SELVATICO, Ercole,
detto Lino. – Nacque a Padova il 20 luglio 1872, da Riccardo Selvatico, commediografo, poeta e sindaco di Venezia (1890-95), e da Anna Maria Carlotta Charmet, detta Nina, e fu fratello maggiore di Luigi (v. la voce in questo Dizionario), anch’egli pittore.
Dopo aver seguito le orme paterne negli studi giuridici, condotti nell’Ateneo padovano, si formò come pittore alla bottega veneziana di Cesare Laurenti, specializzandosi nel ritratto e divenendo ben presto il punto di riferimento dell’aristocrazia lagunare e non solo. L’esordio artistico avvenne alla terza Biennale di Venezia del 1899 con un ritratto di Giovanni Bordiga (oggi nel Museo della Fondazione Querini Stampalia), suo zio e personalità influente del mondo cittadino. Dopo tale esordio decise di prendere uno studio non lontano dall’Accademia di belle arti, lasciando l’ospitalità offertagli da un altro importante zio, lo scultore Urbano Nono (Serafini, 2004).
Con l’inizio del nuovo secolo molte furono le occasioni di esposizione, la principale delle quali nel 1900, quando venne invitato alla quarta Triennale di Brera con tre opere: il Ritratto di Giuseppe Volpi, Mia madre e Autoritratto; quest’ultimo fu acquistato dalla Casa reale di Savoia (oggi è nelle collezioni del Quirinale). È interessante notare come Selvatico usasse suggellare rapporti di amicizia attraverso dei ritratti: è il caso dell’effigie del giovane Giuseppe Volpi – con il quale avrebbe mantenuto legami per lungo tempo – e del ritratto all’avvocato Cesare Sarfatti (poi marito di Margherita Grassini). Cominciarono così i successi e i riconoscimenti, tanto che alla Biennale del 1901 Una cuffietta bianca venne acquisita dal ministero della Pubblica Istruzione per la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma (Piantoni, 1969, p. 126). Nel 1903 Selvatico partì per il Montenegro per ritrarre il principe ereditario Danilo II (fratello di Elena regina d’Italia); tuttavia l’importante incarico, sicuramente sostenuto dall’amico Volpi, che all’epoca intratteneva affari con il Paese balcanico, terminò con un nulla di fatto per incomprensioni con il committente (Sartor, in Lino Selvatico, 2016, pp. 124-126).
Selvatico cercò di rinnovare il genere del ritratto ‘elegante’ guardando agli esempi internazionali di John Lavery, John S. Sargent e Giovanni Boldini. Ad esempio, il Ritratto della contessa Anna Morosini (Ca’ Pesaro, Galleria internazionale d’arte moderna), suo capolavoro di questi anni, presentato alla Biennale di Venezia del 1909, fu probabilmente ispirato da quello analogo di Boldini, il Ritratto della marchesa Casati con levriero, del 1908. Molte furono le occasioni di esposizioni fuori di Venezia e anche fuori dall’Italia: Monaco, Düsseldorf (1904, 1905), Milano, Roma (1907-08), Dresda (1912) (Sartor, 2004, pp. 327, 331). Nel 1912 la Biennale gli dedicò un’intera sala con trenta dipinti. Non sempre apprezzato dalla critica, Selvatico decise di presentarsi da solo nel catalogo della mostra, aggiungendo queste parole: «Il mio maggior sforzo è, senza dubbio, in questa sala. Se non riuscirò a farmi intendere dal pubblico mi dorrò con me che non avrò saputo comunicare i sentimenti mai volgari che le cose predilette mi hanno suggerito in un anno di lavoro» (Xª Esposizione..., 1912, pp. 73-75). In quest’occasione un’opera di grande sensualità, Figura femminile, poi intitolata Nudino, fu acquisita dalla Galleria d’arte moderna di Udine (Reale, 2010, pp. 310 s.).
Alla vita veneziana Selvatico alternò soggiorni presso la villa di famiglia a Biancade di Roncade, nel Trevigiano: in uno di questi periodi, nel novembre del 1912, fu chiamato a Treviso come giurato all’Esposizione d’arte umoristica assieme a Guglielmo Ciardi e Alberto Martini (Cappellazzo, 2012-13, p. 47). Nel 1914 fu a Parigi con la fidanzata Francesca Sperti, che sposò proprio durante la vacanza francese. Un grande ritratto a figura intera di donna elegante e misteriosa intitolato La signorina X, che riporta l’iscrizione «1914 Paris» (Museo d’arte..., 1994, p. 200), potrebbe essere un omaggio alla moglie. L’opera, oggi conservata nel Museo d’arte italiana di Lima, ricorda, nella posa, il Ritratto di Lyda Borelli di Arturo Noci: uno dei dipinti più apprezzati proprio della Biennale del 1914 (XIª Esposizione..., 1914, p. 35).
