Vedi SELEUCIA sul Tigri dell'anno: 1966 - 1997
SELEUCIA sul Tigri (Σελεύκεια, Seleucia)
Città della Babilonia, sulla riva destra del Tigri, situata circa 90 km a N-E di Babilonia, alla confluenza del canale navigabile che congiungeva l'Eufrate al Tigri.
Fondata intorno al 300 a. C. dal primo re di Siria, Seleuco I Nicatore, divenne la seconda capitale del regno dei Seleucidi, insieme ad Antiochia, che essa ben presto sopravvanzò per importanza. Centro culturale di vita ellenistica in Mesopotamia, contribuì molto alla ellenizzazione della regione e, d'altra parte, la sua posizione geografica la lasciò aperta a tutti gli influssi. Attraversata da una delle strade carovaniere che congiungevano gli altipiani iranici alla pianura mesopotamica, si sviluppò quale combinazione di città carovaniera e di vasto porto fluviale: stazione di sosta e smistamento per tutte le mercanzie che arrivavano all'impero Seleucide dall'Asia centrale, dall'India e dall'Arabia. Ricevette quindi un grande impulso dal traffico di merci e di valuta e si ingrandì rapidamente raggiungendo una stabile posizione di prestigio e di supremazia che mantenne a lungo. Rimase in possesso dei sovrani Seleucidi per 150 anni circa, fino a quando nel 143-142 a. C. cadde in mano ai Parthi Arsacidi (v. parthica, arte) insieme alle regioni orientali dell'impero Seleucide. Sotto i nuovi sovrani tuttavia, conservò la propria autonoma costituzione e la possibilità di battere moneta; mantenne anche il primato commerciale, nonostante il controllo parthico, inizialmente moderato, che veniva esercitato da una guarnigione militare stanziata sulla riva opposta del fiume (proprio di fronte a S.), nella cittadina di Ctesifonte (v.), ora divisa in due parti disuguali dal mutato corso del Tigri. Si ribellò nel 36 d. C., con una rivolta che durò sette anni e terminò con esito negativo, nel 43 d. C.; fu punita duramente dai Parthi che da allora intervennero a controllare pesantemente la sua vita e i suoi traffici, dando inizio al suo declino. Contesa fra i Parthi e i Romani, fu conquistata da Traiano nel 116 d. C., saccheggiata da Avidio Cassio, generale di Lucio Vero, nel 165 d. C., e distrutta da Settimio Severo nel 198 d. C. Non si riebbe più, contrariamente a Ctesífonte, anch'essa devastata, che invece fu in seguito scelta dai Sassanidi (v. shpur) come capitale del nuovo impero persiano.
S. è la più importante città greca del Medio Oriente, che potrebbe darci, con una linea continua, il quadro del passaggio dalla civiltà ellenistica a quella parthica e sassanide, fornendoci anche gli anelli di congiunzione tra queste diverse civiltà. Purtroppo gli scavi sono stati molto parziali e non hanno permesso di ricostruire sempre tutte le varie fasi.
Una occupazione preseleucide della località ci è testimoniata solo dal rinvenimento di numerosi sigilli babilonesi e di mattoni cotti col sigillo di Nabuchadnezzar.
Fondata in età ellenistica, S. ha pianta ippodamea e mostra di essere stata costruita in accordo con un definitivo piano regolatore rettangolare, con strade parallele incrociantesi ad angolo retto, piano che le successive ricostruzioni della città hanno conservato, come dimostra chiaramente la fotografia aerea. Gli scavi americani condotti nella odierna Tell-Umayr, il luogo dell'antica S., dal 1927 al 1932, e che si sono concentrati particolarmente nella zona centrale della città, sono stati avari di chiarimenti topografici proprio riguardo alla situazione della città ellenistica, e le nostre conoscenze particolari si riferiscono piuttosto al periodo parthico e romano.
Prescindendo dal livello sassanide, poco rappresentato, gli scavi hanno identificato quattro livelli successivi, corrispondenti a periodi storici nettamente definiti da guerre, distruzioni della città e successive ricostruzioni. Il più antico livello, il quarto, viene qualificato come ellenistico dal materiale più che dai reperti architettonici, non ancora chiariti e, secondo la testimonianza delle monete, cessò di essere occupato dopo l'invasione parthica del 143-142 a. C. Gli altri tre livelli sono parthici, e precisamente il terzo dal 141 a. C. circa al 43 d. C.; il secondo dal 43 d. C., dopo la rivolta, fino al 116 d. C.; il primo dal 116-120 d. C. circa fino alla definitiva distruzione del 198: quest'ultimo livello presenta distruzioni e ricostruzioni intermedie corrispondenti al sacco di A. Cassio del 165 d. C.
