sella
Figura due volte nell'episodio di Giustiniano: Che val perché ti racconciasse il freno / lustinïano, se la sella è vòta? (Pg VI 89); Ahi gente che dovresti esser devota, / e lasciar seder Cesare in la sella, / se bene intendi ciò che Dio ti nota (VI 92).
Nell'uno e nell'altro caso il sostantivo si connette alla metafora dell'Italia come cavalcatura senza cavaliere e perciò fatta fella (v. 94); cfr. anche i vv. 97-99 O Alberto tedesco ch'abbandoni / costei ch'è fatta indomita e selvaggia, / e dovresti inforcar li suoi arcioni. Il senso della metafora, del resto chiaro di per sé, è precisato da un passo del Convivio (I IX 10 quasi dire si può de lo Imperadore, volendo lo suo officio figurare con una immagine, che elli sia lo cavalcatore de la umana volontade. Lo quale cavallo come vada sanza lo cavalcatore per lo campo assai è manifesto, e spezialmente ne la misera Italia, che sanza mezzo alcuno a la sua governazione è rimasa!).
Specie nella prima occorrenza la s. richiama l'idea della sede imperiale: " si sedes Imperii caret Imperatore, qui stat in Germania ", chiosa Benvenuto.