FROLA, Secondo
Nacque il 27 nov. 1850 a Torino, dal legale Eugenio e da Maria Spinelli. Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza presso l'università torinese operò come civilista nella città natale. Nello stesso tempo si diede alla vita politica, prima nella deputazione provinciale e come consigliere del Mandamento di Montanaro-San Benigno Canavese-Volpiano, poi, dal 1882 al 1900, come deputato al Parlamento, quindi, dal 1900, come senatore del Regno. Per brevi periodi, sempre con A. di Rudinì alla presidenza del Consiglio, svolse uffici governativi, nel 1891-92 e 1898 come sottosegretario presso il ministero del Tesoro e per un mese, nel 1898, come ministro delle Poste e Telegrafi. Fu nominato conte il 13 ott. 1911, in occasione dell'Esposizione internazionale Torino-Roma, di cui fu presidente, approntata per il cinquantenario della proclamazione del Regno.
In Parlamento, dove sedette al centro, sostenne quasi sempre la Sinistra costituzionale, occupandosi per lungo tempo, e prevalentemente, di questioni amministrative ed economiche, le quali furono anche principale oggetto della sua attività pubblicistica (da ricordare, tra l'altro, Testo unico delle leggi d'imposta sui redditi della ricchezza mobile commentato ed illustrato col testo del Regolamento, Torino 1879; Il conflitto di esazione del denaro pubblico, ibid. 1882; Il catasto nei suoi effetti giuridici, e conseguenti riforme nella legislazione civile, ibid. 1888). Per molti anni fece parte della giunta generale del Bilancio, di cui frequentemente fu relatore al Parlamento. Nei suoi interventi, il più delle volte nell'ambito delle discussioni sul bilancio dei diversi dicasteri, mise spesso l'accento sulla necessità di riforme: nel 1883 propose un miglioramento del procedimento penale onde renderlo più regolare e rapido, mentre, un anno dopo, s'impegnò per il potenziamento degli uffici telegrafici.
Un particolare interesse mostrò per l'agricoltura; ad esempio, a proposito del disegno di legge sull'istruzione agraria, discusso nel giugno del 1884, egli sottolineava come le scuole pratiche d'agricoltura già esistenti, o da istituirsi, avvantaggiassero soprattutto la grande proprietà in quanto rivolte prevalentemente a formare "fattori, sottofattori e conduttori di terre". Per il F. il loro scopo principale doveva essere, invece, quello di formare coltivatori diretti esperti, aperti alle innovazioni da introdursi nella produzione agricola; proponeva, perciò, di estendere e migliorare l'insegnamento agrario, abilitando anche i maestri elementari a impartirlo dove non esistessero scuole di agricoltura. Sempre riguardo allo sviluppo agrario, accennò ripetutamente all'opportunità di rendere accessibile alla piccola proprietà crediti fondiari vantaggiosi.
Dopo la nomina a senatore, il 14 giugno 1900, il F. fece parte della commissione d'inchiesta sulla spesa per la costruzione del palazzo di giustizia in Roma (1912) e di quella per la vigilanza sull'amministrazione delle ferrovie dello Stato (1914). Dal 31 dic. 1918 fu membro della commissione permanente dell'Alta Corte di giustizia, competente per i crimini di alto tradimento e di attentato alla sicurezza dello Stato e per le imputazioni ai ministri da parte della Camera dei deputati.
Nel corso di questi anni continuò, comunque, a occuparsi prevalentemente dei processi di modernizzazione economico-industriale, in particolare in relazione allo sviluppo dell'edilizia popolare e all'istruzione tecnico-professionale. In questo ambito poté agire concretamente nel corso del suo lungo mandato - dal luglio 1903 all'aprile 1909 - quale sindaco della città di Torino, carica cui fu eletto con l'appoggio degli ambienti liberali torinesi particolarmente interessati alla riorganizzazione e al rilancio dell'economia. Il F., nonostante la sua lunga attività parlamentare, non si era mai disinteressato dei problemi locali e aveva continuato a intrattenere stretti rapporti di collaborazione con l'ambiente industriale piemontese (era stato, fra l'altro, tra il 1897 e il 1902, presidente del Museo industriale di Torino e animatore in città di molte iniziative di aggiornamento tecnico).
Quando il F. assunse il suo incarico, l'industria e l'artigianato torinesi risentivano ancora della crisi economica del decennio precedente e prevalevano le imprese di modeste dimensioni. D'altra parte erano già visibili i primi sintomi di quel risveglio della vita economica locale che, nell'arco di pochi anni, doveva portare al decollo industriale dell'area. Uno degli obiettivi primari del F. fu appunto quello di assecondare tali sviluppi. In una relazione del dicembre 1904 alla giunta municipale, dal titolo Il problema industriale di Torino, egli indicava i principali strumenti atti a questo scopo: riduzione delle spese di produzione attraverso una riforma del regime daziario e doganale, aumento della produzione di energia elettrica, sviluppo e perfezionamento dell'insegnamento tecnico-industriale, miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita degli operai, facilitazioni per il collocamento dei prodotti anche attraverso un incremento dei servizi di trasporto e delle comunicazioni. In seguito a questa relazione, nel gennaio del 1905 e sotto la presidenza del F., fu istituita anche una commissione per lo studio del problema industriale di Torino, di cui egli stilò, come presidente, un primo rapporto al Consiglio comunale nel febbraio del 1908.
