SECURITAS
Personificazione dello stato di quiete privo di preoccupazioni di una comunità politica, la cui immagine compare per la prima volta sulle monete di Nerone.
Il tipo al quale si ispira risale per l'iscrizione a una moneta di Augusto civibus servatis, per la personificazione, ad una figura di Salus comodamente appoggiata ad una colonna, dovuta allo stesso imperatore (v. salus). S. siede, con il capo appoggiato allo schienale del sedile, con uno scettro in mano di fronte ad un altare su cui arde una fiamma. Si è voluto mettere questa rappresentazione degli anni 64-66 d. C., ripetuta in seguito da quasi tutti gli imperatori, in relazione con la scoperta della congiura di Pisone. L'iscrizione Securitas Augusti non va però interpretata come la "sicurezza dell'imperatore", ma vuole esprimere la "tranquillità senza preoccupazioni" del popolo ripristinata dall'imperatore e dalla sua energica azione. Lo stesso concetto domina in rappresentazioni affini dei conî della guerra civile con l'iscrizione Securitasp(opuli) R(omani). Il sacrificio degli Arvali il 10 gennaio 69 (C.I.L., vi, 2851), in occasione dell'adozione di Pisone da parte di Galba ha il medesimo scopo. L'uso invalso con Tito del modius sulle rappresentazioni di S. vuol indicare il "sicuro approvvigionamento in frumento" del popolo. Le immagini di S. sulle monete di Nerva e Traiano illustrano propriamente le parole di Tacito nell'Agricola (cap. 3): nec spem modo ac votum Securitas publica, sed ipsius voti fiduciam et robur assumpserit. In questo senso Adriano conferisce alla S. la cornucopia e l'epiteto di publica. Sotto Antonino Pio insieme con la coppa dei sacrifici vien conferita a S. un'importanza sacrale. Si deve a quest'imperatore anche la creazione di un secondo tipo di s.: essa ora sta in piedi, appoggiata ad una colonna, sostenendo comodamente il proprio capo, spesso anzi con le gambe incrociate. Sotto Commodo, Giove, con la mano sulla spalla dell'imperatore, vien designato quale sponsor Sec(uritatis) Aug(usti), forse in occasione del 700° anniversario del tempio di Giove. Come per Salus, quando vien detto Defensor Salutis, anche qui la somma divinità trasferisce le proprie funzioni al sovrano, suo terrestre rappresentante, o - Commodo chiama talvolta se stesso Ercole - suo figlio. In tempi successivi vengono mantenute entrambe le figurazioni della S. seduta o in piedi; solo, specie sotto i Severi, compaiono nuovi epiteti, per esempio perpetua, imperii, temporum. Sotto Caracalla la S. orbis vuol probabilmente accennare alla lex Antoniniana, in grazia alla quale tutti i cittadini liberi dell'orbe ottennero la civitas Romana. La S. sulle monete di Filippo I, coniate in occasione del millenario di Roma ricordano il beatissimum saeculum (Tac., Agr., 3), che presuppone uno stato di quiete scevro di preoccupazioni.
Bibl.: G. Wissowa, Religion u. Kult. der Römer2, Monaco 1912, p. 355; P. L. Strack, Röm. Reichsprägung d. zweiten Jahrh., Stoccarda 1931: Traian, p. 65; Hadrian, p. 61; Ant. Pius, 37; M. Grant, Roman Imperial Money, Londra-Edimburgo 1954, pp. 141; 143; 167 ss.; 200; 226.