SEMELE (Σεμέλη)
Si tratta apparentemente di un'antica divinità ctonia inserita ad un certo momento nel contesto del mito tebano di Dioniso e della sua nascita miracolosa "senza madre". Della storia gli elementi più antichi sembrano essere il talamo, che esisteva ancora in età storica sull'acropoli di Tebe e il tumulo fiammeggiante ricordato da Euripide che, come la tomba di Dioniso a Delfi, sembra indicare una rinascita annuale. Nella sua veste mitica più recente S. è figlia di Caditio, mortale e quindi colpevole di presunzione, se non di hỳbris, per aver voluto conoscere Zeus non solo nelle nebbie dei furtivi incontri d'amore, ma in tutto lo splendore della sua gloria rivelata. Di conseguenza l'eroina muore incenerita lasciando alle cure del padre l'ancora non nato Dioniso: mentre la sua elevazione al rango di divinità avviene, secondo le varie tradizioni, o per effetto della morte per folgorazione o, più tardi, in virtù dell'affetto filiale di Dioniso vincitore
Una statua di S. è ricordata nel santuario di Dioniso Lỳsiòs a Tebe. Mentre nel Trono di Amyklai la sua presenza è ricordata a fianco del figlio Dioniso e della sorella Ino, quest'ultima tra le prime e più convinte seguaci del culto orgiastico del dio. Nella tradizione ellenistica doveva invece prevalere il motivo romantico dell'apoteosi e della pietas familiare come rappresentata nel pìnakes del tempio di Apollonìs a Cizico (Anth Pal, iii, 1)
Forse la piu antica figurazione giunta sino a noi, quella sulla coppa di Kallis nel museo di Napoli (v. kallis, pittore di), ci presenta S. a mezzo busto, di fronte a Dioniso mentre sul lato opposto appaiono altre menadi Kallis e Sime apparentemente senza indizî particolari di maggior o minore dignità. Si avrebbe quindi una S. introdotta nel coro delle menadi, come è forse da intendere nella figurazione del Trono di Amyklai (Paus., iii, 19, 3). Tra le numerose figurazioni di Dioniso sul carro una sola volta su una tarda anfora a figure nere (Berlino n. 1904) alla figura femminile accanto al dio è apposto il nome di S. mentre nel corteggio di divinità per le nozze di Peleo nella hydrìa fiorentina del Pittore di Lysippides la compagna di Dioniso è detta Thione, altra madre del dio o forse altro nome di Semele Queste indicazioni del resto sono sufficienti a far intendere come la compagna abituale di Dioniso non sia necessariamente e sempre Ariadne. Tenerissimi rapporti tra Dioniso e la madre sono del resto chiaramente illustrati da una figurazione ricorrente in specchi etruschi e coppe etrusche tarde in cui l'adolescente Fufluns (v.) ci appare abbandonato e quasi riverso sul petto della madre in uno schema noto e toccato di ben altro pàthòs nel fregio fidiaco dei Niobidi dell'Ermitage.
Vengono tradizionalmente riferite a S. quelle figurazioni di inseguimenti d'amore per parte di Zeus in cui l'accento sembra posto sulla folgore del dio, a volte brandita come a minaccia. Si veda ad esempio l'hydrìa di Palermo, Arch Zeit., 1870, tav 31. La concezione tragica della morte e dell'apoteosi dell'eroina quale doveva esser presentata dal teatro attico trova la prima espressione in un vaso assegnato appunto a un Pittore di Semele nel museo di Berkeley (California) In esso appare al centro la patetica figura reclinante di S. abbandonata e con gli occhi chiusi, morente, mentre la folgore di Zeus le sovrasta sul capo e il messaggero Hermes si affretta a trarre in salvo l'infante Dioniso Lo schema con maggiori effetti di patetica nudita si ritrova in una serie di sarcofagi romani e viene fatto risalire a un dipinto di eta ellenistica. A una figurazione del genere può del resto alludere la menzione di un thàlamos di S. nella pompè di Tolomeo Filadelfo (Athen., 531, 200, 5)
Bibl.: J. Overbeck, Kunstmythologie, I, Lipsia 1871, p. 416 ss.; Jessen, in Roscher, IV, 1909"15, c. 662, s. v.; Kreune, in Pauly-Wissowa, II A, 1923, c. 1341, s. v.; H. W. Smith, C. V. A., Univ. of California, tav. 47.