SEBASTOPOLI (A. T., 71-72)
Città della Crimea, con 78.500 ab. (1934), fondata nel 1784 poco lungi dalla località ove erano le rovine dell'antica Chersoneso Taurica (per le quali, v. chersoneso, IX, pp. 978-979), al posto del piccolo villaggio tartaro di Achiar, quando il principe Potemkin stabilì di creare nella baia odierna un porto militare. In tre anni sorsero un arsenale, alcune batterie difensive e vi fu costruita un'intiera flotta; dopo alcuni anni di stasi, i lavori vennero ripresi nel 1805; proseguiti alacremente, fecero di Sebastopoli una potente piazzaforte e la base della marina da guerra russa. Famosa divenne Sebastopoli per l'assedio del 1854-55 (v. appresso). La città, quasi per intero ricostruita dopo il 1855, sorge in posizione pittoresca, formando come un anfiteatro attorno alla vasta baia, lunga circa 7 km. Da alcuni decennî Sebastopoli è divenuta stazione balneare molto frequentata e si calcola che ogni anno passino dal suo porto e dalla stazione ferroviaria non meno di 100.000 persone. Tra i monumenti, notevoli la grande tomba dei caduti durante l'assedio e il monumento eretto a ricordo delle navi russe affondate dagli alleati. Vi è poi una stazione biologica, un acquario con una ricca raccolta di pesci e molluschi del Mar Nero, il Museo dell'assedio e un edificio con il grande ciclorama dell'assedio, opera dell'accademico Roubaud. Si possono poi ricordare la bella cattedrale, imitazione del tempio di Teseo ad Atene, dedicata ai santi Pietro e Paolo e quella di Vladimiro, e l'antico palazzo del comandante la flotta del Mar Nero, eretto nel 1787. Non mancano pure ricordi della rivolta, avvenuta nel novembre del 1905, sulla corazzata Potemkin e sull'incrociatore Očakov.
Assedio di Sebastopoli. - Attorno alla piazzaforte di Sebastopoli si polarizzarono i principali atti di offesa e di difesa durante la "guerra d'oriente" del 1854-56 (v. crimea), in modo che il nome di Sebastopoli riassume la strategia e la tecnica caratteristiche dell'arte militare alla metà del sec. XIX.
Dopo la vittoria dell'Alma gli alleati franco-inglesi avanzarono verso oriente allo scopo di mettere definitivamente fuori causa l'esercito russo ritiratosi sotto la protezione di Sebastopoli. Questa piazza, formidabilmente organizzata e munita, aveva soprattutto lo scopo di contenere le offese da mare; ma la situazione dei belligeranti nello scorcio dell'anno 1854 poneva improvvisamente allo stato maggiore russo un nuovo problema: la difesa della piazza dal lato di terra, di fronte agli attacchi di forze notevolmente più numerose di quelle che sono normalmente destinate ad operazioni di assedio. Con febbrile lavoro i Russi iniziarono, subito dopo l'Alma, l'organizzazione difensiva su larga scala del fronte a terra e condussero i lavori con tanta tenacia da riuscire in breve a elevare durissimi ostacoli.
Si era discusso nel campo dei Franco-Inglesi su la scelta del settore principale d'attacco: fra quello settentrionale, che meglio consentiva il concorso della flotta, e quello meridionale che poteva meglio valersi di ottimi appigli del terreno, come quelli che costituiscono il ridotto naturale della Crimea. La scelta propendeva per la prima soluzione, quando giunse la notizia che i Russi, affondando alcuni vecchi vascelli dinnanzi all'imboccatura del porto, avevano compromesso il passaggio delle navi attaccanti. Fu allora deciso che le forze alleate si sarebbero stabilite fra Sebastopoli e Balaclava, quantunque con tale soluzione rimanesse agli assediati la possibilità di rifornimenti, così da risultare incompleto l'investimento che era nei primi intenti degli alleati. Si aggiunga che l'attacco della piazzaforte si doveva svolgere su un terreno inciso da profondi solchi trasversali alla direzione dell'avanzata.
Era, dapprima, intento dei Franco-Inglesi di tentare l'occupazione della fortezza con un attacco di viva forza che si sperava di poter attuare di sorpresa. Ma la constatazione dei progressi rapidamente compiuti dai Russi nei lavori di difesa complementari (e per i quali la storia celebra il nome del generale del genio Todleben) indussero i due stati maggiori alleati ad accordarsi su di un procedimento di attacco metodico, con lenta avanzata, protetta da lavori in terra. Il 9 ottobre gli assedianti iniziano infatti la costruzione dei trinceramenti sotto il vivo fuoco dell'artiglieria della piazza, cui l'artiglieria dell'attacco non è ancora in grado di rispondere. Soltanto il 17 ottobre le batterie francesi e inglesi aprono contemporaneamente il cannoneggiamento, col concorso del fuoco delle navi (14 vascelli e 2 legni minori francesi, 10 vascelli e 5 tra fregate e corvette inglesi). Ma i Russi, sotto la guida del Todleben, dimostrano una attività e un'energia insospettate. Di più, mentre da una parte e dall'altra si vanno moltiplicando col passar dei giorni l'armamento e le trincee, i Russi compiono continue ed eroiche sortite. Ormai, anche per gli alleati comincia la fase più attiva dell'impresa. Il 5 novembre dal settore inglese si sferra un attacco contro Inkermann molto sanguinoso, quantunque poco redditizio. Ai disagi dell'assedio si aggiungono ora quelli del rigidissimo inverno, e più tardi la situazione sarà ancora aggravata dall'epidemia colerica. Le possibilità non corrispondono alle intenzioni. Per tutto l'inverno le operazioni debbono stagnare e il tempo è impiegato ad accrescere ancora i mezzi di lotta. Ma i Russi fanno altrettanto. A fine marzo l'attività fu ripresa con un'impetuosa sortita dei Russi contemporaneamente diretta sui due settori, francese e inglese. Sostituito nel maggio il generale francese F.-C. Canrobert, che si era messo in urto col collega inglese lord Raglan, col generale A.-J.-J. Pélissier, il 7 giugno si può attuare un grande attacco che fa guadagnare agli assedianti una striscia di terreno larga da 300 a 400 m. Da questo momento si svolge attorno a Sebastopoli, una serie di operazioni con partecipazione dell'esercito piemontese (v. cernaia; crimea). Solo l'8 settembre 1855 l'eroica resistenza russa cedette. Gli alleati entrarono due giorni dopo in Sebastopoli abbandonata; e fra le rovine ebbero l'esatta sensazione dello sforzo compiuto dai difensori, insieme con la riprova del valore degli attaccanti. Il bottino dei vincitori fu di circa 4000 pezzi d'artiglieria.
Sebastopoli è, nell'arte militare, un modello di difesa attiva di una grande piazzaforte terrestre e marittima.