Sei libri dello Stato, I (Les six livres de la republique)
(Les six livres de la république) Opera (1576) di J. Bodin, pubblicata prima in lingua francese, poi in edizione rivista, in latino, con il titolo De republica libri sex (1586). Bodin si fonda sulle ricerche storiche comparative (cui ha già dedicato la Methodus ad facilem historiarum cognitionem, 1566) per affrontare il problema della fondazione della sovranità e dello Stato, in opposizione sia all’utopismo di Moro («disegno di uno Stato puramente ideale e astratto» I, 1), sia al realismo di Machiavelli («in gran voga fra i parassiti dei tiranni», Dedica). Lo Stato è definito come «il governo giusto che si esercita con potere sovrano su diverse famiglie (mesnages) e su tutto ciò che hanno in comune fra loro» (I, 1). Tale «sovranità», che è potere «assoluto» e «perpetuo» dello Stato, consiste nello stabilire le leggi e il governo, cui i sudditi sono sottoposti. La sovranità ha come soli limiti, da un punto di vista costitutivo, il diritto divino e il diritto naturale, da un punto di vista per così dire operativo, i contratti stipulati con i cittadini o con gli altri Stati; entro il proprio ambito essa è assoluta, e i cittadini non hanno il potere di ribellarvisi. Alle diverse forme di sovranità, di uno, di un corpo ristretto, del popolo, corrispondono diverse forme di Stato, monarchico, aristocratico, democratico. Rifiutando la teoria aristotelica dello Stato «misto», Bodin distingue fra governo e Stato, identificando le forme che possono originare dalle loro diverse combinazioni, e privilegiando un modello di Stato monarchico con governo misto. Con analogo procedimento analitico si ottiene, per es., in merito al problema del tirannicidio, la distinzione fra tiranno «di origine» e «di esercizio». Bodin evidenzia inoltre gli elementi peculiari che concorrono alla determinazione delle diverse realtà politiche, dal punto di vista storico, caratteriale e geografico, secondo la cosiddetta teoria dei climi (lib. V). Da tale impianto risulta che non esiste un modello ideale di Stato o di governo, ma essi vanno di volta in volta stabiliti tenendo conto delle particolarità del singolo paese, nonché, in senso complementare, del fatto che governo e istituzioni, mediante la disciplina (discipline), possono concorrere a modificare la «natura» (naturel) dei popoli – ove è forte l’attenzione sulla vicissitudine storica e sulla concezione della Stato come organismo. Accanto a tali prospettive sono operative nell’opera concezioni rinascimentali di stampo astrologico, platonico e anche numerologico-pitagorico. Emblematica è, in tal senso, la riflessione sulla giustizia condotta mediante le diverse forme di proporzionalità: aritmetica o commutativa, propria dei regimi democratici; geometrica o distributiva, propria dei regimi aristocratici; armonica, che si compone delle altre due ed è propria della monarchia (VI, 6).