L'azione del F. come sindaco si esplicò lungo le linee di tendenza tracciate in questo programma e la sua attività è ben documentata nei tre volumi su La vita amministrativa del Comune di Torino nel quinquennio 1903-1908 (Torino 1909). Per alcune delle iniziative più importanti, come per la realizzazione dell'impianto idroelettrico municipale di Chiomonte, per la municipalizzazione ed estensione dell'acquedotto e della rete tranviaria, per i progetti di sostegno all'industria locale e per la costruzione di case popolari, la giunta Frola ebbe nel Consiglio comunale l'appoggio dei socialisti riformisti. Quando poi, durante gli scioperi per la giornata lavorativa di 10 ore che si svolsero a Torino nel maggio 1906, le forze dell'ordine spararono alla folla, i consiglieri socialisti si tennero in continuo contatto con il sindaco e vollero che fungesse da tramite con il governo onde evitare che la situazione precipitasse. Anche in seguito il F. continuò a svolgere opera di mediazione nelle vertenze tra operai e imprenditori, secondo la convinzione, da lui espressa, che "il capitale ed il lavoro sono i due grandi fattori della produzione industriale, la mancanza dell'uno esclude l'altro, e perché non vi sia spreco di attività è necessario che essi procedano associati e concordi". In particolare, nel 1908, in occasione della stipula del contratto collettivo di lavoro tra la società automobilistica Itala e la Federazione italiana operai metallurgici (FIOM) di Torino, gli venne attribuita la presidenza di un collegio arbitrale che, in ultima istanza, avrebbe dovuto decidere circa tutte le controversie e i conflitti di lavoro tra gli operai e la direzione.
La giunta Frola, ottenuto il reincarico dopo le elezioni comunali parziali del 14 giugno 1908, cadde in seguito alla presentazione, nell'aprile 1909, di nuovi progetti di rinnovamento che dovevano essere finanziati attraverso l'estensione della cinta daziaria della città.
Il F. fu rieletto sindaco durante la guerra, dopo i moti insurrezionali dell'agosto 1917 causati dalla mancanza di pane. Durante questo secondo mandato, come egli stesso ebbe a scrivere nel saggio Torino e l'avvenire d'Italia (in Nuova Antologia, 16 ag. 1918), la sua azione fu particolarmente mirata a provvedere all'approvvigionamento della popolazione e a favorire lo sviluppo degli istituti di assistenza per i figli dei militari. Per aiutare il risveglio della vita economica si provvide, invece, alla riorganizzazione dell'istruzione industriale, professionale e agricola e al potenziamento dell'impianto idroelettrico municipale. Il F. si dimise due anni dopo in seguito alla vittoria riportata a Torino e in Piemonte, nelle elezioni politiche del 16 nov. 1919, da socialisti e cattolici. Continuò, tuttavia, ad adoperarsi per il miglioramento delle condizioni economiche della regione, insistendo in particolare sulla necessità di un collegamento ferroviario tra il Piemonte e il mar Ligure e impegnandosi attivamente perché fosse avviata la costruzione dell'autostrada tra Torino e Milano. Tale progetto, fermo dal 1923, entrò nella sua fase operativa con la costituzione, il 28 nov. 1928, della Società anonima per l'autostrada Torino-Milano di cui il F. fu presidente onorario.
Il F. morì a Torino il 4 marzo 1929.
Sposatosi con Luisa Balbis ebbe da questa cinque figli: Giuseppe, Francesco, Giovanni, Guido e Maria.
Fonti e Bibl.: Atti parlamentari, Camera, Discussioni, legisl. XV, 1ª sessione, pp. 1292 ss., 9268 ss.; Ibid., Senato, Discussioni, legisl. XXIV, 1ª sessione, p. 1318; legisl. XXV, 1ª sessione, pp. 3100-3102, 3162-3164, 3208 ss.; legisl. XXVI, 1ª sessione, pp. 1434-1437, 1495; L. Brangi, I moribondi di Montecitorio, Torino 1889, s.v.; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, s.v.; Lucifer, L'attuale Senato ital., Roma 1924, ad nomen; A. Pepe, Storia della CGdL dalla fondazione alla guerra di Libia, Bari 1972, ad Ind.; P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista. Da De Amicis a Gramsci, Torino 1972, pp. 138, 184, 442; V. Castronovo, Il Piemonte, in Storia d'Italia dall'Unità a oggi, Le regioni (Einaudi), Torino 1977, ad Ind.; Storia del movimento operaio, del socialismo e delle lotte sociali in Piemonte, a cura di A. Agosti - G.M. Bravo, Bari 1979, I, Dall'età preindustriale alla fine dell'Ottocento, pp. 371, 537; II, L'età giolittiana, la guerra e il dopoguerra, pp. 79 ss., 92 ss., 100 ss., 535; M. Grandinetti, Piemontesi nella storia: S. F., in Piemonte. Realtà e problemi della regione, XI (1981), 4, pp. 52 ss.; V. Castronovo, Torino, Roma-Bari 1987, ad Ind.; V. Spreti, Enc. storico-nobiliare ital., III, p. 286.