SEMELE (Σεμέλη, Semĕle)
Divinità degli antichi Greci, probabilmente d' origine tracia e di natura ctonica. Degli antichi, Apollodoro ne spiegava il nome διὰ τὸ ἐν αὐτᾖ πάντα καταϑεμελιοῦσϑαι ("per avere ogni cosa in essa il suo fondamento"), identificandola, quindi, nella sua ipostasi originaria, con la terra stessa. La probabile etimologia del nome S. sembra quella proposta dal Hehn e dal Kretschmer, la quale ricongiunge il nome di S. alla radice indoeuropea ghen (cfr. gr. χαμαί) corrispondente al tracio-frigio σεμ: quindi S. sarebbe, in origine, la divinità tracia della terra.
Dalla Tracia, questa divinità ctonica passò in Grecia, venendo quivi in stretto rapporto col culto di Dioniso; fu localizzata sull'acropoli di Tebe, dove si mostrava il suo talamo nel presunto palazzo di Cadmo (Pausan., IX, 12, 3), in un sacro recesso, inaccessibile ai profani. Un secondo santuario della dea si trovava, sempre in Tebe, nella città bassa, presso il teatro di Dioniso Lisio, altri ancora se ne indicavano in varie località della Beozia. Una certa diffusione del culto di S. si ebbe poi in parecchie località in conseguenza della sua identificazione con Core, e della sua connessione con i riti che celebravano la nascita di Dioniso.
La saga della dea rimase per lo più aderente ai luoghi e ai particolari del suo culto. Fu detta figlia dell'eroe eponimo della rocca tebana, Cadmo, e di Armonia; fu amata da Zeus e perì secondo la versione comune del mito per avere osato chiedere e ottenuto di vedere Zeus faccia a faccia (forse invece in origine incenerita col fulmine da Zeus sdegnato dei suoi colpevoli amori con Atteone). Ma restò salvo il frutto della sua unione col padre degli dei, Dioniso.
La ricca materia mitica che si andò raccogliendo intorno alla figura di S., fu esposta, in età alessandrina, da Callimaco; più tardi da Ovidio (Metam., III, 256 segg.); infine da Nonno (Dionys., VII-IX).
Nell'arte figurata si trova rappresentata soltanto in alcune pitture di vasi a figure rosse, per lo più in compagnia di Zeus o nella scena della nascita di Dioniso. Un'iscrizione latina della regione di Colonia (Corp. Inscr. Lat., XIII, 8244; Dessau, 3384) sembra testimoniare un culto comune di Dioniso e di Semele nella Colonia Agrippinensium.
Bibl.: O. Jessen, in Roscher, Lexikon der griech. und röm. Mythologie, IV col. 662 segg.; Keune, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II A, col. 1341 segg.; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 245; Preller-Jordan, Römische Mythologie, 3ª ed., I, Berlino, p. 324; II, p. 366; P. Kretschmer, S. und Dionysos, in Aus der Anomia, Berlino 1890, p. 17 segg.; U. v. Wilamowitz, Der Glaube der Hellenen, I, Berlino 1931, p. 407 seg.; W. F. Otto, Dionysos, Francoforte 1933, p. 62 segg. (qui una vivace critica dell'ipotesi avanzata dal Kretschmer).