Data l'incompletezza degli scavi, topograficamente la S. ellenistica è ancora una congettura. Si è tentato (Hopkins, in Antiquity, 1939), sulla base delle fotografie aeree e di alcuni saggi di scavo, di ricostruire almeno la distribuzione degli edifici e di identificarne le zone urbanistiche. La città risulta attraversata longitudinalmente da due strade principali parallele, in direzione E-O (di cui una potrebbe anche interpretarsi come canale) che la dividevano in tre parti e ne incrociavano una terza perpendicolare. Poiché la zona di scavo, aperta proprio al centro della città, ha rivelato un palazzo parthico al di sopra di un gruppo di case precedenti, è stato supposto che qui si trovasse il più importante distretto residenziale. Nell'angolo N-E, il più vicino alla cinta ovale di Ctesifonte, sull'altra sponda del Tigri, si ergeva forse la parte terminale di un ponte di pietra sul fiume. All'incirca in questa zona si potrebbe identificare il porto, forse preceduto da un lago, verso il quale si dirigevano anche le due arterie E-O, o, secondo l'altra interpretazione, l'arteria e il canale proveniente dall'Eufrate. La zona del Santuario, non messa in luce dagli scavi, ma suggerita dai ritrovamenti e dall'esistenza di un santuario parthico, potrebbe trovarsi nel quartiere N. In tal modo nel quartiere S si potrebbe identificare il centro civico: un'area rettangolare aperta sull'arteria E-O si presterebbe ad essere identificata come piazza del mercato, aperta appunto presso il porto, lungo l'arteria di maggiore traffico. Inoltre di fronte a quest'ultima area, una piccola altura circolare sottoposta a saggi, ha rivelato una serie di porte, separate da coppie di semecolonne: probabilmente l'entrata di un teatro.
La città così sistemata (distretto residenziale al centro della città, con facile accesso ad ambedue le arterie che l'attraversano; mercato ed edifici civili lungo una delle due arterie; recinto sacro separato dalle case private) mostrerebbe il piano bilanciato di un grande architetto ideatore. È vero che questo schema della città ellenistica è basato su di una veduta aerea che mostra solo l'aspetto del luogo dopo alcuni anni di dominazione parthica e sassanide, tuttavia gli scavi parziali hanno dimostrato cambiamenti veramente minimi nel piano generale della città, durante il corso della sua storia, riguardanti soprattutto modificazioni all'interno degli isolati.
S. aveva raggiunto il culmine della sua prosperità nel periodo greco ellenistico e la sua ricchezza economica è riflessa nella ricca messe di materiale e nelle forme accurate delle ceramiche di questo livello. La solidità del suo commercio è manifestato dalla monetazione e sottolineato dai numerosi rinvenimenti di bullae, un curioso gruppo di monumenti, tipico della Babilonia ellenistica e creazione della burocrazia ellenistica e della vita commerciale, che ci illumina su alcuni aspetti dell'amministrazione, tassazione e registrazione di documenti.
La dominazione parthica, che si inizia dal III livello (a partire circa dal 141 a. C.), non provoca tuttavia alcuna frattura nella vita della città, la quale sia culturalmente che nelle realizzazioni, risentì poco, all'inizio, del cambiamento; questa situazione ci illumina su uno degli aspetti della dominazione dei Parthi, i quali preferivano infatti lasciare che il commercio procedesse ininterrotto sulle loro strade, e collezionare tasse, piuttosto che disturbarlo a detrimento delle tasse.
La vita durò 18o anni in questo livello, un periodo lunghissimo per muri in mattoni crudi, come erano appunto questi di S., ma sono testimoniate numerose ricostruzioni interne. Non è chiaro se anche in questo III livello, come probabilmente negli altri, la zona di scavo costituisca un unico edificio, perché non sono state chiarite le comunicazioni tra i diversi ambienti. Comunque il complesso scavato potrebbe essere diviso in una serie di unità simili, consistenti in stanze raggruppate intorno ad un mègaron con vestibolo porticato con due colonne tra le ante: disposizione essenzialmente greca, che dimostra la continuità culturale ellenistica. I muri esterni presentano un andamento a "denti di sega" che nascono dalle sottofondazioni, tipico dei muri esterni dell'antica Babilonia, che sembra aver costituito un motivo ornamentale; inoltre i corsi di mattoni, ritirandosi, formano anche scanalature orizzontali. Per la maggior parte il lato delle costruzioni che dà sulla strada è occupato da botteghe, generalmente composte di singole camere isolate, comunicanti direttamente con la strada.
