SELLA (fr. selle; sp. silla; ted. Sattel; ingl. saddle)
Arnese che viene assicurato al dorso del cavallo e che facilita al cavaliere il cavalcare, permettendogli di rimanere lungo tempo a cavallo con poca fatica e di usare le armi con maggior agio; il nome deriva dal lat. sella (da sedeo).
Storia. - La sella equestre fu introdotta presso i popoli occidentali relativamente tardi. Il suo uso più antico va ricercato nei paesi orientali, e in particolare presso gli Sciti: è rappresentata infatti in alcuni vasi d'argento ritrovati nella Russia meridionale. Presso i popoli italici, in origine, i cavalieri montavano a nudo; poi si cominciò ad adottare una specie di copertura, più o meno imbottita, l'ephippium, che i più ligi alla vecchia tradizione considerarono a lungo quale comodità non consona alla fierezza di un uomo di guerra. La bassa copertura divenne col tempo un comodo cuscino; fu soltanto durante l'Impero che si giunse ad adottare la sella equestre quale l'intendiamo noi. Nei rilievi del mausoleo dei Giulî a Saint-Rémy (fine del sec. I a. C.), si vede, fra l'altro, presso il cadavere di un Gallo steso al suolo, un cavallo abbattuto, con sella ad arcioni vuota. In quelli della Colonna Antonina sono rappresentati due cavalli bardati in mezzo a un gruppo di barbari. Ciò dimostra che la sella fu in uso, anche nell'età classica, prevalentemente presso nazioni barbariche di differenti razze, ed anche senza rapporti fra di loro. Una conferma si ha nei numerosi rilievi di età imperiale rappresentanti cavalieri in servizio nei corpi ausiliari e in particolare nei rilievi degli equites singulares, nei quali sono spesso rappresentati cavalli con selle, talvolta ornate da strisce a foggia di frange. Nell'editto sui prezzi di Diocleziano (Corp. Inscr. Lat., III, p. 801 segg.) la voce sella, come designante la sella da cavallo, non si trova ancora: la sella in uso nell'esercito vi è detta scordiscus. Fu all'età di Costantino che la parola cominciò ad essere introdotta nell'uso.
La sella diviene a quel tempo più pesante e spessa, dandosi maggiore elevazione e consistenza ai due arcioni, in modo da offrire al cavaliere un appoggio sicuro. Le selle più comuni erano formate da una carcassa rigida di legno o di cuoio, con imbottitura di crine o di lana, sulla quale era cucita la fodera. Nella decadenza dell'Impero anche le selle divennero, per i doviziosi, oggetti di lusso, sovraccarichi di ornamenti. Vennero di moda anche le selle per donna, già in uso presso gli orientali. Una costituzione di Teodosio dell'anno 385 regolò il peso delle selle vietando l'impiego di quelle troppo pesanti nell'equipaggiamento dei cavalli addetti al servizio delle poste di stato: il peso non doveva eccedere le 60 libbre, comprese le briglie. Il basto delle bestie da soma era il sagma, con l'armatura in legno, con gli appoggi anteriore e posteriore molto elevati, e talora coperti di stoffa, destinati a contenere i sacchi o i pacchi. Se ne hanno esempî nelle pitture di Ercolano, e nei rilievi della Colonna Traiana.
Nella Scandinavia la sella sembra rimonti a un periodo forse antecedente al sec. VI, come può dedursi dai frammenti dell'arcione anteriore (pomi) e da staffe di bronzo conservati nel museo di Copenaghen.
Il Codice aureo di San Gallo del sec. VIII e IX rappresenta già i cavalieri tedeschi con selle e staffe; e contemporaneamente in Francia un bassorilievo a Saint-Julien-de-Brionde dà simile rappresentazione.
Nel Medioevo, i due arcioni, molto alti, erano coperti di lamine di metallo, per lo più di ferro, decorato nella medesima guisa dell'armatura del cavaliere.
Verso la metà del sec. XIV quando la lancia divenne lunga fino a cinque metri, comparve la sella da giostra con gli arcioni curvi, altissimi, chiusi ai lati con robuste cinghie di cuoio o spranghe di ferro che assicuravano il cavaliere tenendolo stretto perché non fosse scavalcato dall'urto della lancia avversaria.
