarà prontissima e di conseguenza ne sarà anticipato l'accrescimento.
Esistono semi di assai lenta germinafione, come quelli del ciliegio, dell'olivo, del biancospino, ecc., perché rinchiusi in nocciolo (endocarpo) di forte spessore e durezza, difficilmente permeabile all'umidità. Detti semi, posti a germinare col nocciolo integro, in massima parte nascono soltanto dopo un anno dalla seminagione. Mediante speciali trattamenti, come l'incrinatura dell'involucro osseo, la raspatura, la spuntatura, trattamenti con sostanze corrosive diverse, si può ottenere che una certa percentuale dei semi stessi nasca nell'anno medesimo della semina. Però, considerato il costo e la difficoltà dei suddetti trattamenti il cui esito è sempre incompleto, generalmente, in pratica, non ne conviene l'applicazione. Del resto, quando il vivaio sia iniziato, l'inconveniente della ritardata nascita non è grave; basta destinare a vivaio un'aiola in più.