Vedi SELEUCIA sul Tigri dell'anno: 1966 - 1997
SELEUCIA sul Tigri (v. vol. VII, p. 171)
Ricerche condotte dal Centro Scavi di Torino per il Medio Oriente e l'Asia a partire dal 1963 hanno portato alla luce una serie di dati di grande importanza per definire l'assetto urbanistico e la cultura architettonica e artistica della metropoli, fondata da Seleuco I tra il 310 e il 305 a.C. Mentre risulta confermato l'impianto ippodameo visibile sulle foto aeree, si è constatato che la regolarità della griglia urbana è interrotta, al centro e lungo i margini meridionali, da due direttrici maggiori di attraversamento longitudinale. La prima è costituita da un canale largo c.a 4,50 m, con banchine transitabili, la seconda da una strada particolarmente ampia.
Indagini geofisiche hanno permesso di seguire il percorso del canale attraverso la città e, verso SE, oltre i suoi limiti attuali, nell'ampia depressione che era stata interpretata come segno di un antico lago (v. vol. VII , fig. 220). Qui è stato accertato anche un secondo canale, più antico della città perché sul suo tracciato venne impostata la grande strada meridionale, un canale che è dunque da considerare responsabile dell'orientamento del nuovo abitato. La presenza di queste strutture permette di ritenere tale depressione una formazione recente e insieme esclude l'interpretazione dei caratteri fisici del perimetro SE delle rovine come porto.
Un cantiere di scavo aperto lungo la grande strada meridionale, in corrispondenza di uno spiazzo visibile in superficie, ha mostrato che la grande arteria era qui limitata da tratti di banchine in mattoni cotti (in un punto, interrotte da una scaletta che consentiva di scendere al piano stradale), fondate talora su grosse anfore che assicuravano un buon drenaggio. Lo scavo ha permesso altresì di appurare che questa grande piazza non è altro che il risultato finale di un processo continuo di arretramento della fronte degli isolati circostanti, conclusosi soltanto in età tardo-partica. Che un'area simile sia risultata in origine regolarmente costruita, invita alla massima cautela nel ricostruire l'impianto originario della città sulla sola base delle fotografie aeree e rende possibile che anche altre piazze disegnate dalla superficie lungo quest'asse risalgano a momenti diversi.
Le strutture del periodo seleucide messe in luce all'angolo O della piazza fanno pensare a edifici residenziali. Questa funzione cede in età partica a un addensarsi di infrastrutture commerciali, fra cui va segnalata la bottega di un coroplasta; ed è possibile che quest'area sia divenuta col tempo il principale centro commerciale cittadino. Mentre gli isolati tra questa e il canale centrale sembrano preferibilmente riservati a quartieri di abitazione, gli appezzamenti a Ν del canale, almeno nel settore centro-orientale, dovevano essere in gran parte destinati a edifici pubblici. Le ricerche qui hanno interessato principalmente l'area di Teli 'Umar, la rovina più imponente del sito.
Il tell sorge ai margini settentrionali dell'abitato e nasconde i resti di un edificio monumentale che ha avuto vita piuttosto travagliata. Nel suo impianto originario era verosimilmente un grande teatro, le sostruzioni della cui cavea sono ancora in parte conservate fino a un'altezza di 13 m sulla campagna, inglobate dalle murature delle successive fasi edilizie. Il massiccio in crudo di questa struttura ha andamento grosso modo semicircolare e volge le spalle al Tigri, che non scorreva lontano. Come avviene a Babilonia, la cavea doveva essere collegata a fabbricati distinti, e di questi sono stati messi in luce tratti di murature nella parte S del cantiere di scavo. Tali fabbricati non sembrano essersi conservati, almeno nella loro forma originaria, nel corso delle successive ricostruzioni e trasformazioni che lo scavo ha messo in luce sul fianco O del monumento. Nelle diverse fasi edilizie d'età partica questo lato assume una conformazione piuttosto articolata, con avancorpi i cui ambienti erano destinati sia a uso religioso sia a servizi.
Non è facile tuttavia seguire l'evoluzione dell'originaria destinazione teatrale, poiché l'esplorazione del monumento, e in particolare della cavea, è impedita dalle imponenti strutture, in parte ancora ben conservate, dell'ultima fase edilizia, che un tesoretto di centonovanta monete d'argento di Cosroe II data alla fine dell'età sasanide.
Nell'ultima trasformazione, seguita a un secolare abbandono, l'edificio muta radicalmente forma e destinazione. Nello spazio che doveva essere un tempo occupato dalla cavea viene costruita una massiccia torre in crudo, mentre i resti delle murature più antiche vengono circondati da un muro ellissoidale che a O sembra lasciare aperto un varco. Lo spazio tra torre e muro è colmato da un riempimento, sì da seppellire ogni struttura residua e formare una terrazza, probabilmente con un piccolo edificio fondato sulla torre centrale. Allora come oggi la vista doveva spaziare dall'alto della costruzione, che serviva forse da torre di controllo o avamposto di Ctesifonte nei tempi turbolenti che vedono la fine dei Sasanidi.
A S di Teli ‛Umar si estende un'ampia piazza, già prevista nell'impianto urbano originario, lungo il lato NO della quale sorgevano gli Archivi Municipali. Si tratta di un edificio lungo e stretto, coperto in piano e composto di una fila di stanze intercomunicanti con porte assiali, organizzate in due serie distinte. I muri delle stanze erano articolati da lesene al centro dei lati lunghi, e da spessi pilastri angolari, mentre contro le pareti dovevano essere sistemate casse o scaffali per la conservazione dei documenti. L'edificio fu preda di un grande incendio dopo il 158 dell'era seleucide (155/54 a.C.), la data più recente tra quelle dei timbri sulle bullae di sigillatura dei documenti. Questi sono andati completamente distrutti, ma è certo che per la stragrande maggioranza si riferivano a transazioni aventi per oggetto il pagamento o l'esenzione della tassa sul sale.
La mancata ricostruzione dell'edificio dopo l'incendio è indicativa del profondo mutamento causato nella pubblica amministrazione dalla conquista partica della città. Sul sito viene poi costruito un nuovo edificio comprendente diverse unità, tra cui una bottega di coroplasta. La documentazione più significativa di quest'arte, particolarmente diffusa a S., è tuttavia emersa sul lato S della stessa piazza degli Archivi. Qui in età seleucide un atelier vendeva prodotti di altissima qualità e gettava le basi di una tradizione continuata in loco fino a piena età partica.
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