Nella stessa epoca si ebbe la sella da pompa, ornata con smalti e pietre preziose, o tutta intarsiata d'avorio, addossata a cavalli fastosamente bardati e condotti a mano nelle feste, nelle cerimonie e nei tornei.
Allorché le armi da fuoco cominciarono ad avere effetto sulle armature, si tentò difendersene coll'aumentare la grossezza delle piastre, sì nell'armatura come nella barda e negli arcioni della sella; ma poi il fuoco ebbe il sopravvento sul metallo e la cavalleria, resa pesantissima, dovette cambiare ordinamento e tattica. Le lance o lancieri, gli archibugieri a cavallo prendono il posto delle pesanti ordinanze del 1400 e del principio del 1500; le barde dei cavalli spariscono pezzo per pezzo, e la sella viene alleggerita sostituendo le parti ornamentali di metallo con velluti e ricami di vario genere.
Un numero assai minore di documenti ci è pervenuto per ciò che riguarda le selle d'uso non militare (selle da viaggio e per cavalcate di piacere). Si sa, tuttavia, che esse avevano arcioni più bassi, e che erano al tempo stesso meno rinforzate e meglio imbottite, specie quelle destinate all'equitazione femminile (le donne cavalcavano nel Medioevo nella stessa posizione degli uomini). La comodità della sella da viaggio si accentua ancora nei secoli XVI-XVIII. Di tutti i tempi, comunque, l'evoluzione della sella non militare si compie di pari passo con quella dei cavalieri armati.
Dalle selle riprodotte nella figura risulta che le parti più caratteristiche delle selle d'arme, qui descritte, sono gli arcioni e, di essi, specialmente quello anteriore. Talvolta questo non era simmetrico, rispetto a una linea mediana; tale si presenta l'arcione munito di scudelotto (v. fig., n. 7). Gli armaioli italiani chiamavano così quell'incavo fatto dalla parte destra dell'arcione anteriore nella sella d'arme, per appoggiarvi la lancia quando era tenuta sulla coscia.
Principali tipi di selle moderne. - La sella detta all'inglese si compone di un arcione (sovente di legno sagomato a regola d'arte, rinforzato da una fasciatura di tela fortemente incollata - vi sono anche arcioni tutti in acciaio e arcioni misti di legno e di acciaio, di cui i cavalieri apprezzano la maggior elasticità che conferiscono alla sella). All'arcione (che costituisce l'ossatura della sella) sono assicurate lateralmente e verso la parte anteriore due speciali chiusure a molla denominate camere portastaffili, che reggono gli staffili (robuste strisce di cuoio portanti le staffe) e verso il centro da due a tre punte controcinghie per lato, destinate a reggere la cinghia, con la quale si fissa la sella al cavallo.
L'arcione è ricoperto esternamente da due larghi e robusti pezzi di cuoio (quartieri) su cui appoggiano le cosce e le ginocchia del cavaliere, mentre nella parte posteriore dell'arcione un pezzo di cuoio specialmente elastico forma il seggio, su cui appoggiano le natiche del cavaliere.
Sotto all'arcione è fissata stabilmente, per riparare il dorso del cavallo dalle contusioni (fiaccature), una conveniente imbottitura di crine, che, rivestita di cuoio dalla parte esterna, si prolunga pure sotto i quartieri, mentre dalla parte interna viene ricoperta generalmente di flanella.
Sempre nell'intento di evitare ferite al garrese e al dorso del cavallo, di regola viene collocato sotto la sella un robusto feltro sottosella, il cui spessore normalmente è di 2 a 3 cm. e la cui forma è rettangolare ovvero sagomata alla foggia della sella.
La sella inglese viene detta rasa, se i quartieri di essa sono lisci: viene invece detta da caccia quando i quartieri hanno al margine anteriore gli appoggi (specie di cuscinetti, imbottiti di crine e ricoperti di cuoio): contro di essi vengono a collocarsi le ginocchia del cavaliere, che viene facilitato a tenere la corretta posizione del ginocchio e della gamba.
