SELEUCO IV, soprannominato il Filopatore
, Secondogenito di Antioco III il Grande, divenne erede al trono di Siria nell'estate del 193 a. C., alla morte del fratello maggiore Antioco, di cui tolse in moglie la vedova Laodice, sorella germana sua e di Antioco. Il padre, che già ne aveva sperimentato l'abilità politica e strategica, lo associò al trono la primavera-estate 188, alla vigilia della sua fatale spedizione nella Elimaide. S. poi gli successe fra l'aprile e il giugno del 187. S. dovette acconciarsi ad una politica umbratile e implicitamente contraddittoria: per un verso, riverire i Romani e pagar loro le rate della pattuita indennità di guerra, nel contempo astenendosi da ogni intervento nelle guerre suscitate in Asia dall'ambizione rivale di Eumene e di Prusia (e, morto Prusia, di Farnace, re del Ponto); per altro verso, ricercare i mezzi migliori della rivincita, sorvegliando i confini di Celesiria, minacciati di continuo dal Tolomeo. Una sua offerta di dieci navi alla Lega achea fu respinta nel 185, benché il trattato di alleanza fosse regola mente rinnovato. L'essenziale novità nella politica di S. fu il ritorno a quella politica filomacedonica che avevano iniziato un secolo innanzi Antigono Gonata e Antioco Teo. Laodice, figliola di S., andò sposa a Perseo, figlio di Filippo V (177), non senza sospetto e ira dei Romani. Meno fortunata (ma qui le fonti scarseggiano e sono malfide) fu la politica di S. verso gli Ebrei: sembra perseverasse, per necessità di bilancio, in quei tentativi di "secolarizzare" i tesori sacri, che già avevano provocato la catastrofe di Antioco III. Forse da questi intrighi, tramati dal suo ministro Eliodoro, derivò anche la morte di S.: l'erede, un fanciullo, Demetrio I, era ostaggio in Roma, sostituendosi al fratello di S., il futuro Antioco Epifane. Pare che Eliodoro volesse profittare della situazione per usurpare il trono di Siria: certo, verso il 175 S. morì; e vi è ragione di credere sia stato ucciso da Eliodoro.
Bibl.: A. Bouché-Leclercq, Hist. des Séleucides, Parigi 1913, p. 227 segg.; F. Staehelin, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II A, ii, coll. 1242-45; G. De Sanctis, Storia dei Romani, IV, i, Torino 1923, p. 264 segg. Un nuovo documento, importante per la storia dell'amministrazione pubblica siriaca al tempo di S., fu pubblicato con commentario da M. Holleaux, in Bull. corr. hell., LVII (1933), p. 6 segg. (ibid., p. 11, n. 2, la bibl. completa sul regno di S.), e ripubbl. da C. B. Welles, Royal Correspondence, New Haven 1934, p. 186, n. 45.