Come si evince dai materiali d’archivio pubblicati dalla famiglia in recenti cataloghi di mostre (Venezia 2016 e Padova 2017), Selvatico realizzò per ogni soggetto molti studi a disegno per capire le posizioni delle figure; inoltre spesso si avvaleva della fotografia, che gli consentiva di lavorare per lungo tempo in atelier senza l’ausilio della modella. La moglie fu sovente usata come modella per innumerevoli composizioni, e medesima sorte toccò al suo unico figlio Riccardo Francesco, nato il 22 ottobre 1914 (Sartor, in Lino Selvatico, 2016, pp. 142 s.).
Selvatico abitò frequentemente a Milano, dove acquistò uno studio in corso Porta Nuova; nel 1917 partecipò con cinque dipinti all’Esposizione delle Tre Venezie organizzata nel capoluogo lombardo dalla galleria Pesaro, che allestì, l’anno seguente, una sua mostra individuale in accoppiata con il pittore Vettore Zanetti Zilla; la presentazione di Selvatico in catalogo fu di Renato Simoni (ibid., p. 147). Durante il primo conflitto mondiale, visto che la villa di Biancade era stata requisita dall’esercito, la famiglia Selvatico riparò a Rapallo, e il fratello Luigi andò a Torino, mentre Lino passò lungo tempo nell’altra villa di famiglia a Mira, ma nel 1918 anche lui raggiunse la famiglia in Liguria.
La postazione milanese gli consentì negli anni di crearsi una cerchia di amici influenti tra i giornalisti, i politici e l’aristocrazia internazionale. Uno degli incontri più importanti fatto tra Venezia e Milano fu quello con il politico spagnolo conte di Romanones, che gli procurò la commissione della vita: il ritratto del giovane re di Spagna Alfonso XIII di Borbone. Lino e la moglie Francesca partirono per la Spagna nell’autunno del 1922, arrivando a Madrid ai primi di novembre. Il re fu entusiasta del ritratto, di cui oggi si conserva solo una foto nell’archivio familiare: il quadro, infatti, risulta disperso dopo gli eventi della guerra civile spagnola (ibid., pp. 146-150). La scelta di Selvatico per il ritratto ufficiale del re spagnolo potrebbe inserirsi nel filone neo-goyesco portato avanti, per esempio, dal celebre pittore Ignacio Zuloaga, che realizzò ritratti dai toni scuri, sulla scia della «maniera nera» di Goya. Oltre a questa importante parentesi spagnola e all’influenza di Zuloaga, la critica vide sempre nei ritratti di Selvatico un riferimento preciso alla pittura inglese di fine Settecento, citando i nomi di Thomas Gainsborough, Joshua Reynolds e George Romney (Molmenti, 1910, p. 253). Lo studio di questi artisti del passato fu certamente approfondito da parte di Lino, ed è confermato dalle molte cartoline e immagini presenti nell’archivio privato dell’artista (Sartor, in Lino Selvatico, 2016, p. 133).
Oltre a essere pittore, Selvatico fu un abile disegnatore e incisore, e i suoi modelli in questo campo furono sicuramente i francesi Edgar Chahine e Paul Helleu (Perocco, 1970).
Il successo di pubblico e di vendite segnò il perdurare di un certo gusto collezionistico: sue opere furono acquistate per le più grandi raccolte d’arte pubbliche e private. Tra i dipinti non ancora citati si trovano nei musei italiani, alla Galleria internazionale d’arte moderna di Venezia: il Ritratto di Irma Gramatica (1901-03), Cappuccetto grigio (1903), La vestaglia bianca (1912), Mamma e bambino (1922); a Treviso al Museo Bailo il Ritratto di Teresa Lorenzon (1923); a Piacenza alla galleria Ricci-Oddi il Ritratto di Irma Gramatica (1911); a Milano alla Galleria d’arte moderna il Ritratto della signora Antonietta Treves Pesenti (1921); ai Musei di Genova (Raccolte Frugone) il Ritratto di signora (1894), Nina e Ninetto: ritratto femminile con cane (1906), Signora con bambino (1923), La lettera (1923) e Piazza a Venezia (1924). Nelle collezioni del Quirinale a Roma, oltre all’Autoritratto giovanile già citato, è presente Madre e bambino del 1907, e a Palermo, alla Galleria d’arte moderna, il Ritratto della signora A.C., del 1912.
