Vedi SELINUNTE dell'anno: 1966 - 1973 - 1997
SELINUNTE (v. vol. VII, p. 175 e S 1970, p. 704)
Per la conoscenza dell'urbanistica di S. ha operato, dal 1973, una missione archeologica italo-francese che ha eseguito scavi e studi sia sull'acropoli sia sulla collina di Manuzza. In quest'ultima località, mai scavata
sistematicamente, dove aveva sede la città antica, si è accertata l'esistenza (Rallo, 1976-1977) di uno stanziamento indigeno, con il rinvenimento, tra l'altro, di un fondo di capanna, su cui insistette, al momento della fondazione nella metà del VII sec. a.C., il primo strato di S. arcaica. Si è inoltre accertata l'esistenza di una necropoli arcaica sulle pendici SE della collina, a NE dell'acropoli, appartenente verosimilmente al primo stanziamento coloniale.
La città sulla collina di Manuzza ebbe termine con la distruzione del 409 a.C.; fu poi sede di una necropoli punica di abitanti insediati sull'acropoli. Qui è stata individuata una sistemazione viaria costituita da strade dirette in senso N-S intersecantisi con vie laterali che delimitano le varie insulae, dove le strutture sono costituite spesso da muri c.d. a telaio, tipici della tecnica punica.
Sull'acropoli sono stati scavati i varî quartieri di abitazione di epoca punica, anche nel settore occidentale; qui, al di sotto dello strato punico, si trova lo strato arcaico riferibile all'epoca della fondazione, costituito da ceramica protocorinzia subgeometrica, da coppe ioniche e da materiale indigeno. A seguito di questi e di altri rinvenimenti selinuntini va acquistando sempre più credito la data di fondazione al 651/650 a.C. tramandata da Diodoro.
Saggi di scavo in vari punti della cinta muraria hanno fornito alcuni dati che sono da considerare indicativi e provvisori, poiché è in corso lo studio globale di tutta la fortificazione (D. Mertens). Una prima fase si può datare agli inizî del VI sec. a.C., la seconda agli inizî del V, la terza alla fine dello stesso secolo, la quarta, e forse ultima, nel periodo punico, non oltre la metà del III sec. a.C. Quest'ultima fase interesserebbe soltanto i lati Ν ed E che vennero sfruttati a sostegno delle abitazioni puniche, mentre gli altri due lati furono abbandonati. Si è inoltre potuto stabilire con quasi assoluta certezza, che l'allargamento della superficie dell'acropoli con un consistente movimento di terra sostenuto dal muraglione di terrazzamento a gradoni (allargamento che consentì la costruzione di vari edifici, tra cui il tempio C) non poté avvenire oltre la metà del VI sec. a.C.
Nell'area sacra della collina orientale, presso i templi E, F, G, dove erano già state messe in luce, attorno ai templi E e F, costruzioni puniche sorte dopo la distruzione del 409 a.C. e tracce di un témenos che circondava il tempio E, sono stati intrapresi gli scavi soprattutto sul tempio E mettendone in luce le fondazioni e gli strati sottostanti che testimonierebbero l'esistenza di altre due costruzioni templari più antiche del tempio attualmente in vista, databile intorno alla metà del V sec. a.C. Anche intorno al tempio F sono stati eseguiti saggi che hanno portato alla luce testimonianze precedenti.
Nel santuario extraurbano della Malophòros sito a O del fiume Medione, sono state condotte ricerche dalla Soprintendenza e da una missione internazionale. A ridosso del recinto di Zeus Meilìchios, verso O, si è messa in luce una vasta area sacra nella quale erano state effettuate numerose deposizioni costituite da un vaso cinerario, contrassegnate spesso da una stele informe e con un corredo di piccoli vasi e statuette; al centro dell'area si è scoperto un grande altare di tipo orientale, il tutto databile tra la fine del VII e gli inizî del VI sec. a.C. Il muro N del peribolo è stato scavato per un tratto in direzione O. Alcuni frammenti di ceramica databili all'Età del Bronzo Antico pongono il problema di un'eventuale frequentazione pre- e protostorica.
Scavando nel settore meridionale del témenos, databile, sulla base dei rinvenimenti, intorno alla metà del VI sec. a.C., è stato messo in luce un edificio templare simile al mègaron dello stesso santuario della Malophòros. I dati emersi dallo scavo attestano una fase originaria dell'edificio nel primo quarto del VI sec. a.C., una fase successiva, posteriore alla distruzione di S., e la completa distruzione intorno alla metà del IV sec. a.C. Nella parte anteriore dell'edificio sono i resti di un grande altare, forse dedicato a una divinità femminile.
Scavi recenti, a cura dell'Istituto Archeologico Germanico, hanno messo in luce alcuni tratti della cinta muraria, arcaici a valle verso O, posteriori al 409 a.C. sulla collina di Manuzza.
La Soprintendenza ha portato a compimento la demanializzazione di una vasta estensione di terreno che assicurerà la conservazione delle rovine nel loro ambiente naturale e che consente l'istituzione di un parco archeologico.
Connesse strettamente con S. sono le note cave di Cusa da dove i Selinuntini estrassero il materiale per la costruzione del tempio G, sulle quali sono in corso approfondite indagini.
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