La fine del sec. XIX ha visto tramontare l'uso del pettorale (robusta correggia di cuoio tripartita, che veniva attaccata ai due quartieri della sella e alla cinghia) e della groppiera (forte correggia di cuoio sostenente il sottocoda), che prima venivano usati per mantenere la sella nell'esatta posizione.
Ne fu causa la graduale eliminazione delle cinghie di cuoio o di fascia (tessuto), che vennero sostituite dalle cinghie a cordicelle multiple, entro cui entrando il pelo del cavallo stesso, vien reso difficile lo scorrimento della sella in avanti o all'indietro della posizione normale.
La sella inglese è stata adottata da tutti i cavalieri perché leggiera e solida; per la sua forma slanciata essa è particolarmente adatta a far risaltare la bellezza del cavallo e a favorire il maneggio di esso, tendendo la sella a immedesimarsi e a fare tutt'una cosa col cavallo. Essa può adattarsi a quasi tutti i cavalli.
La sella detta alla tedesca (di uso assai limitato) è di foggia simile a quella inglese: ne differisce per avere il seggio e i quartieri trapuntati anche all'esterno da imbottiture di crine. Essa per questo, e anche per essere ricoperta di cuoio non liscio ma scamosciato, aumenta l'attrito con il pantalone del cavaliere permettendogli di mantenersi più saldamente a cavallo.
La sella da donna d'invenzione italiana (il suo uso fu introdotto in Francia da Caterina de' Medici) è anch'essa una sella di tipo inglese: l'arcione sul davanti all'altezza del pomo è sormontato da un corno a forma di mezzaluna, a cui è contrapposto un'altro corno di ugual foggia. La sella da donna non ha che una sola staffa, la sinistra: tale staffa è spesso foggiata a pantofola. Le due mezzelune o corni debbono essere bene imbottiti, perché su di essi deve appoggiarsi la coscia destra della donna, mentre la sua gamba sinistra discende naturalmente in basso.
La sella da donna è inoltre caratterizzata dal fatto che ha il quartiere sinistro molto più corto del destro, giacché è necessario che il cavallo senta contro il fianco la pressione della gamba o almeno del tallone della dama.
L'abitudine invalsa in questi ultimi anni fra le donne di cavalcare usando la comune sella inglese tende a fare divenire rare queste selle da donna.
La sella usata dalla cavalleria italiana si compone di: a) un arcione in legno formato da un arco anteriore attraversato da una chiavarda di ferro, da un arco posteriore con paletta attraversato pure da una chiavarda di ferro, da due bande a forma piatta congiunte agli archi a mezzo di calettature e di allacciature, di due portastaffili allacciati alle bande, di un passante portasciabola allacciato all'arco posteriore, di due passanti di cuoio all'estremità anteriore delle bande serventi per fissare il pastrano del soldato alla sella mediante corregge, di un seggio di cuoio rinforzato assicurato ai due archi e allacciato alle bande; b) una cinghia di cordelline di canapa fissata con tre punte controcinghia di cuoio per lato; c) due cuscinetti sottobanda (rivestiti di robusto cuoio alla parte esterna mentre la parte interna è imbottita di crine e rivestita di tela) che vengono fissati all'arcione; d) due staffili di cuoio, che reggono le staffe; e) due soffe di ferro; f) un cuscino da sella (fatto all'esterno di cuoio, mentre la parte interna è imbottita di crine e rivestita di tela) ricopre l'arcione e assicura un comodo seggio al cavaliere; g) una bisaccia doppia, di tela olona e ricoperta di pelle di capra, assicurata alla paletta, dentro la quale è contenuto il corredo del cavaliere; h) una copertina sottosella, di lana, piegata in quattro, che serve a proteggere il dorso del cavallo dalle fiaccature. Il peso della sella così descritta si avvicina (bisacce vuote e senza armi) a 18 kg.
Tale sella, se ha il vantaggio di lasciar libera la spina dorsale del cavallo (un'abbondante colonna d'aria circola sotto la sella), presenta per altro l'inconveniente di tenere il cavaliere seduto un po' troppo in alto e quindi poco aderente al cavallo.