Selvatico morì all’ospedale di Treviso il 25 luglio 1924 a seguito di un incidente stradale mentre guidava la sua motocicletta.
Nel 1926 la Biennale gli dedicò una grande mostra retrospettiva composta di 45 opere, ordinata dal fratello Luigi con gli amici Luigi Marangoni e Ferruccio Scattola (Catalogo della XVª Esposizione..., 1926, pp. 131-133).
L’archivio della famiglia Selvatico si trova diviso tra la biblioteca del Museo Correr a Venezia (Archivio privato..., 1995) e gli Archivi contemporanei di storia politica della Fondazione Cassamarca a Ca’ Tron di Roncade. Inoltre un nucleo di carte e libri è ancora conservato presso gli eredi a Venezia.
Fonti e Bibl.: P. Molmenti, Artisti contemporanei: Luigi e Lino Selvatico, in Emporium, XXXI (1910), 184, pp. 243-266; Xª Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia, Venezia 1912, pp. 73-75; XIª Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia, Venezia 1914, p. 35; Catalogo della XVª Esposizione internazionale d’arte della città di Venezia, Venezia 1926, pp. 131-133; A.M. Comanducci, I pittori italiani dell’Ottocento, II, Milano 1934, pp. 298 s.; La Galleria d’arte moderna di Milano. I dipinti, I, Milano 1935, p. 478; G. Piantoni, L. S., in G. De Marchis, Pittura e scultura del XX secolo nelle collezioni della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, Roma 1969, pp. 92, 126; G. Perocco, Retrospettiva di L. S. Grafica slovena (catal., Portogruaro), [Venezia] 1970; Catalogo della Pinacoteca della Fondazione scientifica Querini Stampalia, a cura di M.T. Dazzi - E. Merkel, Vicenza 1979, p. 123; Museo d’arte italiana di Lima, a cura di M. Quesada, Venezia 1994, p. 200; Archivio privato Selvatico. Inventario, a cura di M.G. Siet Casagrande, Venezia 1995; La quadreria e le sculture. Opere dell’Ottocento e del Novecento, a cura di A.M. Damigella - B. Mantura - M. Quesada, II, Milano 1995, p. 430; M. Piccolo, L. S., in La pittura nel Veneto. L’Ottocento, a cura di G. Pavanello, II, Milano 2003, p. 821; I. Reale, L. S., in Ottocento veneto. Il trionfo del colore (catal.), a cura di G. Pavanello - N. Stringa, Treviso 2004, pp. 417 s.; I. Sartor, I Selvatico: genealogie e biografie di una famiglia tra Venezia e Treviso, in Venezia nell’età di Riccardo Selvatico, a cura di T. Agostini, Venezia 2004, pp. 287-348; P. Serafini, Rapporti artistici e familiari tra le famiglie Nono e Selvatico, ibid., pp. 217-245; Raccolte Frugone. Catalogo generale delle opere, a cura di M.F. Giubilei, Cinisello Balsamo 2004, pp. 262-267; M. Lafranconi, L. S., in Galleria nazionale d’arte moderna. Le collezioni. Il XIX secolo, a cura di E. Di Majo - M. Lafranconi, Milano 2006, p. 328; La collezione Lorenzon donata ai Musei civici di Treviso (catal.), a cura di A. Bellieni - E. Lippi, Treviso 2007, pp. 112 s.; Galleria d’arte moderna di Palermo. Catalogo delle opere, a cura di F. Mazzocca - G. Barbera - A. Purpura, Cinisello Balsamo 2007, pp. 320 s.; E. Prete, L. S., in La pittura nel Veneto. Il Novecento. Dizionario degli artisti, a cura di N. Stringa, Milano 2009, pp. 418 s.; I. Reale, L. S., in Il pittore e la modella, da Canova a Picasso (catal.), a cura di N. Stringa, Treviso 2010, pp. 310 s.; S. Cappellazzo, Esposizioni d’arte umoristica e di caricatura tra fine Ottocento e primo Novecento in Italia, tesi di laurea specialistica, Venezia, Università Ca’ Foscari, a.a. 2012-13, p. 47; L. S. Una seconda Belle Époque (catal., Venezia), a cura di Cristiano Sant, Milano 2016 (in partic. I. Sartor, L. S., profilo storico-documentario dell’artista e delle opere, ibid., pp. 115-159); L. S., mondanità e passione quotidiana (catal., Padova), a cura di D. Banzato et al., Rubano 2017.