SELKET (Sré.t-étw "colei che fa respirare le fauci")
Dea scorpione egiziana. È nota soprattutto come dea funeraria, in stretta connessione con Neith, Iside e Nephtys.
Viene menzionata in formule funerarie riportate sui vasi canopi a partire dal Medio Regno (in particolare è associata a Qebehsenuf, uno dei quattro figli di Horus, protettori dei visceri del defunto) e dal Nuovo Regno compare anche raffigurata in forma alata, agli angoli delle casse da canopi e dei sarcofagi. Oltre alle funzioni funerarie S. esercita anche quelle di una divinità benevola protettrice della vita, nonché di divinità guerriera e dotata di poteri magici, compagna delle divinità solari nelle loro lotte contro i nemici. Appunto per i suoi poteri magici è talora sincretisticamente associata ad Iside con conseguente trasferimento dall'una all'altra divinità di simboli ed attributi particolari. L'aspetto di S. nelle raffigurazioni è generalmente quello di una divinità femminile contrassegnata da uno scorpione che ella porta sul capo, ma non mancano esempî nei quali ella appare come scorpione, talvolta con testa femminile. Sembra tuttavia che lo scorpione sia una errata interpretazione della figura originaria, una specie di larva acefala. Un'altra rappresentazione di S. si deve forse riconoscere in alcune scene funerarie nelle quali compare un busto femminile che, uscendo da una montagna, accoglie nelle braccia tese e ornate con segni della vita il sole al tramonto. È probabile che il suo luogo di origine fosse nei pressi di Sais, nel Basso Egitto, dove forse aveva anche un luogo di culto.
Bibl.: G. Jéquier, Considerations sur les religions égyptiennes, Neuchâtel 1946, p. 240-41; H. Bonnet, Reallexikon der aegyptischen Religionsgeschichte, Berlino 1952, s. v.