Il II livello, costruito dopo i sette anni di rivolta, segue abbastanza fedelmente il vecchio piano del III livello nelle sue linee principali, ma lo tradisce in maniera inconfondibile con influenze orientali, che lo caratterizzano come il primo dei due livelli effettivamente parthici di Seleucia. Ritroviamo le proiezioni a dente dei muri esterni e le botteghe sul lato esterno della costruzione (anche se una diminuzione del numero di queste ci indica un impoverimento del commercio); ma si nota una completa assenza delle colonne, caratteristiche del III livello, che ci fa supporre per questi edifici una copertura a vòlta: il costruttore sembra aver definitivamente abbandonato il tipo greco a mègaron (v.) e inaugurato quello orientale ad iwan (v.), con un sostanziale cambiamento nell'indirizzo artistico e culturale e la creazione di un tipo architettonico insieme ellenistico ed orientale che diventerà il prototipo dell'architettura sassanide (v. sassanide, arte).
Il primo livello, sempre nella zona di scavo (116-120 - 200 circa d. C.), si presenta come una costruzione così accurata nelle caratteristiche e diversificata nella distribuzione degli ambienti, da meritare, sia pure ipoteticamente la definizione di "palazzo", anche perché sembra improbabile che la complessità dei passaggi tra i varî ambienti corrisponda a strade pubbliche.
La costruzione è caratterizzata da massicce fondazioni in mattoni crudi incasellate in mattoni cotti, sicuramente datata dalle monete, e porta tracce di ricostruzioni intermedie. Comprende un grande cortile centrale quadrangolare, pavimentato in mattoni cotti, e due grandi iwàn a N e a S circondati da corridoi e stanze variamente distribuite. Le pareti interne erano coperte da un leggero strato di intonaco di fango e paglia e le decorazioni architettoniche comprendevano capitelli e pilastri ornamentali e cornici, modellati in stucco, alcune dipinte in rosso e in blu.
Il materiale parthico rinvenuto a S. (ceramiche, terrecotte, monete, gioielli, elementi architettonici), anche se inferiore alle aspettative, data la limitata area di scavo, comprende però tutti i tipi scavati in altre località parthiche.
Quanto alle sepolture, anche a S. vigeva il costume babilonese di sistemare i morti nella casa dei vivi, entro le mura, sotto i pavimenti delle case: sepolcri sono stati infatti trovati in varî punti, nelle case e spesso sotto le strade, senza preferenze di orientamento. Caratteristica del II livello è la tomba di famiglia a vòlta, usata per un lungo periodo di tempo. Sembra probabile comunque che questo non sia stato il solo modo di seppellimento.
Bibl.: M. Streck, Seleucia und Ctesiphon, in Der Alte Orient, 16, 3 e 4, 1917; id., in Pauly-Wissowa, II A, 1923, c. 1149 ss.; O. Reuter, The German Excavations at Ctesiphon, in Archaeology, III, 1929, pp. 434 ss.; L. Waterman, Preliminary Report Upon the Excavations at Tell Umar, in Iraq, Ann Arbor, I, 1931; II, 1933; R. H. Mc Dowell, The Excavations at Seleucia on the Tigris, in Papers of the Michigan Academy of Sciences, Arts and Letters, 18, 1932, pp. 101-119; N. C. Debevoise, Parthian Pottery from Seleucia on the Tigris, Ann Arbor 1934; R. H. Mc Dowell, Coins from Seleucia on the Tigris, Ann Arbor 1935; id., Stamped and Inscribed Objects from Seleucia on the Tigris, Ann Arbor 1935; M. Rostovzef, in Journ. Hell. Stud., 55, 1935, p. 251; E. T. Newell, The Coinage of the eastern Seleucide Mints, in Num. St., I, 1938, p. 96 ss.; W. van Ingen, Figurines from Seleucia on the Tigris, Ann Arbor-Oxford 1939; C. Hopkins, A Bird's-eye View of Opis and Seleucia, in Antiquity, XIII, 1939, p. 440-448; M. Rostovzef, Social and Economic History of Ellenistic World, Oxford 1941; C. Hopkins, The Parthian Temple, in Berytus, 1942, p. 17; D. Magie, Roman Rule in Asia Minor, Princeton 1950; S. A. Pallis, The Antiquity of Iraq, Copenaghen 1956; J. A. Hanson, Roman Theater-Temples, Princeton-New Jersey 1959, p. 66; N. Pigulevskaja, Les villes de l'état iranien aux époques parthes et sasanides, Parigi 1963.